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Al di là dell'aldilà
Cosa ci sia nell’aldilà nessuno lo sa, invece i credenti nelle tre religioni monoteiste abramitiche sono convinti di saperlo, sanno cosa li attende post mortem.
E i miscredenti cosa si attendono ? Il nulla o la luce eterna ? Il silenzio senza tempo? Una forza misteriosa che attirerà a sé ? L’universo ci risucchierà in un vortice e ci abbandoneremo ai suoi magnetici flussi ? Diventeremo una particella infinitesimale di un cosmo infinito ?
L’atteggiamento dell’umanità nei confronti della morte oscilla tra il nichilismo e la fiducia in un “oltre”.
Ci sono momenti cruciali della vita che costringono molte persone a credere in Dio, qualunque cosa esso sia; non credere nella sua esistenza dà angoscia per timore dell'oltre vita, rimette continuamente in discussione la sensatezza della propria fede.
Immaginare che dopo la morte ci sia il nulla può intimorire, invece è piacevole sperare, illudersi nell’esistenza del Paradiso e della “vita eterna”, perché eternizza il soggetto.
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Credenti e non credenti sono accomunati dall’orizzonte ultimo, verso il mistero ed il silenzio della morte.
Il credente è un ateo che ogni giorno si sforza di credere nel dio giustiziere che grida: “Udite, o cieli, e tu, o Terra, presta ascolto; godete, o voi, abitanti della Terra queste mie parole.
Io, il Signore, sono misericordioso e pieno di grazia verso coloro che mi temono, e mi diletto ad onorare coloro che mi servono in giustizia e verità”. :mmh?:
L’ateo, non quello che dice di non credere in Dio, ma l’ateo che pensa alla fede, è un credente che si sforza di non credere.
L’agnostico, invece, è colui che ritiene di non poter conoscere e di non poter dire nulla sull’aldilà.
Siamo tutti sulla stessa barca, siamo tutti navigatori verso il mistero.
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C'è la paura di perdere tutto, anche la nostra vita.
Penso che sia la massima espressione di libertà per una creatura, ma il buon Dio, se ci fosse e fosse buono, ci permette, in un angolo del nostro limitato cervelletto il piacere di poter credere in Lui.
E' proprio vero che star bene è proprio una questione cellulare , ma se le cellule insieme non avessero l'idea della continuità l'impotenza della rassegnazione prenderebbe sempre più spazio: sarebbe una continua ed incosciente clonazione.
In fondo avere fiducia solleva la mente dall'idea della propria inutilità, e oltrepassa superandoli anche i vari meccanicismi della natura che potrebbero schiacciare la personalità umana.
In fondo credere in Dio è immaginare un mondo popolato di esseri, che sciolti qualsiasi legami terreni opprimenti, sfocino in una visione dell'al di là dove tutto trovi senso, e quindi abbia infine il suo completamento.
A che serve essere un particella del tutto se la particella non sa di esserlo?
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Tutto è illusione. Anche la morte. Siamo noi che rendiamo reale l' illusione. Beninteso, anche ciò che dico è illusorio...
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Secondo me non dovremmo pensare all’aldilà nella vita. Perché potrebbe non esserci e se c’è, il mondo non è stato creato per farcelo scoprire. Diamo troppa importanza alla fine della vita e questo impedisce di viverla.
Ma poi, perché ci chiediamo sempre se c’è UNA vita dopo la morte? Non due o due miliardi, una? E perché non ci chiediamo se abbiamo mai vissuto prima di questa? Dovrebbe essere una domanda che è strettamente legata al dopo. Già nella formulazione la domanda svela le aspettative che abbiamo. chi ha paura della morte dovrebbe procurarsi qualcosa per procurarsene una dolce e poi sollevato dal pensiero, uscire a vivere. Inutile crearsi problemi su cose su cui non abbiamo il controllo. Tutti i libri e le riflessioni del mondo non cambiano l’ultimo quarto d’ora di vita né lo spirito con cui si affronta. Tanto vale preoccuparsi di vivere che passare questa vita all’ombra di una morte che tutti ci saremmo volentieri se potesse essere autoprocurata ma mentre... siamo distratti.
E poi quasi tutte le cose brutte del mondo quando arrivano sono sempre meno tremende di quanto si immaginava. Figurarsi scoprirlo dopo una vita passata ad aver paura, bella fregatura.
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La realtà - per come il nostro cervello ce la fa percepire - è una "realtà virtuale", un "videogame"...o illusione.
Attenzione, però. "Illusione" non significa che la realtà non esiste. Significa che il "videogame" che il nostro cervello crea per noi e all'interno del quale ci fa vivere è un "racconto" della realtà...un racconto creato dal nostro cervello che non ha nulla a che vedere con la realtà REALE (che si trova al di là di ciò che il nostro cervello percepisce).
Il nostro cervello elabora segnali bioelettrici che provengono dai nostri sensi e dal sistema nervoso periferico. E trasforma questi segnali bioelettrici nella realtà - o videogame - che noi abbiamo davanti agli occhi.
In questo "videogame" o "racconto" creato dal nostro cervello, noi osserviamo e percepiamo "cose" distinte e separate che si muovono nello spazio- tempo. Osserviamo cose che "nascono" e che "muoiono".
Osserviamo te come separato da me, me come separato dal cane che sta passeggiando sul marciapiede e me come separato dalla pianta che abbiamo in giardino.
In sostanza, ciò che definiamo "reale" è una costruzione del nostro cervello che esiste solo e tutta nella nostra testa.
Questa è una verità oggettiva.
Non è una idea filosofica. E' una verità oggettiva.
Come è fatta, invece, la realtà REALE quella che sta al di là di ciò che il nostro cervello percepisce e che sta al di la della "realtà virtuale" creata dal nostro cervello?
Nella realtà REALE non esiste separazione. Non esiste lo spazio-tempo. Le cose non "nascono" e non "muoiono".
Ciò che in realtà esiste sono "vibrazioni" e processi di "trasformazione".
Ora...la questione è: il nostro IO, cioè la nostra individualità (quella che percepiamo nel "videogame" creato dal nostro cervello e che percepiamo come separata da tutto il resto) esiste anche nella realtà REALE, quella che si trova al di là di ciò che il nostro cervello percepisce?
La risposa è SI.
E la risposta è SI perchè la "realtà materiale" (cioè il videogame) non è nient'altro che il "luogo" in cui la nostra individualità si manifesta...cioè assume una "forma" nello spazio-tempo....e assume una "forma" attraverso la dinamica del nasci-cresci-muori. Ma la nostra individualità proviene dalla realtà REALE (quella che sta al di là del nostro cervello), dove nulla nasce e nulla muore.
Nella realtà REALE noi siamo una particolare vibrazione che ha dentro tutte le nostre caratteristiche individuali...ed entriamo nella realtà materiale perchè questa vibrazione assuma una "forma" nello spazio-tempo e perchè si possano manifestare le caratteristiche o qualità di questa vibrazione. Ma, come vibrazione, noi esistiamo nella realtà REALE dove non c'è lo spazio-tempo e dove le cose non nascono e non muoiono.
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La nascita e la morte simboleggiano il passaggio da una “dimensione” ad un’altra o dal nulla verso il nulla ?
https://www.eurocomunicazione.com/wp...94-640x480.jpg
Al di là presuppone un confine con al di quà, dove quotidianamente svolgiamo la nostra vita.
Jerda ha scritto:
Citazione:
Secondo me non dovremmo pensare all’aldilà nella vita. Perché potrebbe non esserci e se c’è, il mondo non è stato creato per farcelo scoprire. Diamo troppa importanza alla fine della vita e questo impedisce di viverla.
Cosa c’è o ci sarà al di là della vita è il quesito al quale tentano di rispondere in diversi modi le varie religioni. Quello che sicuramente non ci sarà: il nostro intelletto, il nostro ego, la memoria, la volontà, perché essi sono connessi con la nostra struttura cerebrale, che si dissolve con la morte.
Ma a questo riguardo xmanx ha scritto:
Citazione:
Ora...la questione è: il nostro IO, cioè la nostra individualità (quella che percepiamo nel "videogame" creato dal nostro cervello e che percepiamo come separata da tutto il resto) esiste anche nella realtà REALE, quella che si trova al di là di ciò che il nostro cervello percepisce?
La risposa è SI.
E la risposta è SI perchè la "realtà materiale" (cioè il videogame) non è nient'altro che il "luogo" in cui la nostra individualità si manifesta...cioè assume una "forma" nello spazio-tempo....e assume una "forma" attraverso la dinamica del nasci-cresci-muori. Ma la nostra individualità proviene dalla realtà REALE (quella che sta al di là del nostro cervello), dove nulla nasce e nulla muore.
Nella realtà REALE noi siamo una particolare vibrazione che ha dentro tutte le nostre caratteristiche individuali...ed entriamo nella realtà materiale perchè questa vibrazione assuma una "forma" nello spazio-tempo e perchè si possano manifestare le caratteristiche o qualità di questa vibrazione. Ma, come vibrazione, noi esistiamo nella realtà REALE dove non c'è lo spazio-tempo e dove le cose non nascono e non muoiono.
Per i credenti dopo la morte corporea l’anima immortale si trasferisce, trasmigra in un “luogo non luogo” che chiamiamo “aldilà”: il bravo cristiano aspira al “Paradiso” e alla “visione beatifica di Dio”.
L’umanità non si rassegna di finire la vita terrena con la morte del corpo, vuole proseguire all’infinito anche in altre forme, perciò immagina l’esistenza di un aldilà e di una vita futura, oltre la morte.
Mentre sto scrivendo questo post mi sto chiedendo se ha significato parlare dell’aldilà, sapendo di non saperne nulla. Fin dall’antichità più remota sono state formulate sull’argomento molte teorie, tutte ipotetiche.
Non ci sono prove che un aldilà o la vita oltre la morte esistano, ma neppure che non esistano. Per il credente l’aldilà c’è sicuramente.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Turbociclo
Tutto è illusione. Anche la morte. Siamo noi che rendiamo reale l' illusione. Beninteso, anche ciò che dico è illusorio...
...e allora in quel mondo dov'è la speranza?
Forse che ci sbagliamo:birre:.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Jerda
Secondo me non dovremmo pensare all’aldilà nella vita. Perché potrebbe non esserci e se c’è, il mondo non è stato creato per farcelo scoprire. Diamo troppa importanza alla fine della vita e questo impedisce di viverla.
Ma poi, perché ci chiediamo sempre se c’è UNA vita dopo la morte? Non due o due miliardi, una? E perché non ci chiediamo se abbiamo mai vissuto prima di questa? Dovrebbe essere una domanda che è strettamente legata al dopo. Già nella formulazione la domanda svela le aspettative che abbiamo. chi ha paura della morte dovrebbe procurarsi qualcosa per procurarsene una dolce e poi sollevato dal pensiero, uscire a vivere. Inutile crearsi problemi su cose su cui non abbiamo il controllo. Tutti i libri e le riflessioni del mondo non cambiano l’ultimo quarto d’ora di vita né lo spirito con cui si affronta. Tanto vale preoccuparsi di vivere che passare questa vita all’ombra di una morte che tutti ci saremmo volentieri se potesse essere autoprocurata ma mentre... siamo distratti.
E poi quasi tutte le cose brutte del mondo quando arrivano sono sempre meno tremende di quanto si immaginava. Ti tu farsi scoprirlo dopo una vita passata ad aver paura, bella fregatura.
In effetti è molto meglio portare l'al di là qua.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
Cosa c’è o ci sarà al di là della vita è il quesito al quale tentano di rispondere in diversi modi le varie religioni. Quello che sicuramente non ci sarà: il nostro intelletto, il nostro ego, la memoria, la volontà, perché essi sono connessi con la nostra struttura cerebrale, che si dissolve con la morte.
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E' probabile ma non è detto che, ammettendo l'esistenza di Dio, ciò non sia possibile.
Bisognerebbe conoscere la struttura di Dio e di ciò che può e vuole fare.
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@doxa
Cosa c’è o ci sarà al di là della vita è il quesito al quale tentano di rispondere in diversi modi le varie religioni. Quello che sicuramente non ci sarà: il nostro intelletto, il nostro ego, la memoria, la volontà, perché essi sono connessi con la nostra struttura cerebrale, che si dissolve con la morte.
E' il concetto del "seme" e della "pianta".
La pianta è già tutta nel seme. Nel seme c'è la pianta, ci sono le foglie, ci sono i fiori. Solo che tutte queste caratteristiche si devono "manifestare".
Ecco...il seme, rappresenta la nostra vera essenza...cioè noi siamo "vibrazione".
Lo sviluppo della pianta rappresenta la realtà materiale che esiste in quanto "teatro" in cui si manifestano le qualità della pianta (cioè le nostre qualità individuali) - attraverso la dinamica nascita-crescita-morte - che sono già tutte presenti nel seme.
Quindi...non è che il nostro IO svanisce col nostro cervello. Poichè il nostro cervello è la realtà materiale che serve per manifestare il nostro IO che è contenuto nella vibrazione (il seme) che sta all'origine del corpo e dalla quale prende forma il corpo.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
Per il credente l’aldilà c’è sicuramente.
No, perché anche il credente ama il dubbio, od impara ad amare il dubbio; è proprio il dubbio che ci fa progredire, finché non ci saranno più dubbi.
Questa si chiama fede dinamica.
Alla fine la fede non ha più scopo di esistere.
Il cristiano vive nel dubbio ma anela alla verità: la rivelazione di Dio od apocalisse.
Dopo di ciò si ritorna alla vita terrena ed alla nostra quotidiana lotta tra ciò che è bene e ciò che è male cercando di dipanare la matassa della nostra vita come il contingente cerca l'assoluto.
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Quando avevo 22-23 anni ebbi delle grosse crisi di panico, dovuto al bolo isterico. La gola sembra chiudersi. Corse all'ospedale, dormivo vestito per andarci prima, poi mi resi conto che al 95% non era niente e anche se non mi bastava, dovevo smetterla di pensarci. E dovevo imparare a ignorare quella certezza che stessi per morire mentre c'era, non prima o dopo, quando sentivo stringere forte e il panico prendeva il sopravvento, perché la sensazione era reale come la realtà. Non c'era tempo per andare all'ospedale se fosse stato vero, comunque.
Poi una sera mi venne un dolore fortissimo al petto. Ero a casa a Firenze. Mi cacai sotto, ma pensai che non avevo fatto testamento per la mia ex-moglie, e che se fosse stato un infarto forse non avrei avuto tempo. Mi misi a scrivere senza chiamare ambulanze ma con tanti pensieri di morte, e lo feci solo dopo aver finito e mandato un messaggio a lei per dirle dov'era. Fui anche preso per il culo per questo :v poi era una contrattura.
Ecco, queste cose mi hanno rifatto pensare al tutto. Niente di meglio di un bell'attacco di paura, sempre che poi ci si sforzi di trattenere la lezione perché non è automatico, semmai lo è il contrario.
Avevo paura della gastroscopia. Niente sedazione profonda. Io ho l'urto del vomito se solo spingo lo spazzolino troppo in fondo... poi la feci e non fu niente di bello, ma niente di orribile. E se la morte fosse questo, aldilà della somma dei pensieri che ci facciamo in merito in vita? Bella fregatura. Non è morte se si accetta, tantomeno se si tiene in casa una scatola di gardenale per quando non ci piacerà la fine del film. La religione ha imbrigliato questi pensieri dando un suggello di oggettività alle proprie speranze e e per dare risposte che siamo troppo impauriti a darci da soli -anche religiose fatti di ognuno- ma senza intermediari, e chiaramente soprattutto quelle abramitiche col cavolo che vogliono che tu ne abbia il controllo. A che servono loro poi se passa la paura?
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dietrologo:
d'altra parte anche quello che viviamo, percepiamo e di cui ci sentiamo protagonisti, deriva sempre da una verità intima che proiettiamo all'esterno dandole la concretezza di una realtà oggettiva.
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Io penso invece ad una continua osmosi, che avvenga tra ciò che noi esseri pensiamo della realtà e la realtà stessa, altrimenti non ci sarebbe adattamento, non riusciremmo a sopravvivere.
Non è il nostro pensiero a condizionare la realtà ma è il nostro pensiero che si adatta alla realtà del mondo in cui viviamo.
In termini religiosi si potrebbe dire che non è Dio ad adattarsi a noi ma siamo noi che dobbiamo adattarci a Dio, allora potrà arrivare dall'osmosi qualcosa di buono.
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Ciao Crepuscolo. Si hai ragione, la fede senza dubbi diventa comoda rassicurazione, ostinata ideologia, idem la ragione troppo sicura di sé.
Fides e ratio sono agoniste nella ricerca della “verità”, nonostante il silenzio di Dio.
Il sacro postula la trascendenza come difesa psicologica contro l’angoscia dell’evento morte nell’homo religiosus.
L’Aldilà. Che cosa accade quando si muore? Attorno al pesante interrogativo si è sviluppata una ricerca filosofico-teologico-letteraria che offre risposte destinate a restare in sospeso. E la paura della morte incombe sull’umanità.
Il filosofo epicureista e poeta Tito Lucrezio Caro (94 a. C. – 50 a. C. circa) nel “De rerum natura” afferma che solo la morte è immortale.
Per Seneca, la morte è un dies natalis, una nuova nascita sulla quale si irraggia una lux divina, fermo restando che l’interrogativo “Mors quid est?” (la morte cos’è ?).
Tutti conveniamo e constatiamo la differenza tra l’aldiquà di una persona (in vita) e il suo aldilà (da morta), ma c’è la zona intermedia. Per esempio in ambito medico la fine delle funzioni cerebrali coincide con la fine dell’io. Ma un corpo non ancora colto dall’aldilà può essere utile come donatore di organi.
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@doxa
Fides e ratio sono agoniste nella ricerca della “verità”, nonostante il silenzio di Dio.
In realtà, chi ha "fede" (qualunque fede...compreso l'ateismo) non cerca affatto la verità. Se uno ha fede, per definizione, non cerca.
Per quanto riguarda il "silenzio di dio" è una frase che è figlia del dualismo....dio sta da qualche parte...io sto qui...e dio non mi parla (oddio...c'è anche chi dice "ho sentito la voce di dio...dio mi ha parlato"...ma questa è più roba da psichiatri in cui non entro).
La visione "granitica" per cui c'è un dio-creatore, da una parte, e un creato, dall'altra, è una visione talmente radicata nel modo di pensare che nemmeno ci facciamo più caso...la diamo per scontata. E il bello è che la danno per scontata anche coloro che si dichiarano atei. :mmh?:
C'è anche un'altra possibilità fratello...e cioè che TU sia dio.
Possibilità che nessuno sembra considerare...nemmeno gli atei. Chissà...forse per pudore. :mmh?:
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Mi sentirei dio se avessi superpoteri, ma non li ho!:D
Se parliamo di un dio e dio creatore è perché c'è chi lo tira fuori e perché qui da noi abbiamo il cristianesimo e quindi gira e rigira qui finiamo o in una divinità così carayterizzata. A me frega assai di dare per scontato che sia così dio.
Finché qualcuno non dimostra, son tutte credenze e seghe mentali.
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L'unica cosa di cui non sono curioso è quella di scoprire cosa c'è nell'aldilà... perlomeno, fino a quando sto aldiquà. :D
Immagino, giusto per un'idea di uguaglianza e giustizia, che, così come non è eterna la vita, non dovrebbe essere eterna neanche la morte.
Laldilà lo immagino un posto in cui la propria coscienza viene rimossa, azzerata e poi riassegnata ad un corpo... il primo che capita che stia venendo alla luce in una qualunque parte dell'universo.
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Bumble ha scritto:
Citazione:
L'unica cosa di cui non sono curioso è quella di scoprire cosa c'è nell'aldilà...
Ciao Bumble, sapere che "cosa c’è o non c’è al di là della vita" non è importante per l’ateo ma importantissimo per il credente, perché spera, crede che troverà ciò che affermano i testi religiosi.
Un fenomeno interessante è l’aldiquà non ancora aldilà, con tutte le problematiche nel definire e caratterizzare la zona intermedia. Mi riferisco ai casi di morte apparente o “pre-morte”
Dalla morte non si torna ma dalla “premorte” in alcuni casi sembrerebbe di sì e il percorso a ritroso verso questo mondo cambia per sempre il “viaggiatore”, dicono che diventa più empatico.
L’esperienza di prossimità con la morte è possibile negli stati di coma temporaneo o di arresto cardiaco. Ci sono molte testimonianze in merito, ognuno può farsene l’opinione che crede ma non negare che all’avvicinarsi a quella zona, a degli individui accada qualcosa di inspiegabile.
Il cardiologo olandese Pim Van Lommel ha dedicato molti anni allo studio alla Near Death Experience (o N.D.E.), l’esperienza della premorte, uno stato di coscienza che dà la sensazione di essere fuori dal proprio corpo, cioè una persona vede se stessa dall’alto mentre viene rianimata, sperimenta la visione di un tunnel o di una luce o di un raggio di luce e l’incontro con i propri cari defunti, rivive l’intera vita oppure le esperienze più importanti della propria infanzia.
Arriva ad un punto di "confine" e il paziente sa che se lo attraversa non potrà più tornare indietro; è triste perché non ha molto tempo a disposizione per decidere, ha la consapevolezza di dover far rientro nel proprio corpo che soffre, perché ha subìto danni fisici.
Questo tipo di esperienze si verificano solitamente durante situazioni mediche critiche come l’arresto cardiaco o il coma dovuto a incidenti stradali, oppure per danni cerebrali.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
Ciao Crepuscolo. Si hai ragione, la fede senza dubbi diventa comoda rassicurazione, ostinata ideologia, idem la ragione troppo sicura di sé.
Fides e ratio sono agoniste nella ricerca della “verità”, nonostante il silenzio di Dio.
Il sacro postula la trascendenza come difesa psicologica contro l’angoscia dell’evento morte nell’homo religiosus.
L’Aldilà. Che cosa accade quando si muore? Attorno al pesante interrogativo si è sviluppata una ricerca filosofico-teologico-letteraria che offre risposte destinate a restare in sospeso. E la paura della morte incombe sull’umanità.
Il filosofo epicureista e poeta Tito Lucrezio Caro (94 a. C. – 50 a. C. circa) nel “De rerum natura” afferma che solo la morte è immortale.
Per Seneca, la morte è un dies natalis, una nuova nascita sulla quale si irraggia una lux divina, fermo restando che l’interrogativo “Mors quid est?” (la morte cos’è ?).
Tutti conveniamo e constatiamo la differenza tra l’aldiquà di una persona (in vita) e il suo aldilà (da morta), ma c’è la zona intermedia. Per esempio in ambito medico la fine delle funzioni cerebrali coincide con la fine dell’io. Ma un corpo non ancora colto dall’aldilà può essere utile come donatore di organi.
Dio ha parlato, Doxa. Si è rivelato. Non è affatto rimasto in silenzio nella Storia dell'Umanità. Siamo noi che, spesso, non vogliamo ascoltarLo e non vogliamo credere alla Resurrezione di Cristo e, di riflesso, alla nostra.
"Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza!" (Giovanni 10)
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Turbociclo
Tutto è illusione. Anche la morte. Siamo noi che rendiamo reale l' illusione. Beninteso, anche ciò che dico è illusorio...
Non c'è niente di più concreto della Morte, amico Turbociclo. In fondo è l'unica cosa certa della Vita, se ci pensi. A noi fa così impressione e spavento perchè Dio ci ha creati A SUA IMMAGINE: Fatti per la Vita, cioè! E una Vita che non finisce....:)
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Vega
Mi sentirei dio se avessi superpoteri, ma non li ho!:D
Se parliamo di un dio e dio creatore è perché c'è chi lo tira fuori e perché qui da noi abbiamo il cristianesimo e quindi gira e rigira qui finiamo o in una divinità così carayterizzata. A me frega assai di dare per scontato che sia così dio.
Finché qualcuno non dimostra, son tutte credenze e seghe mentali.
Ci sono cose che non sono dimostrabili, ma che si possono solo "intuire".
Ad esempio:
La Realtà (quella che noi chiamiamo "realtà visibile e materiale") prende forma sempre attraverso un processo evolutivo che si sviluppa nel tempo, a partire da un "nucleo" (seme) iniziale per arrivare alla piena manifestazione.
- c'è il seme dal quale nasce la pianta e poi arriva il fiore
- c'è l'organismo unicellulare dal quale nascono i pesci, poi i rettili, poi i mammiferi e infine l'homo
- c'è il nucleo di "singolarità iniziale" dal quale, attraverso il big bang, si sono svilluppate galassie poi i soli e poi i pianeti
- c'è la cellula fecondata, dal quale nasce il bambino che poi diventa homo adulto
Questo è uno "schema di trasformazione" che ricompare sempre e ovunque nella Realtà.
Io intuisco che questo schema è la manifestazione di un disegno intelligente. Ma non posso dimostrarlo.
Lo deduco perchè è impossibile che uno schema che si ripresenta con la stessa "logica" in situazioni e contesti così diversi tra loro sia il semplice frutto del caso o del caos.
Però hai ragione. Non posso dimostrarlo.
Esiste però anche l'intuizione. Quella che a te manca.
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Grazie, stavo in ansia, meno male che mi manca l'intuizione per le boiate!:D
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è arrivata l'invasata ..ciao ciao forum ritorno ad ibernarmi
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