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Discussione: L'ultimo film che avete visto?

  1. #7441
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Ieri ho visto l'isola delle Rose. Non mi è affatto piaciuto. Lento, poco coerente, recitazione mediocre.
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  2. #7442
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    "One Night in Miami" (2020) di Regina King, prima regia dopo una carriera da attrice con un Oscar vinto due anni fa.
    A Miami, una notte, all'indomani della conquista da parte di Cassius Clay del titolo mondiale di pugilato, in una camera d'albergo si incontrano appunto il pugile, Malcom X, Sam Cooke e un famoso giocatore di football americano dell'epoca. L'oggetto dell'incontro, che naturalmente non è mai avvenuto, è discutere sulla condizione degli afro-americani, del loro futuro e quali strumenti utilizzare per liberarsi dall'oppressione che il mondo occidentale svolge nei loro confronti. Il film, che è tratto da una piece teatrale ed è stato presentato all'ultimo festival di Venezia, non mi ha convinto nella forma, con una regia a volte approssimativa e soluzioni banali da scuola di Hollywood. Però nel momento più caldo della discussione dei protagonisti, soprattutto tra Malcom X e Sam Cooke, con il primo che imputa al secondo di scrivere canzoncine banali e commerciali invece di raccontare come stanno esattamente le cose, il film raggiunge un livello di drammaticità e coinvolgimento che viene automatico consigliarne la visione.

    One Night in Miami ***

  3. #7443
    "Dopo il matrimonio" remake dell'omonimo del 2006, con Julianne Moore, Michelle Williams regia di Bart Freundlich. Mentre l'edizione del film del 2006 aveva come interpreti principali personaggi maschili, questo è volto al femminile ed è molto più plausibile, verosimile e ben interpretato, del resto il testo di Susanne Bier è un validissimo camovaccio per grandi ibnterpreti. Mi è veramente piaciuto
    P�nta rh�i h?s potam�s

    arecata � il 2� nick-name di Blasel

  4. #7444
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    Due film italiani molto popolari nei decenni scorsi.

    "Ovosodo" (1997) di Paolo Virzì
    E' la storia di Piero, subito orfano di madre e con il padre che entra ed esce di galera, che ce la mette tutta per costruirsi un futuro lontano dalla povertà, non solo materiale, che il suo quartiere, Ovosodo appunto, gli offre. Ottima la regia di Virzì che con questo film vinse il premio della giuria a Venezia, un po' meno l'interpretazione degli attori, quasi tutti esordienti, a parte l'ottima Nicoletta Braschi.

    Ovosodo ***


    "L'Ultimo Bacio" (2001) di di Gabriele Muccino.
    Leggevo che nei giorni scorsi cadeva il ventennale dall'uscita e così ho deciso di rivedere l'inizio, poi l'ho guardato tutto. Un gruppo di amici affronta il passaggio dalla spensieratezza alla maturità, in una sorta di "Fandango" italiano (presenti delle citazioni del capolavoro di Kasdan), con alcuni dei protagonisti già angosciato sotto il peso delle responsabilità, ma che rivisto oggi, con quello che stiamo passando, fa sorridere. Rispetto alla regia del film di Virzì che ha un tocco di cinema d'autore, quella di Muccino, che all'epoca aveva solo 33 anni, è più vicina al cinema di Hollywood, che infatti lo chiamerà a dirigere con successo alcuni film. Il ritmo è incalzante, grazie a un montaggio senza respiro tra le varie storie dei protagonisti. Bravissima Giovanna Mezzogiorno, soprattutto in occasione dello scontro con Accorsi, in una scena che sembra non dover finire mai e che sarebbe da candidatura all'Oscar. Lo stesso dicasi per Martina Stella neppure sedicenne quando iniziò le riprese e con un corso di recitazione appena concluso. Ricordo che quando lo vidi la prima volta, senza conoscere la fine, parteggiavo per la Mezzogiorno. Ieri invece, però naturalmente conoscendo la fine, sono passato dalla parte di Martina Stella che con il suo personaggio rappresenta l'ultimo baluardo prima di una vita fatta di costrizioni e doveri, messaggio che con il libro che lei regala ad Accorsi, Siddharta di Hesse, è ben rappresentato.

    L'Ultimo Bacio ***
    Ultima modifica di Barrett; 08-02-2021 alle 06:03

  5. #7445
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    "The trial of the Chicago 7" (2020) di Aaron Sorkin.
    Una formula che Hollywood sperimenta con successo da decenni. Un fatto di cronaca di qualche anno prima, persone coinvolte ingiustamente o che perseguono valori e diritti oggi riconosciuti, la controparte che appare ai nostri occhi come il "cattivo" di turno, l'happy ending come una costante. L'industria cinematografica si affida a professionisti rodati per portare al successo la pellicola. In questo caso abbiamo i responsabili di alcune associazioni democratiche di Chicago portati alla sbarra in quanto accusati di organizzare rivolte della popolazione contro il governo che ha portato migliaia di giovani americani a morire in Vietnam. Oggi nessuno difendrebbe quella scelta, neppure un repubblicano e questo è sufficiente per appoggiare il senso del film, per il quale è difficile trovare un difetto tecnico (regia, interpretazione e soprattutto il montaggio sono eccellenti) a parte la banalità del disegno di fondo. Alla fine ci si sente soddisfatti nel vedere che il bene trionfa sul male e tanto basta per candidare il film alla statuetta per il miglior film ai prossimi Oscar.

    The trial of the Chicago 7 ***

  6. #7446
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    L'ho visto anche io.
    Non sapevo fosse in candidatura.

    Credo mi sia piaciuto perché privo di buonismo e ricco , invece, di bei dialoghi, scambi anche pungenti tra i protagonisti; credo che il merito di puntare sull'eterogenea descrizione di persone effettivamente diverse tra loro, accomunate solo dall'accusa che affrontano, siano gli aspetti che mi hanno colpita di più.
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

  7. #7447
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    Le candidature escono a fine mese. Questo film è in lizza per essere candidato. Sto guardando i film che probabilmente si giocheranno la statuetta.

  8. #7448
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    "Minari" (2020) di Lee Isaac Chung.
    Che "Parasite" avrebbe suscitato un interesse nei confronti del cinema sudcoreano era scontato. In questo caso la produzione è americana ma con regista e attore principale nati in Usa da genitori asiatici. Ambientato nel 1980 racconta le vicende di un sud coreano che si sposta con la famiglia dalla ricca California alla poverissima Arkansas dove decide di acquistare un terreno per la coltivazione di ortaggi coreani da vendere ai suoi connazionali trasferitisi da tempo in Usa. Siamo lontani ani luce dalle produzioni hollywoodiane e questo si nota dai ritmi lenti del film, dalla mancanza di colpi di scena e da un continuo indugiare sulle espressioni dei protagonisti, i quali ci danno anche una dimostrazione su come vengono affrontate le difficoltà quotidiane in oriente. Un bel quadretto da preservare e da prendere da esempio.

    Minari ***

  9. #7449
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    "Promising young woman" (2020) di Emerald Fennel.
    Una trentenne vuole vendicare la morte di un'amica suicidatasi anni prima dopo aver subito uno stupro da parte di un compagno di scuola. Lo stupro di per se è un evento drammatico ma nel film in questione tutta la vicenda viene rappresentata in tono ironico ad esempio ridicolizzando i maschi nell'attività di approccio con l'altro sesso. Che sia una dark comedy si nota immediatamente dai titoli di testa rosa schocking e dalla protagonista che sembra tutt'altro che equilibrata e che vive ancora ancora a casa dei genitori, non proprio un modello proposto da Hollywood. La storia è carina, purtroppo da un punto di vista cienematografico il film non dice molto anche se ammetto che il finale ti sorprende. Da qui a pensare che possa essere protagonista nella notte degli oscar ce ne corre, malgrado le varie nomination e qualche premio vinto in giro per l'America.

    Promising young woman **
    Ultima modifica di Barrett; 18-02-2021 alle 05:42

  10. #7450
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    "News of the world" (2020) di Paul Grengrass.
    Altro film in odore di statuetta, è un western crepuscolare nel quale il protagonista (Tom Hanks) è un reduce della guerra civile che gira i vari villaggi statunitensi per leggere (e commentare) le notizie apparse sui giornali locali. Tra un trasferimento e un altro si imbatte in una bambina, di origine tedesca, sopravissuta a un agguato nel quale è stata sterminata la famiglia. L'intento dell'uomo è di consegnarla all'esercito ma è costretto a portarsela con se sino al villaggio dove risiedono dei parenti. A parte la prima sparatoria (orribile), il film è ben diretto e interpretato. Purtroppo invece di analizzare le condizioni economiche e sociali che la guerra civile ha lasciato nel Paese, il film indugia in maniera alquanto sospetta sul rapporto adulto bambina e sul viso di quest'ultima, dalle caratteristiche opposte a quelle di qualsiasi razza presente in quel momento in Usa, finendo per essere il solito film che fa l'occhiolino al pubblico alla ricerca di soluzioni zuccherose.

    News of the world **

  11. #7451
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    "Sound of metal" (2019) di Darius Marder
    Un batterista di un duo heavy metal (la fidanzata suona la chitarra), con un passato da tossicodipendente, improvvisamente comincia a perdere l'udito. Dopo un brevissimo periodo non sente più nulla e le persone sono costrette a scrivergli per comunicare con lui. Decide allora di entrare in una comunità dove tra le altre cose insengnano a usare le mani per parlare e a leggere le labbra. Rendendosi conto che la sua vita è troppo sacrificata decide di vendere il camper per racimolare quei soldi che gli permettano di farsi impiantare un macchinario che gli consenta di riscaquistare l'udito.
    Sound of metal è un film indipendente che piano piano si è fatto strada malgrado la pandemia ne abbia limitato la diffusione. E' costruito come una sorta di documentario anche se l'ultima mezz'ora, la parte che preferisco, presenta le sembianze di un film puro con la fidanzata che nel frattempo si è spostata in Europa a cantare e i due si ricongiungono. Ha il pregio di ricordarci, dico una banalità, che la salute sta davanti a tutto e quando il protagonista riacquista l'udito grazie all'impianto in verità non è la stessa cosa di quello originale, in quanto sente fischi, fruscii o il suono è troppo alto o troppo basso.

    Sound of metal ***

  12. #7452
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    "Judas and the black Messiah" (2021) di Shaka King.
    Proseguendo tra i film in odore di statuetta, uno appena uscito. Ancora anni 60 e sempre con avvenimenti realmente accaduti negli Usa che riguardano la popolazione di colore. Un piccolo criminale nero viene arrestato e convinto dal FBI a scontare la pena entrando nell'organizzazione delle Black Panthers, diventandone informatore. In breve tempo riesce a lavorare accanto al capo dell'organizzazione politica e trasferire importanti informazioni verso la polizia federale. Quando il clima diviene più pesante e i rapporti tra la comunità di colore e i bianchi peggiorano portando in carcere il capo delle Black Panthers anche per l'informatore diventa tutto più difficile anche per via di sentimenti sempre più contrastanti tra informare l' FBI e tradire la sua gente.
    Il film non è affatto male considerando che si tratta di un'opera prima da parte del regista, ed è sicuramente il più sincero tra quelli visti negli ultimi tempi che riguardano i medesimi temi e mi riferisco a "One night in Miami" e "The trial of Chicago 7".

    Judas and the black Messiah ***

  13. #7453
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    "I'm thinking of Ending Things" (2020) di Charlie Kaufman.

    Kaufman è lo sceneggiatore di "Eternal sunshine of the spotless mind" da noi uscito con l'orribile titolo di "Se mi lasci ti cancello", l'ho ricordato perchè la matrice non è molto diversa anche se nello svolgimento non hanno molto in comune. Invece l'atmosfera di "I'm thinking..." mi ha ricordato "Vertigo" di Hitchcock, "Shining" di Kubrick, qualcosa di Bergman ma soprattutto Linch. L'ho visto due volte (e credo ce ne sarà una terza) perchè la prima volta non ho capito molto e ho dovuto leggere qualcosa che me lo spiegasse perchè non è per niente facile decifrarlo. C'è un coppia che si dirige dai genitori di lui invitati a cena. Questa è la prima parte che si svolge in macchina. Poi c'è appunto la cena e il ritorno, sempre in macchina. Infine l'epilogo. Sono quattro parti che potrebbero anche essere viste separatamente. La cosa che lascia più sorpresi è che quello che noi consideriamo importante non lo è. Quello che invece ci sembra irrilevante è la cosa fondamentale del film. Non aggiungo altro per non rovinare la sorpresa nei confronti di chi si accinge nell'impresa (sottolineo impresa) di guardarlo. Per finire, dico che la regia di Kaufamn è bellissima, come pure la fotografia di Łukasz Żal che avevamo apprezzato con il bianco e nero di "Ida" e "Cold War" di Pawlikowski. Qui invece per non smentire le sorprese del film gira con una bellissima fotografia a colori.

    I'm thinking of Ending Things ****

  14. #7454
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Ciao! Mi recensisci "Sorry, we missed you" di Ken Loach per favore? L'ho visto per la seconda volta e l'ho trovato ancora più bello. La bambina poi (Katie Proctor) è eccezionalmente brava, una rivelazione!

    Scusa.
    Grazie.
    amate i vostri nemici

  15. #7455
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    Citazione Originariamente Scritto da Barrett Visualizza Messaggio
    "Sorry, we missed you" di Ken Loach, il quale aveva abbandonato la macchina da presa all'indomani di "I, Daniel Blake" (Palma d'oro a Cannes), ma che poi evidentemente ha cambiato idea. L'opera cinematografica di Loach è dedicata quasi esclusivamente a tematiche sociali in Grand Bretagna. Soprattutto l'avvento di Margaret Thatcher a Downing Street gli ha dato lo spunto per denunciare lo sfacelo della società britannica all'indomani della chiusura dell'apparato produttivo pubblico che ha lasciato per strada molti lavoratori, come pure l'indebolimento dei servizi sociali offerti che hanno reso pressoché impossibile ad esempio alle giovani madri di lavorare e contemporaneamente crescere i figli. E' lo sviluppo tecnologico che taglia i posti di lavoro, la globalizzazione che favorisce le grandi multinazionali e la nuova divisione internazionale del lavoro che sposta la manodopera in aree in cui sfruttamento e retribuzioni in discesa sono la regola, ad essere puntualmente denunciati dal regista britannico, e che porta la società a dover fare i conti con la distruzione del tessuto sociale. E' così pure in "Sorry, we missed you" in cui un padre di famiglia alla ricerca di dare una svolta alla propria vita accetta un nuovo lavoro di fattorino (padroncino) "autonomo" per guadagnare il tanto per chiedere un mutuo e non dover rimanere in affitto per tutta la vita. La moglie invece lavora come badante ad ore presso anziani che avrebbero però la necessità ad essere assistiti da strutture ospedaliere e non da una unica persona. In un contesto caratterizzato da orari impossibili e condizioni di lavoro al limite dello sfruttamento, crescere e seguire i figli diventa un'impresa ardua. Il finale è così amaro e senza speranza che ho visto la gente in sala faticare ad alzarsi dalla poltrona e scambiarsi una parola. Fatico a giudicare un film di Ken Loach attraverso delle stellette.
    Recensito l'anno passato, dopo la tua prima visione.

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