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C'è dunque una saggezza anche della morte. E poi pensate alla grazia di morire; o al contrario: pensate se non ci fosse la morte!...
La grazia di saper morire, di essere degni di morire. Il dono di chiudere, cantando, il lungo giorno, «poiché i miei occhi hanno visto la luce delle genti». La grazia di poter dire di fronte al mondo: «Le valigie sono pronte; arrivederci, figlioli». Una morte sempre più rara, è vero, la bella morte all'antica.
Di contro, questa civiltà di morte, questa morte a battaglioni: una morte industrializzata.
Una vita che è già morte: morte mangiata nei cibi stessi che mangi. Morte salita con te nel Jumbo: morte che appunto con te viaggia sulla stessa auto, divertita a spingerti lei al folle sorpasso...
DAVID MARIA TUROLDO
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Vabbè, oggi questa non poteva mancare
Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all’ultima
ora dell’uom fatale;
né sa quando una simile
orma di pie’ mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:
vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all’urna un cantico
che forse non morrà.
Dall’Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
dall’uno all’altro mar.
Fu vera gloria? Ai posteri
l’ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al massimo
Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito
più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida
gioia d’un gran disegno,
l’ansia d’un cor che indocile
serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch’era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull’altar.
Ei si nomò: due secoli,
l’un contro l’altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe’ silenzio, ed arbitro
s’assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell’ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d’immensa invidia
e di pietà profonda,
d’inestinguibil odio
e d’indomato amor.
Come sul capo al naufrago
l’onda s’avvolve e pesa,
l’onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere
prode remote invan;
tal su quell’alma il cumulo
delle memorie scese!
Oh quante volte ai posteri
narrar se stesso imprese,
e sull’eterne pagine
cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
morir d’un giorno inerte,
chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l’assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,
e il lampo de’ manipoli,
e l’onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.
Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò;
e l’avvïò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
dov’è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! Benefica
Fede ai trionfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
ché più superba altezza
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.
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Allegati: 1
:OT:
Allegato 31647
Primo signore: Grandissimo! La grandeur de France!Ha dato una svolta all'Umanità! Ecco chi impersona "l'Uomo" (senza offesa per le quote rosa, nota di RdC)
Secondo signore: Un macellaio, un assassino in grande stile, un ladrone, nessun rispetto dei diritti umani, e delle donne, poi....
Un giovane studente di passaggio: E chi sarebbe, 'sto tizio?
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Polvere di neve
Il modo in cui un corvo
Di sopra una cicuta
Scrollò sopra di me
Una neve minuta
Diede al mio cuore un tale
Mutamento d’umore,
Da salvare un mio giorno
Ormai senza valore.
Robert Frost
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Oh, buon dio del buon dio che voglia ho di
scrivere una piccola poesia
Giusto adesso ne passa una
Piccola piccola piccola
vieni qui che ti infilo
sul filo della collana delle mie altre poesie
vieni qui che ti immetto
nel supercompresso delle mie opere complete
vieni qui che ti impappetto
e t’inrimo
e t’inliro
e t’impegaso
e t’inverso
e t’improso
porca vacca
se l’è data a gambe.
Raymond Queneau
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Non necessariamente
devi fornire spiegazioni
a chi non ha capito.
Puoi agire e tacere le tue ragioni.
Non necessariamente
devi restare nei posti
dove i tuoi fiori appassiscono.
Non esiste un solo giardino
e tu sei fatta per ergerti al sole migliore.
Non necessariamente
devi accontentarti
della compagnia di chiunque.
La solitudine non è una punizione
se la scegli per la tua pace.
Non necessariamente
devi raccogliere ogni provocazione.
Non tutto merita
la tua attenzione e il tuo tempo.
Non necessariamente
devi mantenere fede a promesse antiche.
Le promesse vanno nutrite ogni giorno
e l’universo benedice
chi riconosce la fine
e lascia andare.
Non necessariamente
devi essere la casa stabile
di ogni emozione.
Puoi lasciarti attraversare.
Non necessariamente
devi confermare le aspettative altrui.
Puoi restare imprevedibile
e libera
e grata.
[Manuela Toto]
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INNO ALL'AMORE
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi l'Amore,
sarei un bronzo risonante o un cembalo che tintinna.
Se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza
e avessi tutta la fede in modo da spostare le montagne,
ma non avessi l'Amore,
non sarei nulla.
Se distribuissi tutti i miei beni ai poveri,
se dessi il mio corpo alle fiamme,
e non avessi l'Amore,
non mi gioverebbe a nulla.
L'Amore è paziente,
è benigno, l'Amore;
L'Amore non invidia, non si vanta,
non si gonfia, non manca di rispetto,
non cerca il proprio interesse, non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
ma si compiace della verità;
tutto tollera, tutto crede,
tutto spera, tutto sopporta.
L'Amore non verrà mai meno.
Le profezie scompariranno;
il dono delle lingue cesserà, la scienza svanirà;
conosciamo infatti imperfettamente,
e imperfettamente profetizziamo;
ma quando verrà la perfezione, ciò che è imperfetto sparirà.
Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e l'Amore;
ma di tutte, la più grande è l'Amore!
PAOLO DI TARSO
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Il mare
Si ara, si pettina
si struscia
contro se stesso
il mare
pizzicato dall’aria,
mordicchiato dal vento
nella verde-azzurra pelle.
Mario Luzi
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Ho bisogno del mare perché m’insegna:
non so se imparo musica o coscienza:
non so se è onda sola o essere profondo
o sola roca voce o abbacinante
supposizione di pesci e di navigli.
Il fatto è che anche quando sono addormentato
circolo in qualche modo magnetico
nell’università delle acque.
Non sono solo le conchiglie triturate
come se qualche pianeta tremante
partecipasse lenta morte,
no, dal frammento ricostruisco il giorno,
da una raffica di sale le stallattiti
e da una cucchiaiata il dio immenso.
Ciò che m’insegnò prima lo custodisco! È aria,
vento incessante, acqua e arena.
Sembra poca cosa per l’uomo giovane
che giunse a vivere qui con i suoi incendi,
e tuttavia il battito che saliva
e scendeva al suo abisso,
il freddo dell’azzurro che crepitava,
lo sgretolamento della stella,
il tenero dispiegarsi dell’onda
sperperando neve con schiuma,
il potere quieto, lì, determinato
come un trono di pietra nel profondo,
sostituì il recinto in cui crescevano
ostinata tristezza, oblio accumulato,
e bruscamente cambiò la mia esistenza :
diedi la mia adesione al puro movimento.
Pablo Neruda
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La speranza è un essere piumato
che si posa sull'anima,
canta melodie senza parole
e non finisce mai...
EMILY DICKINSON
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“Alla vigilia di Natale”
Oggi siamo seduti, alla vigilia di Natale,
noi, gente misera,
in una gelida stanzetta,
il vento corre fuori, il vento entra.
Vieni, buon Signore Gesù, da noi,
volgi lo sguardo:
perché tu ci sei davvero necessario.
(Bertolt Brecht)
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Devo molto
a quelli che non amo.
Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.
La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.
Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l’amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.
Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come un orologio solare,
capisco
ciò che l’amore non capisce,
perdono
ciò che l’amore non perdonerebbe mai.
Da un incontro a una lettera
passa non un’eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.
I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.
E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che si trovano in ogni atlante.
È merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perché mobile.
Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.
“Non devo loro nulla” –
direbbe l’amore
su questa questione aperta.
Wislawa Szymborska
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Quale/i poesia/e ti ricordi a memoria?
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Un sacco, imparate per forza sui banchi: molto Leopardi, i sonetti di Foscolo, un po' di Manzoni (ho rimosso quasi tutto, soprattutto gli Inni sacri!), sprazzi di Pascoli, Carducci, un po' di Dante e Ariosto. Col latino me la cavo meglio: ricordo lunghi passi dell'Eneide e delle Bucoliche, molte poesie di Catullo, alcuni epigrammi di Marziale e odi sparse di Orazio.