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Discussione: A sette passi dalla nascita.

  1. #1
    non ho pi L'avatar di nAn
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    A sette passi dalla nascita.

    Inutili.
    Quattro fantocci all'entrata dell'universo, timbrano il biglietto ai passanti.
    Entrano persone.
    Alcuni saranno professori, altri medici, qualcuno chierico, ancora avvocati, disoccupati, normodotati, adirati, imprenditori, falsificatori, questori.
    Entrano, sotto l'osservanza minuta e silenziosa dei quattro.
    Io sono nudo come gli altri, a guardare con paura il momento dell'entrata, a nessuno dei passanti viene chiesto nulla, entrano e bucano l'infinito senza nessuna dimostranza, senza nessuna parola, tutti felici, oppure infelici, comunque senza sentimenti, senza cuore, senza emozione.
    Io sudo.
    I quattro sono uguali, in ogni elemento, ma uno, che per praticità chiamo due, ha qualcosa sotto il viso, sotto la pelle, sotto i muscoli, sotto le ossa.
    Qualcosa.
    Mentre gli altri tre guardano sempre il passaggio, Due si allontana a volte, va a prendere qualcosa e torna.
    Anzi.
    Fa questa azione ogni cinque persone esatte, potrebbe essere qualcosa di normale, ma io, credo, anzi, sto sperando, che non sia cosi.
    Due ha anche due occhi diversi, anzi uguali, ma guardandolo sempre, guardandolo con amore, sembra diverso.
    Passano altri, il mio turno è vicino, passa un uomo, poi una donna, poi un uomo, poi una donna, ancora una donna, ancora una donna, passa un uomo, arrivo io.
    Non voglio entrare subito e parlo.
    "Salve! Qualche vestito potevate pure darcelo"
    Abbozzo un sorriso.
    Ho appena detto una banalità.
    Due apre le braccia e mi indica l'uscita, senza battere ciglio, senza irritazione, anche chi aspetta, dietro di me, non è irritato.
    "Salve! Avete perso la parola?"
    Ancora un sorriso, sempre meno convincente.
    Gli altri tre prendono una clessidra e la mettono sul palmo della mano sinistra di due, che intanto, con la destra, indica l'uscita.
    Non so cosa fare.
    Posso entrare, forse posso tornare ad essere come gli altri.
    Però non mi viene.
    Non riesco ad essere come gli altri.
    Potrei, ma non voglio.
    Urlo.
    Strillo.
    RIdo.
    La clessidra sta finendo.
    Posso ancora tornare indietro? No.
    Non posso.
    Parlo.
    "Non voglio entrare, non voglio fare quello che devo fare, non voglio"
    Abbozzo un sorriso, finalmente convincente, mi metto le mani nelle tasche che non ho, aspetto.
    Una voce rimbalza nella sala "Numero 390202 per AXusS, portare in sala 3"
    Numero due si avvicina a me, mi prende sotto braccio e mi porta, senza nessuna stretta, senza nessuna delicatezza, su una sedia a 40 metri di distanza, confinata in un corridoio limitrofo alla stanza precedente.
    Mi invita a sedermi, io mi siedo ed aspetto.
    Da lontano guardo i quattro ricominciare il loro lavoro, il foglietto ogni cinque non lo porta chi mi ha accompagnato, quindi non mi ha accompagnato Due o forse, non esiste nessun Due.
    Anzi, adesso me ne accorgo, i quattro sono tutti uguali.
    Due era il mio occhio su una cosa uguale a tutte le altre.
    Aspetto non so cosa ma aspetto, per ora, senza dire nulla.
    Aspetto.

    Arriva una ragazza, bellissima, anzi no, semplicemente perfetta, non so se bella. Sta per parlare.
    "Perché non sei voluto entrare?"
    "Perché devo entrare?"
    "Non devi, puoi anche non farlo. Puoi rimanere qui."
    "Allora rimango qui."
    "Puoi ripensarci quando vuoi, vado"
    Bellissimo.
    Posso stare qui a vedere gente entrare, disturbando, guardando, rompendo, facendo scemate, cretinate, azioni futili, inutili. Alzo la sedia e cerco di attirare lo sguardo altrui. Strillo come un pazzo, nessuno si volta, nessuno dice nulla. Allora alzo ancora la voce, grido "TAMARINDO!" Poi rido, sghignazzo.
    Nessuno si volta.
    "Perdonatemi, ora prendo la parola, voglio dirvi che è bello osservare il vostro naturale incedere, il vostro avanzare verso la nascita o l'inizio, mi commuove molto, vi stimo molto, siete tutti dei pezzi di merda e vi vorrei spaccare la testa, evviva la santissima inquisizione, che vi vilipenderà perché sono Dio e le divinità politeiste messe assieme, sono tutto, chiedete a me."
    Nessuno si volta.
    "Voglio la ragazza qui subito! Subito"
    Urlo forte questa frase, cento volte.
    La ragazza torna.
    "Cosa desideri?"
    "Voglio che guardi gli altri mentre entrano"
    "Va bene"
    Lei si gira, guarda, osserva in silenzio.
    Prendo la sedia e la frantumo sulla sua testa che cade a terra, morta.
    Adesso qualcosa succederà, per forza.
    Il sangue continua il viaggio per la sala, poi si ferma ed inizia ad asciugarsi, nessuno, neanche una voce, reclama attenzione.
    "Allora vi ucciderò tutti"
    Inizio a fracassare ad uno ad uno le teste degli entranti.
    "Tu muori perché se uguale a lui, tu muori perché sei uguale all'altro, tu muori perché stai pensando che sono brutto! Non lo pensi? Muori, muori."
    Inizio ad uccidere, sempre di più, sempre più uccidere, sempre più sangue, inermi cadono in fila, senza nessun urlo, senza nessun rumore, sembra di prendere a schiaffi un tumulo di ovatta.
    Uccido tutti gli uomini dell'attesa ed arrivo ai quattro, Due, o forse Uno, mi indica, l'entrata, lo uccido, uccido anche l'altro, uccido anche il terzo, il quarto invece, lo bastono, lo lascio a terra e lo guardo.
    "Spero vivamente che ci sia un senso a tutto questo, spero vivamente che esista qualche cosa in modo che mi possa punire ferocemente per la mia crudeltà, tu cosa speri, neanche speri di vivere? Neanche credi in qualcosa che mi possa giudicare per lo sporco omicida che sono?"
    Due mi guarda, senza battere ciglio.
    "Due, io ti amo, guardami, vedi il mio corpo, ti andrebbe di leccarlo?"
    Lui rimane fermo, l'ordine che aveva seguito alla lettera la ragazza lui non lo subisce nemmeno, rimane fermo, in osservanza.
    Può essere una diversità, forse due è diverso.
    Oppure, di nuovo, sto immaginando qualcosa in questa piramide di nulla.
    Lo uccido.
    "Fermati, amore"
    Muore.

    Durante l'arco del mio braccio, con la sedia, o quello che ne rimane, vicino alla sua testa, aveva parlato.
    "Fermati, amore"

    Come può aver parlato! Lui era uguale a tutti gli altri, tutti sono uguali ed inutili, tutti.
    Il sangue si riunisce al centro della sala, in un grumo rosso, poi nero, poi bianco, poi di nuovo nero, assume forma cubica e mi si getta addosso, soffrò dolori leggeri ed irritazione agli occhi, devo chiuderli, il cuore batte forte mi devo sedere, cado, mi devo alzare e sedere, mi sdraio, devo andare alla porta, devo entrare dove entravano tutti, è una fuga necessaria, è una fuga obbligata, devo sbrigarmi. Vado ed entro.

    Poco prima di entrare, Due mi ha mostrato la porta, non avevo espressione, probabilmente anche gli altri hanno avuto questo incubo prima di entrare, probabilmente è proprio questo che serve a fare entrare tutti. Dietro di me, sei posti dietro di me, una ragazza sta sudando, dopo che entrerò, il ragazzo dietro la ragazza suderà, sarà il settimo e quindi suderà, come tutti urlerà e sognerà di ucciderci tutti il bastardo! Poi tornerà buono.
    Buono come tutti noi, senza bisogno di voi, uniti dalle abitudini, dalle vicissitudini, dalle situazioni senza futuro, non serve sbattere la testa al muro.
    Rimarrà solo il silenzio, non rovinarlo, ascoltalo, ancora, ancora, ancora:
    Ancora.
    Ultima modifica di nAn; 29-09-2007 alle 19:37
    AHAHAHAHA
    AhahahahA
    AHAHAHAHA
    AHAHA
    AHA
    H
    A
    VIAVIA
    dietro il passo,
    tump tump,
    dietro il tasso,
    tump tump,
    per il cartiglio segreto
    dell'
    AHAHAHAHA

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