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Discussione: Fiabe per tutti i gusti

  1. #1
    Opinionista L'avatar di Pescatore_di_Spugne
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    Fiabe per tutti i gusti

    Siccome era un buon inizio (Scriviamo una storia insieme) prendo spunto...

    -steve-
    e cos
    Mi accorsi subito che il cadavere del morto era deceduto.

  2. #2
    Opinionista L'avatar di Pescatore_di_Spugne
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    ...anzi, un brutto giorno, al compimento dei suoi vent'anni, Rose decise di affrontare il ragazzo e di versargli addosso tutto il suo veleno. Gli disse che non lo aveva mai voluto, che non era suo figlio e che lo aveva tenuto soltanto perchè potesse farle un po' di compagnia. Poi gli diede un medaglione che aveva trovato dentro gli stracci che lo avvolgevano e gli disse di andarsene e di cercare i suoi veri genitori. Sperava così di liberarsi finalmente di lui, di quello che oramai era diventato un peso, invece che un sostegno. Il ragazzo non le sembrò stupito dopo aver conosciuto la verità, anzi sollevato. Erano mesi ormai che le sembrava che avesse già intuito qualcosa. Erano mesi che la sua figura muscolosa si era mutata in un corpo magro e fragile e che il suo viso, una volta pieno di vita, era diventato scarno e triste. Così, subito dopo aver avuto la conferma dei suoi sospetti, il ragazzo uscì di casa e sparì senza neanche una parola di addio.

    Rose Donnegan pensava di aver risolto finalmente il suo problema. Liberarsi del suo malinconico ospite, rimandandolo da dove era venuto. Ma col passare del tempo una strana inquietudine si impadronì di lei. Girava spesso per la sua immensa casa, sentendola così vuota. Vuota come non le era mai sembrata in tutta la sua vita. Si ritrovava sempre più spesso a pensare al suo ragazzo, a ricordare quei suoi begli occhi, azzurri come il cielo in un mattino di primavera. Dopo poco tempo decise che lo avrebbe riportato a casa. Doveva riaverlo con lei. Doveva rivendicarne la proprietà, come fosse stato un qualunque oggetto prezioso che le era appartenuto. Aveva conservato il medaglione dei due sposi per tanto tempo e sapeva bene come ritrovarli. Uscì di casa e si diresse verso la collina.

    Appena giunta lì, Rose si trovò di fronte ad uno spettacolo straziante. Il giardino, una volta rigoglioso e pieno di colori, era in abbandono. Tutto sembrava consumato dal tempo e le rose erano appassite. Il suo bel giovine giaceva a terra. Rose lo raggiunse e lo scosse, sussurrandone il nome, ma lui non rispose. Ebbe appena la forza di guardarla un istante e di farle un sorriso, vedendola finalmente accanto a lui, sebbene mossa soltanto dall'instintivo desiderio di riaverlo con se. Che destino orribile. Il primo sorriso che Rose riuscì a scorgere sulle labbra del suo tesoro, mentre lui stava morendo. Le sue candide guance cominciarono a tremare. Di rabbia. Si guardò intorno per cercare aiuto, ma non vide nessuno. Solo un giardino spoglio e petali di rosa, bianchi come la neve, spazzati via senza tregua dal gelido vento del nord. La sua mente offuscata cominciò a generare fantasmi. Ombre guidate come burattini dalla sua furia incontrollabile. Cominciò a credere che quel giardino morente, quei petali di rosa spazzati dal vento, fossero il frutto di un incantesimo, una stregoneria che aveva condotto il suo bambino alla morte. Così, quando vide quella rosa, l'ultima rosa vivente in quel luogo desolato, lasciò il ragazzo e le si avvicinò. Guardò quel fiore a lungo. Fissò con rabbia quei petali bianchi già aperti e indeboliti dal freddo. E con un gesto secco afferrò la rosa e la strappò dalla terra.

    Rose Donnegan stringeva trionfante la rosa bianca tra le mani, credendo di aver vendicato la fine del suo giovane. Ferita dalle spine e sferzata dal vento, cominciò a sentire le sue gambe tremare, la sua vista annebbiarsi e si accasciò al suolo, priva di forze. Il suo sguardo interrogò il cielo per secondi lunghi come anni. Guardò il gambo strappato del fiore, tra le sue dita, sentì la vita che scorreva via veloce dalla sua pelle bianca come quei petali. Bianca. Come quei petali. E finalmente Rose capì. In un attimo tutto le fu chiaro. Rivide il suo bambino, lei che per il suo egoismo lo aveva accolto e tenuto con se, rivide coloro che per amore lo abbandonarono. Rose capì. Vide quei giovani sposi coltivare la loro unica ricchezza. Un giardino di rose. Capì che le avevano dato tutto. Un figlio. E insieme a lui, la vita. Per ogni petalo bianco, un giorno. Sapevano che fichè Rose fosse vissuta, avrebbe potuto accudire quel bimbo sperduto e dargli cibo, calore ed affetto. E lei li aveva traditi. Tutti. Anche se stessa. In un istante sentì il suo cuore di ghiaccio sciogliersi per la prima volta e sgorgare come un fiume salato e torbido dai suoi grandi occhi scuri. Pianse, Rose Donnegan. Pianse tutte le lacrime che non aveva mai pianto. Petali bianchi le turbinavano intorno. Petali. Giorni. Spazzati dal vento freddo del nord. Pregò, Rose Donnegan. Pregò come non aveva mai fatto. Pregò non per la sua vita, ma per quella del suo bambino. Di suo figlio. Si voltò verso di lui e lo vide. Ripensò agli occhi azzurri di suo figlio, azzurri come il cielo, e pregò.

    Il vecchio Donnegan era stanco. Aveva giocato tutto il giorno coi suoi nipoti. Ma non mancò di mettersi la giacca ed uscire di casa. Ai piccoli che gli chiesero dove andasse ogni sera, lui rispondeva che andava in un posto incantato. Uscì e si diresse verso la collina. Non si stancava mai di andarci. Oramai era vecchio, ma non passava giorno che faticosamente, col suo bastone, non raggiungesse la collina dove aveva ritrovato la sua vita. Ed ogni volta che giungeva lì, non mancava di sorprendersi, guardando quel giardino fiorito. Incredibilmente vivo, nonostante i decenni. Un miracolo. L'ennesimo di quella terra incantata. E ancora oggi, se attraversi abbastanza a lungo la cara, dolce Irlanda, forse avrai la fortuna di trovare una collina. Una piccola, verde collina con un meraviglioso giardino pieno di rose. Azzurre. Come il cielo.
    Mi accorsi subito che il cadavere del morto era deceduto.

  3. #3
    Pollastrella da una botte di rovere L'avatar di Bia
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