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Discussione: L'ultimo film che avete visto?

  1. #7666
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    Citazione Originariamente Scritto da Kanyu Visualizza Messaggio
    Io non l'ho ancora visto, ma cos'è poi tutta sta storia strana dei sintomi di depressione che prendono alla gente dopo il film?
    Fake notizie, o cosa? Tu hai provato qualcosa di particolare poi? Dai trailer sembra un buon film d'azione e con ottimi effetti speciali...
    devo vedere all'UCI cinema quando lo danno.
    Io l' ho visto e non ho provato sintomi di depressione, però l' ho visto in 2D non in 3D e mi è piaciuto, avevo visto anche il primo a suo tempo.
    Sì ottimi effetti speciali anche in 2D.
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  2. #7667
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    Ancora due film dai festival.

    “Close” (2022) di Lucas Dhont
    Due ragazzi sono molti amici, più che amici. Frequentano la stessa scuola e sono nella stessa classe. Uno è allegro l’altro più inquieto. I compagni di classe chiedono del loro rapporto così affettuoso. Poi qualcosa si rompe e il protagonista (un bravissimo Eden Dambrine) sente il peso del vuoto e la responsabilità di quello che è successo. La regia si muove soprattutto con i primi piani per filmare ogni emozione lasciando il resto in secondo piano. Un film sull’adolescenza e su quanto possa essere un’età dolorosa. A Cannes si è portato via il gran premio speciale della giuria.

    Close ***


    “White noise” di Noah Baumbach
    Film di apertura dell’ultimo Venezia, il genere è quello comico catastrofico. Ottima la regia di Baumbach, non così la sua stessa sceneggiatura, una storia che non sa quale strada prendere tra catastrofe ambientale e angoscia per via del pensiero sulla morte, il tutto condito con humor funereo.

    White noise **

  3. #7668
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    Una biografia di Marilyn Monroe, lunghissima, che ho parzialmente visto, ma dopo mezz’ora mi sono stancata. Mi è parso un film horror, orribile. Anche tu gli ha dato solo due stelle su cinque, come si merita, ma io gli avrei dato di meno. Si è calcata molto la mano sui problemi psicologici dell’attrice, sul suo difficilissimo rapporto con la madre, sulle sue scopate in diretta. Non voglio ricordarla così, nemmeno per sogno. Non siamo mica solo ciò che ci accade nel privato, no? E di una persona trapassata si ricordano le cose belle, non è vero?
    Di Blonde, ricordo lei, la protagonista, Ana de Armas, cilena, gia' vista con Keanu Reeves in knock knock e in Exsposed, un film prodotto da lui, ma qui é senza barba , con capelli cortissimi, mica ha 25 anni di meno che fa l'Avvocato del diavolo. Poi so che Ana de Armas é stata tutto il tempo del lock down con Ben Affleck con cui ha girato Acque profonde, forse avrebbe lasciato Jennifer Lopez per lei, ma se ne é andata perché stufa di Los Angeles, e Ben voleva rimanere o Los Angeles per i figli, d'altronde Jennifer Lo ha un patrimonio di 400 milioni di dollari che Ana de Armas ancora non ha. Io la trovo molto bella.

  4. #7669
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    "I ponti di Madison County" con Clint Eastwood e Meryl Streep: memorabile!
    amate i vostri nemici

  5. #7670
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    “All quiet on the western front” (2022) di Edward Berger
    Film tedesco ambientato durante la prima guerra mondiale, tratto dall’omonimo romanzo ( è il terzo remake, del 1930 e 1979 gli altri due) che ha appena ricevuto ben 14 nominations ai Bafta, gli oscar britannici. Da un punto di vista tecnico il film è perfetto, girato benissimo. La sceneggiatura mette in risalto la crudeltà della guerra secondo il punto di vista di un gruppo di soldati appena arruolato, con il loro iniziale entusiasmo, la presa di coscienza successiva e poi la vita al gelo e la scarsità di cibo durante i combattimenti, perlopiù dei corpo a corpo perché di tecnologia ce n’era poca. E’ chiaro che con la guerra che abbiamo dietro l’angolo un film del genere, con le atrocità che mostra come le uccisioni, le amputazioni e le distruzioni, non può che toccare la sensibilità del pubblico. E l’industria cinematografica l’amplifica.

    All quiet on the western front ***

  6. #7671
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    Ecco le nominations agli oscar 2023 che come negli ultimi anni presenta accanto a film tipicamente hollywoodiani (Avatar che mi sono rifiutato di vedere, Top Gun e Everything Everywhere...che ho iniziato ma che ho abbandonato dopo poco, Elvis e The Fabelmans a mio parere poco convincenti) altri dal contenuto artistico di buon livello, a partire da "Tar" di gran lunga il miglior film dell'anno. Nella sezione "Miglior film internazionale" spicca l'assenza di "Decision to leave" altro film meritevole. Per noi "Le pupille" di Alice Rhorwacher nella sezione dei corti (si può vedere gratuitamente nella piattaforma ZMovie) e una nomination anche per il trucco.

    Miglior film
    Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues), regia di Edward Berger
    Avatar - La via dell'acqua (Avatar: The Way of Water), regia di James Cameron
    Gli spiriti dell'isola (The Banshees of Inisherin), regia di Martin McDonagh
    Elvis, regia di Baz Luhrmann
    Everything Everywhere All at Once, regia di Daniel Kwan e Daniel Scheinert
    The Fabelmans, regia di Steven Spielberg
    Tár, regia di Todd Field
    Top Gun: Maverick, regia di Joseph Kosinski
    Triangle of Sadness, regia di Ruben Östlund
    Women Talking, regia di Sarah Polley

    Miglior film internazionale
    Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues), regia di Edward Berger (Germania)
    Argentina, 1985, regia di Santiago Mitre (Argentina)
    Close, regia di Lukas Dhont (Belgio)
    EO, regia di Jerzy Skolimowski (Polonia)
    The Quiet Girl, regia di Colm Bairéad (Irlanda)

  7. #7672
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    Tre opere prime ciascuna con una candidatura agli Oscar.

    “To Leslie” (2022) di Michael Morris
    Leslie è un’alcolizzata che perde tutte le occasioni per cambiare registro. Ci tenta il figlio, che la donna aveva abbandonato quando era un ragazzino, poi la sua migliore amica, che in verità più che darle conforto l’accusa a più riprese per la sua vita dissoluta. L’incontro con un uomo che non si scoraggia alle prime difficoltà fa capire alla protagonista che è ora di smettere. Il film si regge sull’interpretazione di Andrea Riseborough, candidata dall’Academy per la miglior interpretazione femminile. Quando la donna inizia un percorso per rimettersi in sesto e Leslie (o meglio la Riseborough) abbandona la maschera disperata dell’alcolizzata, paradossalmente la storia perde efficacia evidenziando nella normalità del racconto anche le ingenuità nella direzione del regista. Al debutto va comunque incoraggiato.

    To Leslie ***

    “The quiet girl” (2022) di Colm Bairéad
    Film irlandese. Durante le vacanze estive Cait viene ospitata dalla cugina della madre impegnata con una gravidanza e una famiglia numerosa. La bambina dopo un primo momento di ambientamento scopre i vantaggi di essere accudita come figlia unica e malgrado abbia difficoltà nell’esprimere le proprie emozioni comincerà a sentirsi davvero a casa. Il film piuttosto lento, presenta una regia con inquadrature fisse, più montaggio che movimenti della macchina da presa e considerato che si tratta di un’opera prima il risultato non è affatto male. Candidato quale miglior film internazionale essendo parlato in irlandese.

    The quiet girl ***

    “Aftersun” (2022) di Charlotte Wells
    Padre e figlia vanno in Turchia per le vacanze estive. Lui è un po’ depresso, lei sveglia e con la voglia di crescere. Nel resort la ragazzina osserva i suoi coetanei ma è anche attenta a capire il padre e il mondo in cui è imprigionato. Lo stile della regista è ancora acerbo, più che sviluppare una particolare tecnica si nota un approccio teso alla cattura delle emozioni, con il pregio di cucire il film intorno alla figura della piccola protagonista (Frankie Corio), talentuosa come poche alla sua età, anche se l’Academy la pensa diversamente e candida l’attore (Paul Mescal). Molto belli gli ultimi istanti.

    Aftersun ***

  8. #7673
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    “Everything Everywhere all at once” di Daniel Kwan e Daniel Scheinert

    “Everything Everywhere All at Once mescola tutti le vite e i cinema possibili: kung-fu, wuxia, mélò, fantasy, commedia. È un film di spettri che compaiono e si dissolvono”.
    Estratto della recensione apparsa sulla rivista on line “Sentieri Selvaggi”, che valuta con quattro stelle il film dei Daniels. Non tutti sono così generosi in rete, ma i contenuti non si discostano tra loro. Si tratta di un blob cinematografico, un filmato caleidoscopico di stili e generi, un mix febbrile di immagini e situazioni che si sovrappongono continuamente. Se serve per portare più gente nelle sale, soprattutto i più giovani, ben venga. Se questo è il cinema del futuro o anche soltanto quello attuale, considerato che ad esempio i film di Spielberg e Chazelle (lui così giovane che con “Babylon” è invecchiato di cinquant’anni) sembrano appartenere a un’altra epoca, si accomodi. Nel frattempo il film ha collezionato ben undici nominations agli oscar 2023 e quella per il miglior film sembrerebbe non dovergli sfuggire. Per quanto mi riguarda, pur riconoscendo la qualità del prodotto, la bravura delle attrici e degli attori e bla bla bla..., non rappresenta il cinema che cerco.

    Everything Everywhere all at once **

  9. #7674
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    “Babylon” (2022) di Damien Chazelle
    Ammiratore di Chazelle della prima ora, diciamo a partire dal secondo film “Whiplash” che vedeva protagonisti i batteristi jazz, anche se è poi con il terzo film che sfonda. “La La Land” è un musical dedicato a chi ce la mette tutta e alla fine ce la fa. Con “First man” invece Chazelle cambia totalmente lo scenario e si insinua nel filone lunare che tanto andava di moda qualche anno fa. “Babylon” non smentisce i temi precedenti e ci fa conoscere la Hollywood della prima ora, quella del cinema muto tutta party trasgressivi ed esagerazioni. La variabile rispetto a “Whiplash” e “La La Land” che qui i protagonisti sono già all’apice del successo e anzi, con l’avvento del sonoro, sta per terminare. Purtroppo il film non mantiene le attese con i due protagonisti, Brad Pitt e Margot Robbie che enfatizzano per caratteristiche loro la volgarità dell’epoca e quindi del film. Chazelle stesso non riesce a porre un freno alla sua smania di raccontare e tira fuori una pellicola esagerata dove l’equilibrio di cui ai film summenzionati sono solo un pallido ricordo. Rimane la musica, bella come sempre ma è troppo poco. Candidato a tre oscar “minori”: scenografia, costumi e colonna sonora.

    Babylon **

  10. #7675
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    "Debito di sangue" di e con Clint Eastwood: bello, ma ho fatto fatica a prendere sonno.
    amate i vostri nemici

  11. #7676
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    Decision to Leave (2022, premio di Cannes alla regia), drammatico, thriller, diretto da Park Chan-wook.
    Al cinema

    Affascinante, i film sudcoreani ultimamente sono una vera sorpresa.

  12. #7677
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    “Empire of light” (2022) di Sam Mendes
    Inghilterra nel 1980, epoca Thatcher, una donna lavora in un cinema con doppia sala in una cittadina affacciata sul mare. Soffre di depressione per la quale è già stata ricoverata e ha una insoddisfacente relazione con il manager del cinema, lui sposato. L’arrivo di un nuovo giovane dipendente modifica le aspettative. Film giocato sull’equilibrio delle componenti con una grande interpretazione di Olivia Colman, non una novità, la regia precisa di Mendes e la bellissima fotografia di Deakins, alla quindicesima candidatura e già due Oscar. Forse la sceneggiatura, dello stesso Mendes, presenta qualche sfilacciamento nel corso del racconto ad esempio quando si affaccia l’ombra del razzismo e qui il regista pare non sviluppare pienamente l’argomento che rimane un oggetto estraneo all’interno della storia. Comunque un bel film.

    Empire of light ***

  13. #7678
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    “Empire of light” (2022) di Sam Mendes
    Inghilterra nel 1980, epoca Thatcher, una donna lavora in un cinema con doppia sala in una cittadina affacciata sul mare. Soffre di depressione per la quale è già stata ricoverata e ha una insoddisfacente relazione con il manager del cinema, lui sposato. L’arrivo di un nuovo giovane dipendente modifica le aspettative. Film giocato sull’equilibrio delle componenti con una grande interpretazione di Olivia Colman, non una novità, la regia precisa di Mendes e la bellissima fotografia di Deakins, alla quindicesima candidatura e già due Oscar. Forse la sceneggiatura, dello stesso Mendes, presenta qualche sfilacciamento nel corso del racconto ad esempio quando si affaccia l’ombra del razzismo e qui il regista pare non sviluppare pienamente l’argomento che rimane un oggetto estraneo all’interno della storia. Comunque un bel film.

    Empire of light ***

  14. #7679
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    “The Son” (2022) di Florian Zeller
    Dopo “The Father”, dove il protagonista era affetto da demenza senile, Zeller si cimenta con la depressione di un adolescente, in questo caso figlio di una coppia separata. Entrambi i film sono tratti da lavori teatrali dello stesso regista e il filo conduttore è rappresentato dal rapporto genitore figlio. In “The Son” la ex coppia tenta tutte le strade per capire il male di vivere del ragazzo il quale a inizio film decide di andare a vivere dal padre arrivando allo stesso identico risultato deludente ottenuto in precedenza con la madre. Il giudizio positivo il film se lo guadagna però soltanto con l’ultima mezzora, quando a seguito di un tentativo di suicidio e le prime cure in ospedale nasce una discussione tra il medico che obbliga il ragazzo a permanere ancora nella struttura e lui che invece supplica i genitori affinché lo riportino a casa. Qui la sceneggiatura è efficace nell’ingannare per ben due volte lo spettatore. Il film era a Venezia in concorso.

    The Son ***

  15. #7680
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    Citazione Originariamente Scritto da Barrett Visualizza Messaggio
    “The Son” (2022) di Florian Zeller
    Dopo “The Father”, dove il protagonista era affetto da demenza senile, Zeller si cimenta con la depressione di un adolescente, in questo caso figlio di una coppia separata. Entrambi i film sono tratti da lavori teatrali dello stesso regista e il filo conduttore è rappresentato dal rapporto genitore figlio. In “The Son” la ex coppia tenta tutte le strade per capire il male di vivere del ragazzo il quale a inizio film decide di andare a vivere dal padre arrivando allo stesso identico risultato deludente ottenuto in precedenza con la madre. Il giudizio positivo il film se lo guadagna però soltanto con l’ultima mezzora, quando a seguito di un tentativo di suicidio e le prime cure in ospedale nasce una discussione tra il medico che obbliga il ragazzo a permanere ancora nella struttura e lui che invece supplica i genitori affinché lo riportino a casa. Qui la sceneggiatura è efficace nell’ingannare per ben due volte lo spettatore. Il film era a Venezia in concorso.

    The Son ***
    L'ho visto non al cinema, ma a teatro l'altra sera.
    Zeller scrive delle sceneggiature stupende.
    Dove potrei vedere The father? Oltre a Zeller, dovrebbe esserci come interprete un fantastico Anthony Hopkins.

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