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Discussione: Commando contro i gay: via da piazza Bellini

  1. #1
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    Commando contro i gay: via da piazza Bellini

    [I]IL RAID DI UN GRUPPO LEGATO AI

    Ni sumisa ni devota, libre linda y loca!

    Nel tuo piccolo mondo, tra piccole iene, anche il sole sorge solo se conviene.

  2. #2
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  3. #3
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    «C’è una strategia di intimidazione»


    Avvocato Salvatore Simioli, come presidente napoletano dell’Arcigay, come giudica l’episodio di piazza Bellini? «Non è un episodio isolato, c’è una precisa strategia di intimidazione». Non potrebbe essere un caso di semplice teppismo, privo di reali rivendicazioni omofobiche? «Lo escluderei. Almeno a giudicare dall’escalation di episodi che abbiamo subito e che mi sono stati riportati tramite lo sportello che abbiamo attivato in comitato». Da più di un anno, l’avvocato Salvatore Simioli è presidente del comitato provinciale «Arcigay Antinoo», oltre a svolgere una consulenza legale per i casi di discriminazione sessuale. È lui il firmatario della denuncia, che punta a fare chiarezza su quanto accaduto in piazza Bellini. Presidente a cosa fa riferimento quando parla di escalation? «Pochi giorni fa, ancora nel centro storico, alcuni ragazzi sono stati minacciati con mazze da baseball. Poi sono comparse delle scritte denigratorie nei nostri confronti. Se vuole vado avanti». Continui pure. «Ad Agnano si è rischiato il peggio. Sono volati cocci di bottiglia contro alcune macchine in sosta, a dicembre calci e pugni che hanno mandato in ospedale alcuni ragazzi. Nella nostra sede hanno tagliato i fili della corrente elettrica e del telefono, un piano scattato in simultanea in altre città d’Italia». Agnano e piazza Bellini: perché non vi vogliono da queste zone? Cosa accade in aree ad alta concentrazione di omosessuali? «Nulla di quanto non possa accadere quando ci sono persone eterosessuali. Per quanto mi riguarda non esistono piazze gay, perché tutte le piazze sono anche gay e sarebbe assurdo arrivare a discriminare spaccati metropolitani in relazione alle abitudini sessuali delle persone che li frequentano». Lei ha citato diversi episodi, perché non sempre vengono denunciati all’autorità giudiziaria? «A lei sfugge una cosa: denunciare significa venire allo scoperto, esporsi, cosa non sempre facile, quando le vittime sono giovani e ancora inseriti in contesti familiari per così dire normali. C’è un immediato meccanismo di difesa che impedisce di uscire allo scoperto, cosa che ha spinto la nostra associazione a dare vita a un telefono di ascolto e di segnalazioni». Cosa chiede dopo i fatti di piazza Bellini? «Le prime provocazioni in quella piazza risalgono a molti anni fa, eppure nonostante le nostre segnalazioni non abbiamo ottenuto neppure un presidio fisso di un’auto di vigili urbani. Il Comune continua a non darci risposte»
    Ultima modifica di erin; 06-09-2007 alle 11:18

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