Fosse così semplice...
Tu dai la tua versione, per altri è diversa visto che parli di canoni del credere bene.
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Fosse così semplice...
Tu dai la tua versione, per altri è diversa visto che parli di canoni del credere bene.
Infatti ho detto come io la vedo, non ho detto come dovresti pensare tu od altri, non ho, per fortuna, la presunzione di dire il vero, esprimo solamente il mio punto di vista. Comunque certe persone le riconosco eccome, chi apertamente parla di Dio per parlare di se stesso, oppure gente che impone fardelli agli altri e loro se ne guardano bene dal portarli, insomma chi predica bene e razzola male.
Un metodo buono per riconoscere chi crede in buona fede è quello di pensare per esclusione, e cioè ciò che non dovrebbe essere.
Ora debbo andare e ti saluto perché sono ospite di mia moglie ( separata) e le serve il Pc. Ciao
ma, scusa, mi spieghi in cosa sarebbe migliore, di più, un credente rispetto ad un non credente che ami il prossimo, le altre creature e la natura allo stesso modo che intendi tu, come imperativo morale ?
a parte il nominalismo, di chiamare Dio o "pippo" quell'imperativo, in pura teoria il non credente dovrebbe rappresentare una figura moralmente più pregiata, poiché agisce senza la prospettiva di una remunerazione ultraterrena, premio e, soprattutto, castigo, come invece il credente;
dico in pura teoria, perché in effetti non è così scontato che il credente creda davvero in premi e remunerazioni di quel tipo, se non come formula allegorica;
resta il fatto che non regge questa tua filosofia per cui un credente sia - a parità di comportamento - intrinsecamente migliore, quando semmai è il contrario; mi rendo conto che il concetto, per quanto logicamente ovvio, possa turbare il quadro di chi si sia rappresentato la condizione del non credente come di necessità afflitta da un comportamento amorale, rispetto al quale sentirsi migliori.
Se non ci fosse Dio sarebbero uguali, ma se Dio ci fosse il credente amerebbe pure Dio. E' semplice anche se composito.
Inoltre, non lo considero un imperativo morale ma una disposizione d'animo, dove la remunerazione è il piacere di esserci sentendosi in armoniosa sincronia con il creato e con Dio qualora ci fosse.
Infatti Dio o Tex, visto che pippo anche se simpatico è un po' grulla, è l'innominato, poiché l'uomo non comprendendolo dovrebbe fare come facevano gli antichi non nominarlo poiché pensavano che conoscendo il nome il nominato fosse in loro potere.
Come ti chiami?.....boh!:asd:
Ma che m'importa, non è compito mio in quanto io cerco di seguire gli insegnamenti di Gesù che dice di non giudicare. A parte il fatto che per giudicare bisognerebbe essere l'altro per capire bene il perché del comportamento. Solo Dio eventualmente può farlo, visto che, come sostieni anche tu, saprebbe tutto di tutti.
Amare Dio e amare il Prossimo sono due azioni concatenate. L'una non è concepibile senza l'altra....
"Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi». Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo."
MARCO 12