Qual'è il tuo nome?
Come ti devo chiamare?
Perchè esiti a rispondermi?
Ho sentito il peso del tuo sguardo,
la forza di un soffio ha attratto i miei occhi dentro i tuoi,
sotto questo lieve, trasparente tappeto di nubi,
dietro questi drappi candidi che ti avvolgono
come una delicata e lieve tunica.
Tu,
Tu che mi chiami.
Dimmi come devo chiamare io questo brivido
che si arrampica sinuoso lungo le mie membra
ora che il tuo chiarore mi illumina il viso e che resto immobile
a osservare i tuoi opalini riflessi nel cielo.
Perchè non riesco a scostare gli occhi da te?
Cosa mi trattiene sull'uscio di casa, incantato
e incatenato dal tuo pallore?
Le stelle si nascondono timide,
non ci sei che tu a guardarmi e chiamarmi.
E allora chi sei? cosa vuoi?
Non vedi che il tempo scorrendo mi consuma
mentre mi sorridi distante?
...io?
...Sto morendo,
cos'altro ti aspetti che faccia?
Non sedurmi,
te ne prego,
Smettila.
Leggo attraverso le bianche vesti che ti cingono,
non mi sfugge il tuo sorriso composto dietro l'elefantino
panneggio, ne la tua soddisfazione, la tua vanità...
Eppure è dolce la sensazione che elargisci al mio petto.
Conosci fin troppo bene l'oppio del quale il mio cuore
non sa fare a meno...
Cederò.
Lo sai,
Perchè non voglio resisterti.
Le mie labbra resteranno socchiuse e i miei occhi sbarrati
mentre offro la gola ai tuoi raggi e al tuo egoismo.
Inerme.
Mi hai in pugno. E' motivo di vanto per te?
Devo forse ritenermi lusingato delle tue attenzioni?
Continui a non parlare,
il tuo lume riempie la distanza che ci separa
mentre mi illudi per questo interminabile istante
che l'entropia abbia dato tregua a me e al mio mondo
e copri con il profumo della cannella l'acre odore del mio corpo
che lentamente si consuma.
Ma io muoio, non basteranno le tue forme,
i tuoi drappi, i tuoi occhi, ne un tuo speziato capriccio
a fermare la caduta delle mie mura. A farmi tuo.
Sono in balia dei barbari, alla mercè del tempo,
dei miei errori, dei miei confini che implodono.
Il mio mondo cede ora, mentre tu ti ostini a non lasciarmi andare.
Forse vuoi risparmiarmi un istante di agonia,
o stai solo giocando per diletto con il mio animo tormentato.
Se anche fosse, non resisterò.
Un tempo ho vibrato al ritmo di sentimenti abbaglianti,
ed è bizzarro e dolce che ci sia tu ora,
ad illuminare di una luce pallida ed eterea la mia inesorabile rovina.
Dovrei scuotermi,
ergermi nell'ultima disperata difesa dei miei cancelli,
o aspettare la mia fine in una fredda stanza del trono,
biasimando ogni mio sbaglio passato...
ma ogni cosa pare tenue e rassicurante ora:
forse è questa la fine che ho a lungo cercato...
Preferisco il dolce ed effimero incanto d'amarti
tramontando assieme a te in questa notte, luna.
Elemosinare, povero e morente, il tuo sfuggente
ceruleo amore.