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Elevation
Al di l� degli stagni, delle valli e dei monti,
al di l� dei boschi, delle nuvole e dei mari,
al di l� del sole, al di l� dell'aria,
al di l� dei confini delle stellate sfere,
Tu, mio spirito, ti muovi con agilit�
e, come buon nuotatore che gode tra le onde,
allegro solchi la profonda immensit�
con indocile e maschia volutt�.
Fuggi lontano dai morbosi miasmi,
voli a purificarti nell'aria pi� alta,
e bevi, come un puro liquido divino,
il fuoco chiaro che colma spazi limpidi.
Le spalle alla noia e ai vasti affanni
che opprimono col loro peso la nebbiosa vita,
felice chi con ali vigorose
si eleva verso campi sereni e luminosi;
Chi lancia i pensieri come allodole
in libero volo verso il cielo del mattino,
- chi si libra sulla vita e comprende senza sforzo
il linguaggio dei fiori e delle cose mute!
Charles Baudelaire
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Ah tu non resti inerte nel tuo cielo
e la via si ripopola d'allarmi
poich� la tua imminenza respira contenuta
dal silenzio di lucide pareti
e dai vetri che fissano l'inverno.
Camminare � venirti incontro, vivere
� progredire a te, tutto � fuoco e sgomento.
E quante volte prossimo a svelarti
ho tremato d'un viso repentino
dietro i battenti d'una antica porta
nella penombra, o a capo delle scale.
MARIO LUZI
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LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA
Passata � la tempesta:
Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
Rompe l� da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
Torna il lavoro usato.
L'artigiano a mirar l'umido cielo,
Con l'opra in man, cantando,
Fassi in su l'uscio; a prova
Vien fuor la femminetta a c�r dell'acqua
Della novella piova;
E l'erbaiuol rinnova
Di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passegger che il suo cammin ripiglia.
Si rallegra ogni core.
S� dolce, s� gradita
Quand'�, com'or, la vita?
Quando con tanto amore
L'uomo a' suoi studi intende?
O torna all'opre? o cosa nova imprende?
Quando de' mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio d'affanno;
Gioia vana, ch'� frutto
Del passato timore, onde si scosse
E pavent� la morte
Chi la vita abborria;
Onde in lungo tormento,
Fredde, tacite, smorte,
Sud�r le genti e palpit�r, vedendo
Mossi alle nostre offese
Folgori, nembi e vento.
O natura cortese,
Son questi i doni tuoi,
Questi i diletti sono
Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
E' diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
Nasce d'affanno, � gran guadagno. Umana
Prole cara agli eterni! assai felice
Se respirar ti lice
D'alcun dolor: beata
Se te d'ogni dolor morte risana.
Leopardi
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L'INFINITO
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di l� da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Cos� tra questa
Immensit� s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'� dolce in questo mare.
Leopardi
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� una gola di verzura dove il fiume canta
impigliando follemente alle erbe stracci
d'argento: dove il sole, dalla fiera montagna
risplende: � una piccola valle che spumeggia di raggi.
Un giovane soldato, bocca aperta, testa nuda,
e la nuca bagnata nel fresco crescione azzurro,
dorme; � disteso nell'erba, sotto la nuvola,
pallido nel suo verde letto dove piove la luce.
I piedi tra i gladioli, dorme. Sorridente come
sorriderebbe un bimbo malato, fa un sonno.
O natura, cullato tiepidamente: ha freddo.
I profumi non fanno pi� fremere la sua narice;
Dorme nel sole, la mano sul suo petto
tranquillo. Ha due rosse ferite sul fianco destro.
A.RIMBAUD
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AMOR MIO
Amor mio, se muoio e tu non muori,
amor mio, se muori e io non muoio,
non diamo al dolor pi� territorio:
non v'� estensione come quella che viviamo.
Polvere nel frumento, arena nelle arene
il tempo, l'acqua errante, il vento vago
ci port� come grano navigante.
Potuto avremmo non trovarci nel tempo.
Questa prateria in cui noi ci trovammo,
oh piccolo infinito! restituiamo.
Ma questo amore, amor non � finito:
cos� come non ebbe nascimento
morte non ha, � come un lungo fiume,
cambia solo di terre e di labbra.
PABLO NERUDA
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O NOTTE
Dall'ampia ansia dell'alba
Svelata alberatura.
Dolorosi risvegli.
Foglie, sorelle foglie,
Vi ascolto nel lamento.
Autunni,
Moribonde dolcezze.
O giovent�,
Passata � appena l'ora del distacco.
Cieli alti della giovent�,
Libero slancio.
E gi� sono deserto.
Preso in questa curva malinconia.
Ma la notte sperde le lontananze.
Oceanici silenzi,
Astrali nidi d'illusione,
O notte.
G. UNGARETTI
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IL FIGLIO
Sai da dove vieni?
... vicino all'acqua d'inverno
io e lei sollevammo un rosso fuoco
consumandoci le labbra
baciandoci l'anima,
gettando al fuoco tutto,
bruciandoci la vita.
Cos� venisti al mondo.
Ma lei per vedermi
e per vederti un giorno
attravers� i mari
ed io per abbracciare
il suo fianco sottile
tutta la terra percorsi,
con guerre e montagne,
con arene e spine.
Cos� venisti al mondo.
Da tanti luoghi vieni,
dall'acqua e dalla terra,
dal fuoco e dalla neve,
da cos� lungi cammini
verso noi due,
dall'amore che ci ha incatenati,
che vogliamo sapere
come sei, che ci dici,
perch� tu sai di pi�
del mondo che ti demmo.
Come una gran tempesta
noi scuotemmo
l'albero della vita
fino alle pi� occulte
fibre delle radici
ed ora appari
cantando nel fogliame,
sul pi� alto ramo
che con te raggiungemmo.
PABLO NERUDA
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UOMINI, DENTRO
Uomini, dentro
non avete che morte
morte che vi circola, nel sangue,
morte nel cuore
negli occhi nelle mani...
Polvere di morte le parole
morte negli scaffali,
nel pane che mangiate.
Giorni e stagioni di morte,
anche i bambini
hanno la morte in faccia.
Tutti assassini,
da anni,
da millenni,
da oltre i millenni.
Uomini, morirete
di morte...
DAVID MARIA TUROLDO
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ELEVAZIONE
Al di sopra degli stagni, al di sopra delle valli,
delle montagne, dei boschi, delle nubi, dei mari,
oltre il sole e l'etere, al di l� dei confini delle sfere stellate,
anima mia tu ti muovi con agilit�,
e, come un bravo nuotatore che fende l' onda,
tu solchi gaiamente, l'immensit� profonda
con indicibile e maschia volutt�.
Via da questi miasmi putridi, va' a purificarti nell'aria superiore, e bevi come un puro e divin liquore
il fuoco chiaro che riempie i limpidi spazi.
Alle spalle le noie e i molti dispiaceri
che gravano col loro peso sulla grigia esistenza
felice chi pu� con un colpo d'ala vigoroso
slanciarsi verso campi luminosi e sereni;
colui i cui pensieri, come allodole,
verso i cieli al mattino spiccano un volo
- che plana sulla vita. e comprende senza sforzo
il linguaggio dei fiori e delle cose mute.
CHARLES BAUDELAIRE
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Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me di� dos luceros, que cuando los abro
Perfecto distingo, lo negro del blanco
Y en el alto cielo, su fondo estrellado
Y en las multitudes, el hombre que yo amo
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado el o�do, que en todo su ancho
Graba noche y d�a, grillos y canarios
Martillos, turbinas, ladridos, chubascos
Y la voz tan tierna, de mi bien amado
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado el sonido, y el abecedario
Con el las palabras, que pienso y declaro
Madre, amigo, hermano y luz alumbrando
La ruta del alma del que estoy amando
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado la marcha de mis pies cansados
Con ellos anduve ciudades y charcos
Playas y desiertos, monta�as y llanos
Y la casa tuya, tu calle y tu patio
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me di� el coraz�n, que agita su marco
Cuando miro el fruto del cerebro humano
Cuando miro el bueno tan lejos del malo
Cuando miro el fondo de tus ojos claros
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado la risa y me ha dado el llanto
As� yo distingo dicha de quebranto
Los dos materiales que forman mi canto
Y el canto de ustedes, que es el mismo canto
Y el canto de todos, que es mi propio canto
Gracias a la vida, que me ha dado tanto.
VIOLETA PARRA
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AD ANNIE
Batto a la chiusa imposta con un ramicello di fiori
glauchi ed azzurri, come i tuoi occhi, o Annie.
Vedi: il sole co' l riso d'un tremulo raggio ha baciato
la nube, e ha detto - Nuvola bianca, t'apro. -
Senti: il vento de l'alpe con fresco susurro saluta
la vela, e dice - Candida vela, vai. -
Mira: l'augel discende da l'umido cielo su'l p�sco
in fiore, e trilla - Vermiglia pianta, odora. -
Scende da' miei pensieri l'eterna dea poesia
su 'l cuore, e grida - O vecchio cuore, batti. -
E docile il cuore ne' tuoi grandi occhi di fata
s'affusa, e chiama. - Dolce fanciulla, canta. -
G.CARDUCCI
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IL PIANO INFINITO
Adesso che ho superato gi�
tanti dolori e posso
leggere il mio destino come
una mappa piena di errori,
quando non sento nessuna compassione
di me stesso e posso
passare in rassegna
la mia esistenza senza sentimentalismi,
perch� ho trovato una relativa pace,
lamento solo la
perdita dell'innocenza.
Mi manca l'idealismo della giovent�,
del tempo in cui esisteva ancora per me
una chiara linea divisoria
tra il bene e il male
e credevo che fosse possibile agire
sempre in accordo con
principi amovibili.
ISABEL ALLENDE
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Chi sei tu, dolce luce,
che mi riempie, e rischiara l'oscurit� del mio cuore?
Tu mi guidi con mano materna, e se mi abbandonassi,
non saprei fare pi� nessun passo.
Tu sei lo spazio che circonda il mio essere
e lo racchiude in s�.
Da te lasciato, cadrebbe nell'abisso del nulla,
dal quale tu l'hai elevato alla luce.
Tu, pi� vicino a me di me stessa,
e pi� intimo del mio intimo, e tuttavia inafferrabile e incomprensibile,
che oltrepassi ogni nome: Tu, amore eterno!
Edith Stein
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Ah tu non resti inerte nel tuo cielo
e la via si ripopola d'allarmi
poich� la tua imminenza respira contenuta
dal silenzio di lucide pareti
e dai vetri che fissano l'inverno.
Camminare � venirti incontro, vivere
� progredire a te, tutto � fuoco e sgomento.
E quante volte prossimo a svelarti
ho tremato d'un viso repentino
dietro i battenti d'una antica porta
nella penombra, o a capo delle scale.
MARIO LUZI