[QUOTE=sandor;1671905]si. e questa è la statistica. ma se non riescono gli "studenti", allora, dato che il 90% delle persone non riesce a distinguere, va a finire che non c'è sostanziale differenza tra fatti e opinioni. quanto meno per come siamo fatti.
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guarda. il problema è assai dibattuto anche tra i giuristi. c'è chi pensa che il giudice sia "bocca della legge" cioè capace di giudicare senza condizionamenti; c'è chi pensa il contrario, cioè che applicare la legge sia una operazione mentale che non può prescindere, o almeno non del tutto, dalle tante bias di ragionamento del giudice in questione.
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si. questo lo puoi fare nel penale, dove sei più "vincolato" ai fatti. ma anche nel penale devi, per restare all'esempio, verificare "i fatti". cioè se il carramba dice che l'oggetto smarrito è stato trovato presso qualcuno che è persona diversa dal denunciante lo smarrimento, devi per forza di cose scegliere tra imputare la stessa persona di "furto" oppure "di appropriazione indebita" oppure ancora ritenerla non colpevole perché l'impossessamento è avvenuto sulla base della convinzione che l'oggetto in questione non fosse "in proprietà" di nessuno.
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ecco. allora il giudizio lo eserciti, tu giudice, ogni qual volta qualifichi un fatto secondo una prescrizione normativa, per il fatto stesso che tra le tante possibili fattispecie di reato, sei tenuto a scegliere quella che "per te" più si confà all'esigenza di qualificazione di uno stesso fatto. insomma il giudizio è appunto un "giudizio". ed è anche per questo motivo che sempre in penale esistono gli "istituti" del doppio grado di giurisdizione, della revisione del processo, del giudizio di legittimità, cioè cassazione ecc.[/quote+
gli illeciti vanno provati, su base fattuale, ed il giudice è tenuto ad applicare persino le sanzioni in modo tassonomico, secondo le tabelle; non puoi mai fare "di testa sua";
Citazione:
ecco. è questo che ti volevo dire. parlare di calorie è più facile che risolvere controversie teologiche.
una volta stabiliti gli assiomi è lo stesso, per chi abbia padronanza della materia, naturalmente; anche l'assimilazione delle calorie non è un fatto scontato; puoi averne 10milaal grammo, ma se le molecole sono inassimilabili non ingrassi;
Citazione:
si. questo però implica "logicamente" la capacità di giustificare qualsiasi "opinione" usando per l'appunto un procedimento logico e conseguente. anche volendo, due opinioni "opposte".
"giustificare" è comunque un'operazione morale, che fa parte delle opinioni; sono assoluti; il problema è la coerenza fattuale; se tu mi dici che vuoi mangiare un kg di nutella al giorno per dimagrire non c'è nulla da "giustificare"; lo fai se ti piace, ma se propagandi l'idea che questo faccia dimagrire, è una cazzata;
Citazione:
si. giusto e ingiusto però, sono nozioni che presuppongono il contrasto tra due affermazioni veritative: "dio c'è" e "dio non c'è". se vi fossero ragioni oggettive a sostegno dell'una o dell'altra affermazione di principio, allora non esisterebbe il contrasto tra scienza e fede, che sarebbe "felicemente" risolto a favore dell'una o dell'altra. purtroppo non è così.
non c'è contrasto, perché si occupano di ambiti diversi; la scienza si occupa di ciò che è osservabile; la fede postula cose non osservabili, non dimostrabili, non confutabili; il problema si pone solo quando i credente cerca di asserire che la natura testimoni la verità della fede, e allora si impantana nelle cazzate;
Citazione:
allora tu parti dall'attribuire un valore di verità alla possibilità di misurare. il valore di verità di un cristiano tipo cono è invece il "credere" a ciò che non si può misurare. chi ha ragione?
la verità del credente vale solo per lui, non si impone a chi non crede; ma se io ti do come vero che se ti bevi un litro di acido muriatico e tu non mi credi, e lo bevi, muori; la cosa ti si impone come ti si impongono altre verità, tipo che puoi credere quanto ti pare e nuotare nell'artico, ma dopo due o cinque minuti che sei in acqua vai in ipotermia e muori; le verità scientifiche si impongono anche agli scettici, questa è la differenza;
Citazione:
si. il problema ti ripeto sono le cc.dd. "convenzioni", che alla base hanno sempre una scelta di valore. cioè se io attribuisco al metodo scientifico e ai suoi risultati "valore oggettivo", perché posso misurare la velocità di un motore sulla base di una unità di misura, compio una scelta di valore non del dato ma del parametro che mi consente di osservare un c.d. "fatto", cioè il kilometraggio. se invece il parametro è la fede o la "capacità di credere", allora posso ugualmente affermare che il credere è "sapere", perché il credere costituisce il "parametro" di riferimento quando non è possibile "capire", "vedere" o "misurare". tra senso della misura e senso della fede esiste differenza sostanziale?
la differenza è che il dato è affidabile; tu puoi credere che solo pregando arriverai a destinazione facendo 600 km con due litri di benzina; oppure calcolando che ti serve il pieno di 60 lt.; nel secondo caso, arrivi, nel primo, no; questa è la differenza;
Citazione:
si. se azzero il kilometraggio di un'auto, questo è un fatto o non lo è? come fare in tale situazione a misurare "l'età" di un'auto? ovviamente attraverso altri criteri, che però devono essere condivisi. anche la fede è un criterio e serve a "ipotizzare", sulla base di dati non "misurabili", che ad es. dio esista.
no, perché in qualche modo l'età di un'auto la dimostri, se hai gli strumenti; l'esistenza di un dio, no, per definizione, in quanto fede;
Citazione:
credo che cono voglia semplicemente dire che la chiesa esiste ancora oggi perché la fede è un qualcosa "di connaturato" all'umana natura. insomma la fede è criterio di giudizio che ha la stessa legittimità del contachilometri di un'auto. e non mi sentirei di dargli torto...
beh, no; lui stabilisce una relazione materiale: lunga vita=divinità; il che implica come divine anche tutte quelle culture e istituzioni altrettanto o più longeve;
posto che un vescovo lo cazzierebbe duramente per questa idea, dato che la conseguenza sarebbe quella di legare la validità del messaggio al suo successo mondano; ed è quello che facevo presente a Cono; non per avversarne la convinzione di cattolico, ma per suggerirgli di abbandonare questa idea ingenua, se non proprio blasfema;
Citazione:
no. allora gli anni sono relativi. il tempo in sé no. quanti anni sono passati dalla nascita di cristo, circa 2000? ecco, allora il tempo passato dalla sua fondazione, rende la religione cristiana qualcosa che ha interessato gli uomini in particolare europei per tutto quel tempo. insomma la morale della favola credo sia che la fede è un qualcosa di universale, nel tempo e nello spazio. cosa che non si può dire delle unità di misura, le quali sono diverse da popolo a popolo e da zona a zona. e che possono dare valori diversi tra "osservatore" e "osservatore". per restare alle auto, se confronti la fisica galileiana e quella einsteiniana, esse danno ciascuna una nozione diversa di "velocità", di "spazio" e di "tempo". quindi la "ragione", l'"obiettività", dove sono?
per favore, smettila di rispondere sugli esempi, invece che sul concetto esemplificato; altrimenti si manda in vacca tutto;
la questione non era certo la natura del tempo, ma la questione che il successo mondano di una fede fosse testimonianza della sua "verità"; nel qual caso dovremmo ritenere vera l'astrologia, o fare le graduatorie di verità tra le religioni in base alla loro anzianità; è ridicolo.