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Discussione: L'ultimo film che avete visto?

  1. #7771
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    Sono qua. Domani credo di andare a vedere il film della Cortellesi, ben recensito ovunque anche se il trailer non mi ha convinto del tutto. Non ho ancora visto il film di Scorsese e neppure quello di Besson perchè non voglio vederli doppiati e neppure con i sottotitoli in italiano perchè alla fine vengo distratto proprio dai sottotitoli. Quindi aspetto che escano in inglese e se sono complicati ci infilo i sottotitoli in inglese. The Palace di Polanski non sono andato a vederlo perchè recensito male da tutti. Dovrebbe uscire a giorni anche il film che ha vinto a Cannes e all'inizio di novembre Comandante con Favino.

  2. #7772
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Gran film di Mazzacurati ieri sera su Rai movie: La giusta distanza. Un giovane giornalista non riesce a mantenere un atteggiamento professionale quando una maestra di paese di cui è infatuato viene uccisa e cerca di riparare ad un errore giudiziario causato dal razzismo di un paesucolo veneto. La protagonista Valentina Lodovini recita alla grandissima!
    amate i vostri nemici

  3. #7773
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    "Io capitano" (2023) di Matteo Garrone

    A Venezia due giorni fa e subito in sala, una rarità per i film presentati ai festival, solitamente ci vogliono mesi. Tra l'altro al prezzo di euro 3,50, grazie a un sostegno statale sino a metà settembre per i film europei. Due ragazzi senegalesi vogliono raggiungere l'Europa per migliorare la loro condizione economica senza sapere quali peripezie saranno costretti ad affrontare per raggiungere l'Italia. Qui da noi si parla solo di scafisti senza scrupoli, ma dal Senegal alla Libia, dove ci si imbarca, si incontrano vari intermediari pronti a spillare dollari ai due ragazzi e al gruppo che li accompagna senza i quali si finisce in prigione. Ottima la regia di Garrone, che deve far fronte anche con l'ingenua interpretazione di attori improvvisati. Bellissima la parte centrale, con l'attraversamento del deserto nella quale il regista da prova di tutta la sua creatività. Difficile pensare che esca a mani vuote dal Lido.

    Io capitano ***
    Non volevo andare a vedere questo film: un altro sull’immigrazione? Non mi bastano le diatribe politiche in merito, la rotta balcanica, gli immigrati che stazionano dappertutto, il pattugliamento dei confini, i documentari che ho visto?
    Alla fine gli amici mi hanno convinta.
    Meno male, altrimenti mi sarei persa un gioiello.
    Basato su due storie vere, narrato senza pietismo e senza voler denunciare chicchessia, con toni che sublimano le atrocità con l’onirico e la favola, il film mi ha commossa come rarissimamente mi succede (in effetti le chiacchiere del dopo-cinema mi hanno quasi infastidita, presa com’ero ancora dalle forti emozioni che l’opera mi ha suscitato).
    Il (neo?) realismo magico di Garrone affascina, non polemizza, mostra solo con l’evidenza e la forza e la bellezza delle immagini ciò che crediamo di conoscere.

    Io gli darei cinque stelle.

  4. #7774
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    Ti dico perchè non gliene ho dato almeno quattro. Perchè la storia non è così originale, la recitazione dei due ragazzi soprattutto all'inizio zoppica, viene rappresentato il Senegal come un paradiso.

  5. #7775
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    “C’è ancora un domani” (2023) di Paola Cortellesi
    Immediato dopoguerra. La dura giornata di Delia comincia sin dal primo mattino quando deve respingere le pesanti angherie del marito e continua nelle ore successive tra casa, famiglia e piccoli lavoretti necessari per far quadrare i conti. Il film è stato presentato alla festa del cinema di Roma, dove da quest'anno c'è il concorso, e permette alla Cortellesi di mettere in pratica tutto il suo bagaglio artistico e il suo talento. Ad esempio, pur essendo una pellicola neorealista risulta meno drammatica dei vecchi capolavori, semmai naif, spesso sconfinante nella commedia, a volte efficacemente, con battute davvero esilaranti, altre volte meno, dove la banalità e lo scontato risaltano. Ancora, in alcune sequenze irrompe senza preavviso un accenno di musical (Woody Allen) e i brani scelti per narrare la pellicola sono stati scelti per il loro contenuto, anche se sono di un’epoca successiva rispetto al periodo in cui è ambientato il film. A volte soprattutto nella prima parte, la regia tende a sovraccaricare le sequenze con riprese effettuate da più posizioni (Scorsese), ma in definitiva, soprattutto per un montaggio non perfetto risultano come se fossero appiccicate. Però due scene personalmente mi sono rimaste impresse positivamente. Il pranzo di fidanzamento della figlia della protagonista, un piccolo capolavoro e l'inaspettato finale che rappresenta il superamento di un confine grazie al quale fu determinato un riscatto sociale, anche se purtroppo non ancora oggi completato.

    C’è ancora un domani ***

  6. #7776
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    Ti dico perchè non gliene ho dato almeno quattro. Perchè la storia non è così originale, la recitazione dei due ragazzi soprattutto all'inizio zoppica, viene rappresentato il Senegal come un paradiso.

    Credo che le storie di immigrati, specie dall’Africa, non possano discostarsi molto dai percorsi obbligati.
    Io non avevo notato che la recitazione fosse immatura, anche se ho sempre tenuto presente che non si trattasse di due attori provetti.
    Personalmente ho apprezzato molto che i due non emigrassero perché travolti da situazioni politiche o sociali insostenibili, ma semplicemente per un sogno da ragazzi: la miseria è evidente comunque, ma affiora soprattutto il legame stretto tra i senegalesi, nei loro riti, nel loro gioioso stare assieme.

  7. #7777
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    “C’è ancora un domani” (2023) di Paola Cortellesi
    Immediato dopoguerra. La dura giornata di Delia comincia sin dal primo mattino quando deve respingere le pesanti angherie del marito e continua nelle ore successive tra casa, famiglia e piccoli lavoretti necessari per far quadrare i conti. Il film è stato presentato alla festa del cinema di Roma, dove da quest'anno c'è il concorso, e permette alla Cortellesi di mettere in pratica tutto il suo bagaglio artistico e il suo talento. Ad esempio, pur essendo una pellicola neorealista risulta meno drammatica dei vecchi capolavori, semmai naif, spesso sconfinante nella commedia, a volte efficacemente, con battute davvero esilaranti, altre volte meno, dove la banalità e lo scontato risaltano. Ancora, in alcune sequenze irrompe senza preavviso un accenno di musical (Woody Allen) e i brani scelti per narrare la pellicola sono stati scelti per il loro contenuto, anche se sono di un’epoca successiva rispetto al periodo in cui è ambientato il film. A volte soprattutto nella prima parte, la regia tende a sovraccaricare le sequenze con riprese effettuate da più posizioni (Scorsese), ma in definitiva, soprattutto per un montaggio non perfetto risultano come se fossero appiccicate. Però due scene personalmente mi sono rimaste impresse positivamente. Il pranzo di fidanzamento della figlia della protagonista, un piccolo capolavoro e l'inaspettato finale che rappresenta il superamento di un confine grazie al quale fu determinato un riscatto sociale, anche se purtroppo non ancora oggi completato.

    C’è ancora un domani ***
    Visto, a posteriori mi è piaciuto, ma…non ho potuto evitare di identificarmi emotivamente nelle donne della famiglia e quindi ho sofferto non poco, quasi ad ogni scena (nel terrore sospeso di come reagirà mio padre/ mio marito), fino alla conclusione inattesa.
    Come tu scrivi, ci sono sì certe banalità ed alcune scelte stilistiche discutibili, ma nel complesso è un film da vedere, forse soprattutto dalle giovani generazioni.
    Ultima modifica di follemente; 29-10-2023 alle 22:08

  8. #7778
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    Non volevo andare a vedere questo film: un altro sull’immigrazione? Non mi bastano le diatribe politiche in merito, la rotta balcanica, gli immigrati che stazionano dappertutto, il pattugliamento dei confini, i documentari che ho visto?
    Alla fine gli amici mi hanno convinta.
    Meno male, altrimenti mi sarei persa un gioiello.
    Basato su due storie vere, narrato senza pietismo e senza voler denunciare chicchessia, con toni che sublimano le atrocità con l’onirico e la favola, il film mi ha commossa come rarissimamente mi succede (in effetti le chiacchiere del dopo-cinema mi hanno quasi infastidita, presa com’ero ancora dalle forti emozioni che l’opera mi ha suscitato).
    Il (neo?) realismo magico di Garrone affascina, non polemizza, mostra solo con l’evidenza e la forza e la bellezza delle immagini ciò che crediamo di conoscere.

    Io gli darei cinque stelle.
    *****

    Si fa quasi un torto al film commentandolo....
    Bisogna andare a vederlo e basta.
    amate i vostri nemici

  9. #7779
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    “Anatomia di una caduta” (2023) di Justine Triet
    Un uomo di professione scrittore viene trovato dal figlio in una pozza di sangue fuori dal suo chalet poco lontano da Grenoble. Le indagini si concentrano su due piste, omicidio in ambito familiare e suicidio. Si propende per la prima con l’incriminazione della moglie, anch’essa scrittrice. Presentato a Cannes il film ha vinto inaspettatamente la Palma d’Oro suscitando le perplessità di parte della critica. Personalmente ho trovato la storia interessante nella quale non è la scoperta su come sono andate realmente le cose la principale attrattiva, ma la continua analisi psicologica dei personaggi. Nella prima parte ho apprezzato anche la regia con quello stile volutamente trasandato, ma purtroppo il processo seguente è risultato troppo lungo e la prima a soffrirne è proprio la direzione che perde gran parte della sua vivacità. Durante il dibattimento vengono ascoltati i nastri che la vittima utilizzava per registrare avvenimenti della propria vita e avere ispirazione per i suoi libri e che contengono tra gli altri anche i litigi della coppia. In uno di questi l’uomo accusa la moglie di avergli dato troppi compiti familiari impedendogli di scrivere e costringendolo a vivere secondo i suoi dettami, mentre la donna lo accusa di fare la vittima continuamente. E’ la deposizione finale del figlio a dirimere la questione. Le ultime sequenze si trascinano debolmente lasciando l’amaro in bocca per un film che prometteva di più. Visto in lingua originale con dialoghi in francese e inglese e sottotitoli in italiano.

    Anatomia di una caduta **

  10. #7780
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    “Killers of the flowers moon” (2023) di Martin Scorsese
    La tribù indiana Osage scopre di vivere sopra un giacimento di petrolio e col tempo decide di affidarsi ai bianchi per organizzare il business pur rimanendone proprietari. Oltre all'aspetto industriale il protagonista interpretato da De Niro si occupa anche di costruire una piccola città simile a un tipico modello occidentale il cui stile di vita finisce per influenzare negativamente alcuni degli indigeni. Ma il suo vero obiettivo è il trasferimento dei diritti sul giacimento e per questo escogita matrimoni di puro interesse coinvolgendo anche il personaggio interpretato da Di Caprio che sposa però una indiana colta e affascinante. Il film è stato presentato a Cannes fuori concorso ed è caratterizzato da una durata considerevole, da dialoghi altrettanto lunghi ed è quindi privo di quei ritmi serrati di molti film di Scorsese. Soggetto interessante a cui avrei tolto quei riferimenti ai sistemi mafiosi che il regista si porta dietro da sempre e che la presenza di De Niro non fa che alimentare.

    Killers of the flowers moon ***

  11. #7781
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    “C’è ancora un domani” (2023) di Paola Cortellesi
    Immediato dopoguerra. La dura giornata di Delia comincia sin dal primo mattino quando deve respingere le pesanti angherie del marito e continua nelle ore successive tra casa, famiglia e piccoli lavoretti necessari per far quadrare i conti. Il film è stato presentato alla festa del cinema di Roma, dove da quest'anno c'è il concorso, e permette alla Cortellesi di mettere in pratica tutto il suo bagaglio artistico e il suo talento. Ad esempio, pur essendo una pellicola neorealista risulta meno drammatica dei vecchi capolavori, semmai naif, spesso sconfinante nella commedia, a volte efficacemente, con battute davvero esilaranti, altre volte meno, dove la banalità e lo scontato risaltano. Ancora, in alcune sequenze irrompe senza preavviso un accenno di musical (Woody Allen) e i brani scelti per narrare la pellicola sono stati scelti per il loro contenuto, anche se sono di un’epoca successiva rispetto al periodo in cui è ambientato il film. A volte soprattutto nella prima parte, la regia tende a sovraccaricare le sequenze con riprese effettuate da più posizioni (Scorsese), ma in definitiva, soprattutto per un montaggio non perfetto risultano come se fossero appiccicate. Però due scene personalmente mi sono rimaste impresse positivamente. Il pranzo di fidanzamento della figlia della protagonista, un piccolo capolavoro e l'inaspettato finale che rappresenta il superamento di un confine grazie al quale fu determinato un riscatto sociale, anche se purtroppo non ancora oggi completato.

    C’è ancora un domani ***
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    Visto, a posteriori mi è piaciuto, ma…non ho potuto evitare di identificarmi emotivamente nelle donne della famiglia e quindi ho sofferto non poco, quasi ad ogni scena (nel terrore sospeso di come reagirà mio padre/ mio marito), fino alla conclusione inattesa.
    Come tu scrivi, ci sono sì certe banalità ed alcune scelte stilistiche discutibili, ma nel complesso è un film da vedere, forse soprattutto dalle giovani generazioni.

    Sicuramente non andrò a vederlo al cinema non potendo alzarmi casomai non reggessi la tensione

  12. #7782
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    Sicuramente non andrò a vederlo al cinema non potendo alzarmi casomai non reggessi la tensione
    Se fossi andata al cinema da sola, probabilmente sarei uscita molto prima della fine.
    Invece abbiamo scelto di andarci in un gruppo di amiche, sicché poi è stato molto bello raccontarsi vicendevolmente delle proprie famiglie.
    Ultima modifica di follemente; 07-11-2023 alle 16:50

  13. #7783
    "Babylon" con Margot Robbie, Brad Pitt e altri. Insomma... un film molto particolare. Ha ricevuto numerose candidature per diversi premi tra cui tre candidature agli Academy Award, però sono ancora perplesso.
    Magari lo rivedo.

  14. #7784
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    Due film recuperati da Cannes e Venezia 2022.

    “Monica” (2022) di Andrea Pallaoro
    Monica è una trans che ritorna a casa dopo tanto tempo dalla madre malata. Rivede i suoi parenti nipoti inclusi ed è l’occasione per stare con loro e ricordare il passato, probabilmente quello che lei era allora e i rapporti con le persone più care. La sceneggiatura è molto scarna, intimista, con dialoghi ridotti all’osso lasciando alla regia di Pallaoro il peso della narrazione basata essenzialmente su riprese fisse, primi piani insistiti, immagini riflesse. Tutto è ben rappresentato dall’ultima sequenza con il nipote che canta davanti al pubblico con la pianola e con una voce emozionata The star spanned bangler, mentre la ripresa leggermente zoomata si concentra sull’espressione sofferente di Monica.

    Monica **

    “Showing up” (2022) di Kelly Reichardt
    Lizzy è una scultrice che prepara una mostra delle sue piccole statue raffiguranti persone. E’ una donna sensibile che si preoccupa del padre che frequenta persone poco raccomandabili, del fratello che crede di sentire delle voci e di un piccione che entra in casa e si ferisce. Il film è questo, una sceneggiatura semplice, ritmi lenti, riprese elementari e l’attesa della mostra. Dovrei dire che è un film non riuscito ma credo, leggendo qualche nota sulla regista che fosse il suo obiettivo fare questo tipo di film. Alla fine quello che mi è piaciuto è il lavoro artistico fatto dai ragazzi per preparare le mostre e le statuette.

    Showing up **

  15. #7785
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    “Tre colori - film rosso” (1995) di Krzystof Kieslowski
    Appartenente alla trilogia dei colori è uscito restaurato insieme ai gemelli. Valentine (Irene Jacob) è una modella che una sera investe un cane con la sua macchina. Il proprietario è un giudice in pensione (Jean Lous Trintignant), scostante in principio per poi confidare di essere rimasto deluso dalla vita e dall’amore e che ha finito per passare il suo tempo a spiare i vicini registrando i loro colloqui telefonici, compreso un vicino di Valentine. Vicenda che per il suo modo di svilupparsi ricorda Truffaut, con un’amarezza ancora più tagliente e una tecnica cinematografica che rimanda per alcuni tratti a quella geniale di Tarkowskij, con il colore rosso sempre in evidenza anche quando non necessario e i primi piani a risaltare la grande capacità espressiva dei due attori.

    Tre colori – film rosso ****

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