Se proprio vuoi mettere l'accento, mettilo almeno giusto: si dice arròghi. :rotfl:
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non capisco;
per me, l'etica pubblica si esprime nella legge; e quella ha un fondamento, nel senso che rappresenta effettivamente un sentire comune; l'etica religiosa è soggettiva, irrilevante - nel senso che non mi deve interessare questionarla, come i gusti della pizza;
nel momento in cui il tifo per Maccarone lo vuole in nazionale - cioè che si vuole che un valore religioso sia assunto da tutti come valore - mi si deve spiegare razionalmente la ragione per cui sarebbe preferibile, e tradurmelo in norma; cioè, dirmi cosa posso o non posso fare, e perché; un tempo, la cosa riguardava il divorzio, tanto per fare un esempio.
Ma perche', se ti sottometti a certe regole, dopo morto :D, avrai risultati che altrimenti non avresti avuto.
E nessuno e' tornato per affermare il contrario:D, cosa che prova senza dubbio l'affermazione :asd:
Non uno l'ha contraddetta :D
Alla fine e' questione di ottica, zoom, o grandangolo.
Metti lo zoom e vedi che se prendi uno schiaffo e porgi la guancia ne pigli due.
Includi il dopo morto e vedi beatitudini.
Quindi tutto sta ad includere, o escludere il dopo morto dove nessuno si e' lamentato.
Auxe vede i vivi, cono vedi i morti, a voi l'ardua sentenza, se scegliere le prerogative dei vivi, o quelle dei morti....dichiarati vivi.
no, perché io ho gli obblighi anche verso la mia morale, che è una religione come la tua, ma senza premi ultraterreni; non è meno obbligo, anche se per te è inconcepibile senza un babau che ti premia o punisce;
il punto è che se uno mi viene a parlare di una morale diversa dalla mia, quantomeno dovrebbe dirmi cosa dovrei fare o non fare secondo lui, e perché; di solito, quando avviene - di rado, perché svicolano tutti - ci rifletto, e poi concludo che è meglio la mia :asd:
Perché il credente non ha un io morale a cui rispondere? il vero Dio non dovrebbe essere in antitesi con la mia morale.
Il premio ultraterreno è un di più, tant'è che nessuno sa com'è.
Secondo me, te l'ho già detto, tu puoi fare ciò che vuoi, anch'io faccio ciò che voglio. Per quanto riguarda i comportamenti religiosi non hai che da scegliere. Il premio casomai si potesse percepire non sarebbe certo il possesso di qualche cosa ma sarebbe un "esserci" ( regno dei cieli descritto abbondantemente da Gesù, seppur in parabole), un esserci come "stato" che comincia subito.
dovrebbero coincidere, se credi; che senso avrebbe avere una morale religiosa ed un'altra morale, distinta;
beh, parrebbe di no, visto che lo consideri dispensato dal Giudice;Citazione:
Il premio ultraterreno è un di più, tant'è che nessuno sa com'è.
puoi dire che qualcosa del genere sia un di più, irrilevante o secondario nella scena ? fai attenzione, che questa disinvoltura le implicazioni sono difficili da gestire :asd:
provi sempre ad infilare questo falso per cui il credente avrebbe un vincolo in più o più forte, mentre logicamente non è così; l'unica differenza è che tu chiami "Dio" quella che io chiamo la mia morale, e pensi che verrai premiato o punito in cambio dell'obbedienza;Citazione:
Secondo me, te l'ho già detto, tu puoi fare ciò che vuoi, anch'io faccio ciò che voglio.
io, invece, penso che dopo la morte non ci sia nulla e credo che se disobbedirò alla mia coscienza, farò del male a qualcuno, starò male per questo, e quella sarà la mia punizione, in vita; e al contrario, starò bene e sereno se farò del bene;
in pura teoria, dovrebbe essere più affidabile la virtù di un non credente rispetto a quella del credente che immagini di essere controllato e giudicato da un essere onnipotente ed onnisciente; solo un idiota disobbedirebbe;
ma non credo che questo sia vero nella realtà, dove è tutto più sfumato; ma affermare il contrario, sarebbe una sciocchezza in termini logici;
questo fa parte di ciò che legittimamente uno può credere; non metto bocca.Citazione:
Per quanto riguarda i comportamenti religiosi non hai che da scegliere. Il premio casomai si potesse percepire non sarebbe certo il possesso di qualche cosa ma e un "esserci" ( regno dei cieli descritto abbondantemente da Gesù, seppur in parabole), un esserci che comincia subito.
Se dio non dovrebbe essere in contrasto con la morale di chi crede, hai sotto gli occhi tanti dei diversi, a volte chiamati con lo stesso nome, a volte divinità con nomi e prerogative differenti. Uno, nessuno e centomila. Ognuno si aggiusta il dio a pro suo.
Ormai discorso detto infinite volte :v
Se ammetti l'essere di Dio devi per forza essere disposto a mettere in dubbio continuamente la tua morale personale perché potrebbe essere sbagliata; tu, in precedenza, hai fatto l'esempio dei kamikaze, ebbene prendi ad esempio quelli giapponesi della I guerra mondiale, si sono sacrificati per la patria e l'imperatore, ma la patria ha perduto la guerra e l'imperatore ha apertamente dichiarato che non era un Dio. Ai fini dell'evoluzione nell'umanità, mi spieghi tu a che è servito il loro suicidio?
Quindi rettifico il mio discorso precedente nella parte finale: non è sempre detto che la mia morale coincida con la morale di Dio. Può coincidere e non
questione mal posta, perché rimuovi il nodo essenziale:
l'esistenza di un dio sotto forma di religione può coniugarsi solo in due modi:
a) la prevalenza di un'autorità/precetto-legge (es.: non si può divorziare, non si può bere alcol...);
b) il primato della coscienza a fronte di un indirizzo morale interpretabile (il sabato per l'uomo...);
se, primo caso, credi in un dio che esprime una legge vincolante e tassonomica, cioè chiara e inderogabile, puoi solo obbedire per non essere in contrasto con la morale divina, quindi il problema non si pone; ove c'è divergenza, c'è peccato;
se, al contrario, ritieni interpretabile il precetto secondo coscienza e non riconosci autorità cui sia dovuta obbedienza nell'interpretazione, il denominatore dirimente diventa la coscienza, cioè l'elaborazione personale del senso morale, e la questione non si pone nemmeno in questo caso;
esempio sbagliato, perché in questo caso è l'autorità ritenuta divina ad essersi pronunciata in prima persona - peraltro, sotto costrizione, circostanza poco divina - col risultato di sciogliere dal vincolo;Citazione:
tu, in precedenza, hai fatto l'esempio dei kamikaze, ebbene prendi ad esempio quelli giapponesi della I guerra mondiale, si sono sacrificati per la patria e l'imperatore, ma la patria ha perduto la guerra e l'imperatore ha apertamente dichiarato che non era un Dio. Ai fini dell'evoluzione nell'umanità, mi spieghi tu a che è servito il loro suicidio?
quando tu hai un dio putativo, ti si pone il problema per cui nessuno può davvero rivendicare la natura di portavoce e interprete autentico;
se ciò avviene, è per schizofrenia o ipocrisia; delle due l'una:Citazione:
Quindi rettifico il mio discorso precedente nella parte finale: non è sempre detto che la mia morale coincida con la morale di Dio. Può coincidere e non
o tu riconosci come divino e vincolante un precetto, che sia religioso o civile; o tu ritieni sindacabile il precetto e lo interpreti; ti arriva una cartella delle tasse da mille euro e ne paghi solo 100, oppure fai l'elemosina invece di dare tutto ai poveri;
si torna al solito punto dirimente, del riconoscere una Legge oppure no, e del riconoscere la possibilità di formalizzarla, oppure no;
se ammetti che un precetto sia effettivamente divino e ci credi, ti devi adeguare, ed emendare nel caso di aver deviato; se, dentro di te, ti riservi la facoltà di deviare ancora, vuol dire che stai disconoscendo la divinità di quel precetto ed eventualmente di chi se ne fa interprete.