Originariamente Scritto da
kaabor
L'arte della politica e i circoli della libertà.
La politica, quella seria, è senza dubbio un'arte! Un'arte che si
perfeziona dopo un lungo tiricinio e partendo dallo stadio più
basso dell'impegno pubblico, partendo dall'impegno profuso
nelle amministrazioni locali e, poi, se le capacità lo consentono,
a livelli gradatamente più alti.
Bisogna diffidare dalle repentine "discese in campo" perché
queste discese in campo non precedute da un lungo impegno
sociale sono pericolose. Spesso sono dovute al desiderio di
sostenere in prima persona i propri particolari interessi che si
pensa siano minacciati da qualche avversario politico ed anche
ideologico.
La storia degli ultimi tredici-quattordici anni lo dimostra
chiaramente: un neofita - un po' patetico - della politica, un
apprendista dell'ultim'ora ha occupato molti spazi imprudentemente
lasciati liberi dalla politica vera, quella seria. E non solo ha occupato
quegli spazi, ma ha fatto credere ai connazionali di essere una
specie di messia, un unto dal Signore inviato per salvare il Paese
dai comunisti!
Il dramma è che molti connazionali - probabilmente irretiti dalla
martellante campagna televisiva - gli ha creduto, gli ha dato credito
e, ahinoi, continua a farlo.
La politica deve essere esercitata da tutti quei cittadini che - con
opportuno tirocinio - partendo dal basso, con specchiate virtù di
correttezza, onestà, di capacità, senza interessi o tornaconti
personali sappiano conquistare la fiducia degli elettori.
Bisogna diffidare degli apprendisti - specialmente quando costoro
promettono tutto ed il contrario di tutto - diffidare dai tromboni
che urlano nelle piazze con fiero cipiglio le loro assurde banalità.
La politica è una cosa seria e non può, non deve, trasformarsi in
spettacolo.
La recente nascita dei cosiddetti "circoli della libertà" (viene voglia
di chiamarli "triangoli della libertà", come i triangoli della libertà
coniugale esistenti da tempi immemorabili) sono la
spettacolarizzazione della politica.
Che cosa c'entra con la politica quella gentile signora - uscita dal
nulla - che li ha tenuti a battesimo (tutti sanno che il padre è un
altro)? Cosa c'entra con la politica questa madrina che risulta
incapace persino di un esprimere un elementare pensiero politico?
Che cosa c'entra con la politica chi non sa dire altro (e lo dice fino
alla noia, come un disco rotto) che tutto il male del Paese è dovuto
all'imposizione fiscale?
Che cosa c'entra con la politica chi nel suo proprio territorio risulta
una perfetta sconosciuta (segno evidente che non ha esercitato il
minimo impegno dal basso né si è mai adoperata per la soluzione
dei problemi territoriali)?
Forse, secondo il criterio di taluni, la politica è spettacolo, è "apparire"!
Non conta "essere", bensì "apparire", "sembrare": questo conta!
E allora quale miglior viatico per scendere in politica di essere "belli"
(o presunti tali)? Chi è bella (o presunta tale) può presiedere i "circoli".
Chi è bello e simpatico (o presunto tale) può pretendere di essere il
Presidente del Consiglio, ma chi è brutto e antipatico e non si esprime
con toni roboanti deve essere "mandato a casa". Non contano le
capacità, le conoscenze, l'onestà, il rigore morale, conta solo
l'apparenza.
E tutto questo a furor di popolo! Gli italiani, quando si renderanno
conto di queste drammatiche verità?