Quando parcheggiavo il Lamborghini sotto casa.
Crediamo di pensare con parole, ma in realtà oltre il 60% di noi pensa per immagini, forse perché ci emozionano più facilmente: sono l’abc dei sogni e del nostro sentire.
Sulle immagini poi si costruiscono rapide metafore sui saliscendi della vita, sul senso di confini oltrepassati con fatica, ma talvolta anche con la ricompensa visiva di un mondo sorprendentemente rinnovato. E' proprio in questo stupore creativo e primordiale che Mircea Eliade ha intravisto il senso della ierofania fondatrice dell’arcaico homo religiosus.
Ma io, da homo laicus, la vedo solo così. 😊
Quando parcheggiavo il Lamborghini sotto casa.
Ero andato a vivere in una nuova casa, senza persiane alle finestre, senza tapparelle. Mi piaceva svegliarmi con il chiarore che precede l’alba, bere un caffè veloce e correre giù dalle scale per andare a lavorare. Ma quel giorno di inizio estate, appena fuori dalla porta mi sono trovato immerso in una nebbia fitta fitta, che nemmeno a Milano da bambino.
Distinguevo a malapena i colori arancione azzurro del Lamborghini parcheggiato poco distante. Salto su e rombando m’inerpico per la collina, la vista ancora smarrita dal sonno e dalla bolla di nebbia che però mi faceva sentire pienamente al centro del mio mondo nuovo: avevo traslocato da poco.
E così ti trovi a salire e salire in mezzo a quest’aria bianca, sporca e stanca.
Poi d’un tratto è più chiara, più luminosa e poi BANG, di colpo la superi e sbuchi al sole, rivedendo tutti i colori che avevi dimenticato: il cielo, il verde, la terra arata la sera prima. che improvvisamente ti rimanda il suo odore.
Ma non sei lì per fare il poeta. Hai da macinare i tuoi chilometri quotidiani su quel vecchio trattore cingolato di due tonnellate che insieme all’aratro sta trasportando un milanese prestato alla campagna, per farlo finalmente sudare e sgobbare come desiderava da tempo.
Poi quando arrivi in alto e inverti la marcia per arare in discesa il terreno ecco che ti prende un’altra botta di sorpresa: la vallata è sparita, annegata in quel lago di nebbia che ha sommerso anche le poche case che erano lì, sull’altra sponda.
L’emozione del bambino che sale e scende dalle montagne russe si era rinnovato in quel luna park di colline marchigiane: indimenticabili perché tatuate nei pochi neuroni rimasti.