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I figli degli uomini
Titolo originale: Children of men
Regia: Alfonso Cuaròn
Anno: 2006
Durata: 109 minuti
Genere: Drammatico / Fantascienza / Thriller
Cast: Clive Owen, Julianne Moore, Micheal Caine, Chiwetel Ejiofor, Claire-Hope Ashitey, Pam Ferris
Trama: 2027, Londra. In un futuro obnubilato dal caos e stordito dai postumi dell'inquinamento globale, tutte le donne diventano sterili e la specie umana da 18 anni non vede la nascita di nuove generazioni. La Gran Bretagna si chiude a qualsiasi fenomeno di immigrazione e detiene i profughi in quartieri degradati. Sta nascendo tra di essi un nuovo movimento chiamato Progetto Umano che si prodiga in tutti modi, ribellandosi al governo, per conservare la specie e Theo, un ex-attivista, viene coinvolto in una missione alquanto speciale che lo porterà a difendersi da tutto e da tutti.
Commento: Cuaròn lascia per il momento il maghetto Harry Potter per tornare a dirigere film più seri e lo fa con "I figli degli uomini", tratto dal romanzo di P.D.James. L'ambientazione e la scenografia all'inizio promettono bene, non il solito futuro lontano da noi ma un futuro piuttosto prossimo, dove il buonsenso dell'autore ha collocato ancora macchine che vanno a benzina, televisioni, autobus, persone vestite normali, poca fantatecnologia. Gesto volontario dato che si presenta come una lampante critica al mondo attuale, tramite la visione di una realtà che fra soli vent'anni ed ancora in tutto e per tutto uguale a quella di adesso è già ad un passo dal degrado totale. Ma quasi sin da subito la trama scopre i suoi punti deboli: regna una confusione mentale esagerata nella testa del regista, si vengono a creare sequenze poco comprensibili e situazioni al limite del surreale e che trascendono completamente la realtà, una serie di incongruenze che scatenano perplessità di ogni tipo, insomma la descrizione dello sfondo, dell'ambiente, delle caratteristiche globali della realtà in cui siamo proiettati rivelano basi molto fragili. Per fare due esempi non spoilerosi: donne sterili per quale motivo? che senso ha un aumento esponenziale dell'immigrazione in Inghilterra quando essa stessa è nel caos più totale? Il tutto crolla come una pera cotta perchè la piattaforma non è affatto completa e solida.
Di bell'impatto visivo inoltre l'ambiente del campo profughi, ma veramente fuori da ogni verosimilità: un incrocio fra lager nazista in cui vengono perpetrate violenze fisiche ai profughi rinchiudendoli in gabbie di ferro, periferia degradata di qualsiasi metropoli di oggi e metropoli completamente allo sfascio del periodo post-atomico con polizia coercitiva modello "Demolition Man". E quivi si scatena nientemeno che una guerra civile fra palazzi ed automobili bruciate, sembra di essere sul set di Full Metal Jacket con conseguente gente spappolata ecc.
I personaggi li ho trovati nientemeno che disastrosi. Assolutamente poco caratterizzati e con lo spessore psicologico di un palo della luce, sfavoriti anche da una recitazione secondo me sotto le righe, con un Clive Owen che come m'aspettavo non mi ha soddisfatto ed una Julianne Moore che esce di scena quasi subito, tutto sommato anche Caine incarna un personaggio di nicchia (che ovviamente fanno sparire prima del tempo, ma tant'è...), niente di eccezionale neanche per Ejiofor. Oltretutto, come ha detto giustamente Marsellus, la regia di Cuaròn è accurata e la scenografia non è davvero niente male, ma non basta questo per salvare questa pellicola (e pensare che su imdb hanno avuto il coraggio di darle sette virgola nove...)
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L'ho visto un bel po' di tempo fa però ci tenevo a scriverla
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The Departed - Il bene e il male
Titolo originale: The Departed
Regia: Martin Scorsese
Anno: 2006
Genere: Spionaggio / Thriller / Drammatico
Durata: 149 minuti
Cast: Leonardo DiCaprio, Matt Damon, Jack Nicholson, Mark Wahlberg, Alec Baldwin, Martin Sheen, Vera Farmiga, Ray Winstone
Trama: La polizia di Stato, a Boston, sta cercando di incastrare il noto malavitoso Frank Costello e si serve di una talpa, Billy Costigan, poliziotto fallito a causa del suo passato di violenza, infiltrandola nella gang del boss. Nel frattempo anche Colin Sullivan, poliziotto in erba appena entrato in polizia e brillantemente uscito dall'accedemia sta conducendo le indagini contro Costello...
Commento: [Assolutamente spoileroso] Dopo l’incomprensibile ed ingestibile Syriana di Stephen Gaghan Damon ritorna sullo schermo in un ruolo se vogliamo neanche troppo diverso, e qui ritroviamo anche uno Scorsese reduce di “The Aviator” che utilizza per la seconda volta Leonardo di Caprio. Come per il film del 2004 siamo di fronte ad un buonissimo prodotto, ma secondo me non eccellente come tutti dicono.
Dopotutto l’ambiente della mafia e della malavita organizzata è un tema che è stato analizzato in lungo e in largo dal cinema e di film di spionaggio ce ne sono a bizzeffe. Scorsese riesce comunque a non aggrovigliarsi in cose già dette e ridette ed oltre a sfornare un bel thriller crea personaggi straordinari (uno su tutti quello dell’immenso Jack Nicholson che non ha perso la sua verve e la sua carica di terrore che ha negli occhi dopo Shining). E per una volta il sottotitolo della versione italiana (Il bene e il male) è puntuale ed azzeccato: la sottile linea che divide il bene e male è labile e si vengono a creare situazioni di confusione assoluta in cui non si capisce chi stia da una parte e chi dall’altra, talmente labile che i disordini interni fra polizia di Stato, polizia di Boston ed FBI sono al centro di tutto e viene evidenziato quanto di più marcio ci possa essere anche all’interno di queste istituzioni: chi vuole preservare ancora l’ordine e crede nel proprio lavoro è ormai vecchio e grasso (Martin Sheen ed un Alec Baldwin inciccionito alla grande), il governo impone che i poliziotti siano senza macchie per poterli additare come esempio da imitare alle pompose e vuote cerimonie, ed approfittano di qualsiasi sgarro fatto in passato per non accettare poliziotti come Di Caprio. E anche la divisione buono / cattivo viene sovvertita, perché nell’ambiente dello spionaggio nulla è quel che sembra, è un gioco di doppi giochi e di trappole per incastrare l’altro, in cui quello che noi vediamo e capiamo può essere sia sintomo di debolezza e negligenza ma anche di furbizia nel farci credere ciò che non è veramente, un labirinto di apparenze, una meccanismo nel quale il concetto di bene e male cade poiché il singolo si rivela essere quasi sempre in realtà contro tutti e agisce per i propri interessi personali. L’egoismo e la cupidigia delle persone superano quel che noi abbiamo sempre immaginato. Favorito proprio da queste caratteristiche reali, la trama però risulta a tratti ostica, difficilmente comprensibile, apparentemente piena di contraddizioni, talmente intricata che se non si vuole mandare in palla il cervello si deve evitare di cercare di capire tutti i passaggi, e questa è una peculiarità che generalmente mal sopporto. Tutto si sfoga in un finale tarantiniano portato all’eccesso in cui non si capisce davvero nulla. Insomma si esce un po’ con l’amaro in bocca.
Dunque bel film, ma non il migliore dell’anno. DiCaprio ci regala un’interpretazione eccezionale, Damon qua si dimostra un po’ sotto le righe, secondario rispetto alla grandezza dei nostri “Jack Dawson” e “Jack Torrance”.
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Il labirinto del fauno
Titolo originale: El laberinto del fauno
Nazione e Anno: Messico, Usa, 2006
Genere: Drammatico
Durata: 114 minuti
Regia: Guillermo Del Toro
Cast: Ivana Baquero, Doug Jones, Sergi López, Maribel Verdú
Distribuzione: Warner Bros. Italia SpA
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trama : 1944 , la Spagna sembra aver concluso la sua guerra civile , ma un gruppo di agguerriti ribelli resiste alla caccia dei miliziani .La moglie del capitano di questi e' in attesa di un figlio e con la figlia Ofelia avuta dal primo matrimonio si reca da lui nelle prime linee collinare-montane per poter avere un ricovero e vitto.Ofelia ricongiunge un pezzo di una statua sulla strada per caso, e improvvisamente le si apre un mondo fatato che le rivelera' cose inaspettate ...alternando magia e vita reale con tutti i suoi problemi la bimba dovra' risolvere tutte le situazioni...sopratutto perche' il patrigno si rivela essere ...
Sunto del commento un film bellissimo , girato con grande efficacia e con una storia stupenda che alterna le tragedie della guerra alle magie di un mondo fatato.Avventure che si dipanano con una precisione millimetrica sui due piani,alternando magia con tragedia del vivere durante un conflitto.Il tramite e' rappresentato da una bimba che recita splendidamente e con un cattivo a tutto tondo quanto mai veritiero e senza alcun freno.
Fotografia di grande impatto, recitazione precisa e convinta, storia grandiosa, emozione,commozione e dolore sono realizzati dando allo spettatore la sensazione e l'appagamento di un film completo,riuscito e che rimane dentro per lungo tempo.Un labirinto per nulla tortuoso che si dipana in maniera logica e funzionale con delle scene di grande impatto.Imperdibile a tutti i livelli , da premiare con visione al piu' presto senza nessun tentennamento per appagare cuore e cervello.Avvertenza : vm 14 per delle scene di ferite abbastanza forti ( ma non gratuite ).
Osservazioni spolierose Attenzione non leggere senza visione !!!!!------------: Del Toro dopo aver omaggiato i comics con Hellboy e Blade2 , e aver diretto il purtroppo dimenticato,almeno in italia, " La spina del diavolo" , ci regala questo stupendo film che miscela con prospettive perfette due mondi apparentemente inconiugabili come quello del fantasy magico e della guerra ( anche narnia ci provo' almeno in un veloce prologo e come inizio di incipt ma i paragoni sono improponibili e totalmente fuori luogo ) , guerra tra l'altro vista con occhi totalmente disincantati e se volessimo togliere le parti del fantasy avremo un film di guerra totalmente coinvolgente e valido sia storicamente che situazionalmente .Nonostante si entri in un tracciato con protagonista una ragazzina , il film e' totalmente avulso da ogni consolante e adolescenziale considerazione, ponendo continuamente la protagonista ( superlativa tra l'altro la giovane Ivana Baquero e' dir poco ) in situazioni decisamente tragiche, con continue importanti scelte che non sono tipiche della sua eta' in una perdita della fanciullezza precoce e senza speranza.Analizzo il film in due tronconi separati : la parte fantasy , dotata di una fotografia virata sul blu , ha una sua preponderante nell'omaggiare vecchi classici e con una citazione colossale di alice nel paese delle meraviglie.Partendo dal presupposto che il bianconiglio non esiste perche' il patrigno lo ha figurativamente ucciso ( come evidenziato dal fatto che il coniglio viene messo in padella ) , Ofelia si cala all'interno di un albero che ricalca quello di Alice vestita inizialmente come lei , poi dopo aver vinto la prova contro il rospone deve evitare di mangiare ( contro il mangiare per rimpicciolire-ingrandire ) e disegnare con il gessetto una porta: tutte queste citazioni sono comunque omaggianti ma non pedanti , perche' comunque gli ambienti sono tutt'altro che allegri ma decisamenti oscuri ,pieni di scarafaggi e di marciume , oppure decisamente non rasserenanti come quello del mostro manoocchiuta che addirittura decapita due fate . Calandoci continuamente in una realta' da favola dark che non rinnega la connotazione temporale e quel che avviene all'esterno, in modo che sia confortevole trovare il nodo del discorso uscendo e rientrando dalle due storyline parallele,senza stranianzioni del diverso e senza troppo stacco di connotazione .
E tra l'altro il design del fauno e'molto valido cosi' come quello delle fate che si muovono fluide sia nella forma insettamorfa sia in quella fatata classica.
La parte storico-umana e' potentissima : grazie all'ottimo apporto di un cattivissimo,(interpretato da un sergi lopez in stato di grazia ) si respira subito il fatto che siamo in guerra e che non ci sara' pieta' per nessuno, ne per i bianconigli e neppure per gli uomini , adolescenti o adulti che siano,a tappeto e tabula rasa deve vincere l'obbiettivo sapendo bene che comunque alla fine ci sara' solo distruzione assoluta.E cosi' vediamo donne coraggiose come Mercedes che non cedono il passo e lottano con forza , altre che come la madre odiano il marito ma per convenienza tacciono e accettano,altre come le inerti cuoche decidono di non intervenire perche' in fondo quello e' il loro destino, il loro compito e il loro essere di nascita.
E qui sfoderando artigli supremi vediamo lotte sanguinose , torture crudeli in un parossismo della violenza che culmina con l'uccisione finale della ragazzina e la frase che rimane scolpita " dite a mio figlio a che ora sono morto!" , con risposta : " non gli diremo neppure come ti chiamavi!" .E qui con in mano quell'orologio rotto nel vetro che ha il tempo fermato vediamo e captiamo la morale suprema del film , cioe' quella di non fermarsi mai davanti alle proprie idee e convinzioni ma di progredire , di non accontentarsi di quello che ci viene dato come placebo ( come il pane consegnato in fila dai soldati che e' migliore del pane che offre un possibile nuovo governo ) e di portare a fondo le proprie idee fermando la violenza repressiva.
Ci sono due forzature nel film , una nella parte "reale" con Mercedes che non uccide anche potendolo fare dopo averlo ferito gravemente il capitano ( sguanciato e ricucito himself alla rambo...) , e una nella parte fatata dove la bambina , che non e' denutrita e non ha nessuna logica che mangi sapendo benissimo del pericolo , assaggi i chicchi di uva risvegliando il mostro ( passaggi funzionali per ottime scene ma ...forzati,sopratutto il primo mentre il secondo potrebbe essere visto come impeto di curiosa voglia ).Una bellissima storia che e' girata in maniera perfetta a livello tecnico ( anche le inquadrature sono sempre perfette centrando i protagonisti e nella parte fatata ci sono dei movimenti di camera sull scale non da poco ) , che non ha sbavature di stile all'interno dei due comparti,con una forza devastante a livello emotivo e che non lascia spazio a smancerie e fronzoli , raccontata benissimo da un cantore che a gestire i ragazzini si trova benissimo.E come la stele che raggruppa e sintetizza la storia assistiamo incantati a questa favola bifrontale che ci fa sperare che anche nei massacri che la follia dell'uomo ordisce ci sia speranza per le favole ( come quelle che la bimba racconta alla pancia della mamma )e che un poco dell' incanto ultraterreno possa venire a lavare il sangue per far sbocciare i fiori.
ndr : il film ha delle scene ,nella parte reale,truculente di ferimenti e sanguinose torture ( almeno per i canoni classici , per me erano solo aderenti alla realta'e non cosi' esagerate , ma questo dipende a quanto si e' avvezzi)per cui e' stato vietato ai minori di 14 anni.
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La mia super ex ragazza
Titolo originale: My super Ex-Girlfriend
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Commedia
Durata: 95 minuti
Regia: Ivan Reitman
Cast: Uma Thurman, Luke Wilson, Anna Faris, Ilona Alexandra
Distribuzione: 20th Century Fox
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Trama g-girl e' una supereroina sexy e acclamata , nasconde la sua identita' come fa superman con l'ausilio di occhiali ma ha un grosso problema : l'instabilita' caratteriale. Un giorno si innamora di un ragazzo, tale Matt Saunders , tipo piuttosto comune ,che dopo i primi momenti si stanca molto presto della super compagna e del suo carattere irascibile e geloso .Pero' non e' proprio il caso di far arrabbiare una donna dotata di superforza,di vista laser e che vola e , sopratutto , puo' tirare squali in camera .Come potra' uscire da questo inghippo il ragazzo ?
Sunto del commento per lettura veloce --- un film brioso e divertente diretto da Ivan Reitman in maniera corretta e spigliata , dotato di buoni effetti speciali di volo ( comunque semplici e senza troppa ricercatezza ) che fa passare un centinaio di minuti in allegra spensieratezza senza nessun altro problema. La Thurman e' splendida in quei costumi a minigonna , la Faris incarna lo stereotipo della perfettina tutta candore acqua e sapone, e tutto si svolge omaggiando i cliche' del mondo dei superoi in chiave satirica ( c'e' anche il mega cattivo avversario della supereroina ) .Una storia di supereroi in rosa , leggera, che fa da contraltare alla oscurita' dei film con supereroi senza pero' mai pero' riuscire efefttivamente a brillare per originalita'.( vera pecca totale del film ) .Attendere i titoli finali fino in fondo perche' sono davvero gustosi, e ...attenti allo squalo!
Osservazioni --------- L'ex ghostbusters Reitman dirige questo film che vuole un po'scherzare con il mondo dei supereroi ( possenti,catastrofici e giustamente anche un po' cupi per dare profondita' e spessore ) dando la parte principale alla icona femminile di Tarantino ( presente anche alla premiere del film ) Uma Thurman , che dopo “Prime” e “The producers” sta abbandonando le parti da superdura o donna a tutto tondo ( e con un fascino infinito) che il genio di Knoxville aveva costruito per lei , per dedicarsi alle parti leggere della commedia di intrattenimento.
L'assunto base del film , cioe' la rabbia per essere stata lasciata dal fidanzato e la successiva reazione che si scatena sono dosate con il mestolo della esagerazione , perche' in fondo i due ragazzi si conoscevano da poco e non era fattibile un simile grande astio .Comunque tutto il film e' surreale , vive di esagerazioni sia nei sentimenti che nelle azioni ( assistiamo anche a un soffitto riparato in tempo record da chissa'che carpentieri e a un povero pesce che rischia la cottura con vista laser, per non parlare dello squalo...) mentre la vicenduccola amorosa si dipana nel piu' assoluto cliche' e nella piu' totale prevedibilita'.Cosa rimane ? un film che piu' onesto negli intenti ma piatto nelle sue meccaniche di svolgimento , con tante cose che da parola diventano poi ricordo ( se non mi amerai piu' ti impalero' con una motosega...) e degli attori sottoimpegnati che si muovono con assoluta indifferenza verso la ribellione di una trama piatta e consunta.Abbiamo anche una citazione enorme dallo snobbatissimo e poco visto " Superman 4 " ( i capelli )e anche la nostra g-girl ha la sua kriptonite.In definitiva un film da vedere con bocca estremamente buona e accettante, impreziosito da una splendida uma thurman sexy come non mai in quelle gonnelline e affascinante con quegli occhiali da maestrina ,( ma che non fa che aumentare i rimpianti e gli improperi dei tarantino fan per aver rinnegato il suo mentore manco fosse andata a recitare con eastwood ma fa solo parti commedia/brillanti , dopo prime e il molto piu' valido -the producers-) ma troppo debitore di situazioni che fanno parte di una logica abusata e consunta dei teen movie alla lizzie mcguire con adulti , piuttosto che di una visualita' nuova e meno oscura del mondo dei supereroi per omaggiare le caricature americane dei comics che ogni tanto appaiono sui fumetti ( i cosidetti " What the !").Si entra,si esce e non si ricorda dopo poco cosa c'e' in mezzo.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Zazzauser
The Departed - Il bene e il male
Titolo originale: The Departed
Regia: Martin Scorsese
Anno: 2006
Genere: Spionaggio / Thriller / Drammatico
Durata: 149 minuti
Cast: Leonardo DiCaprio, Matt Damon, Jack Nicholson, Mark Wahlberg, Alec Baldwin, Martin Sheen, Vera Farmiga, Ray Winstone
[...]
Per una volta sono d'accordo, e secondo me anche Nicholson non fa una bella figura. Voglio dire,
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Shortbus
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Il film inizia in maniera geniale.
Primo piano sul pisello di uno dei protagonisti che, immerso nella vasca da bagno, rilascia la pip
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sarà senz altro un film che farà parlare di se...e questo a un film fa un gran bene...
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[QUOTE=Vincent;519121]sar
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[QUOTE=Mirabaud;519126]Ho paura che in ogni caso raccoglier
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Su Shortbus, anch'io mi sono trovato davati al dilemma di Mirabaud (geniale o vaccata) e ho concluso che non
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shortbus l'hanno visto in pochi ( schermi del cinema compresi) per cui attendiamo il dvd per potercelo godere.per intanto mi accontento delle due stagioni di queer as folk uscite finalmente in dvd...certo che un film che unira' tutti definendolo una ciofeca e' questo...
Il prescelto
Titolo originale: The Wicker Man
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Thriller
Durata: 106 minuti
Regia: Neil LaBute
Cast: Nicolas Cage, Ellen Burstyn, Molly Parker, Leele Sobieski
Distribuzione: Medusa
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Trama Remake del film “The Wicker Man” del 1973 con protagonista Christopher Lee ...Il poliziotto Ed Malus si trova a dover indagare su una misteriosa isola , che sembra essere fuori dal tempo e dal mondo per usanze e metodologie di vita , per rispondere alla lettera di una ex fidanzata che chiede aiuto per la figlia.La verita' sara' tremenda da affrontare.
Commento non spoileroso : diciamolo con assoluta franchezza , questo remake , di un film dimenticato o addirittura dai piu' mai conosciuto , e' loffio e stantio tanto l'inespressiva faccia di cage qui addirittura piu' legnosa del solito.Un film che vive di situazioni (alla lontana ) simil " The Village " , per citare paragoni piu' noti dell'originale, senza ricreare nessun tipo di emozione e nessuna particolare ambientazione o volo di fantasia nella storia,coinvolgendo lo spettatore in una sequela di noiose ripetizioni e situazioni assolutamente qualunque.
Costumi neanche tanto realizzati bene , personaggi al limite del sopportabile si muovono in una ambientazione isolana molto florida nel verde dei paesaggi , connotano un film di valore praticamente nullo e di cui non si sentiva per nulla la necessita' , sopratutto se realizzato così. Neil Labute ( autore del valido " Betty Love " con la Zellwegger ) non si impegna per nulla neppure nella ricerca di inquadrature valide e segue solo,senza nessun interesse il muoversi di personaggi che guardano l'orologio stufi anche loro di questa pellicola inutile , piena di espressioni trite di cage , oltretutto con presente un finalino che chiude il film in maniera del tutto pacchiana .Evitare con cura.
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Paradiso + Inferno
Titolo originale: Candy
Nazione e Anno: Australia, 2006
Genere: Drammatico
Durata: 108 minuti
Regia: Neil Armfield
Cast: Heath Ledger, Abbie Cornish, Geoffrey Rush, Garry McDonald
Distribuzione: Nexo
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Trama un viaggio trip tra paradiso e inferno passando per la terra , una storia di una coppia di tossici che non vuole mollare con la droga e si ritrovano a dover sopravvivere di espedienti ...la famiglia di lei e' piu' presente mentre lui ha solo l'attempato casper come ancora di salvezza.Il viaggio tra gli universi della scimmia che porta alle due tragiche verita' del paradiso e dell'inferno eroinaveicolato... si vende tutto , anche il corpo , in una contrapposizione tra amore e soldi che non ci sono.Parole nel vento scritte sui muri che fanno volare solo le astrazioni di fantasia mentre il corpo rimane per terra con le sue necessita' e le sue logiche di sopravvivenza che tornano dopo ogni viaggio...
sunto del commento: un film che vive piu' di sensazioni e di rabbia scaraventata in faccia allo spettatore che di vere evoluzioni della storia , con i suoi giri concentrici del ritornare sui suoi passi rispetto allo sviluppare nuove situazioni.Il film non vale poi molto in quanto piatto e troppo lineare , senza nessuno spunto di vero approfondimento ma proponendo delle situazioni di ammorbante condizione umana che non trova sbocco.Tutto qui in fondo , ma i due protagonisti sono bravi , il film e' asciutto nella sua semplicita' e non risulta ridicolo.Ripetitivo e concentrico ,questo e' il suo vero difetto,per finire con un finale a dir poco impalpabile nella sua inutile connotazione.
commento spoileroso A meta' strada dall'enfante e vicino ai ragazzi dello zoo di berlino , questo viaggio trip che ha come stella tossica heath ledger ( casanova e il cowboy gay di brokeback ) si svolge tutto nella degradazione e nella sfiducia di due giovani che non riescono ad uscire dalla schiavitu' della droga.Questo film cerca di vedere la vicenda in maniera molto intimista mostrando sopratutto i due giovani e lasciando che tutto il resto sia contorno e solo un territorio da depredare ( le continue richieste di denaro e il fatto di rivolgersi a Casper in caso di necessita' sopratutto), tralasciando le connotazioni di colpe o derivazioni di situazione debosciata,dicendoci senza mezzi termini che i due sono tossici non per grandi colpe dei genitori o problemi di crescita nell'ambiente che li hanno colpiti ,ma sono cosi' soltanto perche' loro sono viziosi , superficiali e non riescono ad uscire dal tunnel . Come nel film dei Dardenne loro vendono tutto quello che hanno o rubano per poi usarlo nella droga ( la' bruno usava superficialmente i soldi ricavati in cose futili ) , in un giro vizioso che non permette via di uscita in quanto alla fine piu' guadagnano e potrebbero stare bene, paradossalmente piu' soldi hanno piu' veleno si mettono nel corpo . I vari tentativi di ripulirsi alla fine sono solo dei pallidi momenti di facciata e solo delle necessarie prove per cercare di giustificare i soldi che gli vengono dati , ma la realta' e' che loro perseguono il drogarsi quasi in maniera poetica e un veicolo per cercare una forma di arte nascosta che rimane solo latente.E tutto esplode nella scena delle scritte sul muro , quando non si riesce piu' a tenere dentro il disagio e i colori sgargianti prendono vita per dare forza alle parole magari in maniera sconnessa ma buttando l'anima dentro.E poi la ragazza dopo aver vulcanicamente esploso parole non ha piu' e si racchiude in un mutismo doloroso dovuto allp'aver bruciato tutto in uan volta cio' che si vuole dire e mostrare . Il vero messaggio del film qunidi risiede nel fatto che la droga puo' estrapolare forti emozioni , ma nessuno potra' mai veramente donare un autentico significato e valore in quanto mancano di una base di ragionamento necessario per poter rendere ogni emozione spontanea o strappata artificiosamente una vera forma di comunicazione completa.Nel film si nota un andamento molto lento verso il baratro , con l'amico di sempre che rimane impotente in quanto partecipe al vizio e alla autodistruzione dei due ragazzi.e per questo quel finale velocemente consolatorio e contrapposto a questo cammino del film stona quanto mai , risulta stucchevole e parecchio privo di fantasia oltre che di fascino.
Poche note tecniche ,tutto abbastanza nella norma , una buona recitazione dei due protagonisti ( molto bella e brava lei con ticchi molto ben espressi e esplosioni di rabbia credibili, senza paura di mostrarsi o abbruttirsi a seconda delle necessita' della sceneggiatura ) e una partecipazione di Rush come ciliegina.
Un film da vedere come discesa nel baratro della gioventu' bella ma dannata , penalizzato pero' da una trama troppo lineare e da delle situazioni che abbiamo gia' visto e fruito, chiedendo solo una cronachistica storia di (non)vita e non un film con delle venature di situazione che possano portare oltre al pensare alle difficolta' in cui si possono trovare due giovani nel tunnel una emozione e coinvolgimento particolare nel vederle.
ndr: una volta tanto il titolo italiano e difforme dall'originale non e' poi cosi' strampalato...
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Boog e Elliot a caccia di amici
Titolo originale: Open Season
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Animazione
Durata: 99 minuti
Regia: Roger Allers
Cast:
Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
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Trama : Boog e' un tenero grizzly che vive pacioso e viziato in una cittadina ,Timberline,coccolato dai suoi abitanti e da una tenera rangers,Beth. Si sta per aprire la stagione di caccia , e un giorno Boog libera dalle corde e dalla prigionia un cervo mulo monocorno di nome Elliott.Non sa che quel gesto di altruismo gli costera' la fine della sua gioiosa e tranquilla vita per un traumatico ritorno alla natura selvaggia...intanto i cacciatori si preparano a lucidare i fucili, e uno di essi pare particolarmente deciso a vendicarsi ...
Osservazioni : quando si hanno poche idee e un potente apparato tecnologico che cosa si fa ? Si prende una coppia di personaggi opposti tra loro , si saccheggia l'imamginario collettivo e si mette un bello scenario naturale e per tirare la durata sindacale si immette nel flusso la solita canzonicina mielosa condendo il tutto con dei comprimari che utilizzando i gerghi e le inflessioni dialettali per renderli simpatici.Poi di solito piccoli, pelosoni e determinati.Tutto questo frullato di cose e' questo inutile ed insipido film in Cg , che puo' piacere solo a un pubblico di piccoli spettatori in eta'
prepuberale,annoiando mortalmente tutti gli altri.
Non ha infatti nessun senso che si facciano film solo perche' gli altri li fanno e comunque i genitori portano i figli al cinema, quando di base non c'e' una vera idea.Si rischia di compromettere l'approccio futuro per sfiducia verso prodotti piu' validi ( "happy feet" e "giu' per il tubo" ) e su questo tenore rendere caotico il mercato.
Analizzando il film , oltre ai terribili stereotipi visti e stravisti , abbiamo anche citazioni colossali da " Oh fratello dove sei"dei Cohen e da " Braveheart " , finendo agli animati "Il libro della giungla " e " Bianca e bernie nella terra dei canguri" , citazioni che probabilmente gli sceneggiatori credono poco visibili ai piu' e agli spettatori fanciulli e ne fanno plagio proprio indiscriminato.Oltretutto anche i comprimari sono degli estratti da "Red e toby " e in parte degli "Aristogatti" .Il cacciatore e' l'unico personaggio che ha qualche chance ,con un po' di cattiveria e qualche espressione fuori dal contesto del film , ma sembra pari pari, baffoni compresi , fisicamente uguale a quello della volpe e il cane disneyani.Castori laboriosi e porcospini ingenui completano il quadro dei comprimari dove non si capisce perche' i conigli sono solo carne da cannone.
I due protagonisti sono monotoni , inutilmente e forzatamente inseriti in una trama raffazzonata e le battute si sovrappongono stancamente.Sappiamo sin dall'inizio che Elliot e' una copia parlante di Ciuchino , che Boog e' una caricatura di Baloo e dell'orso Yoghi priva di personalita', che tutto arrivera' a una contrapposizione tra vita paciosa a grandi difficolta' del ritorno alla natura dove il primordiale prendera' il sopravvento.Monotono,semplice, anche troppo , nonostante il prodotto rivolto a un pubblico di piccoli, ma non onesto come potrebbe essere un pimpi o un winnie the pooh , possiamo mandare tranquillamente nel dimenticatoio questo filmetto oltretutto nenache ben animato.
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Happy Feet
Titolo originale:
Nazione e Anno: Australia, 2006
Genere: Animazione
Durata: 87 minuti
Regia: George Miller
Cast:
Distribuzione: Warner Bros. Italia SpA
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Trama: la storia di Mambo , un pinguino imperatore che non sa cantare (requisito necessario per trovare una compagna ) ma che invece ha il dono del ballo e che esegue divinamente il tip-tap.Questa diversita' lo portera' ad essere un diverso nella rigida societa' dei suoi simili e gli impedira' di coronare un sogno d'amore , ma i suoi problemi sono nulla in confronto alla terribile carestia,per mancanza di pesci , a cui sta andando incontro tutta la colonia.Il suo coraggio e la sua determinazione lo porteranno...
sunto del commento . un film stupendo , realizzato con una tecnica sopraffina e dotato di una sceneggiatura multistrato di grandissimo valore.Scene di massa di grande impatto , uso delle musiche perfette , una colonna sonora di conseguenza di estasiante bellezza ( ci sono molte delle canzoni piu' famose dell'ultimo ventennio e piu' come minimo ) fanno da corollario alla vicenda poetica e avventurosa di questo tenero pinguino che coraggiosamente non esita ad affrontare l'ignoto.Indovinatissimi i comprimari , dalla soave Gloria , ai 5 piccoli pinguini della colonia accanto , ai genitori premurosi ma preoccupati che vivono con ansia le diversita' del figlio.
Imperdibile a tutti i livelli , buca completamente il genere donando un lavoro coinvolgente fino all'ultimo secondo e emozionando in maniera completa e senza inutili fronzoli e romanticherie scontate.Da vedere per divertirsi, emozionarsi e gioire di imagini superlative come la chiusura dei ghiacci e la strepitosa scena della fuga dal predatore al rallentatore.
E da rivedere in dvd per godere appieno delle voci originali dello stellare cast americano che doppia il film.Tra i 10 migliori film dell'anno senza ombra di dubbio.
commento entusiastico e spoileroso :i pinguini vanno molto di moda al cinema , dopo l'ottimo documentario "la marcia dei pinguini " ecco arrivare questo strepitoso " Happy feet" .I piedi del titolo sono i piccoli e teneri arti del piccolo Mambo ( perche' non tenere il nome originale americano , cioe' Mumble ? l'accostamento,italiano, al ballo che poi avviene sui ghiacci non e' il massimo anche perche' Gloria che gli da' il nome e' piccolissima e non puo' conoscere gia' quel tipo di danza ), visto in tre fasi della vita ,quella iniziale di uovo dove un incidente gli toglie il dono del canto , quella della puberta' e poi quella della giovinezza matura.I suoi piedi magicamente fanno passi di tip tap sconvolgendo l'equilibrio della rigida comunita' e donando nuove prospettive di vita e di concettualita', il tutto visto in una ottica perfetta che coniuga magicamente , quasi come solo Disney ai bei tempi andati sapeva fare , immagini con musica. Il regista , quanto mai ispirato , riesce a farci sentire la diversita' di questo tenero esserino , senza mai essere mieloso oppure troppo esageratamente pacchiano , inserendo nel racconto momenti di grande impatto come quello della cacciata dalla comunita' e l'incontro con la diversa cultura di quella dei piccoli pinguni.
Il ritmo e' frenetico in cio' che avviene senza pero' perdere il filo della trama che prosegue senza mai soffermarsi in situazioni giocose e ilari fini a se stesse , e le musiche non sono mai una interruzione ma una base del discorso , un arricchimento e un completamento ( opera perfetta sarebbe stato mettere i sottotitoli italiani ai canti in quanti i testi sono affini alle stuazioni ) .Questo gioco di trama poi nella seconda parte del film , quella piu' avventurosa dove si affrontano tormente e si combatte con una coppia di orche ( il cosidetto pinguin pong )e si passa indenni attraverso un branco di elefanti marini ,diventa addiritura una sorta di odissea coraggiosa , dove una sagoma di un portalattine di plastica diventa una bussola per trovare la verita'.I segni della industrializzazione che recano il marchio dell'uomo fino a marchiarne la presenza. E quando l'odissea finisce per arenarsi su una spiaggia anche la prigionia non limita la fantasia , e il parco doce c'e' triste cibo per la mancanza di liberta' diventa finalmente un palcoscenico per esaltare le capacita' non capite dei suoi felici piedi. E con il ballo si da' un messaggio di aiuto, di speranza e di amore unico e senza travisamenti.
Dal punto di vista tecnico siamo a livelli di perfezione sia nei dettagli che nelle motion capture , si potrebbero contare i peli del manto dei pinguinelli appena nati mentre per gli adulti abbiamo un manto piu' uniforme e compatto.Le scene di massa sono strepitose e l'inserimento delle figure umane perfetto e integrato nel lavoro di cg.senza parole poi el animazioni delle orche e dei leoni e gli elefanti marini.
Un film perfetto , che ci trascina sia per il visivo ( difficile dimenticare la scena della ruspa che va nelle profondita' lasciando la bambola ballerina e quella della canzone davanti all'aurora boreale ) che per il raccontato in un mare di emozioni profonde, deliziando orecchie e occhi oltre che cuore e mente.Da rivedere in inglese per godere delle voci originali di un cast stellare ( williams,kidman,wood e tanti altri ) mentre un bravo a Massimo Lopez pr il doppiaggio di ramon.Un paio di piedi puo' far piu' felici di tante altre cose...tip-tap!-over-
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Non aprite quella porta: l`inizio
Titolo originale: The Texas Chainsaw Massacre: The Beginning
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Horror
Durata: 100 minuti
Regia: Jonathan Liebesman
Cast: Jordana Brewster, Taylor Handley, Diora Baird, Matthew Bomer
Distribuzione: Eagle Pictures
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trama : il prequel , l'inizio di tutto,sapremo come mai zio simon e' senza gambe,come hoyt divenne lo sceriffo, la prima faccia umana di leatherface e come e' nata la storia della famiglia di canibali celebre per i massacri della motosega.Due coppie di sfortunati ragazzi dovranno vedersela con tutta l'allegra famigliola , dopo che per un tentativo di rapina la loro fuoristrada si e' ribaltata in una zona desolata del texas...
Commento non spoileroso : leggendo tempo fa che sarebbe uscito questo prequel del remake della serie creata da Tob Hopper avevo storto il naso.Gia' il remake del 2004 era decisamente loffio , figuriamoci questo prequel di una serie che ormai aveva esaurito ogni vena di fantasia( dopo il leggendario primo capitolo,il secondo era pessimo e il terzo e quarto dedicati solo a "leatherface"delle propaggini secche e inutili) ...e invece,sorpresa.
Senza darci vere novita' di racconto ( le basi e gli sviluppi sono cose gia' viste ed abbastanza prevedibili ) il film riesce a donare un ritmo di buon livello ai momenti di tensione, non stanca nel suo svolgimento e ci sono degli effettacci gore decisamente raccapriccianti che faranno la gioia degli appassionati degli horror movie ( belle veramente le scarnificazioni )
e il gioco del " e' cosi' perche'..." veramente stimolante .Infatti vediamo gli inizi della onorata carriera di Leatherface prendere vita in maniera credibile in un mattatoio , l'incredibile investitura a sceriffo di Hoyt e come mai zio Simon e' senza gambe( il perche' non ci crederete quando lo vedrete).
Un horror movie che tra l'altro non tradisce lo spirito della serie , mostrando che l'amore per il cannibalismo e per il massacro non e' nato li' ma ha ragioni ataviche nello spirito della famiglia , che per difenderla da chiunque finisce per deglutire ogni possibile pericolo assurdamente pensato dai componenti.
C'e' anche la possibilita' nel film di criticare il mancato spirito nazionalistico in chi era contro la guerra in Vietnam ,d'altronde avendo l'indimenticabile Sgt Hartmann di Full Metal Jacket nel cast ( un folle R. Lee Ermey) la cosa veniva piu' che naturale.Punizione per chi non crede nella patria e nella causa in un crescendo di follia violenta e senza fine.
parlando poi molto di Vietnam e di hippie il film ci adegua e cala nella sua atmosfera di quegli anni.
Purtroppo il giovane protagonista che dovrebbe essere un marine in licenza reduce da un periodo nel Nam non e' credibile ( anche se il bell'omaggio a Apocalypse now delizia sempre ) come connotazione di soldato , invece le due protagoniste e il fratello reggono la parte per quel che devono fare come vittime e fuggiaschi che devono scamparla.
Da segnalare l'incredibile incidente iniziale con una mucca,e se proprio si vuole trovare un difetto in questo prequel lo si ha perche' proprio per la sua connotazione,che fa gia' sapere che i personaggi che abbiamo visto nel film iniziale li troveremo ancora fino alla fine e non possono sparire, togliendo un po' di suspance nel fatto che alla inevitabile reazione delle vittime non potra' mai seguire la morte di nessuno di loro.
Un buon film gore/horror senza pretese ma che soddisfa nella sua visione,da gustare sopratutto per quanto ci spiega perche' tutto sara' di quel che gia' conosciamo.Di questi tempi di horror raffazzonati per attirare masse di teen affamati di emozioni forti e' gia' molto.
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Le rose del deserto
Regia: Mario Monicelli
Anno: 2006
Durata: 102 minuti
Genere: Commedia / Guerra
Cast: Michele Placido, Alessandro Haber, Giorgio Pasotti, Fulvio Falzarano
Trama: Seconda Guerra Mondiale, 1940: nel deserto libico si apposta il terzo reparto della trentunesima sezione sanità, sotto il comando del Maggiore Stefano Strucchi, alle prese con il freddo, i bombardamenti, i difficili rapporti con la gente del posto, le speranze e la nostalgia di casa.
Commento [un po' di spoiler]: A prescindere dalla qualità del film, bisogna fare i complimenti a Monicelli, che a 91 anni ancora ha la forza di dirigere film ed è che io sappia l'unico, insieme al grande Manoel De Oliveira, a poter vantare 70 anni di carriera cinematografica. Monicelli non si dimentica dei suoi lavori comici come "Il marchese del grillo" e "Parenti serpenti" e racconta la vicenda in chiave completamente farsesca, interamente incentrata su personaggi molto umani e quindi molto realistici che formano un melting pot di dialetti, tradizioni e costumi che riguardano tutta l'Italia, dalla Puglia alla Lombardia, contribuendo a disegnare nel migliore dei modi un ritratto integrale dell'Italia degli anni '40 nel suo complesso: sono soprattutto le scene corali, giocate sull'umorismo, sul sarcasmo e spesso sulla forza comica dei dialoghi e dei frequenti scambi di battute e sulla netta caratterizzazione ed originalità dei personaggi a far sì che risulti evidente che il film risenta chiaramente della sua derivazione da un lavoro teatrale, ma anche la scenografia e lo spazio effettivo in cui si recita, quasi sempre, ad eccezione di alcune scene, assolutamente ristretto e ricreabile facilmente in un palcoscenico, favorito da riprese che insistono molto sui personaggi e che spaziano poco in riprese aeree o a campo superiore al medio. Vediamo quindi un prete lucano che predica la parola del Signore alla bell'e meglio, un sardo che si deve sposare, un maggiore (interpretato da un Alessandro Haber veramente nella parte) all'antica, con un lessico melenso, intercalato da frequenti "per il bene che ti voglio" e modi di fare molto quieti, fortemente legato alla figura della moglie ed infine lo straordinario generale sul sidecar, spassosissima parodia, nel modo di parlare, di muoversi, di comportarsi e soprattutto nelle fattezze dell'ufficiale fascista fedele al regime ed ai suoi ideali, completamente ad immagine e somiglianza di Mussolini, un personaggio dalla potenza comica spiazzante, di cui non dico altro per godervelo a pieno. Ma soprattutto dalla caratterizzazione psicologica di questa macchietta si capisce che la pellicola non è semplicemente di denuncia verso la contraddittorietà e l'orrore della guerra in senso generale, ma è fortemente faziosa e tende a sottolineare ancora una volta quanto gli ideali fascisti fossero sbagliati e quanto l'Italia non avesse affatto i mezzi per combattere una guerra, di come il Duce abbia mandato a morire tanta gente nascondendosi dietro l'ombra della potenza nazista e sperando di guadagnare rispetto e prestigio agli occhi di Hitler e del mondo intero, ingannando di continuo il popolo: ma questa è storia che noi tutti sappiamo già. Capisco che affrontare questo tema in chiave completamente comica non fa che ridicolizzare tutto l'operato della nostra ventennale dittatura, capisco che accentui in modo ancora più evidente l'inutilità di una guerra che si credeva lampo ed in realtà già persa in partenza, comprendo che si illustri la disorganizzazione dell'apparato medico, causata dalla lentezza dei rifornimenti e dalla scarsissima disponibilità di ogni genere di prima necessità, dal cibo, alla benzina ed alle armi; ma alla fine sembra che Monicelli si prenda quasi gioco di coloro che comunque in guerra ci sono morti, specialmente nella scena in cui il sardo muore e si celebra il matrimonio semi-fasullo ed una volta finita la cerimonia si mettono tutti tranquillamente a scherzare come se nulla fosse successo: una morale vicina al'idea di "ridere per non piangere", confermata dalla prima canzone dei titolo di coda (ascoltatela). E pare anche che non conservi un minimo di patriottismo e di amor proprio ridicolizzando completamente gli italiani di fronte ai soldati tedeschi. Insomma, la pellicola è assolutamente priva di quella punta di drammaticità che comunque in un film di guerra ci si aspetterebbe (e che non guasterebbe). Le scene dei bombardamenti sono ricreate molto bene e comunque si tratta di un discreto prodotto, ma ci si sarebbe aspettati di più da un regista come Mario.
Voto: 6½
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otitmo zazza grande rece.questo lo devo passare per ora perche' e' nel cine forum di marzo , comunque il passaggio finale che cita mario come un vecchio amico e' stato fenomenale.si vede che adori l'opera di questo grande artista.
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The Hunted – la preda
Titolo originale: The Hunted
Regia: William Friedkin
Anno: 2003
Genere: Thriller / Drammatico / Azione
Durata: 94 minuti
Cast: Tommy Lee Jones, Benicio del Toro, Connie Nielsen, John Finn, Ron Canada, Mark Pellegrino, José Zuniga, Rex Linn
Trama: Silver Falls, Oregon: Aaron Hallam è un soldato specializzato che ha combattuto nella guerra in Kosovo. Dopo la fine della guerra impazzisce e si rifugia nella foresta, trasformandosi in uno spietato assassino che inizia ad uccidere chi cerca di ostacolarlo. Dopo i primi omicidi, inizia la caccia all'uomo che viene divisa fra l'FBI e L.T. Bonham, il suo ex addestratore, l'unico in grado di fermarlo.
Commento: [pieno di spoiler] Questa volta mi tocca andare contro tutti nel giudicare il lavoro di Friedkin, massacrato dalla critica e dal pubblico. Si tratta in tutto e per tutto di una rivisitazione della saga di Rambo iniziata da Kotcheff nell'82: rispetto al muscoloso Stallone, Benicio del Toro, qua perfettamente in parte, è preciso (agisce come il predecessore reduce del Vietnam, con armi bianche preferibilmente, ma in maniera molto meno spettacolare ed appariscente), è spietato ed estremamente violento e la sua pazzia invece di renderlo un personaggio più assurdo e deprecabile lo rende molto più umano e comprensibile: profondamente cupe ed intense, anche se un po’ spettacolarizzate ed irreali, le scene iniziali, dove sullo sfondo della guerra in Kosovo vengono uccise a colpi di kalashnikov decine di civili, e dopo un’esecuzione fa capolino, in mezzo ai cadaveri, una bambina che stringe il proprio orsetto al petto, sotto gli occhi di Benicio del Toro nascosto tra le macerie (anche qui tutto è pressochè speculare alla scena della bimba dal cappotto rosso, nel ghetto di "Schindler’s List", osservata dagli occhi stupiti di Liam Neeson).
La guerra qua è orrore e sangue, il ricordo di questo orrore non porta alla follia, ma allo sdegno, alla riflessione ed alla vendetta, nella morale di Hallam: l’uomo è al di sopra di tutti ma non si deve sentire in diritto di uccidere i propri simili ed i più deboli (neanche gli animali – la scena dei due cacciatori di cervi nella foresta), perché un giorno potrà arrivare qualcuno che farà lo stesso con noi, ci sottometterà e ci ucciderà. Tommy Lee Jones, volutamente o no barbuto, alla ricerca del suo terzo fuggitivo a dieci anni dall’uscita del cult di Andrew Davis ed a cinque da quella di U.S. Marshals (tra l'altro remake dell'originale con H. Ford), si dimostra ancora più empatico verso il suo ricercato, lo capisce a fondo, ha le stesse idee (anche lui soccorre una volpe intrappolata e punisce chi ha messo la trappola) ed è per lui come un figlio – a questo secondo me si riferisce la citazione biblica modificata (la vicenda di Abramo ed Isacco) iniziale, l’idea di un padre che uccide il proprio figlio a malincuore ma sa che deve farlo (anche se con finale diverso)- e l'intera vicenda, alla fine, ci fa provare simpatia e comprensione verso il ricercato. Malgrado tutte queste citazioni da altri lavori cinematografici il prodotto finale è favorito da una fotografia, ad opera di Caleb Deschanel, a dir poco favolosa con un meraviglioso uso dei colori e regia secondo me molto accurata. Resta comunque un film d’azione per la maggior parte del suo svolgersi anche se con scene di combattimenti e di inseguimenti molto d’effetto; ci è stato presentato come film d’azione ed ovviamente i venditori premono su questa sfaccettatura di questo film per poterlo smerciare di più; è vero ci sono parecchie forzature a livello di trama, particolari e coincidenze assurde che riportano alla mente americanate che nulla hanno a che vedere (uno su tutti l’autocostruzione di coltelli ed armi come appunto Rambo) ed espedienti narrativi nati da esigenze cinematografiche che però non scadono mai nel ridicolo e non vengono pompati ed infarciti di incongruenze evidenti. Finale con omaggio a Bob Dylan e soprattutto allo scomparso Johnny Cash, con la sua interpretazione di "Highway 61 revisited".
Voto: 8½
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Déjà Vu - Corsa contro il tempo
Titolo originale: Déjà Vu
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Thriller
Durata: 128 minuti
Regia: Tony Scott
Cast: Denzel Washington, James Caviezel, Val Kilmer, J.W. Williams
Distribuzione: Buena Vista International Italia
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Trama : ----- un terribile attentato su un traghetto provoca moltissime vittime , e per cercare di trovare il folle terrorista si ricorrono a tecniche d'avanguardia in campo scientifico . Una corsa contro il tempo verra' attuata da un coraggioso poliziotto anche perche' la salvezza di una ragazza dipende dalla riuscita di questa ardita operazione.
Sunto del commento :-----un film tutto azione e girato senza sosta di situazioni da un Tony Scott meno videoclipparo del solito , senza velocizzare o sincopare le immagini, e che percorre strade tortuose per arrivare alla soluzione dell'enigma.Strade assolutamente incredibili visto le premesse e aspettative di questo prodotto di matrice poliziesco-terroristica . Ne esce un ibrido comunque gustoso e che si fa vedere senza problemi , sorretto da un come sempre grande Washington , che appaga il sapore dell'intrattenimento con una buona suspance.Manca purtroppo una vera atmosfera e connotazione per l'incredibile strada che il film prende, si rimane un po' straniati dal tutto , certe cose sono un po' tirate per i capelli e alcune cose gia' viste. Da vedere quindi come un movie senza troppe pretese e per svago un po' piu' impegnato del solito , con un inizio di incredibile impatto visivo per la grandiosita' della scena.Titoli iniziali come al solito di Scott geometrici e ricercati.
Osservazioni spoilerose: ------ Tony Scott ha da sempre avuto la mano pesante nel sincopare i propri film ( ricordiamo il suo stile videoclipparo che abbiamo appena visto nel recente Domino ) , donando alle immagini le velocizzazioni che lui stesso ritiene necessarie in maniera diretta utilizzando il tasto ffw e non lo stacco dell'immagine e della situazione grazie al montaggio.Qui in questo tirato e appassionante thriller con divagazioni sui viaggi del tempo , il fratellino del grande Ridley tira un attimo il freno a mano , non esagera nel voler sincopare il tutto , e si abbandona a una narrazione piu' morbida e regolare, per cercare piu' un film di situazione e di discorsi che di azione ( che non manca affatto comunque, inseguimenti e sparatorie , con annessi botti e ammucchiamento di vetture ci sono ).La scelta d'altronde, dovendo infilarsi nel difficile ginepraio delle situazioni spaziotempo , era praticamente obbligata.E qui il grandissimo Denzel Washington gira per la scena incontrastato , e ordina e riordina il passato per far diventare il futuro un ideale luogo dove il terribile incidente iniziale non accada e la prigioniera del terrorista venga salvata.C'e' una grandissima attenzione a
far coincidere il tutto con le situazioni future quando il detective si getta nel passato tramite un macchinario un po' ridicolo nel design ( un tubo che succhia energia tale da provocare un black out totale nella zona ) , vengono posizionati gli oggetti e le persone in modo da seguire un filo logico.E alla fin dei conti si puo' dire che tutto coincida , anche perche' viene cercato l'escamotage tranquillo del futuro parallelo che si tronca improvvisamente come un ramo spezzato e non del futuro che subisce variazioni da un intervento nel passato.
Ed e' cosi' che possiamo assistere al consolante finale,panacea di tutte le traversie che i doppioni e le trame avverse del tempo non hanno negato.E come nei classici "Ritorni al futuro" e' stuzzicante e divertente vedere e cercare i peli nell'uovo, trovare anomalie e delle cose che non vanno.Qui c'e' stata come si diceva una grande attenzione al tutto ,sin nei minimi particolari , anche se poi il trucco del futuro spezzato ha facilitato il lavoro di ricostruzione.
Strepitose le scene iniziali con il traghetto esploso, precedute dai titoli iniziali come al solito( x scott ) geometrici e ricercati.
Purtroppo c'e' anche una fase di osservazione della vittima passata/futura e di spiegazione dei macchinari che appesantisce il tutto , con degli scienzati stereotipo , troppo lunga e approfondita che serve per adeguare il pensiero dello spettatore a quanto sia complicata la macchina del tempo.
In definitivca buon film d'azione, tirato e coinvolgente , che ha i suoi limiti nel fatto che non dice assolutamente nulla di nuovo sull'argomento viaggi nel tempo o in generale , ma usa e abusa di idee "dejavu",dotato della solita fotografia di Scott un po' sgranata e virata sul giallo verde .Alla fine non si esce dalla sala delusi , l'appagamento leggero da cinema d'azione e un po' fracassone c'e' stato ( e comunque Denzel da solo vale il biglietto ) , ma si pensa velocemente al prossimo film appena usciti .
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Un`ottima annata - A Good Year
Titolo originale: A Good Year
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Commedia drammatica
Durata: 118 minuti
Regia: Ridley Scott
Cast: Russell Crowe, Mitchell Mullen, Marion Cotillard, Albert Finney
Distribuzione: Medusa Distribuzione
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TRAMA : max e' un operatore di borsa Inglese arrivista che non esita per nessun motivo e senza nessun mezzo ad arrivare dove vuole .Spinto dalla sete di potere e di denaro non sembra mostrare nessun tipo di sentimento verso nessuno, se non quello del tenero ricordo verso lo zio Henry e degli anni della sua fanciullezza dove viveva molte vendemmie fa in una tenuta nella Francia.
Un giorno viene a conoscenza della morte del vecchio zio e ,dato che questi non ha lasciato altri eredi , la tenuta e' sua. Recatosi in Francia per vendere prontamente il vigneto a cui non e' più per nulla interessato pensando che il suo vero mondo sta altrove , scoprirà che...
Sunto del commento per lettura veloce --- Un film tenero e mieloso diretto dal grande Ridley Scott ,che gronda miele ad ogni fotogramma , decisamente scontato e poco interessante che si sviluppa sulle basi del “Back to basic “ e del ritorno alla scoperta dei valori umani della vita. Decisamente Scott si e' voluto dare una pausa e con questo film intimista rallenta il valore della sua notevole produzione, poco centrato nello sviluppo quanto più nel rimirare luoghi e persone. Lavoro poco interessante, scontato, e con personaggi stereotipo per eccellenza che annoia dopo mezz'ora dall'inizio e che lo spettatore segue sapendo gia' che poi accadrà il prevedibile. Crowe gigioneggia al servizio di una trasposizione da romanzo poco incisiva,Abbie Cornish si conferma una presenza gradevole di belle promesse, le musiche e i paesaggi affascinano. Troppo poco per un regista di grande valore che qui si ammira e diverte. Una volta tanto può andare e glielo possiamo perdonare.
Osservazioni --------- Bisognerebbe capire le motivazioni che hanno spinto Scott a girare un film simile, lontano da qualunque necessità di virtuosismo registico che sta nei suoi numeri ,e che qui infatti non compaiono e anche non servono, per capire significativamente il perchè di questo film. Forse Scott ha voluto imprimere una svolta alla sua notevole carriera girando un film tenero e commovente dove regnano i buoni sentimenti in quanto appagato da lavori più innovativi e pregni ,forse ha voluto dare immagini a dei paesaggi che ammira come quadri ( il riferimento a Van Gogh e' più che indicativo in questo senso) , forse ha voluto Crowe come protagonista ,che tanti problemi ha nella vita per la sua sregolatezza e innata violenza,per dargli un volto umano e meno arcigno.
Tutte motivazioni che pero' non salvano il film da una noia mortale autocompiaciuta , con delle situazioni che si sbrogliano senza nessun nerbo alcuno e che non riservano sorprese. Scontato, prevedibile e fastidiosamente mieloso, vediamo in scena personaggi che per una vacanza ribaltano una vita , che in due giorni si ritrovano pieni di dubbi , rinnegando un credo di esistenza ormai consolidato non perchè non conoscessero questo nuovo a cui sono momentaneamente a contatto ( e qui sta la cosa grave del poco credibile ) ma perche' proprio lo avevano escluso.
I due piatti della bilancia sono troppo estremi perche' si possa considerare logico un simile repentino cambiamento , e il fatto che ci siano tanti personaggi cosi' affettuosi e teneri intorno sa piu' del fastidioso e artefatto che del vero “ vino in veritas “ come dice il film per tutto il tempo.
Si assistono cosi' a delle situazioni di poco impatto e scarso interesse, come i ripetuti cambi di velocita' della pellicola nella piazza con la macchina, le pernacchie ai ciclisti ( che Scott sia un fan di Lance Armstrong e abbia voluto ricordare ai Francesi le molte vittorie dell'americano nel tour ? ) ,gli incontri a cena e le schermaglie con l'ufficio ( con una collaboratrice doppiata in maniera a dir poco orrenda ), con poesie e canti per la vigna che porta e mantiene la vita, con figlie illegittime che arrivano e conoscono il vino alla perfezione manco fossero enologhe da una vita , con donne che ti confessano quanto sono tremende e poi si rivelano delle sentimentali folli. Si salvano i Flashback della giovinezza , più puliti a livello di intenzioni e di narrazione, anche loro teneri e affettuosi ma rispetto alla trama principale possiedono un maggior impatto. E come se fossimo in un mondo magico tutti si traformano , chi c'è e arriva diventa una nuova persona , e furbescamente Scott ci sublima il concetto con questo trucchetto artificioso.
Crowe gigioneggia divertito ma risulta poco convincente , la Cormish si dimostra volonterosa e di bella presenza, mentre il resto dei personaggi vive una vita inutile a cornice del film con i due vignaioli a farsi portatori della verità suprema con momenti quasi surreali ( la partita a tennis dove il tempo stringeva per mettere a posto la tenuta, il balletto della moglie davanti a Crowe e la cena d'incanto in un mondo che sembra quasi a parte , non al resto,ma addirittura alla vigna stessa).
Grandissima la scena del cinema all'aperto davanti alla piscina , veramente emozionante in questo contesto soporifero.
Se piacciono le storie per commuoversi e calarsi in una atmosfera banale ma dolce , questa e' l'ideale , per gli altri in verità è solo noia...
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The Prestige
Titolo originale:
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Drammatico
Durata: 135 minuti
Regia: Christopher Nolan
Cast: Christian Bale, Michael Caine, Hugh Jackman, Scarlett Johansson
Distribuzione: Warner Bros. Italia SpA
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Trama----Robert Angier e Alfred Borden,sono due celebri maghi illusionisti che a cavallo tra 800 e 900 cercano in ogni modo di superarsi in bravura l'uno carpendo i segreti dell'altro,gelosi e ossessionati alla follia dei successi del rivale.Arrivano a punti talmente elevati di odio e invidia da rischiare non solo la propria vita ma anche quella di chi gli sta intorno.E i segreti a cui vengono a contatto sono veramente incredibili...
Sunto del commento----niente da dire , Nolan si conferma regista di assoluto talento e mette in scena questa storia in una maniera magistrale, seguendo i tre tempi della magia nel suo film , una preparazione metodica ma ordinaria , poi la scoperta dell'incredibile e alla fine il prestigio.Un vero lavoro di puzzle e di comparsa/scomparsa , di trucco e evoluzione del fascino che dotato di una grande fotografia e immerso in una ambientazione perfetta affascina e tiene sulle corde fino allo sconvolgente finale.Prigionieri del loro sogno e delle loro ossessioni ,i due maghi invece di una corsa verso il successo perseguono un sogno di pura esaltazione delle loro capacita' oltre ogni limite e senza nessun rispetto di ogni regola.Imperdibile sotto piu' punti di vista ( trama,fotografia,regia,costumi ) dimostra una volta di piu' il talento di Nolan, che sfrutta al meglio un terzetto di attori quanto mai ispirati e inserisce la splendida Scarlett Johansson,fascino e sensualita',perfetta in una parte dove il dualismo vige padrone.Cameo di David Bowie.
Osservazioni ( spoilerose,non leggere senza visione ) ----Christoper Nolan ogni volta che torna e' un appuntamento imperdibile per ogni appassionato di cinema ,perche' in una produzione non elevatissima a livello di quantita' riesce a dare ad ogni film che mette in scena una particolare influenza e un timbro capace e autoriale ai suoi lavori.Cosi' come fece con "Memento" che fu rivoluzionario e assolutamente geniale , Imsonia fu particolare e ambientato in un paesaggio affascinante ,Batman Begins ridono' splendore in mnaiera anticonvenzionale a un supereroe rovinato da alcuni seguiti a dir poco sfacelo.Con "The Prestige" l'autore prosegue le sue linee di rivoluzione del racconto presentando la storia di due maghi-prestigiatori avversari che non si accontentano mai dei risultati sopratutto perche' l'avversario ogni volta va un gradino piu' in alto.L'ambientazione degli anni a cavallo dei due secoli ( 800 e 900 ) e' perfettamente ricostruita anche se le scenografie non sono gigantesche e ridondanti,i costumi ci calano e aiutano in questo mentre la trama prosegue centralizzando sempre di piu' le figure dei due egocentrici prestidigiatori.
La bellezza di questo film sta sopratutto nel fatto di saper ricreare in maniera perfetta le tre fasi della prestiditigiazione e dello stupore ,regole e dogmi che instancabilmente il mentore-guru Caine ripete, infatti con un inizio lento ma progressivo abbiamo la fase della presentazione,poi con quel che accade dopo abbiamo lo stupore dell'incredulita' e alla fine il prestigio,con l'accadimento di cio' che sembra impossibile.Fondando il suo lavoro per linee parallele che si intersecano man mano,assistiamo a un proseguire dell'attivita' dei due rivali senza sosta che vogliono giungere all'obbiettivo prima e di piu' della controparte.Volendo rubare non solo gli occulti segreti ma sopratutto la vita e gli amori e affetti dell'altro (come fa Borden con la moglie e poi l'amante di Angier , e come fa Angier con la figlia di Borden ) , quasi che non ci si accontenti della sola capacita' di costruire nuove strabilie ma di arirvare a terribili distruzioni.
La differenza tra i due e' che mentre Jackman agisce d'accumulo Bale agisce di rinsaldamento e di vera metaformosi per avere un dualismo perfetto , dove uno costruisce solo inerte materia organica che viene subito rimpiazzata l'altro si crea un nuovo grande alter ego che possa agire a 360 gradi per fare della vita una grande scoperta assaporando e non perdendo moglie,figlia e amante.Ma alla fine tutti e due in fondo sono sconfitti, perche' poi ognuno perde qualcosa e le vittorie sono solo effimere perche' costruite sporcandosi le mani e con metodi assolutamente antietici.Dovendo anche rimanere sordi alle esortazioni della vita sentimentale che sfugge,ciechi come coloro che non devono vedere le aberrazioni che si compiono per poter continuare a stupire nel prestigio senza vero onore ma folle ossessione. E alla fine tutti perdono qualcosa , rimane solo a colui che voleva tutto con un legame di dualismo totale un nuovo seme da educare verso nuovi orizzonti ( la figlia ) mentre il mentore capisce che la ricerca dell'oltre porta solo distruzione lasciando i duellanti al loro destino e mettendoli faccia a faccia , quasi sentendosi colpevole di aver tanto spronato senza briglie.
Un film completo, trascinante , che ti tiene con il fiato sospeso fino alla fine, diretto benissimo e interpretato da due attori assolutamente coinvolti ( Bale,ormai attore feticcio di Nolan,e' a dir poco superlativo,dimostrando una volta di piu' che i sodalizi regista-attore ben oliati facilitino le riuscite dei film) , con dei comprimari d'eccezione come Caine e la sempre splendida Scarlett, ormai diva a piu' livelli , assoluta donna di fascino e sensualita' nonostante la giovane eta' , con quel suo viso acqua e sapone che richiama pulitamente istinti ancestrali,misurata e deliziosa nella presenza,perfetta nelal parte di un amante che tutti vorrebbero avere ,anche i piu' puritani,per la sua semplice essenza che nulla ha di peccaminoso nello sguardo .
Curioso notare che lei e Jackman dopo Scoop con il grande Woody si siano cimentati in coppia in una altra pellicola a tema.
Un film imperdibile che non ha vere pecche, realizzato benissimo e con una trama robusta che anche se potrebbe all'inizio risultare ostica nella comprensione poi si sbroglia benissimo portandoci a una risoluzione finale assolutamente non banale e che e' lavoro non frutto della trovata che impone al film le scelte ma una scelta maturata genialmente dalla costruzione del film. Trovate 135 minuti liberi , saranno assolutamente ben ricompensati.
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[QUOTE=Mirabaud;519126]Ho paura che in ogni caso raccoglier
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commento non diviso per mancanza di spoiler determinanti , purtroppo le numerose critiche erano veritiere.
Tutti gli uomini del re
Titolo originale: All the King`s Men
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Drammatico
Durata: 140 minuti
Regia: Steven Zaillian
Cast: Sean Penn, Jude Law, Kate Winslet, Patricia Clarkson
Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
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Trama----Wille Stark ( Sean Penn ) e' un giovane idealista che con forza e determinazione vuole cambiare il sistema corrotto americano facendo pulizia sopratutto negli ambienti edili e nelle opere di strutture pubbliche.La sua benevola ostinazione pero' diventera' completamente diversa quando incarichera' un giornalista di scavare nel passato dei suoi nemici politici e sopratutto di un avvocato per lavare alcune macchie di cui non e' riuscito a rimanere indenne una volta giunto al potere.
Osservazioni ( non spoilerose ) : ci vuole una bussola per orientarsi in questo film di Steven Zaillian ( autore fino ad adesso, come regista , del "A civil action " con Travolta e del misconosciuto "Bobby Fisher " del 1993 , con vari attori famosi o che lo saranno stati dopo , piu' che altro e' stato un autore di screenplayer per vari film famosi tra cui "gangs of new york") , dove il regista rimane impassibile come comandante e lascia che il film sia una zattera alla deriva,affidandosi solo alla prova degli attori sperando che il loro impegno riesca a fondere tutti i comparti al posto suo e rendere omogeneo il lavoro.Ovviamente la cosa non riesce , e la zattera oltre che andare alla deriva affonda.
Abbiamo come risultato un film modesto che si svolge stralunato con tanti comparti segmentati e blindati ,mentre la trama si snoda enigmatica,ostica da seguire e poco interessante nello svolgimento.Lo spettatore fa una fatica incredibile a seguire le tre fasi della carriera di Starck ( proposizione violenta,ascesa al potere e poi conglobamento nel sistema corrotto) , con tutti quegli intervalli nella narrazione , quei flashback che sanno di patetico e le indagini al cloroformio di Jude Law.Non si puo' estraniarsi in questa maniera dalla cura del film e dalla sua crescita, credendo che gli attori possano da soli fare un film. Penn recita in maniera eccessiva con un agitarsi di arti e un estremizzare compiaciuto,law potrebbe vedere un omicidio di fronte agli occhi e dire " toh!" senza scomporsi per riferirlo al suo capo ,la winslet una presenza gradevole ma impalpabile ,Hopkins fa il grande saggio,costruisce balestre e poi dopo aver detto qualche grande verita' si accontenta senza graffiare.
Queste alternanze di recitazione fanno di tgudr un film a corrente alternata, un saggio del potere senza forza e una visione di poco appagamento, anche perche' per poterlo seguire nella sua pienezza bisognerebbe prima leggerne i contorni e poi vederlo,troppo confusionario e troppo asettico,per la mancanza di cura da parte del suo autore.Cosa resa ancora piu' grave dal fatto che essendo un remake poteva avere una base molto piu' solida e stimolante gia' di genesi partendo da un seme coltivato.Gli ultimi dieci minuti hanno una buona visualita' e impatto , ma troppo tardi e troppo poco per salvare come film questo palco soliloquale di attori consolidati.
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Giù per il tubo
Titolo originale: Flushed Away
Nazione e Anno: GB, Usa, 2006
Genere: Animazione
Durata: 90 minuti
Regia: David Bowers, Sam Fell
Cast:
Distribuzione: United International Pictures
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Trama----Roddy e' un aristocratico topo di kensington che vive nella piu' agiata delle residenze,adorato dalla sua padroncina e in ozio e lusso totale.Un giorno,Syd, un topaccio di fogna arriva dallo scarico del lavandino e ,complice l'assenza dei padroni in vacanza , ne mina la tranquillita' e la padronanza della reggia.che fare ? Il suo piano di farlo cadere nello scarico del water fallisce e invece ci cade lui.La discesa lungo il tubo sara' una caduta verso un nuovo mondo con una autentica cittadina di topi che vive e si muove,che pero' ben presto dovra' affrontare una seria minaccia da parte di un rospo che e' pieno di odio.Intanto fara' la conoscenza dell'affascinante topina Rita...
Osservazioni : ( no spoiler ) ---- veramente bello e divertente questo cartone targato dreamworks , che,seppur privo della freschezza e della genialita' dei tanto strombazzati sul cartellone "Shrek" e "Madagascar" degli stessi produttori ,ci regala un buon divertimento con una serie di azioni e di successioni di accadimenti veramente spassose,dal ritmo serrato e che hanno dalla loro ad aiutarli la caratterizzazione dei personaggi compiuta e multiforme.L'idea di base era di unire 007 ( ultracitato nella famosa scena d'apertura di ogni bond che compare all'inizio) con Lara Croft ( qui impersonata/omaggiata dalla topina Rita), operazione che riesce benissimo perche' l'eleganza di Rodney e i marchingegni presenti ne connotano le caratteristiche e le basi di racconto,cosi' come il design di Rita ricorda moltissimo quello della deludente,almeno al cinema, avventuriera dei videogiochi.Assistiamo alla esposizione di molti attrezzi inverosimili e ingegnosi sulla barca , salti e balzi con appigli in serie, fantasiose moto d'acqua fatte con frullini e matite e pericoli incombenti addirittura a rischio catastrofe ( spassoso l'uomo sandwich che annuncia le possibili pericolose vie future ).La citta'topesca si muove benissimo, ci sono sempre inquadrati particolari di vita e di comune daffare, e i momenti spassosi e divertenti non mancano in un dosato lavoro di alternanza tra azione e leggerezza di buon calibro.
Divertenti i due topi gangster con tanto di gessato Arpio e Bianchino , spassosi nella loro imbranata comicita' , ben tratteggiato il cattivone Rospo con annesso fido aiutante Francese e Ninja al seguito.Veramente bella la scena al telefono con il rospo mimo e il volo sopra la citta' con un sacchetto della British.Si citano vari film oltre ai due base, da terminator 2 a Galline in fuga ( appare all'inizio la scatola del dvd tra la raccolta di Rodney) .Per quanto riguarda il lato tecnico i movimenti stile plastilina sono fluidi e ben marcati , non ci sono sbavature di sorta, continuando e migliorando la tecnica
derivata dagli essenziali "Wallace e Grommitt "e "Galline in fuga".i fondali su cui si muovono i personaggi sono praticamente perfetti , un po' troppo semplici i vermetti canterini che appaiono spesso che sembrano muoversi meno fluidamente con il resto del comparto animato.
Le canzoni ci sono , ma sono brevi, inerenti alla situazione e non appesantiscono ma danno atmosfera.
Un film non innovativo , ma divertente e movimentato che accontenta sia grandi che piccini per la sua fruibilita' a piu' strati.
Leggete il cast dei doppiatori originali, un tappeto di stelle.
Voci della versione originale: Kate Winslet (Rita), Hugh Jackman (Roddy), Andy Serkis (Spike), Ian Mckellen (Toad), Bill Nighy (Whitey), Simon Callow, Shane Richie (Syd), Geoffrey Palmer, Jean Reno, Douglas Weston.
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Eragon
Titolo originale:
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Fantastico
Durata: 90 minuti
Regia: Stefen Fangmeier
Cast: Jeremy Irons, John Malkovich, Edward Speleers, Djimon Hounsou
Distribuzione: 20th Century Fox
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Trama----- “La magia proviene dai draghi e scorre nei cavalieri che li comandano” .In un reame senza tempo si sta combattendo una feroce guerra per il predominio del territorio, dove il feroce Galbatorix ( Malkovich ) regna con la forza e seminando il terrore.La leggenda dice che un giorno torneranno i draghi da tempo scomparsi e faranno giustizia.Un giovane contadino di nome Eragon diverra' il cavaliere della giustizia e del riscatto , sopratutto dopo che ritrova nella foresta una pietra di colore blu che invece si rivela essere un uovo di drago.O meglio, di una piccola draghessa...
Sunto del commento :----un film che dovrebbe avere un grande respiro e invece prende aria in tempi brevissimi , non concede alcuno spazio all'approfondimento e alla conoscenza di luoghi e personaggi tradendo ogni spirito di film epopea ambientato in luoghi senza tempo.Novanta minuti tutti di gran carriera che tra l'altro prima del finale vivono di noia e stanchezza per la troppa banalita' del girato , sia per le situazioni di sceneggiatura che le capacita' del regista a imprimere qualita'.Un cast con due mostri sacri e un buon attore ( carlyle ) che viene pero' poco sfruttato rispetto alel capacita'. Purtroppo lo spirito dei grandi classici a cui si ispira viene deluso completamente.Ignobile la voce del drago di Ilaria d'Amico.Solo per un divertimento leggero senza pretesa alcuna.Ovviamente inutile dire che non finisce...
Osservazioni ( qualche spoiler ) : ---- Ed ecco che dopo la fine della trilogia dell'anello dovrebbe ritornare un nuovo blockbuster che per tre anni dovrebbe garantire incassi e interesse verso il genere fantasy.Tratto dal romanzo di un giovanissimo che ha iniziato a scrivere la trilogia a 15 anni ( ora ne ha 23 ) , questo film coniuga la trilogia di Jackson con i temi di Dragonheart . Film quindi di aperta derivazione, che dovrebbe prendere a modello i grandi classici che lo hanno generato per omaggiarli e da loro prendere le basi per raccontare una storia diversa in ambienti e logiche di moviemnto uguali. Invece il film si fa beffe di tutte le necessarie fasi di preparazione e con una fretta degna di un fast food salta a pie' pari ogni logica di genesi e di tempi di raffronto spetattore/personaggio per capirne al meglio i caratteri e le mentalita'.Vediamo quindi la velocissima preparazione da contadino a cavaliere , l'ancora piu' veloce trasformazione della draghetta in draghessa , conosciamo i cattivi con un ciao e una stretta di mano e dritti dritti verso la battaglia finale che si svolge dopo una iniziale preparazione in tempi brevi rispetto a quelli a cui ci aveva abituati jackson.
Il film dura 90 minuti , troppo pochi per la tipologia di racconto che avrebbe avuto bisogno di fasi piu' circostanziate e non questa terra bruciata dei tempi e dei raccordi della genesi dei personaggi, per cui ecco spiegata questa frenesia.
Tra l'altro a contrapposizione di questa velocita' , la resa filmica non e' interessante e movimentata , prima della battaglia finale ( non aspettatevi moltitudini a confronto e lunghi campi con migliaia di soldati , e' sopratutto una guerra aerea ) abbondano stereotipi e situazioni assolutamente banali , frasi sparate ad effetto ( contiamo anche " in attesa della tua venuta!") e poca profondita' di recitazione da parte del protagonista ( ci hanno messo un sacco per trovarlo ma alla fine e' poco espressivo e valido ) che rendono il tutto banalotto e noioso in attesa del finale.
Per quanto riguarda i due mostri sacri , Irons, amante di queste ambientazioni ( ricordiamo la sua parrtecipazione all'orrido " Dungeons and Dragon ) recita divertendosi ,lo avrebbe fatto credo anche gratis pur di esserci in un film simile, mentre John Malkovich fa due battute in attesa di una partecipazione piu' corposa nel prossimo capitolo.
recitazione per loro facile e scontata visto le grandi capacita' di base. Sienna e' una bella presenza ma poco espressiva che rifa' il verso alla ben piu' fascinosa Arwen anelliana , e il tutto si risolve a una prova da principessa da salvare.
I personaggi sono tutti smorti , apatici , privi di verve ( tranne Irons ) e anche Carlyle nella parte del supercattivo , nonostante carichi molto le espressioni, dona un personaggio tutt'altro che multistrato.
Dal lato tecnico la draghessa e' fatta bene sopratutto nei campi lunghi , da vicino in primo piano notiamo lavori di rifinitura dell'immagine tutt'altro che certosini.Comunque accettabili , tenuto conto che l'esordiente regista viene dalla scuola della Ilm.
Un film in definitva troppo corto e troppo veloce , che non affascina anche se possiede dei fondali e dei paesaggi ritoccati
che tradisce completamente lo spirito dei grandi classici che lo hanno generato.
Dovremmo poi sapere chi ha deciso di dare la voce della draghessa a Ilaria D'amico, forse uno dei peggiori doppiaggi del decennio superiore a quello di sharif nel leone di Narnia.
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Casino Royale
Titolo originale:
Nazione e Anno: Usa, GB, 2006
Genere: Azione
Durata: 144 minuti
Regia: Martin Campbell
Cast: Daniel Craig, Judi Dench, Eva Green, Cécile De France
Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
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Trama : gli albori dell'agente segreto piu' famoso del mondo , fresco di nomina come agente doppio zero ( due uccisioni in carriera ) , la sua missione iniziale , che lo portera' a fare il tour di vari paesi del mondo sulle tracce di un pericoloso terrorista e a conoscere l'affascinante Vesper Lynd , una funzionaria del tesoro di Sua maesta' , e di altri misteriosi personaggi.Sfoderando muscoli d'acciaio e coraggio in inseguimenti mozzafiato , l'agente segreto di sua maesta' vivra' i suoi momenti più difficili su un tavolo da poker...
Sunto del commento ---- Casino Royale presenta il nuovo 007 e contemporaneamente propone gli inizi della sua carriera.Sembra un paradosso ma la produzione ha voluto giocare la carta del begins per giocare sul sicuro , senza che anche i non bond fans o gli occasionali spettatori abbiano comunque bisogno di qualsiasi background per entrare nel mondo dell'agente segreto piu' famoso del mondo.Dopo un inseguimento iniziale mozzafiato a piedi , il film rientra in canoni meno esagerati riproponendo l'inevitabile corollario di belle donne e macchine di lusso , club esclusivi e marchingegni di ogni tipo tecnologicamente avanzati ( e questo colloca bond non in una realta' anni 60 ma nel 2000) , nemici spietati e ingannevoli.
Purtroppo il film dopo l'inizio al fulmicotone e la grande ambientazione della partita a poker subisce un brusco rallentamento con situazioni troppo sdolcinate e accelerazioni brusche per giungere al finale , in un crescendo poco interessante di un collage imperfetto.I bond fans non resteranno delusi da questo episodio , peccato che dopo aver trovato un erede di Moore e Connery perfetto ( Daniel Craig ha il fisico e i numeri per fare bond , duro quanto serve ma anche fascinoso e con classe ) , si sia privilegiata la strada nel finale poco convincente di un atmosfera che poco chiude e molto sconforta l'arco narrativo.Eva Green e' una bella donna ma decisamente come bond girl avrebbe dovuto avere una forza o un fascino diverso solo dalla sua fisicita' o presenza .Sigla iniziale pop eccezionale.
commento esteso : (non leggere senza visione ) ---- Per il nuovo capitolo di james Bond 007 (dopo 40 anni, 20 film e 5 attori ) e' stato reclutato Daniel Craig , un attore a tutto tondo ( ricordiamo la sua partecipazione a " Munich ") che con un fisico davvero statuario ( e la trama fa di tutto per farglielo mostrare...) imprime una forza e una potenza di raro impatto all'agente segreto piu' famoso del cinema . Craig modella 007 a misura dei tempi , rendendo rispetto ai capostipiti il personaggio con un valore di classe meno marcata ma decisamente vigoroso , lavorando sulla gestualita' e le azioni piuttosto che i discorsi glamour ( a questo proposito favoloso lo scambio di battute sul mescolato e sheckerato ) .Ne risulta un bond emulo di Robocop ( e tutti i macchinari tecnologici che indossa lo rendono quasi una corporale imitazione ) , che prende mazzate a piu' non posso e sembra inarrestabile a qualunque colpo subito . La cosa e' verosimile ,per diventare un doppio zero bisogna fare chissa' che allenamento fisico , piace
e rende il film scorrevole e piacevole.La scena iniziale e' strepitosa , con quell'inseguimento a piedi che sfida ogni legge della fisica e dei limiti umani , per poi ricalarsi nei panni del fascinoso uomo glamour senza mai perdere di vista la preponderanza fisica e la presenza .Teniamo anche conto che abbiamo una sigla iniziale stile pop a dir poco eccezionale , e un inizio in b-n che sfocia nella presentazione del logo " Bond " con occhio e colpo di arma da fuoco da applausi. Senza tralasciare la scena dell'aereo ( omaggio a indiana jones ) dove vediamo il nostro Santamaria nella parte del cattivo che continua e prosegue la flessione dei muscoli e la assoluta mancanza di ogni rispetto delle regole da parte del nostro eroe.Purtroppo dopo la strepitosa ambientazione del casino' e la partita intervallata per via delle numerose interruzioni , assistiamo alla scena della tortura , e sembra per apoteosi della genesi della storia che una volta colpito alle palle il personaggio non abbia piu' nulla da dire , tutto si sgonfia e si perde in ambientazione sdolcinate che la poco fascinosa in presenza , ma bellissima , Eva Green sostiene con animo da liceale innamorata.
Poi il finale a Venezia e' frettoloso,raffazzonato e con poca voglia di spiegare quanto piu' di chiudere , con tutto affidato a una scena del palazzo che crolla di sicuro effetto ma di poco valore nel suo complesso con la chiusura delle spiegazioni e una lotta con sparachiodi di Raimiana memoria davvero risibile e monotona.
Un fim quindi che funziona perfettamente per meta' , o perlomeno possiamo dire quasi a tre quarti , che una volta che inchioda fisicamente il protagonista si perde,sgonfia e si contorce in cose che onestamente erano evitabilissime,monotone,fatte forse per spalmare il piu' possibile il bond gradimento a tutti i livelli .
Giannini recita senza problema la parte di poco impegno a lui affidata , Eva Green fa rimpiangere ampiamente alcune illustri attrici che l'hanno preceduta per affidarsi solo alla propria bellezza senza dare vigore , il cattivo che sanguina dagli occhi e' un gran bel personaggio e Campbell in regia dirige come puo' per i suoi mezzi dando un prodotto di grande effetto,che sa alternare almeno per un tempo azione con situazione .E' bello sapere che abbiamo un nuovo Bond all'altezza , rinnovamento ma anche continuazione ( omaggio alla scena in costume di ursula Andress che esce dall'acqua a sessi invertiti ) , spettacolo ma anche stile, peccato che volendo accontentare tutti e troppi alcune cose sono messe li' senza alcuna vere necessita', sgonfiando progressivamente il film e la sua potenza visuale.
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Apocalypto
Titolo originale:
Nazione e Anno: Usa, 2006
Genere: Drammatico
Durata: 125 minuti
Regia: Mel Gibson
Cast: Dalia Hernandez, Mayra Serbulo, Gerardo Taracena, Raoul Trujillo
Distribuzione: Eagle Pictures
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Trama----la storia di un componente di una tribu' maya e della sua famiglia , dopo la terribile tragedia capitata alla sua comunita' ad opera di una crudele tribù avversaria e invasore, adoratrice del culto del dio kukulcan.Dopo che e' capitato questo , al coraggioso sopravvissuto non resta che abbandonare ogni tipo di pieta' per poter sopravvivere e salvare i suoi cari...
Sunto del commento :---- parlato in lingua Maya di Yucateco , e ovviamente sottotitolato , il film tradisce le attese di storia epica del popolo maya per dedicarsi principalmente a una storia di rabbia e vendetta,girata veramente molto bene in foreste e stupendi paesaggi , risultando alla fine povero di denunce, contenuti e vere dichiarazioni di visione verso un preciso periodo storico.Gibson poteva girare questo film anche in diverse location , con altri protagonisti e il senso del film a livello di determinazione storico-politica non sarebbe cambiato assolutamente di nulla.Un grande spettacolo che lascia in tensione fino all'ultimo, con delle buone scene di massa e degli effetti truculenti di ferite e lacerazioni corporee di primo ordine assolutamente non occultate( stranissima la mancanza di divieti visto l'abbondanza di sangue che appare nel film ) , da vedere purtroppo come fine a se stesso senza altri rimarchevoli pregi. Non deludera' cercando l'intrattenimento e la voglia di vedere come finisce per seguire la sorte del protagonista , ma per il resto e' una operazione monca di qualunque visione di riflessione o di introspezione. Finale del tutto risibile piu' incollato che generato , mentre la scelta autoriale di non farlo girare doppiato viste le premesse sopra risulta piu' un vezzo che una scelta per calarsi in atmosfere ben precise.
commento( non leggere senza visione ) ---- alla fine dopo tante chiacchere sulla sua violenza , un film di grande visualita' , pathos e tecnica , ma del tutto privo di qualunque personalita'.Niente da dire , la storia incolla allo schermo perche' a tutti i costi vogliamo sapere che fine farà il coraggioso protagonista nel corso della sua cattura , resistenza e poi fuga. Le ricostruzioni ambientali del villaggio sono praticamente perfette , come quelle della piramide e della zona circostante con campi rinsecchiti e mercato degli schiavi.E cosi' anche i trucchi che propongono scarnificazione e lacerazione di prim'ordine , un vero campionario di sangue sparso in diverse metodologie , con umani e animali a subire percosse e tagli.Gibson si dedica tantissimo al lato estetico del suo film , ma diversamente che per " the passion " qui la crudelta' sembra piu' un esercizio di stile che un vero veicolo di racconto della sofferenza e della crudelta', lasciando lo spettatore con un forte impatto solo per il tempo in cui avviene il trucco per poi perdersi invece che lasciare un segno di sconvolgimento e ricordo nel nostro animo .Agendo di forza il regista implementa e dà carburante alla storia , sempre sul filo del rasoio e in costante movimento , creando una sorta di rambo dei maya con chiari rimandi al cinema di Mann ( colossale la citazione della cascata , come la somiglianza del cattivo a Magua e gli inseguimenti nelle foreste ) , ma diversamente da questo illustre predecessore che crea una storia completa e una epica di base , Apocalypto si dilunga in situazioni di gara ad eliminazione portando la cosa a diverse angolazioni e prospettive di speranza di visione verso la quale lo spettatore si era approcciato entrando in sala.
Bellissimo l'inizio con le scene di caccia e la vita di gruppo nel pacifico villaggio , ottima la scena dell'incontro con gli spauriti altri indigeni ( misteriosamente ripresi dai biechi cacciatori di uomini prima dei protagonisti nonostante fossero gia' passati oltre ...) ma dopo che il villaggio viene dato alle fiamme e le donne barbaramente violentate ( ricordando i vari massacri indiani e la scena ultrafamosa di " soldato blu ") tutto si piega verso una direzione cara al " rape and rage " d'azione.con tutte queste premesse si rinnega l'ambientazione , si rinnega la necessita' di sottotitolare il film per proporlo in lingua maya e sopratutto si rinnega ogni possibile approfondimento che una risicata scenetta finale vorrebbe condurre a un concetto piu' ampio.
A gibson si puo' quindi rinfacciare di non aver fatto un film di grande valore , ma chi vorra' avvicinarsi a questa opera senza alcuna pretesa storica o grande riflessione , si puo' tranquillamente accomodare e godersi lo spettacolo di colori forestali, scene di massa e di vita tribale ( ne abbiamo anche una in un campo sterminato di morti senza testa di grande effetto ) e inseguimenti cacciatore - cacciato di grande pathos .
Troppo poco per un film che sembrava generato per inseguire ben altri traguardi.
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Marsellus mi sei mancato.
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pensa nutella che in questi 12 giorni ( piu' o meno dal 23 dicembre al 5 gennaio ) la carenza di film al cinema mi ha quasi ucciso...avrei dovuto vedere ole' e vacanze di natale...grazie nutella, mi fa piacere sapere che i miei deliri grafomani sono apprezzati...ti ringrazio sentitamente.
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Io non sto più sfornando niente... è da un sacco che non vado al cinema, oltretutto stasera vado a vedere Apocalypto però mi dà un po' fastidio perchè vorrei prima vedere La Passione per fare un po' di confronti, altrimenti non ha quasi senso vederlo, vorrà dire che lo affitterò :D
Anzi ora posto quella di deja vu, che ho visto ma che non ho ancora trovato l'ispirazione per finirla di scrivere