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“Tàr” (2022) di Todd Field
Lydia Tàr è un Direttore d’Orchestra statunitense (desidera che venga declinato al maschile, come pure per Maestro) che a seguito di varie esperienze di direzione in patria ottiene il podio della Filarmonica di Berlino. E’ sposata con il suo primo violino, donna anche lei, con la quale ha adottato una bambina. E’ molto determinata nel lavoro, non vuole intralci e tende a liberarsi senza indugio di rapporti professionali e non, che possono crearle ostacolo. Preparando la quinta di Mahler si dimostra maniacale, ossessionata e paranoica, con la difficoltà sempre più accentuata di conciliare sfera professionale e privato, che però intrecciandosi alimentano situazioni che sottovaluta. Presentato a Venezia il film è stato accolto positivamente dalla critica e Cate Blanchett ha vinto la coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. E’ comunque l’intero film ad essere ragguardevole da un punto di vista tecnico, regia/montaggio/fotografia più Mahler. Se recentemente ho apprezzato “Decision to leave” per la sua capacità di rimandare a un certo tipo di cinema del passato, “Tar” al contrario è sicuramente un film dei giorni nostri, non solo per la qualità con il quale è girato, ma per le tematiche trattate, quelle legate a un’epoca, la nostra appunto, in cui è possibile agguantare le migliori opportunità correndo però il rischio di vedere le nostre intenzioni stravolte.
Tàr ****
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“Armageddon Time” (2022) di James Gray
1980, poco prima che Ronald Reagan venga eletto Presidente degli Stati Uniti, un ragazzo viene costretto dai genitori a cambiare scuola, per lasciare quelle che per loro sono cattive compagnie, in particolare un ragazzo di colore ma anche per andare in una scuola più consona al loro livello sociale. Il ragazzo è interessato all’arte, in generale è molto curioso e non accetta il percorso che i genitori hanno già deciso per lui. Presentato a Cannes in concorso Armageddon Time è un filmetto che parla di razzismo in un periodo in cui l’America svolta a destra e lo fa con gli occhi di un ragazzo ma in maniera poco convincente e senza entrare in profondità.
Armageddon Time **
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"Bones and all" (2022) di Luca Guadagnino
A Venezia ha vinto il Leone d'argento per la miglior regia, premio strameritato. Ci ho visto un po di Hitchcock, di Kubrick e di Scorsese. Non per tutto il film, alcune scene e sequenze sono convenzionali coincidenti con i momenti in cui i protagonisti, affamati di cannibalismo, tendono a ricercare la normalità e qui il film si banalizza. Ma quando meno te lo aspetti ritorna alla sua vera natura. Film da vedere.
Bones and all ***
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“Les Amandiers” (2022) di Valeria Bruni Tedeschi
Qui da noi è uscito come "Forever Young". Francia metà anni 80, un gruppo di ragazzi viene ammesso ai corsi della prestigiosa scuola di recitazione di cui al titolo. Pensano al teatro tutto il tempo, recitano in qualunque luogo mischiando vita reale e palcoscenico, non hanno paura di esibirsi e di raccontarsi. Alcuni di loro sono vittime dei drammi tipici del periodo però l’amore per la recitazione ha (quasi) sempre il sopravvento. Passato a Cannes in concorso dove con molta sorpresa non ha vinto nulla malgrado sia il tipico film da festival, racconta il percorso effettuato proprio dalla Bruni Tedeschi che ha iniziato studiando presso Les Amandiers, proseguito come attrice e ora da qualche anno come regista. E’ riuscita con efficacia a riportarci in quegli anni con uno stile asciutto dove il montaggio e una fotografia mai troppo nitida hanno un ruolo rilevante nel rappresentare un cinema poco tecnologico com’era all’epoca. Chi ama il Teatro non può perderlo.
Les Amandiers ***
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"Clerks III" - Kevin Smith
Con il terzo capitolo si conclude la saga e ho pianto
Non aggiungo niente perché ogni cosa che potrei dire è uno spoiler
Sempre irriverente, ti fa venir voglia di rivedere il primo
https://www.youtube.com/watch?v=uD3n3GM3Z_0
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“The Eternal Daughter” (2022) di Joanna Hogg
Madre e figlia ritornano nella loro vecchia casa ora trasformata in hotel per passare il compleanno dell’anziana signora. Durante il soggiorno affiorano vecchi e dolorosi ricordi ma anche la cruda realtà. Il film, presentato a Venezia in concorso ed è l'unico motivo per cui l'ho guardato, appare piuttosto inconsistente. Si attende che succeda qualcosa, ma quello che accade non è così clamoroso per attirare l’interesse dello spettatore o meglio è rappresentato senza efficacia. Si può salvare l’interpretazione di Tilda Swindon che si cimenta nella parte sia della madre che della figlia, per il resto il film è un puro esercizio stilistico.
The Eternal Daughter **
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"Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles" (1975) di Chantal Akerman
Vengono narrati tre giorni di vita della protagonista, più che altro faccende domestiche, commissioni e impegni finanziari la maggior parte riguardanti il figlio, studente universitario. Rimasta vedova, arrotonda le entrate ricevendo uomini in casa, sempre con lo stesso identico aplomb, anche se traspare nella sua espressione un filo di malinconia e di tristezza, per una vita sempre uguale a se stessa, ripetitiva e con poche divagazioni, ad esempio bere un caffè al bar. Ecco, io di questo film non sapevo nulla e probabilmente non l'avrei mai guardato se pochi giorni fa il British Film Institute, che ogni 10 anni stila la classifica dei migliori film di sempre, non lo avesse inserito, con mia grande sorpresa e non solo mia, al primo posto. Nelle precedenti edizioni era stata una vicenda tra Vertigo (La donna che visse due volte) di Hitchcock e Citizen Kane (Quarto potere) di Welles, due film parecchio datati ma che vengono considerati, giustamente, un mito Questa volta, forse per non ripetersi e per non scegliere tra i film finiti subito dopo i due nelle precedenti edizioni, ecco un film quasi d'avanguardia, tecnica cinematografica ridotta all'osso con cinepresa fissa, montaggio solo per il cambio di scena, sceneggiatura e interpretazione non memorabile, anche perché nell'idea della regista non necessarie. Nel complesso un film particolare, con una cura dei dettagli ossessiva, ma lontano dal poter essere immaginato come il migliore di tutti, quello che possa portare in giro per il mondo la bandiera del miglior cinema di tutti i tempi, ma semmai di una élite. Per chi fosse interessato è presente su youtube.
Jeanne Dielman ***
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“Saint-Omer” (2022) di Alice Diop
Sul processo a una ragazza senegalese che pone fine alla vita della figlia apparentemente senza motivo. Lei parla di stregoneria, malocchio, ma c’è dell’altro come un difficile rapporto con i genitori che la porta a trasferirsi in Francia e successivamente una relazione complicata con un uomo molto più grande di lei con il quale concepisce la bambina. Il film, che a Venezia ha vinto il premio per la miglior opera prima e soprattutto il gran premio della Giuria, non pare sempre perfetto, ad esempio la regia è incerta in alcuni frangenti oppure la figura della sorella della protagonista non totalmente riuscita. Rimane la forza di un film che mette a disagio ascoltando i dettagli di una vicenda realmente accaduta, con l’interpretazione di Guslagie Malanga che pare abbia subito davvero il dramma che racconta. Notevole l’arringa finale della difesa che riesce ad aprire una breccia all’interno della giuria per una sentenza che pareva già scritta. Visto in lingua originale con sottotitoli in italiano, fortunatamente ci sono ancora piccoli cinema che li trasmettono. In questi giorni nelle sale.
Saint-Omer ***
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Due film che profumano di Oscar
“The Banshees of Inisherin” (2022) di Martin McDonagh
Mentre sulla terraferma irlandese imperversa la guerra civile, nel villaggio di una piccola isola vicina divampa improvvisamente un piccolo conflitto innescato da un abitante che chiede al suo migliore amico di evitare di salutarlo, facendo finta che non esista. Questa in estrema sintesi la trama del film che a Venezia ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura mentre a Colin Farrell è andato quello per la miglior interpretazione maschile. Scenari incredibili, regia e tutto il resto di ottima fattura, rimane una storia singolare, locale a tratti simpatica malgrado l’evolversi drammatico.
The Banshees of Inisherin ***
“The Fabelmans” (2022) di Steven Spielberg
L’atto d’amore di Spielberg nei confronti del cinema. Racconta il percorso che lo ha fatto diventare regista, la scoperta dei film attraverso i genitori e successivamente con i primi provini realizzati con amici e compagni di scuola. Filma qualsiasi cosa anche quello che non dovrebbe. Vengono citati film del passato con immagini originali, soprattutto quelli di John Ford che Spielberg ha la fortuna di incontrare alla fine del film e che gli dispensa un consiglio che il giovane regista mette subito in pratica. Tutto bello, tutto perfetto però il modo con cui è stato realizzato mi ha convinto poco; un film che racconta gli anni ‘50 e ‘60 come se fossimo negli anni ’80, con quello stile hollywoodiano che lui stesso ha contribuito a cambiare, un po’ fumettistico e caricaturale e quel continuo stupore che i suoi personaggi manifestano, che sia come in questo caso la scoperta del cinema, oppure l’astronave di “Incontri ravvicinati”, l’extraterrestre in “ET”, gli animali preistorici in “Jurassic Park”, una favola perenne. Leggo in rete recensioni da cinque stelle, io non ne sono così entusiasta.
The Fabelmans **
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“Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades” (2022) di Alejandro G. Inarritu
Ancora da Venezia. Dopo Sorrentino (l’anno passato) e Spielberg, anche Inarritu racconta se stesso sotto le sembianze di un giornalista autore di documentari che rimpatria in Messico dopo anni di gloria e successo a Los Angeles. Non è un ritorno fortunato però, il regista rivive gli incubi del passato come la morte del figlio appena nato, quelli attuali che gli rinfacciano di averli fatti crescere negli Usa, i problemi mai risolti con il padre, gli amici che gli danno del venduto. Il protagonista ricorda da vicino il Mastroianni di Otto e ½ di Fellini e la sua incapacità di venirne a capo, che vaga per la città senza meta, finendo per mettere in discussione le sue radici ma pure il luogo dove ora vive. Magnifica la regia di Inarritu, forse la migliore dell’anno per quanto mi riguarda, capace di mettere in scena un film surreale, apocalittico e immaginario. Peccato per il finale troppo lungo.
Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades ***
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“Le otto montagne” di Felix Groeningen e Charlotte Vandermeersh
La Montagna quale filosofia di vita. Per chi ci è nato e non si allontanerebbe neppure quando non ti permette di autosostenerti e per chi ci è andato sin da ragazzo e non sapendo cosa fare della propria vita si mette a scrivere un libro su di lei e che inaspettatamente riceve un discreto successo. Presentato a Cannes dove ha vinto il premio della giuria è la storia di due ragazzi che poi diventano uomini legati dall’amore per la montagna. Bravi Marinelli e Borghi.
Le otto montagne ***
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Avatar 2. Sono andata perché interessava ai miei amici. Non è una serie che ho mai amato particolarmente, ma comunque è fatto bene, non mancano i colpi di scena. Insomma, agli appassionati del genere piace.
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Originariamente Scritto da
dark lady
Avatar 2. Sono andata perché interessava ai miei amici. Non è una serie che ho mai amato particolarmente, ma comunque è fatto bene, non mancano i colpi di scena. Insomma, agli appassionati del genere piace.
Io non l'ho ancora visto, ma cos'è poi tutta sta storia strana dei sintomi di depressione che prendono alla gente dopo il film?
Fake notizie, o cosa? Tu hai provato qualcosa di particolare poi? Dai trailer sembra un buon film d'azione e con ottimi effetti speciali...
devo vedere all'UCI cinema quando lo danno.
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Living(2022), remake di uno dei capolavori di Kurosawa, con uno spettacolare ed intenso Bill Nighy. Un rigido e preciso capufficio londinese scopre di essere un malato terminale e si trasforma…
La battuta che mi è rimasta impressa: mi rimangono pochi mesi da vivere e vorrei divertirmi, ma NON So come divertirmi, non l’ho mai fatto.
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Originariamente Scritto da
dark lady
Avatar 2. Sono andata perché interessava ai miei amici. Non è una serie che ho mai amato particolarmente, ma comunque è fatto bene, non mancano i colpi di scena. Insomma, agli appassionati del genere piace.
Temo che per lo stesso motivo dovrò andarci anch'io...:)