Originariamente Scritto da
Arcobaleno
Ne "Il prezioso ornamento di liberazione", testo buddhista:
Kasyapa, la mente è né interna né esterna né in mezzo a questi due. Kasyapa, la mente non può essere investigata, indicata o misurata. Kasyapa, nessun Buddha ha visto, vedrà o vede la mente. (Kasyapaparivartasutra) (cap. 17)
Perciò la mente è nulla e vacuità. Sapendo che è non esistente, si ritiene che sia priva di essenza e vuota di qualsiasi sostanzialità. Le entità prive di sostanzialità non si trovano. Se l’intera realtà fosse investigata in questo modo, si troverebbe che ha questa natura.
Evitando gli estremi, il saggio mantiene la via di mezzo. Essendo privo di sostanzialità è il sentiero all’illuminazione. Questo è quanto io dico. (Dam.pa’i chos yons.su ‘dzin.pa’i mdo) (17)
Non si può dire che gli oggetti esterni esistano o no. E anche la mente non può essere afferrata in alcun modo. Il rifiuto di tutte le opinioni è la caratteristica della inoriginarietà. (Lankavatarasutra 10:595) (17)
Per quanto riguarda lo sviluppo della mente o consapevolezza discriminante, si potrebbe chiedere se è necessario svilupparla, dal momento che, dopo tutto, l’intera realtà è Sunyata (Trascendenza). La risposta è sì. L’argento grezzo ha la natura, ma non l’aspetto di argento, perciò se si vuole l’argento bisogna fondere il metallo. Nello stesso modo la realtà è sempre stata Sunyata, per natura al di là delle parole, ma gli esseri devono conoscere e sviluppare questa consapevolezza, poiché Sunyata appare sotto varie forme, e così è sperimentata con difficoltà in vari modi. Perciò, quando si è capito il senso della consapevolezza discriminante, bisogna svilupparla. (17)
Dar piacere e non bruciare incenso è la vera devozione. Il corretto funzionamento della mente è la venerazione più sublime. (Amrtaguhyatantraraja) (17)
Ne "La raccolta della roccia blu", testo buddhista:
Un antico disse: - La mente è la facoltà di senso, le cose sono gli oggetti; entrambi questi elementi sono come macchie su uno specchio. - Quando raggiungete questo regno sarete naturalmente puliti e nudi, senza vestiti e non inceppati. (Caso 9)
Alla mente arrivano le percezioni dei sensi; i sensi percepiscono la realtà materiale, gli oggetti. Lo specchio è lo spirito, la realtà ultima, immutabile. Il legame eccessivo alla materia è come una macchia sullo specchio dello spirito e rappresenta un inceppamento, in quanto impedisce di elevarsi al di sopra della materia. Quando viene raggiunto il regno della comprensione di tutto ciò, si è liberi dai legami eccessivi con la materia, si è distaccati nel compiere le azioni e quindi puliti, perché le azioni compiute senza interessi egoistici non macchiano. Si è nudi perché si fa a meno di tutto ciò che è superfluo.
In VIVEKA - CUDA - MANI, testo induista:
E’ il vento che accumula le nuvole ed è sempre il vento che le disgrega, così la mente è la causa della nostra schiavitù, ma anche quella della liberazione.
E’ la mente che crea nell’individuo un attaccamento al corpo e agli altri oggetti dei sensi, occorre quindi condurla all’impotenza, come avviene ad un animale quando è legato con una fune. E’ sempre la stessa mente che più tardi suscita verso gli oggetti sensoriali un’avversione tanto acuta da considerarli come veleni, disponendosi così per l’emancipazione. (172, 173)
In "Drg drsya viveka" (1), testo induista:
Una forma-oggetto viene percepita, ma è l’occhio che percepisce. Quest’ultimo è percepito dalla mente, la quale diviene soggetto percipiente. Infine la mente, con le sue modificazioni, è percepita dal pensatore-spettatore, il quale non può essere oggetto di percezione.
In "Sivasutra", testo induista:
La mente è il sé. (3:1)
Il sé individuale, non il Sé universale.