Recalcati ha sessant'anni: Può andarti bene? :mumble:
MassimoRecalcati, tra i più noti psicanalisti in Italia, insegna alle Università di Pavia e Verona. Dirige l’IRPA (Istituto di ricerca di psicoanalisi applicata) e collabora con la Repubblica. I suoi libri sono tradotti in molte lingue. Per Raffello Cortina ha pubblicato. Tra gli altri, L’uomo senza inconscio )2010), i due volumi su Jacques Lacan (2012-2016), Cosa resta del padre? (2017), Contro il sacrificio (2017) e Alimentare il desiderio (con M. A.Rugo).
"Gli esseri umani preferiscono le tenebre alla luce? La schiavitù alla libertà? La vita morta alla vita viva? Dopo L’uomo senza inconscio, Massimo Recalcati ritorna con questo libro a interrogare la clinica psicoanalitica nel suo rapporto con le trasformazioni cruciali della società contemporanea e della psicologia delle masse. Al centro non è più la dimensione perversa di un godimento neo-libertino che rifiuta la Legge, ma il ritiro sociale del soggetto, la sua introversione melanconica. Il muro emerge come il simbolo inquietante del nostro tempo;
è il muro della chiusura della vita nei confronti della vita; è la tendenza neo-melanconica al rifiuto della trascendenza dell’esistenza.
Come dire: possono ancora nascere figli in una società che esprime un bisogno clinico di muri? Che sta melanconicamente delineando il proprio fine-vita?
Viviamo in un tempo che pretende di sottrarsi alla dimensione simbolica.
Anziché aprirsi verso l'esterno (e quindi verso l'altro), la società del XXI secolo preferisce rinchiudersi entro confini che considera rassicuranti, nella malriposta speranza di riuscire a eludere la complessità dell’esistenza individuale e collettiva.
La colpa di «esistere» è l'elemento fondamentale della melanconia,
uno stato che fa percepire la realtà come priva di senso così che chiudersi nel «proprio mondo» diventa l'unica soluzione possibile. Il soggetto melanconico alza un muro simbolico che lo separa dagli altri, un'azione psichica privata che diventa anche pubblica: non viviamo forse un'epoca che della chiusura, dell'esclusione e del rifiuto (anche e soprattutto della trascendenza) ha fatto un simbolo?"
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