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Il bambino negro non entrò nel girotondo
dei fanciulli bianchi – i fanciulli bianchi
giocavano tutti in un vivo girotondo
di canzoni festive, e allegre risate…
Il bambino negro non entro nel girotondo.
Arrivò il vento accanto ai bambini
-e ballò con loro e con loro cantò
le canzoni e le danze delle dolci brezze
le canzoni e le danze delle aspre tempeste.
E il bambino negro non entrò nel girotondo.
Uccelli, in stormo, volarono cantando
Sulle testine belle dei bambini
E si posarono tutti intorno. Alla fine,
volarono i loro voli, cantando i loro inni…
E il bambino negro non entrò nel girotondo.
“Vieni qua, negretto, vieni a giocare”
disse uno dei bambini con la sua aria felice.
La mamma, premurosa, corse subito ai ripari;
il bambino bianco non volle più, non volle più…
E il bambino negro non entrò nel girotondo.
Il bambino negro non entrò nel girotondo
dei fanciulli bianchi. Desolato, assorto,
restò solo, fermo con lo sguardo di cieco,
restò solo, zitto con la voce di morto.
GERARDO BESSA VICTOR
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Peter Handke, Elogio dell’infanzia
Quando il bambino era bambino,
camminava con le braccia ciondoloni,
voleva che il ruscello fosse un fiume,
il fiume un torrente
e questa pozzanghera il mare.
Quando il bambino era bambino,
non sapeva di essere un bambino,
per lui tutto aveva un’anima
e tutte le anime erano un tutt’uno.
Quando il bambino era bambino
non aveva opinioni su nulla,
non aveva abitudini,
sedeva spesso con le gambe incrociate,
e di colpo si metteva a correre,
aveva un vortice tra i capelli
e non faceva facce da fotografo.
Quando il bambino era bambino,
era l’epoca di queste domande:
perché io sono io, e perché non sei tu?
perché sono qui, e perché non sono lì?
quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio?
la vita sotto il sole è forse solo un sogno?
non è solo l’apparenza di un mondo davanti al mondo
quello che vedo, sento e odoro?
c’è veramente il male e gente veramente cattiva?
come può essere che io, che sono io,
non c’ero prima di diventare,
e che, una volta, io, che sono io,
non sarò più quello che sono?
Quando il bambino era bambino,
si strozzava con gli spinaci, i piselli, il riso al latte,
e con il cavolfiore bollito,
e adesso mangia tutto questo, e non solo per necessità.
Quando il bambino era bambino,
una volta si svegliò in un letto sconosciuto,
e adesso questo gli succede sempre.
Molte persone gli sembravano belle,
e adesso questo gli succede solo in qualche raro caso di fortuna.
Si immaginava chiaramente il Paradiso,
e adesso riesce appena a sospettarlo,
non riusciva a immaginarsi il nulla,
e oggi trema alla sua idea.
Quando il bambino era bambino,
giocava con entusiasmo,
e, adesso, è tutto immerso nella cosa come allora,
soltanto quando questa cosa è il suo lavoro.
Quando il bambino era bambino,
per nutrirsi gli bastavano pane e mela,
ed è ancora così.
Quando il bambino era bambino,
le bacche gli cadevano in mano come solo le bacche sanno cadere,
ed è ancora così,
le noci fresche gli raspavano la lingua,
ed è ancora così,
a ogni monte,
sentiva nostalgia per una montagna ancora più alta,
e in ogni città,
sentiva nostalgia per una città ancora più grande,
ed è ancora così,
sulla cima di un albero prendeva le ciliegie tutto euforico,
com’è ancora oggi,
aveva timore davanti a ogni estraneo,
e continua ad averlo,
aspettava la prima neve,
e continua ad aspettarla.
Quando il bambino era bambino,
lanciava contro l’albero un bastone come fosse una lancia,
che ancora continua a vibrare.
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Ti manderò un bacio con il vento
e so che lo sentirai,
ti volterai senza vedermi ma io sarò li
Siamo fatti della stessa materia
di cui sono fatti i sogni
Vorrei essere una nuvola bianca
in un cielo infinito
per seguirti ovunque e amarti ogni istante
Se sei un sogno non svegliarmi
Vorrei vivere nel tuo respiro
Mentre ti guardo muoio per te
Il tuo sogno sarà di sognare me
Ti amo perché ti vedo riflessa
in tutto quello che c'è di bello
Dimmi dove sei stanotte
ancora nei miei sogni?
Ho sentito una carezza sul viso
arrivare fino al cuore
Vorrei arrivare fino al cielo
e con i raggi del sole scriverti ti amo
Vorrei che il vento soffiasse ogni giorno
tra i tuoi capelli,
per poter sentire anche da lontano
il tuo profumo!
Vorrei fare con te quello
che la primavera fa con i ciliegi.
Pablo Neruda
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Dentro un raggio
di sole che entra
dalla finestra,
talvolta vediamo
la vita nell'aria.
E la chiamiamo polvere.
Stefano Benni
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Ogni amore è fantasia.
Ogni amore è fantasia;
inventa l'anno, il giorno,
l'ora e la sua melodia;
inventa l'amante e anche
l'amata. Non è una prova
contro l'amore che l'amata
non sia mai esistita.
Antonio Machado.
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Chiudo anch'io questa settimana (corta, per me) con una poesia di Machado. Possiate trascorrere tutti un lieto week-end. Ciao!
Nuda è la terra, e l'anima
ulula contro il pallido orizzonte
come lupa famelica. Che cerchi,
poeta, nel tramonto?
Amaro camminare, perché pesa
il cammino sul cuore. Il vento freddo,
e la notte che giunge, e l'amarezza
della distanza... Sul cammino bianco,
alberi che nereggiano stecchiti;
sopra i monti lontani sangue ed oro...
Morto è il sole... Che cerchi,
poeta, nel tramonto?
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http://1.bp.blogspot.com/-mcy2psWcn4...i-ppp.jpg[
La gnot di San Zuan
La notte di San Giovanni
di Pier Paolo Pasolini, da “Poesie disperse e inedite”
Li fantatis a van crotis ta l’ort,
la luna di San Zuan a li monda.
Sot dal milussar a si pognin crotis
vuardant li stelis spierdudis e il nul.
Mondini, rosada di San Zuan!
a ciantussèin plan plan li fantatis
pognetis sot dal milussar neri neri:
la Cuarnussa, la Piela, la Batistona.
Se bielis ches fantatis, ches stroligutis!
Il grin dut mol di rosada
al brila coma la nèif, a la luna di Zùin.
Intant i fantàs a ciantin… ju par un mond lontàn.
Le ragazze vanno nude nell’orto.
La luna di San Giovanni le monda.
Sotto il melo si distendono nude,
guardando le stelle sperdute e il nuvolo.
Mondaci, rugiada di San Giovanni!,
canterellano pian piano le ragazze,
distese sotto il melo nero nero:
la Cuarnussa, la Piela, la Batistona.
Che belle quelle ragazze, quelle strologucce!
Il grembo tutto molle di rugiada
brilla come la neve, sotto la luna di Giugno.
Intanto i giovani cantano… giù per un mondo lontano.
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Tutta la notte ho dormito con te
vicino al mare nell'isola
eri selvaggia e dolce
tra il piacere e il sonno
tra il fuoco e l'accqua
Forse assai tardi i nostri sogni
si unirono nell'alto o
nel profondo
In alto come i rami che muove
uno stesso vento
in basso come rosse radici
che si toccano
Forse il tuo sogno
si separò dal mio
e per il mare oscuro
mi cercava come prima
come quando non esistevi
quando senza scorgerti
navigai al tuo fianco
e i tuoi cercavano ciò che ora
pane, vino, amore e collera
ti do a mani piene.
Perché tu sei la coppa che
attendeva i doni della mia vita.
Ho dormito con te tutta la notte
mentre l'oscura terra gira
con vivi e con morti
e svegliandomi d'improvviso
in mezzo all'ombra
il mio braccio circondava
la tua cintura
ne la notte
ne il sonno
poterono separarci.
Ho dormito con te
e svegliandomi la tua bocca
uscita dal sonno
mi diede il sapore di terra
d'acqua marina
di alghe
del fondo della tua vita
e ricevetti il tuo bacio
bagnato dall'aurora
come se mi giungesse
dal mare che ci circonda.
PABLO NERUDA
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Generale, il tuo carro armato e’ una macchina potente
spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere e’ potente.
Vola piu’ rapido d’una tempesta e porta piu’ di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l’uomo fa di tutto.
Puo’ volare e puo’ uccidere.
Ma ha un difetto:
puo’ pensare.
BERTOLT BRECHT
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Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi,
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
Cesare Pavese
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Lo spiraglio dell'alba
respira con la tua bocca
in fondo alle vie vuote.
Luce grigia i tuoi occhi,
dolci gocce dell'alba
sulle colline scure.
Il tuo passo e il tuo fiato
come il vento dell'alba
sommergono le case.
La città abbrividisce,
odorano le pietre ‒
sei la vita, il risveglio.
Stella sperduta
nella luce dell'alba,
cigolio della brezza,
tepore, respiro ‒
è finita la notte.
Sei la luce e il mattino.
CESARE PAVESE
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Se un giorno non mi vedessi più varcare la soglia della porta
come sono solita fare,
alza gli occhi al cielo turchese di un nuovo giorno
e cercami fra le stelle che accendono la luce della volte celeste,
fra le odorose ginestre gialle che incorniciano le nostre colline.
Cercami negli occhi di chi ami.
Cercami nel silenzio del tuo cuore.
(Stephanie Sorrel )
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Non l'ho scritto, ma è dedicata ad un'amica...