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Quel mostro di comunita'
La comunit� di solito � considerata in assoluto l'ultima spiaggia, la scelta definitiva per poter risolvere il problema della tossicodipendenza.
� piuttosto normale che un tossicodipendente non la prenda in considerazione fino a che non ha piena consapevolezza del proprio problema, per� spesso � vista come un "mostro" anche da chi gli sta intorno.
Un percorso in comunit� ha una certa durata e c'� chi si chiede come si faccia poi davvero ad integrarsi usciti da l�. C'� anche chi pensa che la comunit� serva a poco o niente, che tanto se uno ne vuole uscire � in grado di farlo anche senza andarci. Per alcuni la comunit� � un marchio da portare addosso, per altri una prigione, per altri ancora un rifugio da cui, ad un certo punto, non vorrebbero uscire.
Cosa pensate delle comunit� di recupero? Avete esperienze dirette o per sentito dire? Le ritenete davvero l'unico mezzo buono per uscire dalla tossicodipendenza o, secondo voi, sono sopravvalutate?
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Lamhia
La comunit� di solito � considerata in assoluto l'ultima spiaggia, la scelta definitiva per poter risolvere il problema della tossicodipendenza.
� piuttosto normale che un tossicodipendente non la prenda in considerazione fino a che non ha piena consapevolezza del proprio problema, per� spesso � vista come un "mostro" anche da chi gli sta intorno.
Un tossicodipendente non ammetter� mai che ha un problema, nemmeno quando � dentro la comunit�, loro sono onnipotenti e spesso anche eterni adolescenti. Un tossicodipendente non pu� entrare in comunit� con un "autocandidatura" (tranne san patrignano) ma deve essere inviato dall'assistente sociale o dal ser.t o dal carcere (ma mi � capitato di ricevere chiamate tipo "scolta posso entrare? mi ha detto un mio amico che � stato li che si mangia bene" :asd:)
Il percorso previsto nelle comunit� terapeutiche � di massimo 3 anni, perch� il ser.t e le asl pagano le rette solo per 3 anni, fatto sta che uno pu� andarsene quando vuole (tranne casi in cui sei agli arresti domiciliari) perch� non � un carcere puoi autodimetterti quando vuoi (e succede spesso, sempre per la questione che i tossici sono onnipotenti e non hanno problemi).
Fatta questa noiosa premessa io credo che il lavoro educativo/psicoterapeutico ha senso ed ha efficacia solo all'interno di una struttura residenziale, senza la quotidianit� non si arriverebbe da nessuna parte. Dubito fortemente che uno � in grado di uscirne senza andare in una struttura, sono le solite palle che raccontano i tossici per mettere a tacere la loro coscienza.
Le comunit� di recupero hanno efficacia si, ma dipende da come sono gestite, alcune comunit� in italia hanno ancora un'idea di educazione nata alla fine degli anni 60 e considerano ancora la tossicodipendenza "un periodo ribelle", questo vuol dire: mancanza di regole, uscite mai controllate, fanno "girare" le camere in modo che le coppie possano stare "sole" (non sono contro l'amore eh, ma una coppia di tossici non ne uscir� mai), ecc. Insomma come tutte le cose dipende da come � gestita la comunit�, se il responsabile � capace anche l'equip� lo sar�, se invece il responsabile sar� un falegname figlio dei fiori che � sempre strafatto magari no.
Finito il periodo in comunit� comunque deve esserci un passaggio di "decompressione" tra la comunit� e la realt�, per questo esistono i progetti appartamenti protetti, sono altri 2 anni in cui il comune o la comunit� dov'eri ti da un appartamento e un educatore che ti affianca al passaggio con la vita vera. Senza questo passaggio � molto molto probabile che un tossico ritorni a fare la vita di prima purtroppo.
Detto questo io dicevo sempre ai miei ragazzi che mi rendevo conto che la vita in comunit� � un po' merda :asd: offre mille opportunit� per� vivere con altri "compagni di viaggio" che non ti sei scelto e che probabilmente ti stanno anche un po' sulle palle non � semplicissimo. Comunque la peggiore rimarr� sempre e solo san patrignano :asd:
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Mi capita di lavorare solo con tossicodipendenti che sono andati ben oltre al discorso delle comunit�, e che sono ormai quasi finiti; per quanto riguarda il discorso comunit� ne so poco, ma sicuramente trovo che siano alternative pi� valide rispetto ai SERT e al carcere.
Credo che le persone inserite in comunit� dovrebbero essere trattate con rigore, ma anche dando loro la speranza di cambiare per tornare ad una vita normale.
[/QUOTE=LaSte;1413611] Comunque la peggiore rimarr� sempre e solo san patrignano :asd:[/QUOTE]
Come mai, se posso chiedere?
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Lamhia
Cosa pensate delle comunit� di recupero? Avete esperienze dirette o per sentito dire? Le ritenete davvero l'unico mezzo buono per uscire dalla tossicodipendenza o, secondo voi, sono sopravvalutate?
Al tossico incallito non credo serva a molto ma a chi si f� da poco possono essere molto utili.
La comunit� � una doverosa forma di aiuto che la societ� civile ci mette a disposizione, cos� come i sert, ma se chi ci entra pensa solo ad uscirne al pi� presto diventa un servizio sprecato.
Non sono le comunit� ad essere sopravvalutate, � come con la sigaretta elettronica: l' 80% ce lo devi mettere tu con la buona volont�, il 20% lo f� lei.
Io conosco gente che ha smesso quando ha avuto il primo figlio senza bisogno di andare in comunit� ma ritengo che sia bene che continuino ad esistere, anche ne salvassero uno su cento.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Cerbero
Come mai, se posso chiedere?
Perch� non c'� nulla di educativo. Il successo e la fortuna di San Patrignano sono dovuti al fatto che � nata negli anni del boom dell'eroina e ai tempi non esistenza ancora le comunit� terapeutiche, e dalla famiglia Moratti. Il fondatore (Muccioli) ha basato tutto sulle sedute spiritiche condotte da lui in qualit� di caposupremodellabaracca-medium, da quel che ho capito dai racconti degli ex ospiti erano basate su strani concetti di medicina naturale, in sostanza la tossicodipendenza � una malattia e noi ti curiamo con strani intrugli accompagnati da riti balordi.
Hanno un sistema di gerarchia strano, ti comporti bene, ti diamo dei privilegi, ti diamo un lavoro (carpentiere, falegname, fare il sapone, cuoco), una casa, fai famiglia e infine diventi operatore. Non voglio tirare acqua al mio mulino, ma se partiamo dal concetto che la tossicodipendenza � una malattia allora deve essere "curata" da professionisti, non so voi ma se io mi spacco un ginocchio vado da un medico non da un medium che mi cura con la barbabietola.
Inoltre ci sono state delle morti poco chiare, e tutti gli ex ospiti che ho conosciuto fino ad oggi (tutti scappati dalla comunit� di notte e tutti chiaramente hanno iniziato a farsi anche dopo 10 anni da "puliti") mi hanno raccontato scene di violenze e stupri da parte degli operatori da far venire la pelle d'oca.
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OT : scusate potete modificare il titolo del thread togliendo i tre accenti? Altrimenti ogni volta che si cerca di leggere un post o intervenire, per qualcuno diventa un calvario. Grazie
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Fatto, vediamo se con l'apostrofo funziona :)
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Mhm, a me le comunit� hanno sempre sollevato un forte dubbio: se � vero che una persona che non ha maurato davvero il desiderio di smettere � quasi impossibile che possa trarre beneficio da questo genere di esperienza, d'altra parte chi avesse invece compiuto gi� un percorso personale in tal senso forse non avrebbe bisogno della comunit�, resta una zona grigia di persone che si stanno allontanado dal mondo della schiavit� della droga, ma che hanno ancora un po' di strada da fare, questi potrebbero davvero riuscire a percorrere l'ultimo tratto di strada essendo messi a stretto contatto con persone delle altre due categorie? Alla fine di che si parla tra drogati che non possono accedere alla sostanza che bramerebbero? Con la prima categoria direi che si andrebbe sempre a parare su che bella storia sar� finalmente uscire e andare dal pusher di cui si conserva gelosamente il numero di telefono, con la seconda categoria potrebbe andare un po' meglio, ma non mi farei tante illusioni, vedere dei compagni, che in fondo ci assomigliano, essere pronti a voltare pagina potrebbe anche farci ritenere che tanto verr� comunque il momento in cui si dar� un taglio al passato, perci� tanto vale aspettare, perch� fare tanti sforzi per qualcosa che non si � ancora sicuri di volere veramente.
Inoltre, secondo me, il percorso della droga � molto personale, dei punti di contatto con le storie degli altri non so se esistano veramente, certo le storie si somigliano un po' tutte esteriormente, ma ciascuno vive l'intensit� emotiva della sua, le altre sono solo anedottica senza grandi emozioni (anche perch� un drogato che ti racconta la sua storia spesso la racconta con grande freddezza, perch� il suo lato emotivo era anestetizzato quando l'ha vissuta, per lui esisteva, ma era qualcosa di troppo labile per trasparire dal racconto).
Da quanto ho potuto vedere in linea di massima nelle comunit� spasso si finisce solo per fare nuove amicizie che sarebbe stato meglio non fare (e qui entra anche in ballo chi finisce in comunit� senza averne bisogno, penso ad esempio ad un mio amico che verso i 15 anni ci fin� per punizione, alla fine si faceva le canne, come tanti alla sua et�, quando ne usc� aveva tutta una serie di curiosit� nuove, frutto di storie che tossici navigati gli avevano raccontato, non le mise in pratica allora, ma chi pu� dire se una decina di anni dopo sarebbe scivolato la dove � scivolato senza questa esperienza formativa).
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Originariamente Scritto da
Doppio
Inoltre, secondo me, il percorso della droga � molto personale, dei punti di contatto con le storie degli altri non so se esistano veramente, certo le storie si somigliano un po' tutte esteriormente, ma ciascuno vive l'intensit� emotiva della sua, le altre sono solo anedottica senza grandi emozioni (anche perch� un drogato che ti racconta la sua storia spesso la racconta con grande freddezza, perch� il suo lato emotivo era anestetizzato quando l'ha vissuta, per lui esisteva, ma era qualcosa di troppo labile per trasparire dal racconto).
Scusa Doppio ma questo cosa c'entra con la comunit�?
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Doppio
(e qui entra anche in ballo chi finisce in comunit� senza averne bisogno, penso ad esempio ad un mio amico che verso i 15 anni ci fin� per punizione, alla fine si faceva le canne, come tanti alla sua et�,...
Questa cosa mi ha sempre incuriosito e mi piacerebbe sentire il parere di Ste in proposito.
Ma come cacchio si fa a mandare in comunit� uno che fuma erba?! Da quale dipendenza dovrebbe curarsi? Quella da thc � paragonabile a quella da nicotina se non inferiore, se non sono male informato.
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Direi anch'io che � inferiore, smettere di fumare sigarette non � cos� facile, non ho mai visto qualcuno fare altrettanta fatica a togliersi il vizio delle X canne al giorno. Nel caso specifico a cui mi riferisco comunque non credo che l'intenzione fosse quella di curare una dipendenza, fu un discorso meramente punitivo: la promessa era stata: "alla prossima che combini finisci in comunit�..." e furono di parola. Sistemi educativi discutibili, peraltro ancora applicati con modalit� non molto diverse, ma io sono solo l'amico malvisto... non ho autorit� per andare da questi genitori e dirgli: "ma di chi credete che sia la colpa se vostro figlio non � ancora maturato abbastanza da sapersi dare una regolata per conto suo?".
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Originariamente Scritto da
LaSte
Scusa Doppio ma questo cosa c'entra con la comunit�?
Leggendo i tuoi interventi avevo avuto il dubbio che il concetto di "comunit�" in senso stretto non mi fosse del tutto chiaro. Diciamo che sto considerando "comunit�" i molti istituti che accolgono chi ha problemi di dipendenze (o anche chi ha distubi di diverso tipo, come quelli alimentari). Pare che stia estendendo la definizione a cose che non c'entrano. Mi rimetto alla tua esperienza, cosa rientra esattamente nella definizione di "comunit�"? E gli altri istituti che si occupano di dipendenze dove la gente si ricovera come si definiscono?
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Originariamente Scritto da
Doppio
Direi anch'io che � inferiore, smettere di fumare sigarette non � cos� facile, non ho mai visto qualcuno fare altrettanta fatica a togliersi il vizio delle X canne al giorno. Nel caso specifico a cui mi riferisco comunque non credo che l'intenzione fosse quella di curare una dipendenza, fu un discorso meramente punitivo: la promessa era stata: "alla prossima che combini finisci in comunit�..." e furono di parola. Sistemi educativi discutibili, peraltro ancora applicati con modalit� non molto diverse, ma io sono solo l'amico malvisto... non ho autorit� per andare da questi genitori e dirgli: "ma di chi credete che sia la colpa se vostro figlio non � ancora maturato abbastanza da sapersi dare una regolata per conto suo?".
Poco tempo fa un conoscente mi raccontava della cosa successa al figlio ventitreenne. Viene fermato ad un posto di blocco, gli viene ispezionata l' auto, viene perquisito e gli trovano addosso un pezzo di fumo di poco pi� di dieci grammi. Lo accompagnano in ambulanza al pronto soccorso e gli fanno esami di sangue e urine trovandolo positivo, auto sequestrata e patente ritirata.
Convocato per direttissima dal giudice questi gli propone come alternativa al processo un percorso di disintossicazione al sert che il ragazzo, ovviamente, accetta visto che diversamente avrebbe avuto una condanna che, seppur lieve, gli avrebbe macchiato la fedina penale.
Il padre mi diceva che ogni mattina alle dieci gli davano una pastiglia che lo faceva stare male, tanto che lui prendeva permesso dal lavoro per andarlo a prendere e portarlo a casa, dopodich� il figlio stava a letto rintronato fino al tardo pomeriggio. Un racconto surreale ma vero!
Sembra quasi che i giudici stessi non abbiano molte altre possibilit� di scelta per "non rovinare" un giovane sano ed inserito che f� un stronzata, ...c'� forse un vuoto legislativo, boh?
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Doppio
Leggendo i tuoi interventi avevo avuto il dubbio che il concetto di "comunit�" in senso stretto non mi fosse del tutto chiaro. Diciamo che sto considerando "comunit�" i molti istituti che accolgono chi ha problemi di dipendenze (o anche chi ha distubi di diverso tipo, come quelli alimentari). Pare che stia estendendo la definizione a cose che non c'entrano. Mi rimetto alla tua esperienza, cosa rientra esattamente nella definizione di "comunit�"? E gli altri istituti che si occupano di dipendenze dove la gente si ricovera come si definiscono?
Per quella che � la mia esperienza come comunit� di solito si intende quella legata alla tossicodipendenza, per alcolismo e disturbi alimentari, ad esempio, si parla di "centri".
Passando ad un altro punto toccate da te: hai parlato di tossicodipendenti che raccontano la loro storia in modo molto freddo, a dire il vero io per ora ho avuto a che fare con persone che, in realt�, trasmettono molto ed a sprazzi la rabbia, il dolore, il senso di colpa e di inadeguatezza escono eccome.
Per quella che � la mia di esperienza, un po' con l'auto mutuo aiuto, un po' anche su forum, chi � dentro e si sente incastrato ed � convinto che non ne uscir� mai trae un po' di speranza da chi invece � riuscito a fare un certo percorso. Una cosa che per� ho visto forse funzionare pi� di tutto, a dire il vero, non � tanto l'esperienza di tossicodipendenti fra tossicodipendenti, ma il realizzare quello che la tossicodipendenza pu� fare intorno a s�. Per farti un esempio, da noi � arrivato di recente un uomo di 43 anni, padre di due bambine, cocainomane da 20. Ha letto qualche storia, in particolare una, da figlia di un alcolista e poi compagna di un eroinomane, l'ha colpito. Non per il vittimismo, ma per le parole utilizzate e perch� in qualche modo ha realizzato, e l'ha pure chiesto in entrata, che le sue figlie da grandi un giorno avrebbero potuto cercare una persona come lui, quindi ha pensato a cosa avrebbero potuto passare. Vedere in qualche modo, riflessa in un'altra storia, la prospettiva che stava dando alle sue figlie ha smosso qualcosa. Fra cinque giorni entrer� in comunit�. Lo stesso � accaduto due anni fa con una ragazza eroinomane, anche se per lei � stato in seguito un percorso fatto in solitario, con le classiche scusanti del "io non sono come gli altri" e per ora non ne vuol sapere di fare una scelta che reputa troppo definitiva. Penso che spesso si calchi molto sul rapporto tossicodipendente/tossicodipendente, che in realt� non trovo essere cos� sbagliata come cosa, perch� solo chi � come te capisce cosa stai passando veramente, per� diventa pi� costruttivo se chi � stato come te pu� dirti che le cose possono migliorare, ma anche toccare in qualche modo la percezione di quello che si dilaga intorno al tossicodipendente, che spesso � convinto di fare del male solo a se stesso, pu� essere un nervo da toccare. C'� da dire che questo � fattibile solo se, in qualche modo, ci sono ancora affetti che possono andare a smuovere emozioni latenti.
Per quanto riguarda la riuscita della comunit� credo che sia fuori discussione che ci debba essere una reale volont� di cambiamento, altrimenti la comunit� non servir� a niente (e non � comunque detto che ci sia sempre riuscita anche in quelle circostanze di volont�).
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Originariamente Scritto da
Lamhia
Passando ad un altro punto toccate da te: hai parlato di tossicodipendenti che raccontano la loro storia in modo molto freddo, a dire il vero io per ora ho avuto a che fare con persone che, in realt�, trasmettono molto ed a sprazzi la rabbia, il dolore, il senso di colpa e di inadeguatezza escono eccome.
Mhm, s�, nel momento in cui l'anestesia si interrompe la sfera emozionale salta fuori impazzita, era un calcolo che non avevo fatto... il dubbio permane comunque (anche se nel resto del post hai tirato fuori elementi che lo eludono in parte), l'altrui frustrazione � qualcosa da cui pu� nascere una condivisione positiva?
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Per quanto riguarda il padre in questione lui ha fatto i suoi primi giorni senza prendere niente nell'ultimo mese (un mese esatto fra tre giorni). Con una gran fatica, ovviamente, ma indubbiamente ci leggeva da prima. Per quanto riguarda la ragazza, la seconda di cui ho parlato che, tra l'altro, pare sia pulita da alcol ed eroina oramai da 6 mesi e 16 giorni (da quel che ha scritto oggi), i suoi interventi sono stati fatti spesso durante l'uso di sostanze, cosa piuttosto percebile in alcuni di questi perch� rabbia, suscettibilit� e sensi di colpa/inadeguatezza erano piuttosto evidenti.
Se per "altrui frustrazione" intendi quella che va a toccare le conseguenze della tossicodipendenza sugli altri, secondo me pu� andare a toccare qualche nervo. Forse erroneamente dico che lo fa nel caso ci sia ancora qualcosa da poter toccare. Nel primo caso il padre di 43 anni ha avuto almeno la testa di allontanarsi dalle figlie per non far vivere a loro la sua condizione (io mi rifaccio ovviamente a quello che viene raccontato e che devo tenere per buono) e la cosa sembra essere gestita al meglio, per quanto sia possibile, da lui e l'ex moglie che, in qualche modo, gli � ancora legata. Per lui leggere la storia di chi ha vissuto le conseguenze di un padre alcolista, raccontata con schiettezza ed una certa durezza, per poi ritrovarsi con un eroinomane da adulta, � stato un colpo, forse un po' scontrarsi con qualcosa che non immaginava. Per quanto riguarda la seconda ragazza invece � stato proprio lo scontrarsi con qualcuno a muso duro che le diceva in faccia chiaramente le cose come stavano, oltre al fatto di avere qualcuno che non poteva prendere in giro perch� la capiva piuttosto bene (in questo caso in primis chi aveva vissuto di riflesso la tossicodipendenza, in secondo luogo chi ne era uscito, per poi finire su chi ancora c'era dentro ma la stava combattendo e riconosceva benissimo rabbia e finte giustificazioni) che l'ha portata a fare i primi passi verso il tentativo di riprendersi in mano.
Non so dirti esattamente se � la frustrazione a portare una condivisione positiva, per� penso che conoscere tutte le facce di una medaglia, e spesso il tossicodipendente non conosce (o non comprende) quella del dolore che semina, esattamente come chi � dall'altra parte non comprende (e non si preoccupa di farlo) cosa porta ad annullarsi/enfatizzarsi, possa servire. Se non altro se si cerca di fare informazione sulla tossicodipendenza (e non solo a livello medico, ma andrebbe fatta soprattutto a livello emozionale/psicologica, secondo me), non capisco perch� non la si debba fare anche nel far comprendere conseguenze che sono ben altro che fisiche ed individuali. Per� qui ci si riconduce alla solita cosa: sono nervi che riesci a toccare se e quando c'� qualcosa ancora da "toccare".
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Originariamente Scritto da
Doppio
Leggendo i tuoi interventi avevo avuto il dubbio che il concetto di "comunit�" in senso stretto non mi fosse del tutto chiaro. Diciamo che sto considerando "comunit�" i molti istituti che accolgono chi ha problemi di dipendenze (o anche chi ha distubi di diverso tipo, come quelli alimentari). Pare che stia estendendo la definizione a cose che non c'entrano. Mi rimetto alla tua esperienza, cosa rientra esattamente nella definizione di "comunit�"? E gli altri istituti che si occupano di dipendenze dove la gente si ricovera come si definiscono?
Sar� il gran cerchio alla testa di stamattina ma ancora non ho ben capito, la comunit� in senso stretto alla fine si tratta comunque di un lungo "ricovero" essendo una struttura residenziale, tu intendi istituti dove ci si ricovera volontariamente?
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Originariamente Scritto da
Lamhia
Per quella che � la mia esperienza come comunit� di solito si intende quella legata alla tossicodipendenza, per alcolismo e disturbi alimentari, ad esempio, si parla di "centri".
Ma no, qualche comunit� per alcolisti c'�, oppure li mandano nelle case alloggio (un tipo di comunit� dove lavoravo io dove l'utenza � composta da tossicodipendenti e alcolisti) chi ha disturbi alimentari o si fanno lunghi ricoveri in psichiatria o se sono gravi vanno nelle comunit� psichiatriche.
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Di solito li ho sempre sentiti definire "centri disturbi..." etc. etc.., dei ricoveri in psichiatria lo sapevo. Se non erro lo stesso accade anche per l'autolesionismo, vero?
Domandona per te Ste, invece, proprio dall'ultima risposta: vero che l'uso di stupefacenti/alcol spesso si alterna o � correlata, ma pensi che certe problematiche siano da seguire nello stesso contesto?
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Citazione:
Originariamente Scritto da
LaSte
Sar� il gran cerchio alla testa di stamattina ma ancora non ho ben capito, la comunit� in senso stretto alla fine si tratta comunque di un lungo "ricovero" essendo una struttura residenziale, tu intendi istituti dove ci si ricovera volontariamente?
Be' s�, mi riferivo a quelli. Forse � scorretto definirli comunit�.
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Originariamente Scritto da
Lamhia
Di solito li ho sempre sentiti definire "centri disturbi..." etc. etc.., dei ricoveri in psichiatria lo sapevo. Se non erro lo stesso accade anche per l'autolesionismo, vero?
Domandona per te Ste, invece, proprio dall'ultima risposta: vero che l'uso di stupefacenti/alcol spesso si alterna o � correlata, ma pensi che certe problematiche siano da seguire nello stesso contesto?
Beh si cambia il nome ma alla fine sono sempre comunit� o centri diurni.
Fino ad oggi non ho mai conosciuto o sentito di tossicodipendenti senza problemi di alcolismo o alcolisti senza un passato di eroina o cocaina alle spalle, quindi si ritengo che siano problematiche che si possono seguire nello stesso contesto alla fine � sempre un abuso di sostanze, tra l'altro secondo il mio modestissimo parere � la peggiore. E poi c'� anche una questione di tagli dei costi..
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Trovo il modo con cui si parla di questa reale piaga un po offensivo. Naturalmente con il termine "piaga" mi riferisco alle comunit�, non alla tossicodipendenza. Purtroppo, tutto ci� che riguarda la psicologia e la sociologia qui in italia funziona al contrario.
Ci sono degli psichiatri che ti prescrivono regolatori d'umore alla prima seduta, psicologi consultati per un brutto sogno che ti consigliano mesi di psicoterapia.
Questo non c'entra niente, ovviamente, con le comunit� ma volevo far risultare chiara, sin dalle premesse, la mia completa antipatia nei confronti dei metodi clinici in ambito psico-sociale in questa nazione. Ovviamente gli esempi che ho portato non sono generalizzati ad oltranza, ci sono anche psicologi e psichiatri onesti che fanno bene il loro lavoro, il difficile � trovarne.
1- Ci sono diverse tipologie di tossicodipendenza, additare una persona come "tossico" non � solo un po immorale ma anche riduttivo. Che cosa pu� differenziare una persona che si fa di eroina da uno che si fa di cocaina? Forse nulla. Che cosa pu� differenziare una persona che si fa di eroina con un altra che si fa della stessa sostanza? Forse tutto.
Il problema della tossicodipendenza alle volte � alla base del procedimento. Sappiamo che il 90% dei tossicodipendenti hanno iniziato con le sigarette-canne-sniffata ma quello non c'entra nulla. Secondo me la prevenzione ha uso puramente informativo.
Ci� che differenzia realmente una tossicodipendenza dall'altra � innanzitutto la motivazione per cui una persona sceglie, e ripeto, sceglie di compiere quella strada. Da li bisognerebbe far partire una buona analisi introspettiva del paziente innanzitutto. Da questo deduco che non si possa seguire un procedimento di gruppo. � solo un modo per gli enti nazionali di farsi vedere interessati e spendere il meno possibile.
2- C'� un problema di fondo nella struttura logica di una comunit�.
2A- Tu (paziente), parti dal ser.t, dove grazie all'ausilio di un altro oppiaceo o, in alternativa, eroina soppressori, ti disintossichi "scalando" la dipendenza, ovvero, prendendo sempre meno un quantitativo di oppiacei, in modo tale che il tuo organismo possa arrivare a tollerarne la mancanza senza dolori fisici. Per quanto riguarda gli aspetti fisiologici tutto sembra pi� che logico e produttivo ma dal punto di vista psicologico non fai altro che creare una seconda dipendenza, stavolta temporanea. Questo metodo di rimpiazzo non fa altro che far scoprire ad una persona che pu� anche stare giorni senza dover far nulla, tanto c'� il metadone, mi copre l'astinenza e ciao, a domani. Sappiamo per certo che questo mai diventer� un sostitutivo ma ricordiamo pavlov. Ad ogni stimolo c'� una risposta, gli stimoli possono essere condizionati o non condizionati, qui si tratta di uno stimolo condizionato, la risposta ha lo stesso modus ponens, nel caso di Pavlov, il cane e la salivazione. Io mi ripeto, ma lo far� spesso per quanto riguarda questo, la tossicodipendenza � una patologia psicofisica che deve essere "curata" individualmente e in relazione al quadro clinico di ogni paziente, � una patologia troppo arbitraria. Se un soggetto ha delle serie difficolt� fisiologiche e continua a farsi solo per evitare "la ruota" (astinenza), a quel punto � giusto che sia usato il metodo a "scalare", ma in soggetti con un tutt'altro quadro clinico non fai che aggravare la situazione.
2B- Tu (paziente), entri nell'istituto residenziale dove impari ad avere un comportamento retto e pio, fai lavori socialmente utili, relazioni con altre persone e dopo? Molte volte la dipendenza nasce da una situazione familiare non chiara, da amicizie sbagliate, da storie deviate. Cosa c'� al di fuori della porta della comunit�? Le stesse situazioni. Un individuo deve ben avere chiaro cosa siano concetti come indipendenza e libert� per avere un corretto modo di porsi nei riguardi della vita. Un tossicodipendente, purtroppo, non ne ha, un po costretto dalla sua stessa dipendenza, un po perch� forse non ne ha mai avute.
Questo si chiama gettare legna sul fuoco. Per questo si arriva a definire i percorsi comunitari come "campane di vetro". La "decompressione" con progetti "appartamenti protetti", non sono altro che tenere al guinzaglio una persona che, magari, vorrebbe tutt'altro che stare in un appartamento con un incompetente.
2C- Tu (paziente), vieni invitato a seguire una serie di colloqui di gruppo o individuali in cui la prima tappa � il riconoscimento di avere un problema. Non so se questi assistenti sociali abbiano mai seguito una lezione di psicologia generale in cui si parla di concetti quali "effetto pigmalione" o "transfer" (in questo caso � ovvio che non intendo che il paziente non si innamori dello psicoterapeuta ma che ne abbia un indiscutibile bisogno in seguito. Che si innamori, non � comunque un ipotesi da escludere.). Anche qui possiamo notare che: o il ragionamento � contraddittorio (prendere visione del problema = risoluzione problema, oppure, prendere visione della facilit� del percorso = risoluzione problema), oppure che, come ho gi� detto, a seconda del quadro clinico del paziente si debba seguire un diverso tipo di metodo.
3- Stereotipare i metodi di soluzione del problema non � consigliato a quanto pare. Non pu� e, soprattutto, non deve esistere una generalizzazione universale di metodo di soluzione. Questo sistema � sbagliato e inefficiente. Pu�, tuttavia, essere creato un glossario di risultanze a condizioni in cui, per ogni conseguente tipologico esista un derivante.
4- L'atteggiamento statale che addita il tossicodipendente come persona gi� perduta, ai limiti dello schifo � un atteggiamento sbagliato? No, � immorale?, No, � omicida! Il carattere proibizionista e finto-salutista del nostro ordinamento giuridico, il particolare interesse da parte delle forze dell'ordine per questa sostanza, il non voler capire che l'eroina pu� essere considerata una droga ricreazionale tanto come tutte non fanno che scemare il potenziale del paziente. Cito una frase di un operatore socio assistenziale (presumo): "Dubito fortemente che uno � in grado di uscirne senza andare in una struttura, sono le solite palle che raccontano i tossici per mettere a tacere la loro coscienza."
Persone adibite a quel tipo di impiego che hanno maturato un esperienza clinica e si muovono con questi passi dovrebbero essere processati per vilipendio alla vita. Non esiste una persona sulla faccia della terra che attraverso la sua sola forza di volont� non riesca a smettere con un'inezia come l'eroina. Ebbene si, lo dico e lo ribadisco, � un'inezia. Basterebbe seguire una tipologia di PERCORSO (non metodo), ovviamente labile, simile a questo:
- Presa di coscienza. L'eroina � una sostanza chimica, dove agisce, come e perch�. Informativa produzione e traffici.
- Dipendenza psicologica. Informativa su "da cosa deriva?" (introduzione discorso introspettivo, carpire informazioni sul perch�)
- Racconti da parte del paziente di esperienze PRIMA (motivazione inizio, situazioni pesanti)
- Racconti da parte del paziente di esperienze DURANTE (motivazioni continuazione, grado di assunzione)
- Racconti da parte del paziente di esperienze DOPO (motivazioni, grado di assuefazione psicologico)
- Informativa dannosit� metadone (farmaco sintetico) e differenze dall'eroina, morfina, codeina, idromorphone (farmaci semisintetici).
- comprensione su: metodo a scalare (si o no)
Discorsi psicologici: - I problemi, affrontare le difficolt�.
- Amor proprio, diventare migliore.
- Credere in se stessi.
- Possibilit� di rivalsa.
(Differenze tipologiche per caso clinico. es: simulazioni e prove nell'affrontare i problemi)
OBBLIGHI STRUTTURALI: Al termine del percorso � assolutamente necessario trovare un impiego al paziente e dare la possibilit� di crearsi un autonomia.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Lamhia
La comunit� di solito � considerata in assoluto l'ultima spiaggia, la scelta definitiva per poter risolvere il problema della tossicodipendenza.
� piuttosto normale che un tossicodipendente non la prenda in considerazione fino a che non ha piena consapevolezza del proprio problema, per� spesso � vista come un "mostro" anche da chi gli sta intorno.
Un percorso in comunit� ha una certa durata e c'� chi si chiede come si faccia poi davvero ad integrarsi usciti da l�. C'� anche chi pensa che la comunit� serva a poco o niente, che tanto se uno ne vuole uscire � in grado di farlo anche senza andarci. Per alcuni la comunit� � un marchio da portare addosso, per altri una prigione, per altri ancora un rifugio da cui, ad un certo punto, non vorrebbero uscire.
Cosa pensate delle comunit� di recupero? Avete esperienze dirette o per sentito dire? Le ritenete davvero l'unico mezzo buono per uscire dalla tossicodipendenza o, secondo voi, sono sopravvalutate?
serve serve..... logicamente hanno bisogno di aiuto e quello � un modo come altri di aiutare i tossicodipendenti, poi ce la devi fare da te... e non ricascare, non � facile ma ci si pu� riuscire... anche quelli che escono di galera in fondo poi sono tentati una volta usciti e ricommettere i soliti reati, o gli alcolizzati a tornare a bere, o chi gioca di soldi a tornare a giocare, e cos� via.... l'importante � avere una persona vicina o pi� persone su cui contare.... ma se rimani solo sei fritto...
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Ho lavorato come volontaria anni fa in una comunit� come scout, � un' esperienza veramente traumatica, vedere le persone che stanno male, che hanno paura di affrontare le cose pi� banali della vita come alzarsi dal letto la mattina....non � piacevole...ma ho visto anche tanta gente con forza di volont� entusiasmo verso la vita....la comunit� � una famiglia ti aiuta a cresce e ad avere una buona OPINIONE di se!