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Allegati: 1
Racconti di King Kong
https://www.fotospass-blende8.de/.cm...?_=176006c9220
Alexanderplatz auf Wiedersehen
Conosco l’Alexanderplatz, anzi, le Alexanderplatz da trent’anni.
Non ho mai capito perché i miei amici, parenti, conoscenti che sono venuti a trovarmi a Berlino abbiano immancabilmente voluto vedere l’Alexanderplatz.
Forse merito o colpa di Battiato e Milva.
L’Alex, come la chiamano i berlinesi, non è una bella piazza.
Durante il socialismo terribilmente grigia, percorsa solo da passanti frettolosi e con lo sguardo a terra, pochi turisti dall’aria smarrita alla ricerca di un motivo da fotografare che alla fine si riduceva alla bruttissima fontana, ora transennata e vuota, e all’orologio mondiale lì a rappresentare l’internazionalismo del proletariato e della sua lotta.
L’Alex voleva essere il salotto buono del socialismo reale da esporre come sfida all’Europa dei consumi e dell’abbondanza. In realtà nell’unico caffè con terrazza sulla piazza dove camerieri villani gareggiavano a maltrattare i pochi malcapitati occidentali e ogni tre tavolini erano occupati da giovanotti coi capelli corti sulla nuca intenti ad osservare con attenzione ogni movimento, gli unici clienti erano ufficiali ubriachi dell’armata rossa sovietica, qualche quadro intermedio degli uffici affacciati alla piazza e, appunto, i giovanotti attenti che qui non avvenissero i tanto temuti contatti fra cittadini della repubblica popolare e i decadenti occidentali.
Il palazzo sopra il caffè era occupato dalla cosiddetta “Casa della Cultura e della Stampa”. Una biblioteca aperta al pubblico offriva una vasta gamma di libri noiosissimi sul progresso del socialismo in Angola, la riforma scolastica nello Yemen e le conquiste dell’agricoltura della Siria Baahtista. Inutile anche una visita ai magazzini Konsum nella speranza di poter acquistare qualche articolo interessante a buon prezzo: se era a buon prezzo non era interessante e se era interessante non era a buon prezzo.
Una piazza in grado di mettere tristezza anche al più sperimentato ottimista, in altre parole, una fonte di depressione.
Poi venne la svolta, come la chiamano ancora gli ex-tedeschi orientali. Il grattacielo, orgoglio della repubblica popolare, ha cambiato nome e padrone, da Interhotel a Park-inn Radisson, il caffè è diventato una banca, la Casa della Cultura trasformata in uffici dove hanno preso posto compagnie, queste sì, internazionali. I giovanotti col taglio corto dietro la nuca hanno lasciato il posto ad allegri cittadini inebriati dal consumo insensato nei nuovi centri commerciali Alexia, C&A, Galeria Kaufhof e tutti gli altri. Ecco perché ho scritto “le Alexanderplatz”.
Perché anche questa piazza è diventata lo specchio del cambiamento dinamico di questa città e, se vogliamo, anche lo specchio del nostro destino.
Niente rimane uguale nel tempo, del socialismo rimangono ancora poche tracce. Un palazzone all’imbocco della Karl-Marx-Allee, simbolo dell’edilizia progressista orientale, è una rovina pericolante, disabitata e transennata in attesa dell’abbattimento. Su qualche palazzo vicino sono rimasti i plastici che esaltavano la repubblica degli operai e contadini e la conquista dello spazio da parte dei cosmonauti (il nome doveva essere diverso da quello occidentale di astronauti) e, curiosamente, al semaforo una vecchia “Trabbi”, le automobili con motore a due tempi della DDR, aspetta il verde.
“Panta rei”, scriveva Eraclito cinquecento anni prima di Cristo, tutto cambia, nulla resta uguale, non ci si può immergere due volte nello stesso fiume.
Chi crede che la vita sia la conquista di un sapere o di una coscienza che poi resterà alla base della propria personalità per sempre, venga qui a vedere questa piazza. La repubblica popolare tedesca, secondo la volontà dei suoi fautori, avrebbe dovuto durare per sempre e il muro che divideva la città, restare per almeno altri cento anni.
Di tutto ciò sono rimaste solo poche tracce e rovine.
I nostri sogni, le nostre certezze, per quanto doloroso ci possa sembrare, sono case costruite sulla sabbia, un colpo di vento e ci ritroviamo di fronte all’ignoto come il primo giorno della nostra vita consapevole. Per qualcuno tutto ciò è fonte di incertezza, di malessere e anche di disperazione. Per altri significa alla fine comprendere la propria natura di pellegrini perenni, di viandanti inquieti, sempre in movimento in un’avventura nel’ignoto senza fine.
Sto per lasciare la piazza ma la mia attenzione viene attirata da un gruppetto di giovani ragazze e ragazzi che regalano rose ai passanti, hanno un cartello con scritto: “Permette? Musulmano”.
Un segno dei tempi che cambiano e del fiume che scorre.
Sul cassettone di una centralina poco distante una mano anonima ha affisso un manifestino con la scritta:
“I pesci saranno gli ultimi a scoprire l’acqua”.
Alexanderplatz, auf Wiedersehen.
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Bravo King. Bel componimento ! Continua :approved:
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Uno presentazione stupenda, King Kong!
Ammiro le tue riflessioni/ considerazioni sulla vita.
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Più che un componimento....un reportage: splendido!
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Citazione:
Originariamente Scritto da
King Kong
......“Panta rei”, scriveva Eraclito cinquecento anni ..... avrebbe dovuto durare per sempre ...... restare per almeno altri cento anni.
Di tutto ciò sono rimaste solo poche tracce e rovine......“I pesci saranno gli ultimi a scoprire l’acqua”.
:clap :clap :clap
:lode:
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https://www.fotospass-blende8.de/.cm...?_=1786514faa8
Maria Rosa aveva imparato ad arrampicarsi sull’albero di mandorle alla velocità di uno scoiattolo. Arrivata all’incrocio dei rami che formavano la maestosa corolla, si adagiava come in un comodo triclinio romano. La campagna circostante si era abituata presto alla sua presenza. Le cicale frinivano senza sentirsi minacciate, la volpe si accucciava all’ombra delle frasche e, al tempo della raccolta, Tonio passava sullo sterrato col suo carretto carico di olive coratine senza prestarle attenzione. Maria Rosa allora estraeva dal tascapane indiano il libro e all’improvviso, all’orizzonte, dietro l’ultima fila di ulivi, apparivano le due catene ininterrotte di monti che includevano il ramo del lago che volge a mezzogiorno mentre Achille con il suo manipolo di eroi infliggeva infiniti lutti agli Achei. Intanto, nell’ora di un caldo tramonto primaverile apparvero presso gli stagni Patriaršie due cittadini. Lei li riconobbe subito: il primo altri non era che Michail Aleksandrovič Berlioz, direttore di una rivista letteraria e presidente della direzione di una delle più importanti associazioni letterarie di Mosca e il suo giovane accompagnatore era il poeta Ivan Nikolaevič Ponyrëv. Al richiamo della madre, scendeva a malincuore dal suo rifugio non senza aver origliato presso il chiostro dell’abbazia le ultime considerazioni bisbigliate da William von Baskerville, moderno monaco francescano prigioniero dei pregiudizi e degli intrighi dei suoi correligionari benedettini, con il novizio Adson von Melk.
Così scorrevano pigre le lunghe estati di Maria Rosa.
Un mattino, quando una leggera brezza che saliva dal mare rinfrescava l’aria, sotto il mandorlo si affacciò, vestita di nero, Maria Addolorata, l’anziana megera turbata da visioni scomposte e da un sicuro principio di follia. Nello stretto dialetto locale chiamò la ragazza:
“Che fate lassù, signoria?”
“Leggo” rispose asciutta l’interpellata.
“Voi sapete leggere?” incalzò l’anziana donna.
“Certo” rimandò Maria Rosa.
“Anch’io avrei voluto imparare, ma restai orfana da piccola e dovetti arrangiarmi nel pagliaio di compare Filippo dove gli uomini, al calare del buio, iniziarono a farmi visita che ancora non avevo dieci anni. A tredici restai incinta senza sapere chi fosse il padre e, non fosse stato per l’aiuto del farmacista, dell’avvocato e di Rodolfo, il latifondista, non avrei mai potuto allevare la mia Berta”. Maria Rosa sbirciava il ripostiglio degli attrezzi, dove Emma teneva fra la mani la lettera di addio del suo ricco amante che avrebbe riacceso le sue frustrazioni di donna persa in un anonimo villaggio in fondo alla campagna francese. Il giorno seguente, proprio mentre la compagnia dell’anello attraversava di corsa la radura, riapparve Addolorata, nelle mani un volume che appariva essere di un certo valore.
“Signoria, disse rivolta a Maria Rosa, questo me lo ha lasciato il vecchio prelato in pegno per la salvezza dell’anima mia e per il mio silenzio. Ma la sua vita non l’ha salvata, quando Piero, il marito della bella Pietrina li colse sul fatto e lo gettò dal campanile. Mi farebbe piacere che me ne leggesse una pagina, una sola. Per la salvezza dell’anima mia”.
“Un soffio del vento, recitò con voce tremula, un soffio del vento, tutto non è che un soffio del vento.
Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno per cui fatica sotto il sole?
Una generazione va, una generazione viene ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà.
Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana; gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna.
Tutti i fiumi vanno al mare, eppure il mare non è mai pieno: raggiunta la loro mèta, i fiumi riprendono la loro marcia. Tutte le cose sono in travaglio e nessuno potrebbe spiegarne il motivo.
Non si sazia l'occhio di guardare né mai l'orecchio è sazio di udire.
Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c'è niente di nuovo sotto il sole.”
Le lacrime rigavano il volto delle due donne, una Cadillac del 1947 attraversava il deserto diretta al Messico sollevando nuvole di polvere sulla Highway deserta.
K.K.
Berlin
22 Sha'aban, 1445
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:clap :clap :clap
ho riletto più volte, ed ogni volta ho scoperto qualche nuovo, ghiotto, "ammiccante" riferimento : complimenti
due curiosità:
1) C'é anche il "Barone rampante" di Calvino, vero?
2) Quanti sono i riferimenti?
Splendida anche la foto. Manco a dirlo.
:lode:
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Citazione:
Originariamente Scritto da
restodelcarlino
:clap :clap :clap
ho riletto più volte, ed ogni volta ho scoperto qualche nuovo, ghiotto, "ammiccante" riferimento : complimenti
due curiosità:
1) C'é anche il "Barone rampante" di Calvino, vero?
2) Quanti sono i riferimenti?
Splendida anche la foto. Manco a dirlo.
:lode:
I riferimenti sono otto.
Il nono (Calvino) é casuale perchè Maria Rosa (Nome di fantasia n.d.R.) esiste davvero.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
King Kong
I riferimenti sono otto.
:mumble:
Manzoni, Omero, Eco, Bulgacov, Tolkien, Flaubert, Ecclesiaste.....:mumble: Steinbeck/Kerouac (?), Verga/Pirandello/Deledda (?)
L'interrogativo, in quanto non "centro bene" l'opera/personaggio
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Citazione:
Originariamente Scritto da
restodelcarlino
:mumble:
Manzoni, Omero, Eco, Bulgacov, Tolkien, Flaubert, Ecclesiaste.....:mumble: Steinbeck/Kerouac (?), Verga/Pirandello/Deledda (?)
L'interrogativo, in quanto non "centro bene" l'opera/personaggio
Kerouac é giusto. Ti manca Hugo, anche se un po' tirato. (allora sono nove, sorry) :D
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Citazione:
Originariamente Scritto da
dark lady
Bellissimo King!
Grazie lady :)
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Citazione:
Originariamente Scritto da
King Kong
Kerouac é giusto. Ti manca Hugo, anche se un po' tirato. (allora sono nove, sorry) :D
:mumble:
...ottimo motivo per rileggere...
:D
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Citazione:
Originariamente Scritto da
King Kong
Kerouac é giusto. Ti manca Hugo, anche se un po' tirato. (allora sono nove, sorry) :D
Citazione:
Originariamente Scritto da
restodelcarlino
:mumble:
...ottimo motivo per rileggere...
:D
:mumble:
Se non si tratta de "I miserabili" (letti moooooto tempo fa), abbandono :dunno: :bua:
Sveli l'arcano?
:lode:
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Molto bello, King Kong!
Ed originale, nonostante (o soprattutto per) i richiami.