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xmanx
[B]
Se non si capisce questo, sottolinea Magaldi, non si riesce ad afferrare la vera natura – profondamente oligarchica – del potere (prima occidentale, poi globale) che dagli anni ‘80 ha assunto il dominio del pianeta,
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L’obiettivo dei neo-aristocratici? «Invertire il corso della storia, trasformando coloro che erano cittadini in neosudditi e schiavizzando sempre di più quelli che sudditi erano sempre rimasti».
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Fu proprio grazie all’impulso di queste superlogge, spiega Patrizia Scanu, che Von Hayek e Friedman ottennero, rispettivamente nel 1974 e nel 1976, il Premio Nobel per l’Economia («che, detto per inciso, non viene assegnato dagli accademici di Svezia, ma dai banchieri svedesi»). Il progetto era semplice: «Far diventare il neoliberismo – teoria allora marginale e ininfluente – il mainstream in economia».
la verità economica e storica, è esattamente l'opposta; solo che bisogna aver studiato e capito, per obiettare:
dalla Lend & Lease act, 1940, che prestava e trasferiva materiali USA ai britannici, fino alla fine degli anni 70, l'economia occidentale è stata segnata da una sorta di turbo-keynesismo alimentato dalle esigenze di Guerra fredda, e trainato dal complesso militar-industriale americano;
tutta la tecnologia innovativa - e lucrativa - si sviluppava a partire dai brevetti e impieghi militari; tutti i paesi occidentali o alleati dell'Occidente acquistavano praticamente tutte le armi leggere e pesanti, aerei, carri, dagli USA;
questo equilibrio determinava la circostanza di un "tappo" alla partecipazione di 4/5 del mondo al consumo e alla produzione; Cina, India, Estremo oriente e America Latina, Africa; luoghi dove si moriva a decine di milioni ogni anno per una carestia, o semplicemente d'inedia, prematuramente, a centinaia di milioni;
quando la tensione della Guerra fredda ha iniziato a scemare, i sovietici si sono dimostrati poco minacciosi, il sistema è andato in crisi; dapprima la potenza economica giapponese ha iniziato ad incrinare l'equilibrio; poi i paesi arabi, che hanno iniziato a comprare il debito americano;
la finanziarizzazione neo-liberista dell'economia americana dell'era reaganiana non è stato un progetto di élites oscure, ma un processo spontaneo di sostituzione di valori, sempre più gonfiati:
perché, se prima, al traino dell'industria bellica, si trattava di un'economia reale -la McDonnel-Douglas vendeva effettivamente aerei nel rapporto fisiologico di investimento 30/70, col secondo termine esportato - che a cascata garantiva ricchezza, sotto Reagan, per mantenere inalterato il tenore di vita americano e occidentale, il valore dei beni venne gonfiato in borsa - con le ricorrenti esplosioni delle bolle speculative, dal 1986 - simulando una continuità di domanda;
ma i beneficiari immediati di questa operazione erano tutti gli occidentali, che fossero piccoli risparmiatori/investitori o solo lavoratori; perché, altrimenti, le loro remunerazioni sarebbero dovute essere decurtate in proporzione al calo di quella domanda artificiosa, o molti avrebbero perso il lavoro;
qual è stato il vero bilancio finale di questo processo neo-liberista di cui si denuncia la "concentrazione della ricchezza" in sempre meno mani ?
è stato che negli ultimi 30 anni il reddito medio dei paesi emergenti è cresciuto in modo strabiliante; nessuno muore più di fame in Cina, India o Africa, tranne che in casi di guerra; luoghi, oltretutto, segnati da un'imponente crescita demografica, che rende ancora più significativa la redistribuzione di reddito;
peraltro, anche il reddito degli occidentali è cresciuto, anche se alcune aspettative sono state deluse;
quindi, il progetto neo-aristocratico è una cazzata :asd:
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Ostacoli politici, all’avanzata dei restauratori? «Il nemico apparente era il socialismo, ma l’obiettivo vero era il keynesismo», ovvero la teoria del massone progressista inglese John Maynard Keynes, “cervello” del New Deal di Roosevelt che risollevò l’America dalla Grande Depressione, fino a creare – di riflesso – il boom economico anche in Europa. Come? Espandendo in modo formidabile il deficit, il debito pubblico strategico, per creare lavoro, fino a realizzare la piena occupazione.
equilibrio possibile solo con la schiavitù e la depredazione dell'ex-terzo mondo;
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Di qui la reazione dell’élite, spaventata da tutto quel benessere piovuto sulle masse: «Si voleva abbattere il “capitalismo dal volto umano”,
umano sto cazzo ! era umano in Occidente, a spese degli altri...
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che si era consolidato specie in Europa, con l’intervento regolatore dello Stato in economia e la diffusione del welfare», scrive Patrizia Scanu. «Fu l’ideologia neoliberista ad ispirare la globalizzazione così come la conosciamo, con tutti i suoi tremendi squilibri e le sue enormi disuguaglianze, che fu programmata a tavolino dalle superlogge reazionarie».
appunto: peccato che in seguito a quella politica i tremendi squilibri e disuguaglianze si siano ridotti; quindi ?
kazzenger kazzenger kazzenger... :asd:
Riletta così, la nostra storia recente risulta più comprensibile: fu un’iniziativa neoaristocratica anche la pubblicazione del celebre volume “The Crisis of Democracy”, avvenuta nel 1975 a cura di Samuel Huntington, Michel Crozier e Joji Watanuki («massoni reazionari tutti e tre, affiliati alla “Edmund Burke” e alla “Three Eyes”», annota Patrizia Scanu). Il volume «concluse un lungo periodo di attività e di elaborazione di strategie da parte di numerose Ur-Lodges neoaristocratiche», iniziato negli anni 1967-68 con la fondazione della potente “Three Eyes”. «Fu il manifesto pubblico e propagandistico con il quale si voleva attirare il consenso dei massoni moderati», raccontando che la “crisi della democrazia” era dovuta – tu guarda – a un “eccesso di democrazia”. Troppi diritti, troppa uguaglianza, troppa partecipazione da parte dei cittadini. Il saggio «sosteneva l’importanza dell’apatia delle masse verso la politica, da raggiungere mediante il consumismo e il disgusto verso la corruzione». Al tempo stesso, «proponeva la ricetta per riportare il governo saldamente nelle mani di un’élite, trasformando la democrazia in oligarchia». Questo era il progetto: svuotare di contenuto la democrazia, usando – come strumento – la diffusione del “credo” neoliberista.
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Un’epidemia, riassume Patrizia Scanu, diffusasi a macchia d’olio sulle due sponde dell’Atlantico: nel 1978 fu creata la super-segreta “White Eagle” «per portare Margaret Thatcher al governo nel Regno Unito e Ronald Reagan negli Usa». Poi, a ruota, sempre alla “White Eagle” furono affiliati gli italiani Carlo Azeglio Ciampi e Beniamino Andreatta, «che nel 1981 furono gli artefici del primo clamoroso passo verso la liquidazione dell’Italia come potenza economica, attraverso la mai abbastanza vituperata separazione fra Banca d’Italia e Tesoro, che privò il nostro paese della sovranità monetaria, rendendoci schiavi delle banche private». Una svolta sciagurata, «che avviò la perversa spirale del debito». Lo documenta in modo perfetto l’economista post-keynesiano Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: «Alla fine degli anni ‘80, la vera partita dietro le quinte è la liquidazione definitiva dell’Italia come competitor strategico». Ciampi, Andreatta e De Mita avevano un obiettivo preciso: «Cedere la sovranità nazionale, pur di sottrarre potere a quella che consideravano la classe politica più corrotta d’Europa». Col divorzio tra Bankitalia e Tesoro, per la prima volta il paese si trovò in crisi finanziaria: prima, infatti, era la Banca d’Italia a fare da “prestatrice di ultima istanza” comprando titoli di Stato e, di fatto, emettendo moneta destinata all’investimento pubblico.
ecco, questa di galloni è una menzogna, ma raccontata con sapienza, con una mezza verità:
è senz'altro vero che certe élites italiane volessero sottrarre il paese al dominio di un ceto dirigente para-mafioso, che è quello di estrazione dorotea; Galloni, figlio di tanto padre, lo sa bene;
è falso che il progetto contemplasse la deindustrializzazione italiana; contemplava certamente la fine di un doping a settori assistiti, che vivevano di debito incrementale, a spese dei cittadini-contribuenti;
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Chiuso il rubinetto della lira, la situazione precipitò: con l’impennarsi degli interessi (da pagare a quel punto ai nuovi “investitori” privati) il debito pubblico esplose, letteralmente, fino a superare il Pil. Non era un “problema”, un infortunio. Al contrario: era esattamente l’obiettivo voluto. Cioè: «Mettere in crisi lo Stato, disabilitando la sua funzione strategica di spesa pubblica a costo zero per i cittadini, a favore dell’industria e dell’occupazione».
l'intento era quello di costringere la politica a farsi carico dei conflitti sociali in tempo reale;
ma la politica - la società che la esprimeva - ha scelto il neo-democristianesimo di Berlusconi, più spesa, più debito, nonostante Maastricht; volentieri assecondato dalla sinistra; è la società italiana ad essere malata, non per un complotto;
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Degli investimenti pubblici da colpire, ricorda Galloni, «la componente più importante era sicuramente quella riguardante le partecipazioni statali, l’energia e i trasporti, dove l’Italia stava primeggiando a livello mondiale».
macché primeggiando... facevamo le merendine con la Buitoni-Perugina irizzata :asd: lo stato imprenditore, se un settore non è strategico, è inefficiente per definizione; ora le vedi le quote statali francesi con il merging nel settore auto...
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Tutti d’accordo, ai vertici dell’élite neoliberale: al piano anti-italiano, sottolinea Patrizia Scanu, partecipò anche la grande industria privata, a partire dalla Fiat, che di colpo smise di investire nella produzione delle auto e preferì comprare titoli di Stato: da quando la Banca d’Italia non li acquistava più, i tassi erano saliti alle stelle. Amputando lo Stato, la finanza pubblica si era trasformata in un ghiottissimo business privato. Fu così che, di colpo, l’industria passò in secondo piano: da lì in poi, sarebbe dovuta “costare” il meno possibile.
«In quegli anni – riassume Galloni – la Confindustria era solo presa dall’idea di introdurre forme di flessibilizzazione sempre più forti, che poi avrebbero prodotto la precarizzazione». Aumentare i profitti: «Una visione poco profonda di quello che è lo sviluppo industriale». Risultato: «Perdita di valore delle imprese, perché le imprese acquistano valore se hanno prospettive di profitto». Dati che parlano da soli. E spiegano tutto: «Negli anni ’80 – racconta ancora Galloni – feci una ricerca che dimostrava che i 50 gruppi più importanti pubblici e i 50 gruppi più importanti privati facevano la stessa politica, cioè investivano la metà dei loro profitti non in attività produttive ma nell’acquisto di titoli di Stato, per la semplice ragione che i titoli di Stato italiani rendevano tantissimo. E quindi si guadagnava di più facendo investimenti finanziari, invece che facendo investimenti produttivi. Questo è stato l’inizio della nostra deindustrializzazione». Avevano fatto un ottimo “lavoro”, i nostri Ciampi e Andreatta, manovrati dalla “White Eagle” reaganiana e thatchriana, avanguardia dell’élite occulta che, in capo a un decennio, avrebbe poi licenziato – usando Mani Pulite – i “ladri” della Prima Repubblica, per prendersi l’Italia in blocco, lasciando lo Stato in bolletta e i cittadini in mutande.
ecco come opera la menzogna/verità parziale di Galloni:
ti parla del disinvestimento dal rischio d'impresa, e una capra che abbia orecchiato qualche nozione sfusa di economia, tende a credergli: ma - stranamente :asd: per il figlio di un ras DC - tace sui motivi di quel fabbisogno così elevato dello stato, che porta i titoli a rendimenti tanto alti:
proprio quel sistema bancario che finanzia gli amici inetti e fallimentari, l'elefantiasi di produzioni irizzate e sovvenzioni pregresse ai colossi da assicurare in Mediobanca, garantendo la non scalata di altri gruppi, come Fiat, Montedison, ecc... il tutto, coi soldi dei contribuenti e risparmiatori; l'acquisto del consenso con la creazione di lavoro fittizio, la tolleranza all'evasione...
allora, quella deindustrializzazione non è stata il frutto di un piano malvagio dei massoni, ma l'equilibrio disgraziato di una società il cui sistema industriale era cresciuto dopato e non sapeva reggere il mercato; i kattivi massoni hanno cercato di togliere la "bomba" al ciclista dopato, ma questo prima ha barato, tagliano per i campi, e poi si è fermato all'osteria :asd:
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E’ abbastanza deprimente, scrive Patrizia Scanu, scoprire – oggi – che i campioni delle storiche privatizzazioni degli anni ‘90 erano, tutti, massoni neoaristocratici. Le famigerate e scandalose dismissioni e privatizzazioni all’italiana furono supervisionate dalla regia del massone neoaristocratico Mario Draghi, «affiliato alle Ur-Lodges “Pan-Europa”, “Edmund Burke” e in seguito anche alla “Three Eyes”, alla “Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum” e alla “White Eagle”». Draghi agiva in qualità di direttore generale del ministero del Tesoro, carica-chiave che rivestì dal 12 aprile 1991 al 23 novembre 2001. Quelle privatizzazioni selvagge furono quindi inaugurate «per conto terzi» sotto il primo governo di Giuliano Amato (1992-93), poi proseguite dal governo Ciampi (1993-94), dal primo governo Berlusconi (1994-95), quindi dal governo di Lamberto Dini (1995-96), dal primo esecutivo guidato da Romano Prodi (1996-98), infine dal governo D’Alema (1998-2000) e poi dal secondo governo Amato (2000-2001). «L’immarcescibile e granitico Mario Draghi – scrive Magaldi – diresse le operazioni ininterrottamente per un decennio, mentre a Palazzo Chigi si avvicendavano ministri e premier del tutto compiacenti (da destra, centro e sinistra) al piano di doloso smembramento e immotivata (sul piano dell’interesse pubblico) svendita a potentati privati di beni e aziende di proprietà del popolo sovrano».
questa Scanu, o è una capra, o pensa di avere a che fare con delle capre:
non si capisce perché il popolo italiano debba essere proprietario di beni e aziende che per definizione e operatività tecnica sono meno redditizie e forniscono servizi inferiori a costi maggiori che se operati da privati, purché in concorrenza; se il valore della merendina è 100 lire, quello la pago se la fa un privato in concorrenza con altre;
se la fa lo stato, la pago 100 più i soldi delle tasse che servono a mantenere l'apparato di management nominato dalla politica tra gli amichetti, come ancora nel caso di Alitalia; e se ci sono concorrenti privati con lo stesso costo fanno una merendina più buona, oppure la stessa ad un prezzo inferiore; che ci guadagna il cittadino ? nulla; gli si tolgono soldi che vanno ai manager e, forse, garantiscono i dipendenti, magari raccomandati;
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Tutto cominciò nel 1992. Vogliamo ricordare che cosa fu privatizzato? Lo illustra Francesco Amodeo su “Scenari Economici”. Il ‘92, scrive Amodeo, «è l’anno in cui in soli 7 giorni cambia il sistema monetario italiano, che viene sottratto dal controllo del governo e messo nelle mani della finanza speculativa». Per farlo «vengono privatizzati gli istituti di credito e gli enti pubblici, compresi quelli azionisti della Banca d’Italia».
minchia, che scandalo !
prima, i manager bancari, nominati dai partiti, erogavano credito - a spese dei contribuenti - ad imprenditori inetti e fallimentari; e poi il giochino è finito; naturalmente per colpa della finanza spekulativa :rotfl:
la cosa comica è che queste capre pentastellate che per anni hanno strillato contro le banke e la ka$ta sono talmente ignoranti da avvalersi di argomentazioni di cui non capiscono il senso;
negli anni 80 io seguivo le lezioni di Nardozzi e Tarantelli, incentrate prevalentemente proprio sul legame perverso tra politica, imprese e banche, con queste ultime impossibilitate a svolgere il loro lavoro di filtro agli investimenti, per cui se arriva un cretino che chiede soldi per imprese azzardate, il funzionario deve far presente i rischi e negare l'erogazione;
tipicamente, i palazzinari, Ligresti, Caltagirone, Armellini, si facevano finanziare da quelle banche pubbliche quartieri a prezzi fuori mercato, con scandali e condanne, dopo 20 anni, naturalmente;
beh, quelli erano soldi dei cittadini-contribuenti, proprio perché quelle banche erano "pubbliche" quanto ti piace la parola...:asd: - ma quei soldi sottratti alla vera politica di sostegno al reddito, cioè le case popolari, ad un costo/prezzo decurtato dai profitti di quegli squali;
il problema della capra pentastellata è che è ignorante e non capisce; e non capisci nemmeno tu, che non hai la casa popolare a disposizione, come tante persone che aderiscono in buona fede a queste mistificazioni gallonesche;
lo prendi nel culo e applaudi festante alle tesi di quelli che ti hanno incetriolato, senza lubrificante;
in compenso, inveisci contro chi cerca di aprirti gli occhi :asd:
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Sempre il ‘92, è l’anno in cui «viene impedito al ministero del Tesoro di concordare con la Banca d’Italia il tasso ufficiale di sconto (il costo del denaro alla sua emissione), che viene quindi ceduto a privati». Non solo: «È l’anno della firma del Trattato di Maastricht e dell’adesione ai vincoli europei. In pratica è l’anno in cui un manipolo di uomini palesemente al servizio del Cartello finanziario internazionale ha ceduto ogni nostra sovranità».
nostra di chi ? dei mafiosi che governavano, intascandosi i soldi del contribuente e facendo debiti a carico dei figli...
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«Occorre dunque andare a fondo e guardare dietro la superficie per comprendere chi ci ha derubati della nostra ricchezza, chi ha tradito la Costituzione e ha svenduto la nostra vita e il nostro paese per arricchire un’élite spietata e immeritevole», conclude Patrizia Scanu. «Sarà la storia a giudicare questa sciagurata operazione di rapina ai danni di tutti noi, perpetrata sotto il nostro naso...
eh, sarebbe davvero il caso...
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Seguite i soldi: «Le incredibili concentrazioni di ricchezza e di potere che esistono adesso, ai livelli più alti del capitalismo, non si vedevano dagli anni Venti. Il flusso dei tributi verso i maggiori centri finanziari del mondo è stato stupefacente». Quello che però è ancora più stupefacente, aggiunge Scanu, è l’abitudine a trattare tutto questo come un semplice – e magari in qualche caso deprecabile – “effetto collaterale” della neoliberalizzazione.
"seguite i soldi" lo dico sempre anche io;
dove si spendono i soldi pubblici ? tutti al Nord;
autostrade, opere pubbliche, infrastrutture, sanità, ecc... Olimpiadi, pedemontane, terzo valico MI-GE, metro milanesi fino a Monza, variante Aurelia, ponte Morandi e Gronda a Genova, salvataggi delle banche in Toscana e Veneto...
a Roma si sotterra la talpa della metro sotto piazza Venezia; non si sa dove mandare le immondizie... al sud, la fame in Africa; in Sicilia non ci sono le strade, l'acqua... l'AV arriva a Salerno; poi, il deserto... a Taranto si muore di cancro per le acciaierie; oppure si sta senza lavoro; a Brescia ci sono le acciaierie e i termovalorizzatori...
questo è il ritratto del potere, quello vero; mentre le capre pensano all'euro e alla Trilaterale...