Originariamente Scritto da
doxa
Molti napoletani ancora usano dare del voi anziché il lei, ed io scherzosamente usando il loro modo di dire, vi dico: Donna Raché ma siete proprio sicura di scegliere l'amore nel rapporto con il "Divino" ? Siate prudente perché è un iracondo !
Difficile negare che Jahvè sia stato un Dio persecutore/devastatore. Si pensi solo al Diluvio universale o alla distruzione delle città di Sodoma e Gomorra, abitanti compresi. Con l’uomo d’altronde tale divinità si era comportata in modo punitivo sin dal tempo dell’Eden. Adamo ed Eva infatti, poiché osarono disubbidirgli, vennero cacciati dal paradiso terrestre e costretti a vivere faticosamente sulla terra in una condizione di mortalità a causa della maledizione da parte di chi sarà chiamato con il poco rassicurante appellativo di “Signore degli eserciti", il quale, dopo il cosiddetto peccato originale, così proclamò al nostro progenitore: “maledetto il suolo per causa tua! / Con dolore ne trarrai il cibo / per tutti i giorni della tua vita. / Spine e cardi produrrà per te / e mangerai l’erba dei campi. / Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, / finché non ritornerai alla terra, / perché da essa sei stato tratto: / polvere tu sei e in polvere ritornerai!” (Gen 3,17-19).
La nostra storia insomma nascerebbe con una condanna e all’insegna del castigo. Ma, risultando alquanto numerosi gli episodi biblici d’inclemenza da parte di Jahvè nei confronti delle sue creature, viene spontaneo chiedersi perché il “buon Dio” si sia comportato in modo così severo con l’umanità. E vien da chiedersi perché dobbiamo amare un essere così nevrastenico. Con quale coraggio vogliono far credere che Dio sia amore.
Emblematico a questo proposito il comportamento di Abramo nei confronti dell’amatissimo figlio avuto da Sara in tarda età: il patriarca è pronto a sacrificare il bambino sgozzandolo, perché Jahvè questo gli ha imposto: “Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò” (Gen 22,2). Poi quel sacrificio il volubile Dio non lo fece realizzare per un “ripensamento” all'ultimo secondo, come quei condannati a morte sulla sedia elettrica nel Nord America, che ricevettero la grazia all’ultimo minuto.