Dopo la nebbia
Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle.
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore
del cielo.
G. UNGARETTI
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Dopo la nebbia
Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle.
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore
del cielo.
G. UNGARETTI
A Silvia
Silvia, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando belt� splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare
Di giovent� salivi?
Sonavan le quiete
Stanze, e le vie dintorno,
Al tuo perpetuo canto,
Allor che all'opre femminili intenta
Sedevi, assai contenta
Di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Cos� menare il giorno.
Io gli studi leggiadri
Talor lasciando e le sudate carte,
Ove il tempo mio primo
E di me si spendea la miglior parte,
D'in su i veroni del paterno ostello
Porgea gli orecchi al suon della tua voce,
Ed alla man veloce
Che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
Quel ch'io sentiva in seno.
Che pensieri soavi,
Che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
La vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
Un affetto mi preme
Acerbo e sconsolato,
E tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
Perch� non rendi poi
Quel che prometti allor? perch� di tanto
Inganni i figli tuoi?
Tu pria che l'erbe inaridisse il verno,
Da chiuso morbo combattuta e vinta,
Perivi, o tenerella. E non vedevi
Il fior degli anni tuoi;
Non ti molceva il core
La dolce lode or delle negre chiome,
Or degli sguardi innamorati e schivi;
N� teco le compagne ai d� festivi
Ragionavan d'amore.
Anche peria fra poco
La speranza mia dolce: agli anni miei
Anche negaro i fati
La giovanezza. Ahi come,
Come passata sei,
Cara compagna dell'et� mia nova,
Mia lacrimata speme!
Questo � quel mondo? questi
I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi
Onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte dell'umane genti?
All'apparir del vero
Tu, misera, cadesti: e con la mano
La fredda morte ed una tomba ignuda
Mostravi di lontano.
GIACOMO LEOPARDI
Il pioppo
Vibra nel vento con tutte le sue foglie
il pioppo severo;
spasima l'aria in tutte le sue doglie
nell'ansia del pensiero:
dal tronco in rami per fronde si esprime
tutte al ciel tese con raccolte cime:
fermo rimane il tronco del mistero,
e il tronco s'inabissa ov'� pi� vero.
C. Rebora
Il nostro amore non si muove
Testardo come un mulo
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Stupido come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino.
J. PREVERT
Sono Una Creatura
Come questa pietra
del S. Michele
cos� fredda
cos� dura
cos� prosciugata
cos� refrattaria
cos� totalmente
disanimata
Come questa pietra
� il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo.
G. UNGARETTI
La verit� � sempre quella,
la cattiveria degli uomini
che ti abbassa
e ti costruisce un santuario di odio
dietro la porta socchiusa.
Ma l'amore della povera gente
brilla pi� di una qualsiasi filosofia.
Alda Merini
IL LAMPO
E cielo e terra si mostr� qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa appar� spar� d'un tratto;
come un occhio, che, largo, esterrefatto,
s'apr� si chiuse, nella notte nera.
G. PASCOLI
Tentazione
La tentazione � dolce, peregrina.
Erra tra tumulti rabbiosi,
tra l'infuocata sabbia di gesti
vigorosi, inconsulti, pretestuosi.
� mare viscido in salita,
� scala a pioli intricata,
� semplice, rotulea, torsione,
� solitudine: carnosa sostanza del nulla!
S'infila tra famelici neuroni,
intercapedini appassite dal vizio,
annacquando la folla pensierosa,
s'avvinghia; cieca, occulta ragioni.
L'altimetria del dubbio non la sfiora,
la metafisica certezza la sorprende,
senza prodigi, disincantata s'accende,
senza freni, caliginosa, s'espande.
Rumorosamente schianta la passione,
il fulcro fluorescente della vita,
volando su argute rotte, pare airone:
or s'appresta a planar; or si suicida!
LA REGINA
Io ti ho nominato regina.
Ve n'� di pi� alte di te, di pi� alte.
Ve n'� di pi� pure di te, di pi� pure.
Ve n'� di pi� belle di te, di pi� belle.
Ma tu sei la regina.
Quando vai per le strade
nessuno ti riconosce
Nessuno vede la tua corona di cristallo, nessuno guarda
il tappeto d'oro rosso
che calpesti dove passi,
il tappeto che non esiste.
E quando t'affacci
tutti i fiumi risuonano
nel mio corpo, scuotono
il cielo le campane,
e un inno empie il mondo.
Tu sola ed io
tu sola ed io, amor mio,
lo udiamo.
PABLO NERUDA
Alla vita
Amici ci aspetta una barca e dondola
nella luce ove il cielo s'inarca
e tocca il mare, volano creature pazze ad amare
il viso d'Iddio caldo di speranza
in alto in basso cercando
affetto in ogni occulta distanza
e piangono: noi siamo in terra
ma ci potremo un giorno librare
esilmente piegare sul seno divino
come rose dai muri nelle strade odorose
sul bimbo che le chiede senza voce.
Amici dalla barca si vede il mondo
e in lui una verit� che precede
intrepida, un sospiro profondo
dalle foci alle sorgenti;
la Madonna dagli occhi trasparenti
scende adagio incontro ai morenti,
raccoglie il cumulo della vita, i dolori
le voglie segrete da anni sulla faccia inumidita.
Le ragazze alla finestra annerita
con lo sguardo verso i monti
non sanno finire d'aspettare l'avvenire.
Nelle stanze la voce materna
senza origine, senza profondit� s'alterna
col silenzio della terra, � bella
e tutto par nato da quella.
MARIO LUZI
Vecchio dicembre
E� tanto vecchio, povero dicembre,
che cammina appoggiandosi a un bastone;
del sole non � amico, a quanto sembra,
perch� d�accordo va con il nebbione.
Nel fango affonda sino alle calcagna,
spruzza di neve l�albero e la siepe,
di prima neve imbianca la montagna
mentre nasce Ges�, l� nel presepe.
ANONIMO
Vorrei poter soffocare
Vorrei poter soffocare
nella stretta delle tue braccia
nell'amore ardente del tuo corpo
sul tuo volto, sulle tue membra struggenti
nel deliquio dei tuoi occhi profondi
perduti nel mio amore,
quest'acredine arida
che mi tormenta.
Ardere confuso in te disperatamente
quest'insaziabilit� della mia anima
gi� stanca di tutte le cose
prima ancor di conoscerle
ed ora tanto esasperata
dal mutismo del mondo
implacabile a tutti i miei sogni
e dalla sua atrocit� tranquilla
che mi grava terribile
e noncurante
e nemmeno pi� mi concede
la pacatezza del tedio
ma mi strazia tormentosamente
e mi p�ngola atroce,
senza lasciarmi urlare,
sconvolgendomi il sangue
soffocandomi atroce
in un silenzio che � uno spasimo
in un silenzio fremente.
Nell'ebrezza disperata
dell'amore di tutto il tuo corpo
e della tua anima perduta
vorrei sconvolgere e bruciarmi l'anima
spardere quest'orrore
che mi strappa gli urli
e me li soffoca in gola
bruciarlo annichilirlo in un attimo
e stringermi stringermi a te
senza ritegno pi�
ciecamente, febbrile,
schiantandoti, d'amore.
Poi morire, morire,
con te.
Cesare Pavese
RITRATTO DELLA MIA BAMBINA
La mia bambina con la palla in mano,
con gli occhi grandi colore del cielo
e dell�estiva vesticciola: "Babbo
- mi disse - voglio uscire oggi con te"
Ed io pensavo: Di tante parvenze
che s�ammirano al mondo, io ben so a quali
posso la mia bambina assomigliare.
Certo alla schiuma, alla marina schiuma
che sull'onde biancheggia, a quella scia
ch�esce azzurra dai tetti e il vento sperde;
anche alle nubi, insensibili nubi
che si fanno e disfanno in chiaro cielo;
e ad altre cose leggere e vaganti.
UMBERTO SABA
IL TUO SORRISO
Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l' aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d' improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.
Dura � la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d' aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.
Amore mio, nell' ora
pi� oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d' improvviso
vedi che il mio sangue macchina
le pietre della strada,
ridi, perch� il tuo riso
sar� per le mie mani
come una spada fresca.
Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.
Riditela della notte,
del giorno, delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perch� io ne morrei.
PABLO NERUDA
Veleggio come un'ombra
Veleggio come un'ombra
nel sonno del giorno
e senza sapere
mi riconosco come tanti
schierata su un altare
per essere mangiata da chiss� chi.
Io penso che l'inferno
sia illuminato di queste stesse
strane lampadine.
Vogliono cibarsi della mia pena
perch� la loro forse
non s'addormenta mai...
ALDA MERINI