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Discussione: Politica: Letture utili

  1. #16
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    PRATKANIS A., ARONSON E.,[I] L'et
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  2. #17
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    La ragazza di Baghdad

    di Michelle Nouri


    Casa editrice: Rizzoli
    Collana: Saggi
    Anno pubblicazione: 2007
    Prezzo: 17,00
    Genere: letteratura internazionale
    Volumi: 1
    Pag: 273

    [I]LA RAGAZZA DI BAGHDAD

    Ho deciso di scrivere questo libro, autobiografico, perch
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  3. #18
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    All'indomani della cattura di Cesare Battisti, il libro scritto dal figlio di Torregiani, l'orafo milanese ucciso durante gli anni di piombo.

    [I]Da oltre ventisette anni Alberto, che di anni oggi ne ha quarantadue, ha due ruote al posto delle gambe. Da ventisette anni non pu
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  4. #19
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    Per tutto il XX secolo gli allarmi sulla fine del petrolio sono stati lanciati con cadenza regolare: gi
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  5. #20
    Opinionista L'avatar di Luca B
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    Questo è interessante.

  6. #21
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    Il nuovo libro di Hobsbawm. Condivisibile o meno, un'importante analisi di un grande intellettuale.

    [I]In che modo l'odierno impero americano si distingue dagli imperi del passato, come per esempio quello britannico dell'Ottocento? E qual
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  7. #22
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    consiglio a voi tutti alcuni libri che mi paiono utili per comprendere il secolo passato con l'occhio dello storico, ma anche semplicemente per farsene un'idea:

    - adolf hitler: mein kampf
    - heller; nekric: storia dell'urss
    - thamer: il terzo reich
    - aa.vv.: il libro nero del comunismo
    - marx: sulla religione.

  8. #23
    Opinionista L'avatar di Luca B
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    La battaglia di Rossi nel primo Dopoguerra per la moralizzazione e la trasparenza dell

  9. #24
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    "Volevo solo fare la pizza" di Luigi Furini, Garzanti.

    Con prefazione di Marco Travaglio.

    Da “L’espresso”

    Che pizza capricciosa
    di Marco Travaglio
    Corsi insensati, burocrazia da incubo, dipendenti finti malati ma
    intoccabili. Tra Kafka e Fantozzi, l’odissea di un ristoratore. In un
    libro che batte ogni saggio

    In ‘Volevo solo vendere la pizza’ (Garzanti) Luigi Furini, 53 anni,
    giornalista di giudiziaria e di economia, racconta la sua esperienza
    di piccolo imprenditore e la storia tragicomica del negozio di pizza
    al taglio cui per due anni ha dedicato tutto il suo tempo libero. Qui
    di seguito pubblichiamo l’introduzione del libro, firmata da Marco
    Travaglio.

    Questo libro potrebbe intitolarsi, parafrasando Totò, “Poi dice che
    uno si butta a destra”. È la storia di un ex giovane maoista, ex
    sindacalista della Cgil, che fa il giornalista e a un certo punto
    decide di investire un gruzzolo di risparmi mettendo su una micro-
    pizzeria da asporto nella sua città, Pavia. E scopre suo malgrado
    l’altra faccia dello stato sociale e del sindacato: quella che premia
    chi cerca il posto, non il lavoro. E punisce inflessibilmente chi ha
    voglia di fare. Gigi Furini, autore e protagonista di queste
    avventure fantozziane, le racconta con delicatezza e ironia. Ma alla
    fine il suo ritratto del nostro Welfare straccione è folgorante e
    impietoso, politicamente scorrettissimo proprio perché molto più
    autentico e realistico di qualunque trattato socioeconomico. ‘Volevo
    solo vendere la pizza’ è vivamente consigliato ai politici e ai
    sindacalisti che vogliano guardarsi allo specchio e uscire dal loro
    polveroso Jurassic Park. Ma anche ai politologi che s’interrogano sul
    “malessere del Nord”.

    Dunque Gigi affitta a Pavia un locale di 30 metri quadri a 1.200 euro
    al mese, e si mette al lavoro. S’iscrive alla Camera di commercio,
    acquista il forno, i macchinari e gli arredi, rinnova gli impianti
    perché siano a norma, si dota di tutto l’armamentario per la
    sicurezza, passa ore e ore fra commercialisti, avvocati, consulenti,
    Asl, uffici pubblici. Non vede l’ora di sfornare la prima pizza, ma
    quell’ora sembra non arrivare mai. Passano i giorni, e il piccolo
    imprenditore Gigi si trova risucchiato in un tunnel degli orrori
    senza fine, roba da far impallidire i più vieti luoghi comuni sulla
    burocrazia all’italiana. Il mondo di Gogol e Kafka è uno scherzo, al
    confronto. Obblighi, autorizzazioni, carte, bolli, spese,
    certificati, ispezioni, permessi, multe, leggi, regolamenti, cavilli,
    manuali, corsi di formazione e soprattutto sigle. Tante sigle,
    perlopiù incomprensibili. C’è per esempio il corso Haccp (Hazard
    Analysis and Critical Control Points), che ricorda vagamente il
    socialismo reale, invece insegna a distinguere le mozzarelle dai
    detersivi e a numerare le trappole per topi. Ed è solo il primo di
    una lunga serie, perché prim’ancora che Gigi apra il suo negozietto
    c’è già qualche decina di persone che vive alle sue spalle. Cioè
    campa su una serie di prescrizioni che “se non ottemperi, rischi di
    prendere la multa”. Dunque, terrorizzato, ottemperi. Il medico che
    deve valutare i rischi per i futuri lavoratori si porta via mille
    euro per un sopralluogo di dieci minuti e una relazione prestampata.
    E altre migliaia di euro per tenere corsi su corsi, uno più
    tragicomico dell’altro. Le lezioni di Rssp (prevenzione e protezione)
    svelano agli attoniti studenti come si appoggia una scala al muro,
    come si spostano le sedie e soprattutto che cosa s’intende per
    “luoghi bagnati”: la normativa considera tali “anche gli spazi aperti
    dopo le precipitazioni atmosferiche fino al ritorno dello stato
    asciutto”. Al corso antincendio si sconsiglia di “usare materiale
    infiammabile per spegnere le fiamme” e si apprende che “il legno
    brucia più facilmente quando è secco”; quando è umido, invece, “con
    più difficoltà”. Roba forte. Mai come le lezioni di primo soccorso,
    che insegnano un sistema tutto speciale per fronteggiare “gli eventi
    avversi”. Quale? “Chiamare il 118 da qualunque telefono fisso o
    cellulare, senza comporre il prefisso”, avendo cura di “specificare
    città, paese o frazione, via e numero civico del luogo della chiama”,
    altrimenti l’ambulanza non sa dove andare e non arriva.

    La prima pizza non s’è ancora vista, e il piccolo imprenditore Gigi
    ha già speso centomila euro. Poi finalmente, superato l’ultimo
    scoglio dell’insegna luminosa (altra battaglia campale), la pizzeria
    Tango apre i battenti e fa subito ottimi affari. Se non fosse per i
    cosiddetti “lavoratori”, si capisce. La prima commessa si ammala dopo
    dieci giorni: mai più vista. La sostituta, una studentessa, non vuol
    saperne di un contratto per motivi fiscali suoi. Poi c’è la Guardia
    di Finanza, che sulle quisquilie non perde un colpo. Un giorno la
    commessa regala una fetta di pizza a una bambina: multa di 516 euro
    per “mancata emissione del documento fiscale dell’importo di euro 1″.
    La scena si ripete quando una cliente fugge lasciando lo scontrino
    sul bancone e viene pizzicata senza, all’uscita, dalle occhiutissime
    Fiamme gialle. La pizzaiola intanto resta incinta e si mette subito
    in malattia per “gravidanza a rischio”. Poi però apre una pizzeria
    proprio davanti alla Tango e comincia beffardamente a lavorarci
    dall’alba a notte fonda, col suo bel pancione in primo piano. Prende
    due stipendi, uno dei quali rubato, ma l’Inps non fa una piega,
    l’Ispettorato del lavoro men che meno, il sindacato la protegge. E
    Gigi paga. Tenta di licenziarla, ma non c’è verso. Ormai va avanti a
    gocce di Gutron, sull’orlo dell’esaurimento nervoso. È a questo punto
    che la sua fede comunista comincia a vacillare. I “compagni” della
    Cgil lo trattano come un “padrone” e coprono la malata immaginaria
    che viola il contratto, fa concorrenza sleale al suo datore di lavoro
    e ha pure il coraggio di denunciarlo per averla licenziata. Gigi la
    rimpiazza col signor Giovanni, ma gliene andasse bene una: lavora un
    mese, per il resto è sempre in malattia, viene pagato per sette mesi,
    più tredicesima, quattordicesima, ferie non godute e liquidazione, ma
    non gli basta ancora: con l’ausilio dell’ennesimo “patronato dei
    lavoratori”, denuncia Gigi per “inadempienze contrattuali”.
    Le gocce di Gutron aumentano. La nuova pizzaiola è siciliana: al suo
    paese lavorava in una panetteria, ma risultava bracciante agricola,
    così il padrone pagava meno contributi. Controlli? In Sicilia,
    nemmeno l’ombra. C’è chi, per molto meno, correrebbe a iscriversi
    alla Lega Nord. Gigi, che è un buono, si limita a chiudere bottega,
    per disperazione. Così l’Italia ha una piccola impresa in meno e
    cinque lavoratori disoccupati in più. L’ultimo sfizio del piccolo
    imprenditore prima di alzare bandiera bianca è quello di capire: è
    stato solo sfigato, o c’è dell’altro? È capitato solo a lui, oppure è
    così per tutti? Dall’Inps di Roma rispondono che nel 2003, su venti
    milioni di lavoratori assicurati, sono stati presentati dodici
    milioni di certificati medici per complessive sessanta milioni di
    giornate lavorative perdute. Non era sfiga, è il sistema. Gigi,
    anziché buttarsi a destra, è rimasto eroicamente comunista. Ma,
    questo sì, è capitato solo a lui.
    [B][FONT="Book Antiqua"]Prima legge del dibattito:

  10. #25

    consigli per gli acquisti

    mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm
    Ultima modifica di Ferruccio Ferrari; 15-05-2007 alle 05:32

  11. #26

    l'et

    Se dovessi consigliare dei libri per capire la politica... mmmmmm
    trovato!

    Bisogna leggere Hannah Arendt per poter capire la politica di oggi. Sembrerà una autrice difficile, ma vale la pena per il pensiero.
    Sembrerà obsoleta, ma senza capire il ieri non si capisce bene l'oggi (se veramente la volontà sia di capire)

    Hannah Arendt è tra le più grandi filosofe del novecento la n1 in assoluto parola mia.

    Poi bisognerebbe leggere limes rivista di geopolitica che ha l'unico difetto che non non parla di politica italiana, bensi di geopolitica.

    Ah e poi insieme a questo bisognerebbe capire pure che il comunismo è assolutamente fallito, e che il capitalismo... pure.

    Eh si perchè il comunismo si è confrontato storicamente con il capitalismo, non con il fascismo. Se Hitler aveva fatto il patto di acciaio fra il suo ministro nazista e il ministro comunista dell'urss, no?
    _E poi è storicamente con il capitalismo che il comunismo si è confrontato, lo ricordiamo tutti?
    se non lo ricordiamo saremo forse plagiati dico io...
    sono quest solo dei semplici fatti che abbiamo vissuto.

    Mentre abbiamo anni e anni dopo la prima repubblica che ci vogliono far credere che qui ci si confronta fra marxisti bertinottiani e diessini ex comunisti e dall'altro dei fascisti, qui si è voluto palgiare la realtà a favore di una sempre maggiore ideologizzazione della politica; ideologizzazione della storia nei minimi fatti o nelle minime interpretazioni...
    qui si è voluto tornare a pensieri obsoleti come se non potessimo liberarcene; quando eravamo liberati.
    Ma siccome il comunismo è stato veramente sconfitto e finalmente, nel 89;
    ...la sconfitta brucia e cèrano molti fra gli attuali diessini che ci credevano veramente nel comunismo.

    Come nel film di Frida Calo in una scena parla l'intellettuale che dice che Hitler e Stalin sono la stessa cosa, che Stalin ha l'unione sovietica la macchina più grande, potente e assassina che la storia abbia mai conosciuto!
    Ora se Hitler non fosse caduto, se non gli avessero fatto la guerra e poi fosse morto di morte naturale come Stalin... che differenza c'era con Stalin. Che differenza con il comunismo?
    Differnenza ideologica di spunto contenuto, ma non pratica.
    La Russia e il comunismo furono riconosciuti solo per aver vinto assieme la guerra al nazismo e perchè oggettivamente un altra guerra (cioè al comunismo) non era una bella prospettiva, quindi guerra fredda!

    Quindi il fatto che io stia discorrendo di questi contenuti, a meno che non sia uscito da un congelatore di 60 anni fa..., è segno che si discutono cose assurde da discutere oggi, ma dovrebbero farlo gli storici; e con massima serenità e libertà di ricerca e di interpretazione e il tutto a fin di bene, cioè al fine di migliorare la conoscenza della storia.

    Ma questo non si pu fare oggi. Perchè non si può fare?
    Se non si può fare è perchè la guerra agli anticristi cominciati da Napoleone e la rivoluzione non è ancora finita, ancora siamo li a crederci negli anni 20 o 20 del '800 oppure nella contrapposizione est ovest, mentre tutto quello è passato, ma non è passato il capitalismo... il capitalismo sta per crollare, la democrazia pure perchè se la democrazia è la dittatura delle maggioranze, se la sinistra al potere ha il potere di propaganda, e cè lha pure senza essere al potere; se la scuola è il principale nbanco di prova della propaganda, se la democrazia significa far credere che il popolo voglia determinate cose inutili per il bene comune come i dico o meglio; se si vuole dominare con il potere economico persino il pensiero...
    allora state pure certi che la democrazia cadrà insieme al capitalismo.
    Perchè prima c'e da rispettare la persona e allora dopo si, viene la democrazia.
    Ma siccome anche il comunismo è stato sconfitto, chi rimarrà?

    "...siediti alla mia destra fino a che faccia dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi..."
    Ultima modifica di Ferruccio Ferrari; 15-05-2007 alle 05:39

  12. #27

    l'et

    Se dovessi consigliare dei libri per capire la politica... mmmmmm
    trovato!

    Bisogna leggere Hannah Arendt per poter capire la politica di oggi. Sembrerà una autrice difficile, ma vale la pena per il pensiero.
    Sembrerà obsoleta, ma senza capire il ieri non si capisce bene l'oggi (se veramente la volontà sia di capire)

    Hannah Arendt è tra le più grandi filosofe del novecento la n1 in assoluto parola mia.

    Poi bisognerebbe leggere limes rivista di geopolitica che ha l'unico difetto che non non parla di politica italiana, bensi di geopolitica.

    Ah e poi insieme a questo bisognerebbe capire pure che il comunismo è assolutamente fallito, e che il capitalismo... pure.

    Eh si perchè il comunismo si è confrontato storicamente con il capitalismo, non con il fascismo. Se Hitler aveva fatto il patto di acciaio fra il suo ministro nazista e il ministro comunista dell'urss, no?
    _E poi è storicamente con il capitalismo che il comunismo si è confrontato, lo ricordiamo tutti?
    se non lo ricordiamo saremo forse plagiati dico io...
    sono solo dei fatti che abbiamo vissuto.

    Mentre abbiamo anni e anni dopo la prima repubblica che ci vogliono far credere che qui ci si confronta fra marxisti bertinottiani e diessini ex comunisti e dall'altro dei fascisti, qui si è voluto plagiare la realtà a favore di una sempre maggiore ideologizzazione della politica; ideologizzazione della storia nei minimi fatti o nelle minime interpretazioni...
    qui si è voluto tornare a pensieri obsoleti come se non potessimo liberarcene; quando eravamo liberati.
    Ma siccome il comunismo è stato veramente sconfitto e finalmente, nel 89;
    ...la sconfitta brucia e cèrano molti fra gli attuali diessini che ci credevano veramente nel comunismo.

    Come nel film di Frida Calo in una scena parla l'intellettuale che dice che Hitler e Stalin sono la stessa cosa, che Stalin ha l'unione sovietica la macchina più grande, potente e assassina che la storia abbia mai conosciuto!
    Ora se Hitler non fosse caduto, se non gli avessero fatto la guerra e poi fosse morto di morte naturale come Stalin... che differenza c'era con Stalin. Che differenza con il comunismo?
    Differnenza ideologica di spunto contenuto, ma non pratica.
    La Russia e il comunismo furono riconosciuti solo per aver vinto assieme la guerra al nazismo e perchè oggettivamente un altra guerra (cioè al comunismo) non era una bella prospettiva, quindi guerra fredda!

    Quindi il fatto che io stia discorrendo di questi contenuti, a meno che non sia uscito da un congelatore di 60 anni fa..., è segno che si discutono cose assurde da discutere oggi, ma dovrebbero farlo gli storici; e con massima serenità e libertà di ricerca e di interpretazione e il tutto a fin di bene, cioè al fine di migliorare la conoscenza della storia.

    Ma questo non si può fare oggi. Perchè non si può fare?
    Se non si può fare è perchè la guerra agli anticristi cominciati da Napoleone e la rivoluzione non è ancora finita, ancora siamo li a crederci negli anni 20 o 20 del '800 oppure nella contrapposizione est ovest, mentre tutto quello è passato, ma non è passato il capitalismo... il capitalismo sta per crollare, la democrazia pure perchè se la democrazia è la dittatura delle maggioranze, se la sinistra al potere ha il potere di propaganda, e cè lo ha pure senza "essere al potere"; se la scuola è il principale banco di prova della propaganda, se la democrazia significa far credere che il popolo voglia determinate cose inutili per il bene comune come i dico;
    o per meglio dire: se si voglia dominare con il potere economico persino il pensiero...
    allora state pure certi che la democrazia cadrà insieme al capitalismo.
    Prima c'e da rispettare la persona e allora dopo si, viene la democrazia.
    Ma siccome anche il comunismo è stato sconfitto, chi rimarrà?

    "...siediti alla mia destra fino a che faccia dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi..."
    Ultima modifica di Ferruccio Ferrari; 15-05-2007 alle 05:29

  13. #28
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    SPINGENDO LA NOTTE PIU' IN LA'

    di Mario Calabresi, Mondadori, 131 pagine.

    Mario Calabresi, figlio di Luigi Calabresi, ha scritto questo libro, spinto dalla consapevolezza che la voce delle vittime del terrorismo non
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  14. #29
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    STELLA GIAN ANTONIO; RIZZO SERGIO

    LA CASTA. COSI' I POLITICI ITALIANI SONO DIVENTATI INTOCCABILI


    Editore: RIZZOLI
    Pubblicazione: 05/2007
    Numero di pagine: 284
    Prezzo:
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  15. #30
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    Uncorrect. 10 passi per evitare il fallimento del Partito Democratico di Luciano Violante.

    Piemme, 2007, 126 pagine.

    Perché è urgente fare il Partito Democratico in Italia? Perché il progetto del Partito Democratico non deve fallire? Perché il Partito Democratico, così come viene pensato e discusso oggi, corre seri rischi di fallimento? La nascita di un nuovo grande partito riformista può diventare una risposta concreta alla crisi del sistema italiano, ma se nella sua costituzione non si pongono decisive istanze di rinnovamento nel modo di fare politica del nostro Paese e scelte coerenti per recuperare una nuova dignità dello Stato, questa nobile impresa potrà rivelarsi fallimentare. Un'analisi acuta, lucidamente politically uncorrect, che denuncia i rischi di un definitivo allontanamento dei cittadini dalla politica, di un'irrecuperabile deriva oligarchica della democrazia, di uno smarrimento dei valori della Costituzione. Una voce autorevole - quella di Luciano Violante - fuori dal coro del dibattito in corso che lancia un avvertimento: il Partito Democratico sarà una scommessa vincente solo se saprà fare i conti con la Storia e inventare una nuova "arte del buon governo", capace di accogliere il cambiamento, di promuovere partecipazione politica e di puntare all'interesse generale dei cittadini, anche di quelli che non lo voteranno.
    [B][FONT="Book Antiqua"]Prima legge del dibattito:

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