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Alien Autopsy - Una storia vera
Titolo originale: Alien Autopsy
Nazione e Anno: Gran Bretagna, 2006
Genere: Commedia
Durata: 95 minuti
Regia: Jonny Campbell
Cast: Declan Donnelly, Ant McPartlin, Bill Pullman, Harry Dean Stanton
Distribuzione: Warner Bros. Italia SpA
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TRAMA : la storia vera ( qui in chiave commedia ) di Ray Santilli , che nel 1995 dichiaro' di aver avuto da un cineoperatore militare un vecchio filmato con degli omuncoli che subiscono una autopsia dopo la caduta di un ufo nella zona di Roswell , per poi rinnegarla clamorosamentwe dopo dieci anni dichiarando che era un falso.
Osservazioni : un film decisamente divertente che racconta la storia di questi due intraprendenti e furbi ragazzi - amici , con tono delicato e brioso.La trama del film e' un susseguirsi di comportamenti tesi a riparare alle falle che man mano si aprono dopo che i protagonisti hanno innescato un meccanismo troppo grande per loro. Le situazioni sono divertenti e briose ,con dei protagonisti divertenti , ma hanno un grande difetto : la troppo incompatibilita' del fatto che certe situazioni in un contesto reale sono assolutamente improbabili ( i contratti e gli incontri sono assolutamente fuori da ogni possibilita' ) in un film commedia ma che deve aderire a un contesto di logica, e dopo un po'il brodo viene allungato un po' troppo ( come le kilometriche gambe della ragazza che conosce Ray...) .
Questa troppa esagerazione porta a non apprezzare il contesto d'insieme , segnando un punto a sfavore non da poco.
Pero' la scena dell'autopsia e' assolutamente un must e divertentissima , solo lei merita il film.
Partecipano Harry Dean Stanton che fa il vecchio cineoperatore militare e Bill pullman che raccoglie la confessione-verita'.
Da vedere per una serata di evasione senza troppe pretese.
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L'ultimo che ho "ri-visto" con piacere
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find me guilty ( prova a incastrarmi ) con la sua atmosfera da soprano non mi e' dispiaciuto affatto , e' brioso e divertente,ma vin, per quanto cerchi qualche diversificazione apprezzabile , non e' un grande attore e dovrebbe fare le solite parti da truzzo ( meglio riconoscersi costantemente in un ruolo se non sai sforare il tuo ruolo ) .
ma mentre in find me guilty e' stato almeno un po' piu' illuminato nel cercarsi il ruolo in missione tata e' penoso e stop.
su slevin ho gia' detto la mia qualche pagina fa, una occasione mancata purtroppo...
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Io ne ho visti un po' in vacanza. Comincio col primo
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La neve cade sui cedri
Titolo originale: Snow Falling on Cedars
Regia: Scott Hicks
Anno: 1999
Genere: Drammatico/Sentimentale
Durata: 127 minuti
Cast: Ethan Hawke, Youki Kudoh, Rick Yune, James Cromwell, Max Von Sydow, Richard Jenkins, James Rebhorn.
Trama: Negli anni cinquanta, Carl, un pescatore di una zona nei dintorni di Washington, viene trovato morto, impigliato in una delle sue reti, apparentemente per un incidente, ma ha una grossa ferita al capo che fa pensare ad un omicidio. Le tensioni fra i giapponesi e gli americani nel dopoguerra sono ancora fresche e la comunità giapponese locale "fornisce" un sospetto, Kazuo, un pescatore che aveva avuto contrasti con la famiglia di Carl. Ma il passato riaffiora, sconvolgendo la vicenda quando Ishmael (Hawke), giornalista del giornale locale, potrebbe avere le prove per scagionare Kazuo ed aiutare il suo avvocato (Von Sydow), ma l'amore mai sopito per Hatsue, sua amante quando erano più giovani ed ora moglie proprio di Kazuo rende le cose complicate...
Commento: Film che riesco a finire di vedere dopo mesi di sosta nell'incertezza per colpa di una cassetta registrabile troppo corta, si tratta di una pellicola nella norma, diretto da uno Scott Hicks reduce, tre anni prima, di uno splendido ed applaudito "Shine" con Geoffrey Rush. In questo caso Hicks si butta nella trasposizione cinematografica di un romanzo tratta da un bel romanzo dalla trama molto toccante ed originale, vincitore del premio Faulkner. Sullo sfondo, una comunità in cui convivono da anni giapponesi ed americani, convivenza rotta dai soliti pregiudizi scaturiti dal periodo a cavallo tra il secondo preguerra ed il secondo postguerra, nel quale alla fine i pregiudizi vengono sconfitti da principi come amore e giustizia, su cui si snoda un semi-giallo fatto di antichi amori ed antichi rancori. L'ambientazione mi è piaciuta molto perchè è piuttosto insolita e la scenografia è riprodotta bene. Belli anche i costumi.
Qualcuno potrebbe dire che si tratta sempre della solita storia d'amore, in cui il primo amore non si scorda mai ed il passato irrompe senza che si possa reprimerlo, in cui i buoni sentimenti vincono sempre. Ma vi assicuro che la storia è trattata con delicatezza ed i dialoghi e le situazioni non scendono mai nella retorica ed in ampollosità inutili, rispettando il fatto che è tratto da un romanzo e rispettando il lato drammatico della pellicola.
Questo lavoro quindi si lascia guardare soprattutto per la buona recitazione degli attori: bravi i due giapponesi, molto bravi Sydow e Cromwell, Hawke (già visto in "Gattaca", "Lord of War" e "Assalto al tredicesimo distretto") non è mai stato il massimo dei massimi ma non è neppure da buttare. Bellissimo il monologo di Sydow nell'aula processuale: "... così voi della giuria potrete condannare quest'uomo per quello che ha fatto, e non per quello che è..." ed altri pensieri sulla giustizia e la tolleranza. Ingiustamente sottovalutato, dunque consigliato.
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Thank You For Smoking
Titolo originale:
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Commedia
Durata: 92 minuti
Regia: Jason Reitman
Cast: Aaron Eckhart, Maria Bello, Cameron Bright, Adam Brody
Distribuzione: Lucky Red Distribuzione
Produzione:
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TRAMA : nick nailor e' un uomo senza scrupoli e senza troppe parafrasi , il suo obbiettivo
e' salvaguardare una grande multinazionale del tabacco da qualunque attacco mediatico esterno sul fatto che il fumo faccia male e nel contempo dissuadere chiunque si sia ammalato per questo a non fare causa con ogni mezzo. Componente di una triade ( difesa del tabacco, uso di alcool e armi ) deve anche fare i conti con questo difficile compito con
l'educazione del figlio che dopo il suo divorzio vive con l'ex moglie e il suo nuovo compagno... responsabilita'familiari , giurisdizione e uso dell'inganno...sara' troppo per un uomo solo ?
Osservazioni : partiamo subito senza mezzi termini : un gran bel film. Girato senza nessuna ridondanza dal semi sconosciuto Jason Reitman ( da non confondere con Ivan Reitman il ghostbuster occhialuto ) , fatto di dialoghi piu' che di immagini , infatti potrebbe essere benissimo visto cosi' come e' anche come programma radiofonico visto la sua grande fruibilita' rispetto al dialogo puro ( bellissimi alcuni commenti con i componenti della triade che mangiano e fanno commenti sulle difficolta' della loro attivita' all'interno della legge ma osteggiata...).
Il film non ostenta mai delle variazioni di tono ben marcate e non disperde mai i suoi importanti contenuti in situazioni e ambientazioni che diventano fronzoli, non immette contenuti allegeritivi ma anzi scava parecchio nella determinazione forse cinica ma sincera del protagonista sino a spingersi ad alcune iconografie di impatto che molti potrebbero giudicare fuori luogo ma che io ho trovato buonissime ( La statua di Lincoln...) e molte volte ne approfondisce i concetti diventando brevemente un documentario stile Moore.
Un film dove purtroppo , oltre al bravissimo Aaron Eckart e degli ottimi famosi comprimari ,tra cui spicca la sempre brava Maria Bello , troviamo l'inespressivo e odioso bambino di “ X-men 3” e “Ultraviolet” diventato ormai un jolly tappabuchi nelle mani di Hollywood appena serve una parte under 12 . Piccola pecca in mezzo a novanta minuti di bei dialoghi,ottima proposizione di messaggio anche se non ci sono particolari gemme di regia ( qualche still frame e poco piu') godibilissima senza aver bisogno di nessuna conoscenza particolare dell'argomento.
Un film consigliato e da consigliare , anche perche' nel film non troverete nessuna persona che fuma...
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allora lo rileggo zazza ( complimenti per le tue recensioni , chiare e significative )...io intanto vado avanti coin il film visto oggi..
Le seduttrici
Titolo originale: A Good Woman
Nazione e Anno: Gran Bretagna, 2006
Genere: Commedia drammatica
Durata: 93 minuti
Regia: Mike Barker
Cast: Helen Hunt, Scarlett Johansson, Tom Wilkinson, Milena Vukotic
Distribuzione: 01 Distribuzione
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TRAMA nella magnifica cornice di Amalfi degli anni trenta assistiamo alle incomprensioni , agli amori e ai tradimenti di un gruppo di facoltosi ai quali l'arrivo come un tornado della bella e matura Erlynne scombussola la vita e le regole ,intenzionata come e' a sfruttare il patrimonio maschile tramite le sue doti di seduttrice.La piu' colpita sembra la giovane sposa Meg alla quale Erlynne sembra voglia a tutti i costi rovinare il matrimonio ...intanto i pettegolezzi si moltiplicano...
OSSERVAZIONIAdattamento de "Il ventaglio di Lady Windermere" di Oscar Wilde , questo film di Mike Barker e' un film da "camera" , che vive delle situazioni e degli equivoci in maniera tutt'altro che emozionale , quasi lontano e distaccato in maniera quasi spocchiosa senza mai dare toni drammatici anche nelle situazioni piu' di impatto e nelle rivelazioni risoluzioni .A parte questo occhio "discreto" della regia c'e' un film di grandi dialoghi ( d'altronde la derivazione e' piu' che nobile a questo livello e non poteva essere diverso visto che da Wilde e' tratto ) con delle battute pungenti e frasi ben calibrate.Fotografia da camera perfetta , un lavoro egregio a livello di vestiti ( splendidi quelli di Helen Hunt e Scarlett Johansson) , collocazione Amalfitana da sogno sia per i luoghi naturali che per gli interni delle ville , sono le gemme preziose che questo film annovera tra i suoi meriti.
Incredibile vedere Helen Hunt in questa parte di ammaliatrice di uomini e sfruttatrice di ricchi patrimoni , bravissima come espressioni e ammiccamenti , ed e' meraviglioso vedere la splendida Scarlett Johansson ( questo film e' del 2004 ma anche qui e' bellisisma )nella parte della moglie che sembra abbia subito un grave torto,quasi eterea nella splendida intonsa genuinita' di intenti.I comprimari sono godibili , sopratutto Tom Wilkinson gigionesco e profondamente convinto di quel che fa con grande leggerezza ma tenacia.Da segnalare anche la presenza della Vukotic ( la Pina nazionale ) nella parte della regina delle pettegole annoiate.
Belle donne, ambienti da favola e da sogno , dialoghi brillanti , trama interessante anche se non proprio profondissima di toni e contenuti che si limita alle situazioni d'equivoco , il costo del biglietto e' piu' che ripagato , solo che bisognera' sbrigarsi perche' venerdi' rischia di non essere gia' piu' programmato visto che passera' assolutamente inosservato nonostante il cast.Titolo italiano da deplorare , ma questo a volte accade...spesso.
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Ken Park
Regia: Larry Clark, Ed Lachman
Anno: 2002
Genere: Drammatico/Erotico
Durata: 96 minuti
Cast: James Bullard, Stephen Jasso, Tiffany Limos, James Ransone, Amanda Plummer, Wade Williams, Maeve Quinlain, Julio Oscar Mechoso, Adam Chubbuck
Trama: Visalia, California: la storia parte con l'epilogo della vicenda dell'adolescente Ken Park, che dopo essere tornato da scuola in uno skate park accende la sua telecamera e si riprende mentre si suicida con un colpo di pistola alla testa. Da qui iniziano le storie di quattro ragazzi e delle loro vite in una spirale di violenza, sesso, odio e amore.
Commento: Ken Park si vorrebbe presentare agli occhi di coloro che amano questo genere di film come un occhio critico sulla vita difficile di quattro ragazzi che osteggiati da problemi con la famiglia e crisi adolescenziali compiono gli atti più strani. Un film messo in piedi da due registi, Larry Clark ed Ed Lachman (che come apprendo ora è stato direttore della fotografia con personalità come Wim Wenders e Bertolucci) e da uno sceneggiatore, nientemeno che Harmony Korine (il che a questo punto mi scoraggia dal vedere film come "Gummo" e "Julien Donkey-Boy").
L'impianto generale della storia è originale dato che analizza quattro storie piuttosto simili che si vengono ad incontrare: Shawn, adolescente che non contento della propria fidanzata fa sesso con la madre mentre la sorellina piccola (?) guarda in continuazione donne in bikini alla televisione; Claude, forse la storia più normale di tutte e quella più apprezzabile, vittima di una famiglia assurda fatta di un padre che lo considera continuamente un perdente ed un gay e di una madre (Amanda Plummer) che assiste quasi catatonica a quel che succede; Peaches, ragazza orfana di madre con un padre fanatico di religione e Tate, ventenne stupido, permaloso e stressatissimo che odia i nonni ed il cane con tre zampe con i quali vive. Se si vuole guardare nel profondo del suo significato "Ken Park" non è neanche un brutto film, consta di una buona cura dei personaggi, dialoghi a tratti interessanti ed analizza senza mezzi termini ciò che di più perverso ci può essere nella mente umana e di come la perversione possa scaturire negli adolescenti da un mondo esterno che non li tutela, da una famiglia che li opprime e che li porta in qualche modo a combattere tutto ciò in vari modi. Tuttavia, questo discorso può valere per le storie di Peaches, che vuole finalmente emanciparsi da un padre che pesta il suo fidanzato perchè sta facendo l'amore con lei, che vive nel passato facendo sempre riferimento alla moglie scomparsa, e quella di Claude che sono le più realistiche e toccanti, ma non per quella di Shawn dove non c'è nulla che possa essere analizzato se non le scene di sesso (forte) e di nudo che concerne e dove non viene analizzata la parte più importante, cioè cosa lo porta a fare sesso con la madre della sua fidanzata. E neanche per la storia di Tate, la più sconnessa e campata per aria delle quattro, in cui viene buttata lì questa inspiegabile intolleranza verso i suoi nonni che sono così gentili con lui.
Voi direte: e Ken Park, cosa diavolo c'entra? Il titolo del film verte su di lui e non compare fra le vicende dei quattro ragazzi... vi posso dire che l'inizio (o meglio, la fine) della sua storia non è campata per aria, ma si chiarisce nell'ultimissima parte del film ed anche se ho capito cosa esattamente i registi volessero far intendere, mi ha deluso.
Insomma, piuttosto particolare... Non è brutto ma neanche bello, guardabile ma ogni tanto fa venire il nervoso, niente di speciale: la tematica poteva essere affrontata molto meglio, con meno scene di sesso e più sostanza.
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Johnny Suede
Regia: Tom diCillo
Anno: 1991
Genere: Commedia
Durata: 95 minuti
Cast: Brad Pitt, Calvin Levels, Alison Moir, Catherine Keener, Samuel L. Jackson, Nick Cave
Trama: Bello e un po' fesso, feticista dei propri capelli a banana e delle scarpe scamosciate blu (da cui prende il nome), patito di Ricky Nelson, di Frank Sinatra e di Elvis Presley, Johnny fa fatica a New York a passare dalla lunga adolescenza all'età adulta e ha rapporti incasinati con le donne.
Commento: Come il primo film di Tom diCillo che ho visto, “Box of Moonlight” (con John Turturro, 1996) si tratta di una pellicola brillante e divertente al punto giusto, tipica del suo modo di fare commedia. Un modo di fare che rende i suoi film godibili e senza troppe pretese, da guardare per passare un po’ di tempo tranquilli, senza aspirare a trovate geniali né ad aspetti particolari. In questa sua opera prima, il regista e sceneggiatore ha creato un personaggio divertentissimo e molto originale, fissato con i suoi capelli veramente assurdi e con le sue scarpe di cuoio scamosciato, alle prese col passaggio dall’adolescenza all’età adulta e che pur essendo bello ha difficoltà a rapportarsi con le donne per paura di perdere tutti i privilegi dello stare solo (“non posso più girare per casa in mutande, non posso più tirare una scoreggia”). Cantautore e chitarrista a dire il vero un po’ ridicolo, cerca insieme al suo migliore amico di mettere di nuovo su la sua band (nella quale compare in vece di contrabbassista un esilarante quanto improbabile Samuel L.Jackson), Johnny Suede è interpretato dal semi esordiente Brad Pitt che si dimostra bravo come al solito ma un po’ più impacciato.
Insomma un film non comico, non pieno di battute che facciano ridere, ma divertente ed originale, pertanto lo consiglio a tutti, oltre al “nostro” (utente) JohnnySuede (che penso però lo abbia già visto e già apprezzato perché lo consideri degno di essere usato come nick in un forum… :asd: )
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Fa’ la cosa giusta
Titolo originale: Do the right thing
Regia: Spike Lee
Anno: 1989
Genere: Commedia/Drammatico
Durata: 120 minuti
Cast: Spike Lee, Ossie Davis, Giancarlo Esposito, Bill Nunn, Ruby Dee, John Turturro, Danny Aiello, Richard Edson, Samuel L. Jackson, Martin Lawrence
Trama: Solita torrida giornata nel quartiere nero di Brooklyn, dove ormai convivono la maggioranza di neri, un negozio gestito da coreani e la famosa pizzeria di italo-americani “da Sal”. Ma le antiche tensioni fra “razze” che sembravano essere state soffocate dalla lunga pacifica convivenza riemergono inaspettatamente trasformando una giornata come tutte le altre, nella sua semplicità e monotonia, in uno scoppio di violenza e vandalismo a sfondo razziale (ma sottolineo non razzista).
Commento: Questo film è diventato un cult e non a torto. Spike Lee è, come diceva il nostro illustrissimo moderatore della sezione cinema un regista molto sensibile alle tematiche razziali e razziste”. Secondo me questo distinguo è doveroso perché il film sarebbe stato molto meno interessante se si fosse lasciato andare in facilonerie tipo "Il nero schiavo, il bianco oppressore".
Purtroppo non potrò essere esaudiente nello spiegare cosa per me ha significato questo film perché dovrei rivelare tutti i fatti presenti e ne rovinerei il gusto.
Però posso dire che scava a fondo in quelli che si chiamano rapporti fra persone non esclusivamente legati alla razza: si serve di questo melting pot per invitare lo spettatore a riflettere: veramente esistono sempre, in ogni circostanza della vita, il torto o la ragione, il bene ed il male, l’oppressore e l’oppresso? Oppure in alcuni casi, anzi forse in tutti, esiste la soggettività e così in realtà colui che crede di essere discriminato finisce con l’autoghettizzarsi? E dato che esiste la soggettività ciò che per qualcuno vuol dire male per un altro vuol dire bene? Non è forse vero che una forza suprema ha messo le proprie barriere fra bene e male e ci ha dettato cosa va nel bene e cosa va nel male?
Fa’ sempre la cosa giusta. Non la cosa che rientra nel bene, ma la cosa giusta, quella che senti giusta dentro di te, non quella che senti giusta perché te l’ha detto la moralità e la società,. Valuta la situazione, rifletti e non ti sbaglierai mai.
La genialità del regista sta nel fatto che questa pellicola pare non sia neanche un film, tale è la realisticità dei fatti esposti, sembra che Spike Lee abbia filmato un documentario su una così piccola ma così densa realtà, una delle tante realtà che ci sono del Mondo, nella quale gli avvenimenti dei ragazzi neri che litigano con i portoricani, di Radio Raheem che fa di tutto per farsi odiare, di Smiley che vende in continuazione cartoline di Malcolm X e Martin Luther King, sono microrealtà che si vengono a fondere nella grande, ma pur così piccola, realtà del quartiere: sembra quasi un piccolo Mondo avulso dal resto della civiltà.
E’ un film realistico: giustappunto Danny Aiello è quello che sembra di più recitare, gli altri sono troppo naturali per sembrarlo, è questo che mi è piaciuto. Personaggi, per me, tutti favolosi. Radio Raheem, Mookie, Buggin Out, Mister Señor Love Daddy, Sal, Vito, Pino, Buggin Out, Cee (Martin Lawrence in uno dei suoi primissimi film, un po’ monoespressivo), Mother-sister, il Sindaco, tutti. Dialoghi eccellenti.
Dico solo che dovete vederlo per capirlo. Nessuna recensione può rendere l'idea... (menchemeno la mia :asd:)
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Original Sin
Regia: Micheal Cristofer
Anno: 2001
Genere: Thriller/Drammatico
Durata: 116 minuti
Cast: Antonio Banderas, Angelina Jolie, Thomas Jane
Trama: Cuba fine '800. Louis Vargas è un mercante di caffè, bello e ricco. Perchè la sua vita sia completa ha bisogno solo di una cosa: una moglie, possibilmente americana, in età buona per fare figli. Deciso a sposarsi senza troppe complicazioni sentimentali, si unisce ad una donna conosciuta per corrispondenza, Julia Russell. Quando Julia, bella e sensuale, arriva a Cuba, Louis se ne innamora follemente, anche se dietro di lei c’è un alone di mistero che lo porterà quasi subito a sospettare di lei.
Commento: Cosa c’è che non va in questo film che fa sì che venga stroncato un po’ dappertutto? Sinceramente non lo capisco, o almeno lo capirei se coloro che lo stroncano fossero coerenti. Tratto da un romanzo dal titolo che si appresta molto meglio allo svolgersi del film (Waltz into Darkness = Valzer nelle tenebre) di quello del film stesso, Original Sin (Peccato originale), mi è sembrato che consti di una buona sceneggiatura e di abbastanza interessanti dialoghi e monologhi su cosa voglia dire veramente amore (“questa non è una storia d’amore, è una storia sull’amore”) e sul matrimonio di convenienza, interessante anche la cura dei personaggi, un Banderas prima disinteressato, che non conosceva neanche come fosse l’amore che rende il suo arrendersi all’amore e nel frattempo il fuggire da esso, ed una Jolie con doppia personalità, sempre combattuta tra il seguire l’istinto della donna che era e di quella che è diventata e vittima ogni tanto dell’uno ogni tanto dell’altro. Beh sì, probabilmente non è un film straordinario, ma Michael Cristofer fa il lavoro che fanno tutti i registi, che poi sia merito più che altro del romanzo lo ammetto anche io, ma resta comunque un film godibile. Gli attori sono molto hollywoodiani, sempre i soliti fighi e fighe come Banderas e Jolie, ma quello che ci interessa è come recitano e non sono poi così malvagi
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NOTA: SE NON VI PIACE SAPERE TROPPO SU UN FILM NON LEGGETE LA TRAMA, E' UN PO' SPOILEROSA, NON SI RIESCE A TROVARNE UNA BUONA
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Decalogo, uno
Titolo originale: Dekalog, jeden
Regia: Krzysztof Kieslowski
Anno: 1989
Genere: drammatico
Durata: 53 minuti
Cast: Henryk Baranowski, Woijciech Klata, Maja Koromovska
Trama: Krzysztof, docente universitario, e il figlio Pawel delegano alla programmazione del computer tutta la loro esistenza e le loro azioni della vita quotidiana, affidando la propria vita ai calcoli che riesce ad eseguire. Un giorno Pawel Pawel vuole andare a pattinare e affida al computer anche il calcolo dello spessore della sottile lastra di ghiaccio ma la sorte questa volta lo tradirà e la morte lo coglierà a dispetto dei calcoli.
Commento: Ok, non è proprio un film, è un film preparato per la TV ed oltretutto non può considerarsi un lungometraggio, ma secondo me merita di essere commentato...
Si tratta del primo "episodio" di una serie (10) di film-TV girati sulla base dei 10 comandamenti, opera di un Kieslowski che insieme a Munk e Wajda è il migliore regista polacco di tutti i tempi. Questo primo episodio è toccantissimo, senza mezzi termini, una critica alla scienza, alla matematica, a chi con i tempi che corrono resta ancora legato a numeri e formule. Il padre ha giocato con Dio, ha dimenticato Dio, non crede nell'anima, il "Non avrai altro dio al di fuori di me" per lui non ha senso, l'unico suo Dio è la scienza ed il calcolo razionale. Ha sfidato la natura, ha affidato la vita del figlio ad un computer e Dio e la natura gli hanno dimostrato tutti i suoi sbagli.
L'uomo sfida la morte, ma la morte va oltre alla razionalità, e pensare di poterla sconfiggere affidandosi a quello che dice una macchina, che non conosce morte nè prova sentimenti, ma in modo velato cerca di avvertire il padre che a lui non ci si può sempre affidare, ma più che non si può, non si deve perchè è un rischio troppo grande oltre che una prova di arroganza e superbia, è un errore madornale, ed il padre viene punito per questo.
Io non credo nella morte come destino ineluttabile, non sono d'accordo con Attila Joszef che nella sua poesia "Il postino" asserisce che "il dolore" (secondo me inteso come morte) è un postino grigio e silenzioso, col viso asciutto, che girando per le strade sparisce nei portoni recando lettere, ed a queste lettere non si può sfuggire, non ci si può rifiutare di aprirle. Però sono d'accordo sul fatto che non bisogna mai sfidare la morte perchè aspetta ogni nostro passo falso per portarci con sé. Scusandomi per questa parentesi poetica, tornando a parlare del film "Dekalog, jeden" è bellissimo, anche per la stupenda musica di Zbigniew Pressner e per la parte finale molto intensa.
Sicuramente un film da vedere e rivedere, ottima la prova degli attori e stupendi i dialoghi.
Ultima cosa: sicuramente con questo film Kieslowski si dimostra ostile ad una vita ormai troppo affidata all'eccessiva razionalità ed alla credenza che tutte le azioni si possono calcolare e programmare, insomma che tutta la Terra sia un immenso computer in cui nulla è affidato al caso, ma non è molto esplicito nel dire che, per contro, è a favore della religione, di Dio, della credenza in un'entità sovrannaturale, della credenza religiosa dell'esistenza del destino e di una morte inevitabile. Lo dimostra in minima parte nella figura della zia.
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Accattone (1961) di Pier Paolo Pasolini, con Franco Citti, Franca Pasut, Silvana Corsini, Paola Guidi, Adriana Asti e Luciano Conti.
Un po' come vedere sullo schermo "Ragazzi di vita" o "Una vita violenta".
La persona che l'ha visto con me alla fine mi ha detto: "Non mi è piaciuto mi ha fatto venire l'angoscia...", risposta: "Meno male...se ti avesse messo allegria ci sarebbe da preoccuparsi...".
E' un film che non provoca ondate di buon umore e ottimismo nello spettatore, ma chi l'ha detto che quando si esce dal cinema bisogna star meglio di quando si era entrati?
Pasolini ci getta in faccia il degrado materiale e spirituale degli abitanti delle borgate romane negli anni 50, senza nessuna concessione, senza nessuna redenzione e senza nessun bel finale.
Adesso c'è qualcuno ancora disposto a mostrarci la realtà?
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Titolo Originale: ADAMS ÆBLER
Regia: Anders Thomas Jensen
Interpreti: Nicolas Bro, Tomas Villum Jensen, Ali Kazim, Nikolaj Lie Kaas, Gyrd Løfqvist, Mads Mikkelsen, Lars Ranthe, Peter Reichhardt
Durata: h 1.34
Nazionalità: Danimarca 2005
Genere: commedia
Al cinema nell'Aprile 2006
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TRAMA: uscito fresco di prigione Adam , convinto neonazista , viene affidato alla comunita' di padre Ivan per curarne il recupero.Dovendo trovare un obbiettivo Adam deve curare l'albero di mele rigogliose del giardino per fare una torta , ma corvi e vermi minano la raccolta dei frutti. Insieme a strampalati compagni con vari problemi bisognera' convincere padre ralph che il diavolo che lui accusa di rovinare l'albero non e' poi cosi' diverso dalla sua controparte celestiale...
OSSERVAZIONI: parabola dark di rara bellezza questo le mele di adamo si spera riuscira' a bucare il mercato dell'home video rispetto ai trascurabili passaggi cinematografici che ne hanno minato l'esposizione al grande pubblico.
Non ritengo neanche la vicenda particolarmente ostica da seguire , tutto e' molto lineare e ben definito senza astrusioni di cervello per capirne l'assunto base e le sfumature.Il racconto procede veloce e soave , e questa frapposizione tra paradiso senza Eva ma con l'adamo portatore di zizzania e' stupendamente raccontata da un regista in stato di grazia e interpretata da due attori ispiratissimi. Il grande pubblico poteva e doveva assimilare questo racconto, ringraziando per i 90 minuti di stupenda poesia che contiene. Parlando del film vero e proprio e tralasciando questo fatto ( ormai comune purtroppo, tra le vititme si contano anche gioielli come 13 tzameti e a bittersweet life ) l'attore che fa Adamo propone una fisicita' che lo identifica nel violento di natura , ma al suo interno dimostra una capacita' di ragionamento addirittura oltre per le necessita' che quella casa dei matti deve disporre. Ivan e' un predicatore che sembra voglia ogni momento contrastare la realta' , simbologia della chiesa che molte volte rinnega l'evidenza, ed e' interpretato con recitazione estraniata dall'emozionalita' con distacco quasi ascetico.
Le loro schermaglie sono di un profondo totale , con una domanda che sorge spontanea : " chi e' il vero cattivo ?" ...si dice che il diavolo non sia poi cosi' brutto come lo si dipinge , e vedendo le mele di Adamo siamo portati a pensare che la verita' sia nel mezzo.
Comparto fotografico stupendo , sceneggiatura da applausi, regia metodica e attenta , recitazione degli interpreti validissima , sono motivi piu' che validi per non lasciare questo film sugli scaffali dei noleggi.
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L'allievo
Titolo originale: Apt Pupil
Regia: Bryan Singer
Anno: 1998
Genere: Thriller/drammatico
Durata: 111 minuti
Cast: Brad Renfro, Ian McKellen, David Schwimmer, Joshua Jackson, Bruce Davison,
Trama: Nel 1984 una meticolosa ricerca scolastica sul nazismo e la Shoah conduce il sedicenne californiano Todd (B. Renfro) a riconoscere in un anziano e distinto concittadino di origine tedesca il criminale di guerra Kurt Dussander, ricercato dal Mossad israeliano. Tra i due si instaura un rapporto perverso, una sorta di osmosi che arriva a un livello di reciproca complicità.
Commento: Mi ritrovo lontano dai commenti entusiastici che ho letto in giro su questo film. Essendo tratto da un romanzo di Stephen King, risulta quasi evidente che il film non è venuto granché perchè la trasposizione dal libro era difficile da fare mantenendo intatte le sue qualità. Io non l'ho letto, ma sicuramente rispetto al film approfondisce molto di più le tematiche. Insomma, l'idea di King è molto interessante, soprattutto per l'analisi che ha fatto del rapporto ragazzo-vecchio, come viene detto nella trama "di reciproca complicità" perchè si vengono a creare situazioni in cui uno è nelle mani dell'altro, e per l'analisi della figura del ragazzo, 16 anni, un'età in cui si lascia definitivamente l'infanzia e si comincia a bramare la sensazione di potere, quel potere che ci fa vedere le cose dall'alto con indifferenza, esattamente come un generale delle SS. Egli sembra quasi avere una doppia personalità: una la lega al vecchio, l'altra al Mondo esterno.
Ed il vecchio? Colui che pensa di aver sotterrato il passato ed invece viene a trovarsi nella difficoltà di rivangarlo.
Idea buona, ma il film non risponde a tanti perchè, lascia in sospeso senza approfondire certe scene, non si sofferma sui particolari. Perchè Ian McKellen cerca di cucinare il gatto? Perchè lascia entrare il barbone e poi lo accoltella? Perchè rinchiude Renfro nello stanzino dove poi uccide definitivamente il barbone? E' un caso che egli non sia morto con la coltellata o McKellen lo sapeva ed ha fatto in modo che ad ucciderlo fosse proprio l'adolescente? La mia interpretazione tende più per la seconda opzione, ma avrebbe dovuto essere spiegato meglio. Ed in seguito: perchè Schwimmer si lascia intimorire così facilmente dal discorso di Renfro? Possibile che il sedicenne abbia raggiunto una tale potenza persuasiva dal poter manipolare le persone a proprio piacimento? Mi sembra un po' troppo fantastico ed assurdo...
Nonostante tutto, prova degli attori ottima, Ian mcKellen su tutti, bravo anche Renfro, normale Schwimmer nel ruolo serio dello psicologo baffuto e occhialuto. Regia buona.
Idea buona, sviluppo del film mediocre. Comunque, non da buttare.
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Canone Inverso – Making Love
Regia: Ricky Tognazzi
Anno: 2000
Genere: Drammatico/Sentimentale
Durata: 107 minuti
Cast: Hans Matheson, Mélanie Thierry, Gabriel Byrne, Ricky Tognazzi, Peter Vaughan, Lee Williams, Nia Roberts, Adriano Pappalardo
Trama: In una notte d'agosto del 1968 a Praga un misterioso violinista entra in un pub e suona ad una ragazza, di nome Costanza, una musica a cui lei è inconsciamente legata. Allora decide di seguirlo ed il violinista inizia a raccontargli la "sua" storia, quando fin da bambino suonava senza conoscere la musica, fino all'ultimo concerto di Praga dove il suo destino si lega indissolubilmente a quella di Sophie e David.
Commento: Pellicola troppo preziosa, o meglio svolgimento troppo prezioso per poter rischiare anche lontanamente di svelare qualche importante dettaglio. Trasposizione di un romanzo di Paolo Maurensig, a dire il vero cambiata in alcuni tratti, applaudito già all'epoca dell'uscita.
Vi consiglio di sapere il meno possibile di questo film per apprezzarlo di più. Dico solo che è una storia molto commovente, inserita in un contesto piuttosto importante anche se usato ormai parecchie volte (che attraversa la seconda guerra mondiale, con i vari riferimenti alle discriminazioni contro gli Ebrei e all'Olocausto), che lascia col fiato sospeso e sorprende, perchè la curiosità non scende mai, il tutto si scopre alla fine.
Forse un po' noiosa la parte sentimentale, insomma già vista: il solito poveraccio che riesce a catturare l'amore della ricca donzella, ma è sorprendente l'amicizia fra David e Jeno, un legame diverso che presto si scoprirà molto più forte e solido dell'amicizia, un legame di cui sono stati tenuti per tutto quel tempo all'oscuro. La regia di Ricky Tognazzi mi è sembrata nella media, senza infamia e senza lode, lo stesso la sua recitazione (sfavorita dall'interpretazione di un personaggio dopotutto secondario e dal modesto spessore del carattere e della personalità); Melanie Thierry, già vista nel ruolo di "ragazza oggetto dell'innamoramento" ne "La leggenda del pianista sull'Oceano", si riconferma stupenda come ragazza e buona come attrice, così anche gli altri, applausi all'irlandese Gabriel Byrne (già visto ed apprezzato in "Spider" e "Il senso di Smilla per la neve"), il più esperto del cast. Neanche Vaughan è di primo pelo. L'eccezione (che d'altronde conferma la regola) è Pappalardo, che per il solo fatto che almeno non è irritante lo perdono (considerando che secondo me non ha nemmeno la voce adatta a fare l'attore). Magnifiche le musiche di Morricone. Per il resto, niente che spicchi in maniera evidente.