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Originariamente Scritto da
sandor
la forma infranta è quella prevista dalla legge civile,
ma che minchia dici ???
la forma infranta non è quella della legge civile, ma del diritto tributario, ed è un reato;
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perché ti ripeto, in quel caso la forma e la sostanza non coincidono. se io utilizzo una forma giuridica del tutto lecita per perseguire uno scopo illecito, ad esempio nel caso di vendita fittizia, l'evasione fiscale, allora il negozio che sta a base della operazione illecita è esso stesso illecito, perché ti ripeto lo è la sostanza, cioè la "causa", cioè lo scopo economico perseguito.
appunto; ma quella sostanza illecita deve essere definita in positum;
tu da non so quanti post stai cercando di legittimare una cazzata originaria per cui l'ordinamento contemplerebbe come meno degni di tutela o indesiderabili, o "tollerati", comportamenti non esplicitamente vietati, come determinate forme di famiglia a fronte di quella "tradizionale";
questa è una cazzata sesquipedale;
quando un comportamento non è vietato, esso è tutelato in via generale nei fondamentali sulla libertà; le forme specifiche che originano determinati status - matrimonio, patente di guida, ecc... - non sono attestazioni di probità o valore morale, ma tutele verso i terzi; sai che l'autista del TIR lo sa guidare, che quello è il coniuge di persona fisica soggetta procedura fallimentare, e pertanto ti cauteli nelle transazioni, ecc...
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ripeto che si tratta di opinioni "dottrinali" in definitiva. cioè tu puoi dire che ciò che non è vietato è di fatto "lecito". alcuni giuristi e non sono una minoranza, ritengono però che tutto ciò che non è disciplinato con legge "non esiste" per il diritto, e quindi sebbene non vietato è non di meno tollerato perché non esiste una disciplina relativa alla fattispecie non considerata. se vuoi unirti a un compagno, nessuno te lo vieta. semplicemente lo fai perché non te lo impedisce nessuno. ma ovviamente non puoi rivendicare quell'unione a livello giuridico, perché nessuna legge te lo consente. esiste perciò una limitazione delle tutele e quindi una situazione di fatto di "semilegalità".
se tu vai in vacanza a Marina di Camerota non sei nella semi-legalità perché questo non è esplicitamente previsto dal codice; infatti, se qualcuno cerca di impedirtelo e tu lo denunci, quello viene perseguito per violenza privata; più tutela di così...
come ti dicevo, le costituzioni di status sono tutele - scelte, facoltà - a fronte degli stessi contraenti e dei terzi, ma non sono costitutive di particolare pregio morale;
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si. ma dove una legge non c'è non si può dire che vi sia un qualcosa di totalmente "lecito"
la legge c'è, ed è quella della tutela della libertà personale di fare tutto ciò che non esplicitamente sia vietato;
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tant'è che per le unioni, ipoteticamente assoggettabili a disciplina, tra persone dello stesso sesso, non esiste una disposizione in merito. non sono di fatto vietate me neanche assistite dalle tutele che invece sussistono in riferimento al matrimonio civile.
ma questo sempre per scelta delle parti, mica per determinazione morale dello stato; due convivono ma non vogliono obblighi ed impegni;
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fatto è che per le unioni gay non c'è disciplina.
la disciplina c'è, e sono le unioni civili, per ora;
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perché credi che ci si agiti tanto? un motivo ci sarà. e se non è la volontà di portare all'interno della sfera giuridica quel tipo di situazioni dimmi tu qual è...
ci si agita perché, come per altre questioni, in questo paese prevale un'ipocrisia alla don Abbondio e per quieto vivere si lasciano le cose a metà, per poi lasciar fare al C. Cost e Cass quando la gente si è abituata all'idea; questa è sempre stata l'Italia;
ma non si può confondere questa prassi politica col senso logica del diritto; il combinato dei principi fondamentali pone le circostanze su un piano inclinato di principi, ineludibile; non è opinione mia, ma l'esito scontato che si è visto ovunque, dove anche i giudici cost più conservatori hanno dovuto meccanicamente procedere in un certo senso;
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si. infatti in via di principio le unioni in parola sarebbero vietate, perché i gay non possono accedere all'attuale istituto "matrimoniale". non ci sono cioè istituti simili al matrimonio civile riservati ai soli gay.
le unioni civili sono legge da 2015, proprio per non lasciare quella opzione priva di tutele, ché violerebbe il principio di uguaglianza; ma nei principi il matrimonio egualitario è solo questione di tempo;
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per questo le unioni di fatto, anche tra persone etero sono tollerate. tollerate nel senso che si trovano al di fuori della sfera del diritto.
no-ooo... sono tutelate come libertà personale;
tollerare implica un giudizio di merito, uno status di non buono ma consentito per ottriazione, retraibile, un capriccio del Sovrano, capriccio che in questo ordinamento non esiste;
ma tu ancora qui stai ?
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la patente è un diritto
certo che no; il diritto è a non essere personalmente discriminato per motivi illeciti vedersi rifiutato l'accesso all'esame, e c'è l'interesse legittimo a che gli esami avvengano in modalità di legge; esattamente come ad un concorso pubblico; non hai il diritto a vincerlo, ma a parteciparvi, se ne hai i requisiti;
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e per alcuni, in situazioni lavorative che richiedono l'uso dell'auto, è un dovere.
no, questa è una condizione, non certo un obbligo; non vuoi prendere la patente ? cambi lavoro; ma nessuno ti può costringere;
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si ma questo che c'entra? il ragionamento che fai è puramente formale. che la patente sia un diritto oppure una facoltà è una questione di parole. vero è che per guidare hai l'onere di prendere la patente, con tutte le dovute formalità.
è una questione di concetti, molto diversi tra loro; stupisce che un cultore del diritto scriva certe cose; non è che devi guidare per forza; è una tua scelta; al più, ai tempi della leva obbligatoria, poteva essere un obbligo connesso all'incarico di autista o pilota carri; nella sostanza era abbastanza un privilegio cui ambivano quasi tutti i soldati non patentati;
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alle leggi italiane che derivano dall'adesione a trattati internazionali. vedi otto per mille.
l'8Xmille non discenda da trattati internazionali, ma è una disposizione tutta nazionale che conferisce al contribuente una quota discrezionale di uso delle sue tasse, una disposizione diretta alla libertà del contribuente; il diritto internazionale non c'entra una ceppa.