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Decamerin
Dalla torre più alta del castello Eurialo capitan Bumble scrutava le onde, purtoppo calme, dello Jonio in cerca delle feluche di appestati unno-longobardi , che tentavano di raggiungere le acque del Ciane, in modo da curarsi con le tisane dei papiri, rimedio riconosciuto contro la 19ma piaga .
E dire che l'anacoreta toscano l'aveva predetto, che la punizione sarebbe arrivata a flagellare e distruggere i peccatori e (sopratutto) le peccatrici che indulgevano all'esecrabile vizio della gola, abusando di bevande inebrianti e diaboliche, con le quali innaffiavano piatti demoniaci venuti dal Katai. Ed infatti, da li'...involtino primavera o sushi all'alga di Kobe...l'angelo punitore si era scatenato. ...Inutili i pellegrinaggi da Cono : anche quelli guidati dalla vichinga treccioluta erano rigettati al grido : « avete riso delle minestrine ai pavesini con olive saclà ?....bene, soffrite, ora, anime prave ! »....A questo rifletteva l'intrepido capitano, prima di rientrate del torrione per raggiungere, attraverso il camminamento , la vecchia tonnara e quindi il castello Menace dove aveva riunito la sua corte. Al suo ingresso tutte si levarono in piedi, per inchinarsi graziosamente. Gli altri restarono doverosamente in ginocchio Si, tutte. Al primo apparire dei segni che l'Angelo punitore era arrivato, ser Bumble, rimessa in mare la nave punica che teneva in cala secca a Marsala aveva, da nobil cavalier siculo qual'era, preso il mare verso il nord. Il sangue normanno-vichingo che scorreva nelle sue vene non era né acqua, né negroni sbagliato. Risalito adriatico e Po, contro venti maree e pedaggi...novello corsaro saraceno aveva recuperato tutte le donzelle alle quali aveva promesso fedeltà e servizi...E quindi il legno cartaginese, novella « Nave dei folli » aveva riportato in luogo sicuro, quale « Arca di Bumble », il meglio del Forum. Pazza e Follemente, Dark e Lady, Regina...il tenero barista col fido violinista Kanyu....e nella stiva a discutere axe, turbo ed altri ancora al fioco lume della torcia.
Quindi, eccoli tutti nell'ampio salone, protetti dalle solide mura e dall'usbergo del nobile Bumble.
« A parte bersi un moscow mule, cosa facciamo ora, nobile signore ? » si permise di chiedere Kanyu. « Si, cosa facciamo ? Non abbiamo nessuno che possa declamare poemi divertenti in lingua hittita » intervenne Pazza. In uno svolazzare di sete a fiori, Donna Dark propose una damigiana di caffé corretto...con grappa barricata del 1603, naturalmente....Regina, finendo di sorseggiare un rosolio, propose : « E se ci raccontassimo delle storie ? »
« Mink.....boccaccia mia, muta stai....Questa é un'idea ! » ...e con l'approvazione di Ser Bumble, si apre questo thread..... « Il Decamerino », appunto
Io ho scritto il primo....a voi, se credete, continuare
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Allegati: 1
illustrazione
Allegato 30221
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Quanto ci hai messo a scriverlo??
I miei più sentiti complimenti :clap:
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Siamo tutti sulla stessa barca!
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Jerda
Quanto ci hai messo a scriverlo??
dai, Flying Dutchmen del forum,...facci vedere quanto tempo ci vuole per scrivere il tuo racconto !
:D
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Citazione:
Originariamente Scritto da
LadyHawke
Siamo tutti sulla stessa barca!
"La nave dei folli" di Brant, appunto
:D
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Citazione:
Originariamente Scritto da
restodelcarlino
"La nave dei folli" di Brant, appunto
:D
Vabbè si cerca di sopravvivere :D
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Devono essere narrazioni simil licenziose oppure basta che siano narrazioni simil narrazioni?
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Bauxite
Devono essere narrazioni simil licenziose oppure basta che siano narrazioni simil narrazioni?
al punto in cui siamo....tanto, moriremo tutti....:pentitevi:
https://www.youtube.com/watch?v=0T7eMctuJLQ
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Al punto in cui siamo.
Tanto moriremo tutti.
A queste parole il cane rizzò le orecchie e scodinzolò rimanendo sdraiato e perplesso.
Già altre volte aveva udito le medesime parole, seppur da persone diverse.
Una mattina, durante il suo giretto guinzagliato, per la minzione aveva scelto delle primule e due donne, di mezza età stavano parlando dei rispettivi figli, infelicemente, a loro dire, coniugati.
"Al punto in cui siamo - disse una- mi aspetto che lei non gli prepari mai un intero pasto domenicale", e l'altra, annuendo, aggiunse "Tanto moriremo tutti... E loro ci rimpiangeranno, cara mia!".
Il nostro non capì granché riguardo il rimpiangere non aveva esperienza alcuna, ma dell'intero pasto domenicale dal primo al dessert... Di quello sì.
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Rdc, sei un genio. Anche se io lo avrei chiamato "Il Discuteron" :asd:
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"Decamerin" di Restodelcarlin
"Discuteron" di Carlinochecoj....
...si, hai ragion...
:D
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Citazione:
Originariamente Scritto da
restodelcarlino
"Decamerin" di Restodelcarlin
"Discuteron" di Carlinochecoj....
...si, hai ragion...
:D
:rotfl:
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@dark
...é il tuo turno per il racconto...
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Bauxite
Devono essere narrazioni simil licenziose oppure basta che siano narrazioni simil narrazioni?
Devi licenziosare
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Tiberio
Devi licenziosare
Dai, licenziosa anche tu...nikkilisticamente se proprio non puoi più leopardocioranamente..
:D
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Citazione:
Originariamente Scritto da
restodelcarlino
@dark
...é il tuo turno per il racconto...
Oggi sono troppo nel caos col lavoro, appena ho tempo di pensarci volentieri!
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Pardon, "a parole so' bravi tutti" a licenziosare.
E poi sono limitata, per fortuna!
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Si levarono di buon'ora e dopo colazione, Anselmo prese la parola e disse:
"Calabrino, é il quarto giorno del nostro ritiro, oggi tocca a te".
"Bene, rispose Calabrino, questa che vi racconto é una storia vera, accaduta al mio paese qualche anno fa. Ve la racconto cosí come mi é stata riferita".
Si misero tutti comodi sulle sdraio della terrazza e, tirato un lungo sospiro, Calabrino inizió a raccontare come se stesse leggendo un libro...
“Un giorno salgo su una nave e non torno più”.
“Ma che dite, signor Andrea? Che vi manca qui da noi?”
“Niente, Mario”.
“E allora? Non vi sta bene?”
“Ma tu non ci hai mai pensato?”
“A cosa?”
“A salire su una nave e andare via”.
“Lo volete proprio sapere, signor Andrea?”
“Certo”.
“Mi è successo da ragazzo…”
“Racconta”.
“Ero innamorato”.
“Ah! Mario! Signor Mario! Accidenti a te! Accidenti a voi”.
“Perché? Voi non siete mai stato innamorato?”
“Su, raccontate”.
“Niente, io ero un ragazzetto, figlio del calzolaio…”
“Ma chi? Franceschetto?”
“Come conoscete mio padre? Chi vi ha raccontato?”
“Non ricordo, forse un pettegolezzo al bar”.
“Beh, lei invece una ragazza di cui non posso fare il nome”. Sfregò il pollice all’indice.
“Ricca?”
“Ricca e di una famiglia importante. Insomma, per farla breve, ci incontriamo di domenica ad una festa e restiamo insieme tutto il pomeriggio. Cose da ragazzi, signor Andrea, ma da far balzare il cuore fuori dal petto. Per qualche settimana usciamo insieme, al cinema, a ballare, un’altra festa… insomma, la cosa diventa seria”. Gli occhi di Mario si facevano più lucidi mano a mano che questi proseguiva nel suo racconto.
“Signor Andrea, non mi faccia ricordare…”.
“Va bene, vi siete innamorati. E poi?”
“E poi la famiglia lo venne a sapere”.
“Il paese è piccolo”.
“Già. Lei non volle più uscire con me. Nessuna spiegazione. La faccia scura, gli occhi a terra, il passo svelto. Non mi volle nemmeno dire una parola, ma quando ci incrociavamo per strada a me saliva il sangue alla testa, non vedevo più, le gambe mi tremavano. Non ho più dormito per settimane e mesi, ho smesso di uscire con gli amici e la sera venivo qui, sulla duna, a sentire il mare. Vedevo le luci delle navi che passano al largo…”.
“E volevi partire. Com’è finita?”
“È finita. Mio padre mi lasciò qualche soldo sufficiente per mettere in piedi questa baracca e da allora sono sempre rimasto qui. Nella stagione mi ammazzo di lavoro e non ho il tempo per pensare. L’inverno faccio qualche commissione in paese, riparo questo e quello, tinteggio dove c’è bisogno e la sera torno qui, vicino al mare e mi sembra di respirare con le onde”.
Restarono a lungo in silenzio.
“L’avete più rivista”.
Gli occhi di Mario si inumidirono abbondantemente, fece un cenno con il capo.
“Almeno una volta l’anno viene qui, sola, nascosta dietro a degli enormi occhiali da sole. Mi fa aprire un ombrellone, si stende sul lettino, ordina una bibita e con un filo di voce mi dice ‘grazie, Mario’. E pronuncia il mio nome con lo stesso tono di voce di quando, ragazzi, stavamo soli al buio”.
“E voi?”
“Signor Andrea, mi vergogno a dirlo, la sua voce è la lama di un coltello che entra piano, ma senza esitare, fino in fondo al cuore. Muoio, eppure questi momenti li conservo stretti a me come fossero la medicina che mi tiene in vita fino al prossimo affondare della lama”.
Seguì un nuovo lungo silenzio.
“Perché lo fa? È una provocazione?”
“No. Lo so, voi ora penserete che sono uno stupido…”
“Niente affatto, racconta”.
“Siamo ancora innamorati, signor Andrea, e me lo viene a dire, a modo suo, almeno una volta l’anno. Lei stesa sul lettino e io indaffarato a sistemare ombrelloni, servire le bibite, ridere con gli altri bagnanti, ma è come se passassimo la giornata insieme, su un’isola io e lei da soli, senza testimoni, senza ricordi. Non ci diciamo nulla che possa richiamare i momenti della nostra felicità, non un gesto compromettente, nemmeno una stretta di mano. Eppure, signor Andrea… voi non potete capire, siete giovane, ma questa è l’unica possibilità, l’unica occasione per vivere la nostra storia d’amore che non è mai finita, nemmeno dopo il suo matrimonio. Prima i genitori le proibirono di vedermi, poi si sposò e vennero i figli, due, ma in questi ultimi anni mi ha sempre fatto visita come le ho detto, qualche volta d’estate direttamente in spiaggia, altre volte, d’inverno, ferma la macchina su al parcheggio e si affaccia alla duna. Non ci crederete, ma senza esserci dati appuntamento, so’ sempre quando lei c’è. Esco dalla baracca, un rapido sguardo verso l’alto e mi metto a sedere bene in vista senza far nulla di particolare. Sento il suo sguardo addosso come una carezza, un brivido che noi soli conosciamo e resto lì, fino a quando la sento avviare il motore. È l’aria che abbraccio, il vento che bacio e il niente ha il suo sapore, il suo profumo … Per questo non sono salito sulla nave. Resto qui, senza nessuna aspettativa, senza un piano, senza una speranza, ma qui c’è lei e il nostro legame è più forte di ogni altro legame. Lo sappiamo noi due e questo mi basta”.
Marco restò a lungo a testa bassa, gli occhi fissi all’imboccatura della bottiglia stretta nella mano. Quando finalmente alzò lo sguardo per guardarsi intorno, sul lettino più lontano, una donna sconosciuta, il volto nascosto dietro ad enormi occhiali da sole e alla tesa larga del cappello di paglia con un nastro rosso, sorseggiava una bevanda. Mario si muoveva rapido fra ombrelloni e lettini con bottiglie e bicchieri in equilibrio sul vassoio di latta sollevando ad ogni passo uno sbuffo di sabbia.
Lasciò la spiaggia che era già buio dopo un piatto di pesce fritto e un’insalata di pomodoro. L’immagine della sconosciuta con gli enormi occhiali da sole e Mario che si destreggiava come un giocoliere fra i bagnanti petulanti e invadenti lo tenne sveglio a lungo.
“Della realtà non vediamo che una parte insignificante” pensò “Rumori, colori, odori, ma niente di ciò che veramente conta. Accidenti a te Mario!”. Chiuse finalmente gli occhi e si lasciò scivolare nel mondo dei giusti.
P.S.: Andrea e Marco sono la stessa persona... anche se qui sarebbe lungo spiegare perchè...
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Perché uno è il giovane e l'altro no?
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Molto bravi, tutti, il racconto di King Kong poi è splendido!:love:
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E fu così che Jerda, nobile cavaliere fiorentino dedito, tra le altre, alla blasonata arte della caccia, un giorno nei pressi di Peretola (in quei remoti anni non vi era ancora il noto areoporto, ma invece bellissimi stagni ricchi di selvaggina da piuma) cacciò una gru che consegnò al suo cuoco veronese Kanyu.
Mentre costui era dedito alla cucina del volatile arrivò dark (buona amica di Kanyu) che attratta dal profumo invitante della gru messa a rosolare, minacciò l'amico di negarle in futuro la sua amicizia se non le avesse regalato una coscia della gru medesima. Kanyu terrorizzato di questo (che dark era donna piuttosto testarda) decise di regalarle il saporito boccone.
Quando, tempo dopo, Kanyu arrivò con la gru cucinata e posta su di un grande vassoio alla grande tavola dove il suo padrone Jerda era seduto con altri nobili commensali: Lilia, Folle, LadyHawke, ReginaD'autunno, Vega, Efua, Bauxite, Pazza di A., e qualcun' altra ancora, assieme ai nobiluomini: Resto d.C., Bumble, Cono, Axe, Turbo, King Kong, Mistelrikx, Tiberio, Crep e altri ancora (di cui in questo momento non mi sovviene il nome ma ben altrettanto coinvolti nello svolgimento della vicenda), venne immediatamente redarguito dal nobile cavaliere che gli chiese del perchè alla gru mancasse una coscia. Kanyu svelto di lingua (forse un po' meno di cervello) rispose che si meravigliava della domanda in quanto il suo padrone era abile ed espertissimo cacciatore, e che fosse cosa risaputa che le gru se ne stanno su di una zampa e così solitamente determinano il loro dormire, momento nel quale il volatile era stato colto dalla freccia.
Jerda arrabbiatosi della sfrontatezza di Kanyu gli chiese che avrebbe dovuto dimostrare quello che aveva appena detto e decise quindi che sarebbero andati a Peretola (luogo della caccia) il mattino seguente. Poi la cena riprese normalmente.
Così il mattino del giorno dopo montati a cavallo, Jerda, Kanyu (unico a piedi) e buona parte della compagnia della serata arrivarono sul luogo di caccia, e lì videro motissime gru stazionare su du una zampa e beatamente dormire. Kanyu fu felicissimo di questo e quindi disse al padrone che in questa maniera era stato dimostrato che quanto lui aveva affermato corrispondesse al vero.
Jerda da buon nobiluomo fiorentino decise di sbugiardare il cuoco e avvicinatosi alle gru sbattè violentemente le mani al che gli uccelli spaventati mostrarono la seconda gamba e si alzarono in volo gracchiando, ma Kanyu (svelto di lingua) rispose che se il nobilissimo Jerda avesse sbattuto le mani in quella stessa maniera alla gru cucinata la sera precedente anche lei avrebbe mostrato la seconda zampa.
Fu così che Jerda ebbe una reazione di ilarità e di allegria nel sentire la risposta pronta di Kanyu e decise quindi di perdonarlo.
Ancora per una volta Kanyu, merito la sua lingua veloce, salvò la pelle, in quanto è risaputo di come i nobiluomini fiorentini siano altrettanto svelti nel mettere a segno ottimi colpi di stocco.
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La parte licenziosa è "svelto di lingua"? :v
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Bauxite
Perché uno è il giovane e l'altro no?
Il nome in cui si riferisce a sé stesso é Marco, ma a causa di alcuni avvenimenti del passato, si presenta sotto mentite spoglie con il nome di Andrea...
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Citazione:
Originariamente Scritto da
follemente
Molto bravi, tutti, il racconto di King Kong poi è splendido!:love:
Grazie, follemente. :shy:
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Mi hai proprio divertito, Kanyu! :love:
E di questi tempi non è facile...
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Citazione:
Originariamente Scritto da
restodelcarlino
D e quindi il castello Menace
Assassino... si chiama Castello Maniace. Per questo sarai legato all'albero maestro dove riceverai venticinque frustate!!! :coltello:
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Bravi Kanyu e King, mi sono piaciute assai entrambe!
Ma ci sono regole particolari o dobbiamo inventare storie a piacere?
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Citazione:
Originariamente Scritto da
dark lady
Ma ci sono regole particolari o dobbiamo inventare storie a piacere?
una sola: nessuna regola
...e divertitevi con questo paradosso zenoniano...
:mmh?:
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Citazione:
Originariamente Scritto da
bumble-bee
Assassino... si chiama Castello Maniace. Per questo sarai legato all'albero maestro dove riceverai venticinque frustate!!! :coltello:
:azz::azz::azz::azz: