“Decision to Leave” (titolo internazionale) (2022) di Park Chan–wook
In italiano esce col titolo “La donna del mistero”. Ancora un film da Cannes e da un altro grande regista asiatico che molti anni fa con “Old Boy” mi fece avvicinare al cinema sud coreano. Trama in pillole. Un uomo viene trovato morto alle pendici di una parete da scalare. Si pensa a un incidente, successivamente a un suicidio o a un omicidio. Unica sospettata la moglie, donna affascinante e piena di mistero, che non sembra presentare alcun dispiacere per la perdita del marito e l’investigatore che si occupa del caso è quasi convinto della sua colpevolezza ma ha il torto di innamorarsene. La parte poliziesca non mi pare pienamente riuscita, ma è strumentale alla parte sentimentale, che rimanda a Hitchcock – come non pensare a “Vertigo” – e a suoi discepoli, soprattutto De Palma, con quello strano rapporto che si instaura tra i due. Magnifiche le immagini finali. Credo che lo rivedrò perché con i veloci sottotitoli in inglese ho perso il significato di alcune battute importanti.
Decision to Leave ***
“Argentina 1985” (2022) di Santiago Mitre
Sul processo alla giunta militare guidata da Videla che diede vita in Argentina alla sanguinosa dittatura tra il 1976 e il 1983. Malgrado la maggioranza della popolazione argentina fosse favorevole al processo, resistevano nel paese parti di società che volevano impedire il rinvio a giudizio dei militari. Anche tra gli stessi promotori si produsse un acceso dibattito sulle modalità di perseguimento della giustizia con il rischio di frantumare quella unità necessaria per consolidare una democrazia ancora fragile. Presentato in concorso all’ultimo Venezia il film è una testimonianza di cosa ha rappresentato per il popolo argentino quell’esperienza di violenza, tortura e morte, e anche se la produzione Amazon ci ricorda la matrice di provenienza, con tecnica di ripresa e montaggio e alcune scene che rimandano a “Gli Intoccabili” di De Palma, questo è il prezzo da pagare per ampliare l’offerta di un prodotto che è soprattutto storia, cultura e umanità.
Argentina 1985 ***
“Causeway” (2022) di Lila Neugebauer
Linsey è vittima di un’esplosione durante una missione militare in Afghanistan che le lascia strascichi neurologici quasi del tutto superati grazie alla riabilitazione. Quello che invece la ragazza fatica ad accettare è il tran tran quotidiano della sua nuova vita da dividere a casa con la madre a New Orleans al punto da voler tornare in Afghanistan. Presentato a Toronto e successivamente a Roma, “Causeway” è un piccolo film dal ritmo lento come i pensieri di Linsey costretta a rimettere in sesto la propria esistenza e i propri drammi familiari che con il visino di Jennifer Lawrence (qui in veste anche di produttrice) offre una versione ammorbidita del soldato ferito che torna a casa. La cosa migliore a mio parere la regia senza fronzoli ma precisa ed efficace della Neugebauer.
Causeway ***
“Gli Orsi non esistono” (2022) di Jafar Panahi
Panahi è nascosto in un villaggio vicino al confine iraniano da dove dirige in modalità remoto il suo film. Da anni viene accusato dal governo di portare avanti una campagna contro il regime (realtà), mentre all’interno del villaggio di aver scattato una foto a una coppia clandestina (finzione); inoltre ci sono problemi con la troupe del film in quanto i due protagonisti hanno organizzato alla sua insaputa la loro fuga all’estero (ancora finzione). Mischiando realtà e finzione tra città e zone rurali, Panahi descrive la sua condizione da semi recluso in un paese come l’Iran che non permette un percorso diverso da quello che la teocrazia in vigore ha fissato, come stiamo imparando a conoscere attraverso le proteste in piazza delle donne vittime di violenze e uccisioni da parte del regime. A Venezia il film ha vinto il premio speciale della giuria, ma Panahi non è potuto andare a ritirarlo in quanto nel frattempo nuovamente arrestato.
Gli orsi non esistono ***
Adieu Monsieur Haffmann con Daniel Auteil di Fred Cavayé (2021). Si tenga present5e che essendo ipoudente ho bisogno dei sottotitoli (non importa se in italiano, francese o inglese) per seguire il film.
Il tema è sempre quello dell'occupazione tedesca a Parigi nel 1941, ma è svolto molto, molto bene , gli attori sono in parte ed anche se la trama è quella, la sorpresina finale c'è e ci sta tutta.
Se vi capita vedetelo, vi piacerà
Pnta rhi h?s potams
arecata il 2 nick-name di Blasel
Grazie del consiglio: Adoro tutto il cinema francese.
amate i vostri nemici
In tour qui da noi per partecipare a rassegne a loro dedicate e per parlare della loro ultima fatica “Tori e Lokita” - in uscita la prossima settimana, i fratelli Dardenne hanno sviluppato il loro cinema sui problemi sociali in Belgio alimentati dal passaggio dall’industria pesante più tradizionale che permetteva la piena occupazione a una moderna e tecnologica che taglia posti di lavoro con il contemporaneo disimpegno del governo nelle politiche sociali per via dei bilanci da risistemare. Nasce quindi l’arte di arrangiarsi, anche con mezzi illegali e che coinvolge le fasce meno abbienti in una sorta di lotta tra poveri. Così in “La Promesse” (1996 ***) sono l’immigrazione clandestina, il lavoro non regolare e l’abbandono i temi trattati, mentre è la disperata ricerca di lavoro “per avere un’esistenza normale” in “Rosetta” (1999 *** palma d’oro a Cannes), che porta le persone a comportamenti discutibili, come il tradimento di un amico per prendere il suo posto di lavoro o persino reati disumani prima ancora che penalmente rilevanti come la vendita di un figlio appena nato (“L’Enfant” 2005 *** altra palma d’oro). Da un punto di vista tecnico il loro cinema è basato principalmente sul piano sequenza, che è quello più efficace nel rappresentare la disperazione dei personaggi, con la cinepresa attaccata al collo dei protagonisti quale testimone dell’ossessione di trovare un rimedio a una vita senza speranza.
“Athena” (2022) di Romain Gravas
Un ragazzo algerino viene ammazzato da un poliziotto ad Athena, periferia di Parigi. Si scatena la vendetta con i fratelli dell’ucciso in prima linea anche se con idee diverse su come risolvere il problema. Non è il mio genere, non l’avrei mai visto se non fosse passato in concorso a Venezia, però devo dire che non è mi è dispiaciuto; è soprattutto lo stile di Gravas, con un passato da autore di videoclip, caratterizzato da una feroce organizzazione del set, e considerato il tema trattato la parola ci sta tutta, e un continuo piano sequenza con l’inquadratura che spesso si stacca dal soggetto principale per fare una panoramica generale, ad aver tenuto alto il mio interesse durante la visione. Anche il commento sonoro, tra l’epico e il religioso, forse con una eccessiva pomposità ha un ruolo determinante nell’enfatizzare un’atmosfera da non ritorno.
Athena ***
“Triangle of Sadness (2022) di Ruben Ostlund
Film diviso in tre parti, nella seconda un gruppo di persone facoltose si ritrova a viaggiare su una piccola nave da crociera. Manifestano senza vergogna la loro volgarità creando situazioni tra il paradossale e il comico, confrontandosi con i dipendenti di bordo e alimentando con loro un possibile ribaltamento dei ruoli che effettivamente avverrà nel proseguo della storia. Il film ha ricevuto molte stroncature (ad esempio quelle di Mereghetti sul Corriere e di Bradshaw sul Guardian), ma anche elogi come quello della giuria di Cannes che gli ha tributato il successo quale miglior film della rassegna, la seconda Palma d’oro per Ostlund dopo quella per l’altrettanto controverso “The Square” del 2017. Come ogni film scandinavo e in particolare quelli di Ostlund l’obiettivo principale non è mai la ricerca di un’approvazione gratuita da parte del pubblico, anzi come si può notare ad esempio nella scena della cena con il comandante della nave - un piccolo capolavoro che il regista alla fine volutamente rende indigesta, viene percorsa la strada più impervia per raggiungere il consenso.
Triangle of Sadness ***
Qua siete tutti estimatori di film impegnati, vedo. Io solo film leggeri, commedia, d'azione o avventura. Non disdegno nemmeno i super eroi preferendo quelli della DC film alla Marvel Comics. L'ultimo film che ho visto è stato per l'appunto Black Adam con interprete il super nerboruto Dwayne D. Johnson.
Piacevole, ma ho visto di meglio.
Esterno notte, di Marco Bellocchio. Fabrizio Gifuni che interpreta Aldo Moro e Margherita Buy nei panni della moglie Eleonora...
semplicemente fantastici!
Film che solo un regista come Bellocchio poteva rendere in tutta la sua drammatica crudezza.
amate i vostri nemici
Sono andata a vedere il film di Roberto Andò La stranezza (2022) , su Pirandello, tanto decantato da tutti: ho abbandonato la sala dopo il primo tempo: tetro, oppressivo e claustrofobico nell’ambientazione e nei personaggi, per tacere della interpretazione eccessivamente teatrale di alcuni e l'assenza di una vera e propria trama.
Non ho capito perché a molti sia piaciuto.
A molti davvero, visto che è in testa al botteghino dei film italiani. Non sono andato a vederlo finora solo perchè stavano uscendo i film di Cannes e Venezia. Ma dopo la tua recensione evito.