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Discussione: L'ultimo film che avete visto?

  1. #7516
    Opinionista L'avatar di Escolzia
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    Folle per caso era un film anni 50 in bianco e nero?

  2. #7517
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    Folle per caso era un film anni 50 in bianco e nero?
    No, è più recente.

  3. #7518
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    “Tre piani” (2021) di Nanni Moretti
    Il destino di quattro famiglie si incrociano in un palazzo. Una coppia di magistrati dalla vita che scorre su binari precisi deraglia per via del figlio. Un padre dall’ossessione che sua figlia di sette anni sia stata molestata dall’anziano vicino. Una giovane madre travolta dalla depressione subito dopo il parto. Il film, che ha saltato un’intera stagione per via della pandemia ed è stato presentato a Cannes a luglio, è tratto da un libro di Nevo ed è la prima volta che Moretti si cimenta su una storia non sua. Alla fine ne esce un’opera amara e per certi versi disperata che tratta essenzialmente sul rapporto genitori figli e dove le persone faticano a trovare conforto nella vita di tutti i giorni. Persino un parto, avuto dal personaggio interpretato da una bravissima Alba Rohwacher diventa un ostacolo insormontabile per via della malattia che si impossessa della neomamma e che per inciso ci rende dubbiosi sulla veridicità di quello che la giovane donna ha realmente vissuto. Un film da vedere, e che può essere visto da tutti essendo rappresentata ogni fascia d’età. Da lasciar perdere le mie stelle che segue logiche cinematografiche cha a volte perdono significato davanti a un film così profondo.

    Tre piani ***

  4. #7519
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    “Dogville” (2003) di Lars Von Trier
    Dogville è un micro villaggio incastonato tra le montagne dove gli abitanti hanno organizzato la loro vita in maniera tale che ognuno svolga un lavoro necessario per la comunità. Un giorno vi giunge una giovane donna disperata in quanto inseguita da alcuni gangsters. Il paese decide di darle protezione e una sistemazione in cambio di vari lavori che le verranno assegnati e che lei svolge con profitto. Ma questo è solo il principio. L’intera vicenda narrata si svolge in un unico scenario, come in una piece di Brecht, con le persone interamente visibili durante la vita quotidiana in quanto le case sono prive di pareti. Le riprese effettuate con le macchine poste in differenti punti dello stage, come se fosse una diretta televisiva. Sembra di essere partecipi di un reality, mentre per gli attori un tour de force non indifferente. Dogville è un film geniale, forse eccessivamente teatrale, ma con alcune soluzioni cinematografiche di alto livello. Ottima l’interpretazione di Nicole Kidman (nel momento migliore della carriera) accompagnata tra gli altri da alcuni attori fedeli a Von Trier, più alcune vecchie glorie di Hollywood come Lauren Bacall, Ben Gazzara e James Caan. Nella colonna sonora tantissimo Vivaldi, ma anche Pergolesi e Albinoni oltre a Handel.

    Dogville ****

  5. #7520
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    “Tre piani” (2021) di Nanni Moretti
    Il destino di quattro famiglie si incrociano in un palazzo. Una coppia di magistrati dalla vita che scorre su binari precisi deraglia per via del figlio. Un padre dall’ossessione che sua figlia di sette anni sia stata molestata dall’anziano vicino. Una giovane madre travolta dalla depressione subito dopo il parto. Il film, che ha saltato un’intera stagione per via della pandemia ed è stato presentato a Cannes a luglio, è tratto da un libro di Nevo ed è la prima volta che Moretti si cimenta su una storia non sua. Alla fine ne esce un’opera amara e per certi versi disperata che tratta essenzialmente sul rapporto genitori figli e dove le persone faticano a trovare conforto nella vita di tutti i giorni. Persino un parto, avuto dal personaggio interpretato da una bravissima Alba Rohwacher diventa un ostacolo insormontabile per via della malattia che si impossessa della neomamma e che per inciso ci rende dubbiosi sulla veridicità di quello che la giovane donna ha realmente vissuto. Un film da vedere, e che può essere visto da tutti essendo rappresentata ogni fascia d’età. Da lasciar perdere le mie stelle che segue logiche cinematografiche cha a volte perdono significato davanti a un film così profondo.

    Tre piani ***
    Siamo tornati al cinema anche noi! Si, bel film. Direi il film della maturità per Nanni Moretti.
    amate i vostri nemici

  6. #7521
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    “Habemus Papam” (2011) di Nanni Moretti
    “Tre piani” mi ha riportato al terzultimo film di Nanni Moretti con il quale il regista ha anticipato, forse ispirato, di un paio d’anni le inaspettate dimissioni di Benedetto XVI. Le motivazioni probabilmente sono diverse, anche perché è diverso il momento della rinuncia alla carica. Nella finzione, è il peso delle responsabilità che rende opprimente al neo eletto accettare un impegno di tale portata, anche perché completamente inaspettato. Nel caso del Papa tedesco penso siano stati soprattutto gli scandali che senza soluzione di continuità da un certo momento in poi hanno colpito la Chiesa. A parte ciò, ho apprezzato la regia di Moretti, come pure la fotografia. Ma la cosa che mi è parsa più riuscita è il vagare del Papa da perfetto sconosciuto per le vie di Roma, mentre ascolta quello che si dice su di lui, su come il passaparola mistifichi la realtà e quanto il suo desiderio di vita normale renda inconciliabile qualsiasi opera di evangelizzazione in giro per il mondo. E qui l’interpretazione di Michel Piccoli è da sottolineare.

    Habemus Papam ***

  7. #7522
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    Ancora due film di Moretti, in attesa di altri film da Cannes e Venezia.

    “Mia Madre” (2015) di Nanni Moretti
    In attesa degli altri film da Cannes e Venezia. Margherita (Margherita Buy) è divisa tra il lavoro di regista in un film su una azienda in crisi e la malattia della madre ricoverata in ospedale. Quest’ultimo fatto influenza inevitabilmente la vita personale e il suo comportamento sul set, dove si scontra continuamente con l’attore protagonista (John Turturro), nel film il padrone dell’azienda. Purtroppo la sceneggiatura non sviluppa a sufficienza i personaggi di contorno, tutto ruota attorno a Margherita, ai suoi pensieri e a i suoi incubi legati ai sensi di colpa nei confronti della madre, rendendo alla fine la storia un po’ arida. Anche la regia di Moretti non è al livello delle sue migliori opere, a parte la scena finale, devo dire toccante.

    Mia Madre **

    “Il Caimano” (2006) di Nanni Moretti
    Un produttore di film di serie b deve affrontare difficoltà finanziarie e la separazione dalla moglie. Contemporaneamente una giovane regista è alla ricerca di un finanziatore per un film su Berlusconi e sulla sua discesa in politica e l’influenza negativa che questo ha comportato per la vita degli italiani e per l’intera scena politica nostrana, adagiata inevitabilmente verso i suoi interessi. In verità, alla fine del film girato dalla giovane regista, più che accusare il Caimano viene messo l’accento su chi abbia permesso a Berlusconi di vincere le elezioni e di continuare a fare politica. Ricordandoci cosa diceva Moretti a quel tempo, è un attacco, neppure tanto nascosto, alla sinistra e al Pd. Sul film, come spesso gli capita, ci sono delle parti e dei protagonisti o attori che funzionano e altri meno. Sino alla scena finale del processo (ottima), la parte dedicata a Berlusconi, vista oggi, appare caricaturale (volutamente), ridondante e fuori tempo. Più riuscita, a parer mio, quella dedicata alla separazione del produttore dalla moglie, che è poi l’avvenimento che influenza davvero la vita del protagonista.

    Il Caimano **

  8. #7523
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    “Todo Modo” (1976) di Elio Petri
    La pubblicazione di un libro sul regista è l’occasione per recuperare uno dei suoi film pìù celebri, opera tra l’altro dotata di un alto grado di preveggenza. Prima scena, un’ambulanza avverte la popolazione che è in atto una pandemia che si risolve solo con un vaccino (è il 1976…). In un bunker sotterraneo viene organizzato un congresso dei “poteri forti” che è in definitiva una resa dei conti all’interno della Democrazia Cristiana. Presente il Segretario (non lo si nomina mai ma è evidente che si tratti di Moro interpretato da un notevole Gian Maria Volontè) e tutti i vertici di partito, più industriali e banchieri. Fa gli onori di casa un ecclesiastico (Marcello Mastroianni) che pare abbia più potere di tutti quanti o pari a Moro. Nelle stanze del bunker sono presenti delle telecamere collegate a un impianto a circuito chiuso, i partecipanti obbligati a un programma prefissato. La conclusione è quella effettivamente accaduta due anni dopo e così via di seguito. La regia di Petri è particolare, con primi piani insistenti e luci sui protagonisti mentre il resto appare in penombra. Musica di Morricone appena accennata. Scenografia di Dante Ferretti. Un gran film accolto molto male dalla politica. Dalla Dc si capisce immediatamente il perchè, dal Pci perché erano in atto le trattative per il “compromesso storico” per portarlo al governo. Se il mondo politico lo affossa, in una società chiusa come era la nostra all’epoca, non poteva non andare come è effettivamente andata. Film sottoposto a sequestro, quindi ritirato e dimenticato. Decenni dopo fortunatamente recuperato e restaurato. Oggi è ancora tra noi con tutta la sua forza espressiva.

    Todo Modo ****

  9. #7524
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    Altri due film da Venezia
    “Il Buco” (2021) di Michelangelo Frammartino
    All’inizio degli anni sessanta, in pieno boom economico, un gruppo di speleologi si reca in Calabria per visitare una grotta sino ad allora sconosciuta. Tra film e documentario, di questo tratta “Il buco” presentato a Venezia dove ha vinto il premio speciale della giuria. Si descrive con precisione la discesa degli speleologi all’interno della grotta che i protagonisti mappano costantemente. Non si recita e raramente si parla, al massimo si sentono delle loro voci in lontananza e attutite. Viene raccontata anche la vita del piccolo paese che per primo accoglie gli speleologi, oltre alle immagini relative alle campagne attorno al campo base e in prossimità del buco dal quale si protrae la grotta da penetrare; vengono anche testimoniati gli ultimi giorni di vita del pastore più anziano che ogni giorno portava le mucche al pascolo proprio attorno al buco. L’equilibrio tra tutte queste componenti ha reso possibile la riuscita del film.

    Il buco ***


    “Qui rido io” (2021) di Mario Martone
    E’ la biografia artistica di Eduardo Scarpetta inventore alla fine dell’800 del Teatro napoletano, nonché padre naturale dei fratelli De Filippo (Eduardo, Titina e Peppino). Proprio nel momento migliore della sua carriera avviene il tonfo improvviso, una caduta inarrestabile anche per concause non prevedibili. In questo caso è l’intenzione di Scarpetta, ormai sul punto di autocelebrarsi, di sfidare D’Annunzio nel rendere in parodia una sua opera. Ricevuta un semplice assenso vocale dal poeta, Scarpetta debutta ma immediatamente viene denunciato per plagio. Rinviato a giudizio il comico prende coscienza che il suo tempo è finito, la sua commedia in crisi, con la gente desiderosa di più realismo e meno comicità; c’è anche l’arrivo di un’altra forma d’arte, il cinematografo. La sua debolezza viene colta da parenti e collaboratori che non aspettavano altro per criticarlo per i suoi comportamenti passati, attaccandolo e magari voltargli la faccia. Convinto a ridimensionare la sua figura, durante il processo mette in scena una delle sue migliori performance, da comico vero, tra le risate generali. Film dal sapore antico con il solito grande Toni Servillo.

    Qui rido io ***

  10. #7525
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    Altri due film da Venezia, questa volta fuori concorso. “Dune (2021) di Denis Villeneuve, lo stesso regista di “Arrival”. E’ il rifacimento del film del 1984 e come quello non mi è parso granché, ma non è il mio genere. A parte lo spiegamento di tecnologia e di effetti speciali c'è Timothée Chalamet con la stessa faccia da ragazzino vista in “Call me by your name”. Dopo una ora e mezza l’ho abbandonato. Più interessante mi è parso “Old Henry” (2021) di Potsy Pouncill, un western ambientato ai primi del ‘900. Un uomo con indosso molti soldi inseguito da una banda trova rifugio da un agricoltore, che in verità è un ex bandito. Da li una trattativa con la banda per restituire l’uomo ma il tutto finisce in sparatoria. Finale un po’ scontato. **
    Ultima modifica di Barrett; 25-10-2021 alle 09:50

  11. #7526
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    "Madres Pararelas" (2021) di Pedro Almodovar.
    Film d'apertura a Venezia. Due donne occupano la stessa stanza di ospedale in attesa di partorire. Una è minorenne, l'altra adulta. Diventano amiche e coinvolte nello stesso destino di dover far crescere le rispettive figlie senza padre. Da qui in avanti il film riserva varie sorprese, alcune facilmente prevedibili altre meno, come quella che si materializza sulle note di summertime di janis joplin. La storia principale sembra però solo un pretesto per parlare del problema dei desaparecidos, argomento mai affrontato in terra iberica. Si passa dal melodramma alla tragedia. La protagonista interpretata da Penelope Cruz (Coppa Volpi) infatti riesce ad ottenere i fondi per dissotterrare una fossa comune dove è sepolto il nonno. Controversa l'ultima immagine del film. Se nel precedente Almodovar parlava dei suoi scheletri personali, in questo sono quelli dell'intera Spagna ad essere rappresentati.

    Madres Paralelas ***

  12. #7527
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Barrett, ti piace andare al cinema da solo?
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

  13. #7528
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    Citazione Originariamente Scritto da Bauxite Visualizza Messaggio
    Barrett, ti piace andare al cinema da solo?
    Assolutamente si, anche perchè ho un multisala a 50 mt dal mio ufficio, quindi ci posso andare di pomeriggio, in una pausa ad esempio. Invece di andare al bar vado al cinema...Purtroppo ormai però il 90% dei film da più di 10 anni li vedo in streaming. Non amo il doppiaggio, quindi lingua originale per i film in inglese, sottotitoli per gli altri. Invece per i film italiani un po' al cinema e un po' al computer. In streaming però si perdono tante cose, fotografia, sonoro, il grande schermo, l'atmosfera.

  14. #7529
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    La scelta di Anne - L'Événement (2021) di Audrey Diwan

    E' stato presentato a Venezia dove ha vinto il Leone d'oro quale miglior film. Storia vera, tratta di una studentessa universitaria francese che all'inizio degli anni 60 rimane incinta e decide di abortire. Già due anni fa un film in un contesto differente si occupava dello stesso tema, "Never Rarely Sometimes Always" il titolo. In quel caso la ragazza doveva fronteggiare l'aspetto psicologico della sua scelta, qui la protagonista ancor prima di affrontare i sensi di colpa deve combattere contro una legge che non le permette di abortire e di conseguenza un'intera società che le volta le spalle. Il film cresce d'intensità con il passare delle settimane di gravidanza e quella che inizialmente pareva una regia approssimativa e superficiale diventa uno dei punti di forza del film con la cinepresa incollata in maniera ossessiva alla protagonista, ossessione che Anne trasferisce nei confronti del feto il cui sentimento negativo è direttamente proporzionale al rifiuto che riceve per la sua scelta da parte dell'ambiente che le sta attorno. Tema che naturalmente divide ancora oggi malgrado si siano fatti passi in avanti nell'accettare che la decisione spetta alla donna. Convincente l'interpretazione da parte di Anamaria Vartolomei.

    L'Evenement ***

  15. #7530
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Assolutamente si, anche perchè ho un multisala a 50 mt dal mio ufficio, quindi ci posso andare di pomeriggio, in una pausa ad esempio. Invece di andare al bar vado al cinema...Purtroppo ormai però il 90% dei film da più di 10 anni li vedo in streaming. Non amo il doppiaggio, quindi lingua originale per i film in inglese, sottotitoli per gli altri. Invece per i film italiani un po' al cinema e un po' al computer. In streaming però si perdono tante cose, fotografia, sonoro, il grande schermo, l'atmosfera.
    Già.
    Ti dirò che poter andare al cinema di pomeriggio, anche nel fine settimana se ci sono orari che partono dalle quattro, è un buon modo per recuperare il piacere della sala ed uscire dalla visione casalinga.
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

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