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Discussione: Oppio di lattuga

  1. #16
    Opinionista L'avatar di Rejin0
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  2. #17
    mAleKevada... L'avatar di aleke00
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    ...per
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  3. #18
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    Se trovi la pianta di lattice ne hai ad iosa. Piuttosto, ne ho vista una forse 5 giorni fa ma tutta ammuffita...oramai sono fuoti stagione vero?
    Comunque questa primavera avevo provato con il papaver rhoeas (il normale papavero, prima che si formi la capsula sennò secca troppo) e l'effetto c'era, anche se la quantità di lattice è infima ed il gioco non vale forse la candela (ore di coglionamento, nel mio caso in mezzo alla città con la gente che si chiede perchè "giochi" con i papaveri, per ottenere una bagolina minuscola)

  4. #19
    Opinionista L'avatar di elune
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    Altri si organizzano per bene per accaparrarsi la capsulotta della giornata henschicksbloom2.jpg

    the_three_ps.jpg

    rockwool2.jpg

    unndersized_container_hc.jpg

    Scusa ma il lattice "originale" non centra un azz con 'sta lattuga secondo me...

  5. #20
    mAleKevada... L'avatar di aleke00
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    in che senso? questo lattice?

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  6. #21
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    Si. In tutte le variet

  7. #22
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    anchio sono interessato al metodo di estrazione...io tempo fa avevo provato partendo da materiale secco e sinceramente non notai nessun effetto...

  8. #23
    Opinionista L'avatar di elektrodata01
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    ragazzi ma x caso sapete quanta differenza c è tra lattuga virosa e quella scariola? la I l ho trovata poko fa, ne sono abb certo...l altra ne trovo in abbondanza ed ha molte somiglianze kon la virosa [fiori, fusto, semi] solo le foglie cambiano...in entrambi i casi producono se tagliate quella sostanza appiccicosa..da qualke parte ho letto ke anke la scariola produce il lactucarium...allora la differenza v è solo nella quantità?
    Ultima modifica di elektrodata01; 17-10-2007 alle 20:09

  9. #24
    mAleKevada... L'avatar di aleke00
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    forse si chaima serriola l'altra...
    ho trovato ste foto, dacci un occhio...

    Lactuga Virosa

    Lactuga Serriola
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  10. #25
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    Citazione Originariamente Scritto da aleke00 Visualizza Messaggio
    forse si chaima serriola l'altra...
    ho trovato ste foto, dacci un occhio...

    Lactuga Virosa

    Lactuga Serriola
    la serriola l ho vista ma non sembra quella ke ho raccolto..tuttal + in basso a sx nella foto della serriola appare una foja simile a molte piante ke ho scambiato x la virosa...

  11. #26
    mAleKevada... L'avatar di aleke00
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    questa invece è la scariola

    Lactuga Scariola

    EDIT: molti siti portano scariola (=serriola) o viceversa. probabilmente sn la stessa e la virosa contiene + lattice.
    Ultima modifica di aleke00; 18-10-2007 alle 14:10
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  12. #27
    Opinionista L'avatar di elektrodata01
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    ok, quindi la virosa

  13. #28
    Citazione Originariamente Scritto da aleke00 Visualizza Messaggio
    ho letto da qualche parte che il lattice biancastro che fuoriesce dalle foglie e dalla radice contiene alcaloidi pericolosi...

    l'estratto è diverso quindi dalla linfa che fuoriesce incidendo la pianta? si fumava anche quello una volta...
    Citazione Originariamente Scritto da http://www.freecannabis.ch/lactuca-virosa-lattuga-selvatica-wild-lettuce.html
    Pratiche diffuse un tempo erano quelle di fumare il succo essiccato, in maniera simile all’ Oppio. Oggi sappiamo che contiene alcaloidi potenzialmente rischiosi, e quindi non è più utilizzabile a scopo medico.


    Citazione Originariamente Scritto da elune Visualizza Messaggio
    Altri si organizzano per bene per accaparrarsi la capsulotta della giornata henschicksbloom2.jpg

    cosa si può fare con queste capsulotte?
    Mother, did it need to be so high?

  14. #29
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    La lattuga-Viagra

    La lattuga per noi è un'insalata, ma per gli Egizi era...il Viagra!

    Uno studioso italiano ha risolto un enigma archeologico scoprendo le speciali proprietà della lattuga.
    Da oltre un secolo gli archeologi cercavano di spiegare un'associazione apparentemente insensata: negli antichi bassorilievi egiziani, il dio della fertilità Min è sempre raffigurato sessualmente eccitato; davanti a lui i fedeli (maschi) invocano il suo miracoloso aiuto offrendogli cespi di lattuga, una verdura adatta a propiziare sonni tranquilli piuttosto che brillanti prestazioni sessuali.
    Eppure, quei bassorilievi parlano chiaro: Min è inequivocabilmente «itifallico» e i geroglifici sottolineano che il suo membro si accendeva di visibile desiderio e la sua faccia si illuminava di entusiasmo proprio perché i fedeli gli offrivano della lattuga. Insomma, al dio Min la lattuga faceva un «effetto Viagra» e gli antichi egizi lo sapevano così bene che quando nemmeno la lattuga faceva l'effetto sperato, si rivolgevano al dio per chiedere il suo miracoloso intervento.
    Naturalmente, portandogli in dono cespi di lattuga.

    Già nell'antichità questa preziosa conoscenza andò perduta e nel mondo greco-romano si diffuse l'idea contraria, cioè che la lattuga fosse un ottimo calmante sessuale.
    Il celebre medico greco Discoride, ad esempio, sosteneva che bere il seme di lattuga domestica evitava le fantasie erotiche notturne «et prohibisce l'uso di Venere»; il romano Plinio premeva sullo stesso tasto parlando di un tipo di lattuga che già dal nome (astytis = «non sono in erezione&#187 annunciava desideri blandi e sicuri insuccessi sessuali.
    Passarono tanti secoli e la lattuga arrivò ai nostri giorni con la sua fama di leggero sedativo generale adatto persino a calmare bambini insonni.
    Solo gli egittologi continuavano a interrogarsi sulla strana associazione tra le vistose esuberanze di Min i cespi di lattuga, ma il mistero sembrava destinato a rimanere tale.

    Ora l'enigma è stato risolto e la vecchia lattuga ha rivelato preziose caratteristiche dimenticate da millenni: assunto a basse dosi, il lattice che affiora dagli steli fioriferi spezzati della Lactuca serriola, una lattuga selvatica «madre di tutte le lattughe», è davvero un blando calmante ma, a dosi maggiori, garantisce un sicuro «effetto Min».
    A risolvere l'enigma è stato il paleobotanico italiano Giorgio Samorini, specialista di piante e composti psicoattivi e direttore della rivista «Eleusis», edita dal museo Civico di Rovereto (Trento).
    Samorini ha affrontato il problema partendo dalle origini, cioè prendendo in esame l'amara lattuga selvatica (Lactuca serriola) che gli egizi coltivavano almeno fin dal IV-III millennio avanti Cristo e con la quale produssero, per selezione, le varie specie di lattughe che noi tutt'oggi mangiamo.
    «Quando è raffigurata sulle tavole d'offerta — spiega Samorini — la lattuga è disegnata come singola pianta di colore verde-azzurro e la vediamo adagiata sotto mazzi di "ninfea azzurra", un altro vegetale con proprietà psicoattive. In altri casi è raffigurata verticalmente, alternata a vasi pieni di vino, e ha una forma appuntita, a cipresso, che ne rende più difficile l'identificazione.
    Considerazioni di carattere etnobotanico mi hanno portato alla convinzione che la lattuga di Min fosse una lattuga selvatica, la Lactuca serriola; appunto quella che ho preso in esame.
    Con una serie di auto-sperimentazioni ho verificato che assumendo fino a 1 grammo di lattucario, il lattice che affiora dagli steli recisi, prevalgono gli effetti sedativo-analgesici dovuti alla presenza di sostanze come lattucina e lattupicrina; a dosi maggiori, cioè 2 o 3 grammi, prevale invece l'effetto stimolante e allucinogeno indotto dall'alcaloide tropanico, una sostanza presente nelle Solonacee allucinogene quali il giuquiamo, la mandragora e la datura».
    «Queste differenti reazioni dovute al diverso dosaggio — continua Samorini — possono spiegare perché in Europa, essendo noti solo gli effetti analgesici e simil-oppiacei, prevalse per secoli l'idea che la pianta avesse la capacità di spegnere gli ardori sessuali degli adulti e di favorire il sonno dei più piccoli. In alcune aree della Calabria è rimasta l'usanza, nel giorno della commemorazione dei defunti, di consumare l'amara lattuga selvatica e di bere vino accanto alle tombe dei parenti. Insomma, continua l'impiego della lattuga selvatica come calmante. In Egitto, invece, sembra che Min abbia lasciato qualche ricordo ed è opinione diffusa che chi mangia tanta lattuga avrà tanti figli».
    «Credo che il mio studio abbia risolto un enigma etnobotanico e dato una spiegazione convincente dell'associazione tra il dio Min e la lattuga — conclude il paleobotanico —, ma non credo affatto che la scoperta del potere afrodisiaco del lattucario possa avere qualche ricaduta pratica. Oggi in farmacia si possono trovare soluzioni decisamente più pratiche dell'andare per prati in cerca di Lactuca serriola».

    Ma chissà, magari qualcuno passerà davvero dalla raccolta della cicoria a quella della lattuga!

    Da: Corriere della Sera

    23.06.2005

  15. #30
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    Osservazioni pratiche sull'estratto dei gambi di lattuca o tridace

    L. Malenfant

    Annali di Chimica Applicati alla Medicina, vol. 23 (3° s.), pp. 202-207, 1861

    Non vi ha forse prodotto farmaceutico che presenti una composizione così variabile nel commercio delle droghe, quanto il tridace. Ne vidi di quello che conteneva quasi un terzo di gomma; altro che non aveva alcun sapore, né altro odore che quello di una materia estrattiva bruciata.

    È senza dubbio dietro l'uso di queste cattive preparazioni che alcuni pratici conclusero che il tridace era inerte. Quest'opinione devesi confutare, perché preparato, come io insegnerò più avanti, esso possiede realmente delle proprietà sedative e rinfrescanti. Questo prodotto deve dunque rimanere nella pratica medica, ove certamente abbisogna, come per molte altre preparazioni, che lo stesso farmacista, se lo prepari.

    Giova passare rapidamente in rivista i diversi processi [203] stati indicati da onorevoli pratici per ottenere questo prodotto.

    Il codice dà il seguente processo:
    Prendete: "Lattuca (Lactuca sativa) alta, vicina a fiorire, quantità sufficiente. Rigettate le foglie ella lattuca; schiacciate i gambi; spremetene il succo e fatelo evaporare su dei piatti alla stufa, come è stato detto per l'estratto di cicuta con fecola".

    Ottenuto con tale processo, questo estratto di gambi di lattuca contiene molta clorofilla, albumina vegetale, cera, caoutchouc e Sali di calce, sostanze inerti ed insolubili. Allorché il medico prescrive il tridace in una pozione, questa è talmente torbida e disaggradevole all'occhio, che non è possibile l'ammetterlo sotto questa forma. Volendo preparare il siroppo di tridace, si è obbligati di separare tutte le sostanze insolubili inerti colla filtrazione, prima di mescolare la materia estrattiva al siroppo di zucchero. Questo processo non è dunque vantaggioso, sopratutto qui, ove il tridace, quantunque possedente proprietà sedative e rinfrescanti, non può essere, p.e., paragonato all'estratto di cicuta.

    Ecco ciò che dice il prof. Chevalier nel suo Manuale del farmacista, pag. 993:
    "Thridace, lactucarium. Il dott. François ha così chiamato il succo ispessito di lattuca, preparazione che era stata disegnata da Duncan sotto il nome di lactucarium. Lo si ottiene nel modo seguente: Allorchè la lattuca coltivata (Lactuca sativa) è sul punto di fiorire, si fanno con una lamina d'argento delle incisioni al gambo spogliato delle sue foglie. Ne scola un succo latteo che rapidissimamente si concreta, imbrunisce, divien duro e fragile; ma questo prodotto attrae fortemente l'umidità dell'aria. Questo processo d'estrazione è lo stesso di quello che è usato per ottenere del buon oppio. Ma, dice Chevalier, siccome non fornisce che quantità minime di tridace, si può ottenere questo estratto schiacciando, in un mortajo di marmo, il gambo di lattuca [204] tagliato in pezzi, e colto dopo una forte insolazione. Si fa evaporare fino a consistenza d'estratto, in una stufa al di sotto di 40°".

    Come vedesi, nel primo caso, non si ottiene che una minima quantità di prodotto, ed è a questo prodotto che diedesi il nome di lactucarium; diverso, come si sa, dal tridace, che è l'estratto dei gambi di lattuca. Nel secondo caso, è il processo del codice, che lascia a desiderare, come si è veduto precedentemente.

    Lalande figlio, farmacista a Falaise, ha leggermente modificato il processo di François, ed è questo processo che dà il nostro maestro ed abile pratico Guibourt, nella sua Farmacopea. Ecco il modo operatorio: "Si toglie con un coltello d'avorio la corteccia nella quale risiede il succo latteo, si schiaccia soltanto questa porzione del fusto e si fa evaporare". Questo lavoro è eccessivamente lungo e quasi impossibile quando si tratta di operare lo scortecciamento di 250 a 300 piedi di lattuca guarniti dei loro numerosi piccoli rami flessibili pieni di succo proprio. L'estratto così ottenuto non è solubile.

    Desnos, farmacista ad Alençon, consiglia il processo seguente: "Si tagliano trasversalmente i gambi in piccoli pezzi, che ricevonsi nell'aqua distillata, dimodochè il succo possa essudare per una maggior superficie possibile. Coll'agitazione di questi pezzi nell'aqua, il succo proprio si divide ed anche vi si discioglie in parte, di modo che questo liquido prende dapprima un'apparenza lattea, di lì ad alcuni istanti imbrunisce; si separano colla filtrazione questi pezzi dal veicolo, ove si lasciarono macerare. Il liquido ottenuto sottomesso alla distillazione, fornisce, se la quantità di lattuca è notabile, un'aqua distillata parecchie volte. Ciò che resta nella cucurbita, divenuto torbido in seguito alla preparazione del caoutchouc, che coagulasi pel calore, è di nuovo filtrato [205] ed esposta quindi al vapore dell'aqua bollente sino a consistenza di un estratto secco che si conserva in bottiglie ermeticamente chiuse".

    Alla lunghezza di questo processo, bisogna aggiungere la minima di prodotto bianco che è il lattucario (ottenuto per via umida) e non l'estratto dei gambi di lattuca.

    D'altronde, si può chiedere se il lattucario è più attivo dell'estratto dei gambi di lattuca ben preparato. Infatti, dietro l'analisi di Klink, il lattucario ottenuto dal succo latteo contiene su 100 parti:

    22,50 di caoutchouc
    8,75 di cera
    7,50 di resina

    Massa di sostanze inerte ed insolubili. Leroy, farmacista a Bruxelles, dice che la proporzione del caoutchouc è qualche volta sì notabile che il lattucario ne diviene quasi inerte. Allora, dice giustamente Guibourt, il tridace prevalerebbe su di esso.

    Da quindici anni che sono farmacista, ho tentato a diverse epoche tutti i processi precedentemente enumerati, ed ecco quello che mi ha dato i migliori risultati sotto tutti i rapporti. È il solo che io adopero da due anni.

    Raccolgo, come dissi, la mia lattuca presso a fiorire, in tempo secco.
    Mondo le foglie che metto da parte, e taglio con un tritapaglia tutta la parte inferiore del gambo, fino al dissotto delle prime ramificazioni. Gettata la parte inferiore del gambo come inutile, e messe da parte le foglie per essere distillate più tardi, taglio in piccoli pezzi la porzione risultante del gambo e dei piccoli rami che schiaccio in un mortajo di marmo. Sottometto il tutto a torchio in sacchi di traliccio e ricevo il succo in terrina. Porto rapidamente alla ebollizione per arrestare la fermentazione che questo succo potrebbe provare, e quando sopranotano abbondanti schiume di clorofilla, albumina, caoutchouc, ecc., le tolgo con una spumarola. [206]

    Bastano quattro a cinque minuti di bollitura.

    Questo succo raffreddato segna in allora 5° al pesa-siroppo. Esso possiede una leggera reazione acida. Si sa che il succo di lattuca contiene dell'acido lattucico, stato scoperto da Pfaff. Ma le proprietà chimiche e medicamentose di questo acido non sono conosciute. Questo lavoro sarebbe certamente interessante a farsi, e se io fossi stato di me stesso padrone a quell'epoca dell'anno, in cui tutto accade di doversi fare nello stesso tempo, avrei tentato di fare, se non un lavoro completo, almeno alcune ricerche, specialmente allo scopo di sapere de l'acido lattucico è libero o combinato ad una base, ed esistente in allora allo stato di sale acido. È forse alla presenza di quest'acido che è dovuta la proprietà rinfrescante del tridace. Riprendo la mia operazione, ov'essa si trovava; subitochè il succo è chiarificato, come dissi, lo faccio concentrare a bagno-maria, come segue:

    Peso o misuro il liquido che sottometto nel bagno-maria di un alambicco; montato l'apparecchio, distillo, e quando v'ha circa due terzi di aqua distillata, smonto l'apparecchio e decanto il liquido semi-siropposo in una terrina di grés di forma conica. Lo lascio in riposo per dodici ore in luogo fresco.

    Questo liquido freddo marca da 16° a 18° al pesa-siroppo. Dopo dodici ore di riposo, decanto con cura la parte liquida, la filtro con carta e faccio evaporare rapidamente a bagno-maria sino a consistenza d'estratto molle chiuso in vasi perfettamente turati.

    Il tridace ottenuto con questo processo è biondo, come dorato, veduto in sottile strato steso sui margini di un vaso di porcellana o su una carta bianca, di un odore viroso, sapore amaro, ed è completamente solubile nell'aqua distillata.

    Ecco i vantaggi di cui trovo insignito questo processo pella preparazione dell'estratto dei gambi di lattuca o tridace. [207]

    Operazione pronta, conseguentemente diminuzione di ogni sorta d'alterazione de' principj al contatto dell'aria. L'aqua di vegetazione della porzione del gambo conservato e dei rami serve il veicolo per sciogliere e trascinare il succo proprio.

    La pronta chiarificazione del succo si oppone ad un'alterazione di parecchie materie inerti come la clorofilla, l'albumina vegetale, il caoutchouc, la cera, ecc., e permette di sottomettere il tutto alla distillazione a bagno-maria, la quale cammina in allora più regolarmente e più prontamente.

    Il liquido concentrato a 16° 0 18° (pesato a freddo) al pesa-siroppo, col favore del bagno-maria, lascia deporre, collocato in luogo fresco, diverse sostanze insolubili, specialmente dei sali calcarei, che sono inerti. La filtrazione, applicata in questo momento, assicura che l'estratto sarà perfettamente solubile e spogliato di materie inerti.

    L'evaporazione a bagno-maria in un alambicco preserva il liquido dal contatto dell'aria e fornisce un'aqua distillata assai odorosa, che io distillo sulle mie foglie di lattuca contuse, ciò che mi dà un'aqua di un odore viroso pronunciatissimo.

    L'estratto che io ottengo, o tridace, è intieramente solubile e può essere adoperato direttamente, sia nelle pozioni, che pel siroppo eccipiente per le pillole; le sue proprietà sono rinfrescanti e sedative. La rendita è assai abbondante e sempre identica.

    [originalmente pubblicato in lingua francese sul Journal de pharmacie et de chimie, agosto 1860]

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