Nils Liedholm rimarra' uno dei personaggi piu' affascinanti che abbiano mai attraversato il calcio italiano. Un campione da calciatore, quando nel Milan formava l'asse Gre-No-Li, e un innovatore da tecnico, con quella sua applicazione della zona che avrebbe ispirato tutta la novelle vague degli anni Ottanta.
Milan e Roma restano le sue due 'case' ma a piangerlo e' tutto il mondo del pallone, avversari e amici, stretti nel ricordo di un'icona che e' gia' diventata leggenda. Il suo periodo giallorosso resta forse quello piu' significativo per aver riportato nella capitale lo scudetto ('83) e una finale di Coppa Campioni, l'anno successivo, che l'Olimpico ricordera' come stregata per quei maledetti rigori con il Liverpool. "Non parlava molto, si faceva capire pero' con i gesti e gli occhi.
E con le sue battute ti faceva capire se giocavo o meno - e' il ricordo di Ciccio Graziani - In un anno non ho potuto costruire un grande rapporto con lui, pero' la sua morte mi ha colpito molto. Come allenatore faceva migliorare tecnicamente anche i giocatori arrivati perche' pretendeva un gran lavoro sui fondamentali: spero non abbia sofferto e sia morto in pace".
"E' stata una persona speciale, un secondo padre per me - spiega commosso Roberto Pruzzo - Piu' di tutti mi ha apprezzato come uomo e calciatore, con lui avevo un feeling particolare.
Era molto piu' umano e spiritoso di quanto si potesse pensare, poteva sembrare distaccato ma era un uomo speciale, che dava serenita' al gruppo e sdrammatizzava". "Sono contento di aver potuto incontrare una persona cosi' stupenda, capace di voler bene a tutta la mia famiglia, non solo a me - dice emozionato Aldo Maldera - A quest'uomo devo tanto: non mi ha solo realizzato nel lavoro, facendomi vincere i miei unici due scudetti, ma mi ha cresciuto sin da bambino e mi e' stato vicino al momento della separazione dalla mia prima moglie".
"Con lui ho esordito, per me e' stato un maestro, una persona grandiosa, piena di carisma e psicologia". "Era una persona intelligente ed ironica - sottolinea Giuseppe Giannini - ed e' stato lui a farmi esordire. Se ne va un personaggio importante per il calcio italiano e mondiale, al quale saro' sempre legato da tantissimi ricordi". "Era davvero un barone, come veniva soprannominato, un innamorato del calcio e della lealta' in campo - ammette Giacomo Losi, uno dei grandi capitani del passato della Roma - Ci giocai contro negli anni Cinquanta e Sessanta quando era al Milan: non aveva un ritmo eccezionale, forse era il meno tecnico del trio Gre-No-Li pero' aveva un'intelligenza sopra la media". Commozione anche in casa Milan, riassunta dalle parole di Silvio Berlusconi: "Ci ha lasciato un grande della storia del Milan: un campione, un signore, un amico. Ricordo delle sue prestazioni senza un solo errore. Grazie Nils, per tutto quello che hai fatto per noi".
"Lo ricordo con affetto e ironia, come del resto e' stata tutta la sua vita. Per me e' stato un grande maestro e non potevo trovare miglior persona per cominciare la carriera da calciatore - dichiara Carlo Ancelotti - Se in questo calcio ci fossero tanti Liedholm, sarebbe un calcio migliore". "Quando arrivai al Milan lui era il capitano e per noi giovani era un grande maestro - ricorda Cesare Maldini ricorda - Era una grandissima persona e mi ha insegnato tantissime cose, come calciatore e allenatore". "Va via un pezzo di storia del calcio - gli rende onore Dino Zoff - Un pezzo del cuore del grande Milan, insieme a Gren e Nordahl, poi una splendida carriera alla Roma da allenatore. E' stato sempre un signore, con un comportamento esemplare". "Con la scomparsa di Liedholm il calcio italiano perde un grande amico: prima come calciatore poi come tecnico, e' stato sempre un esempio di eleganza e di stile,in campo e fuori - osserva il presidente della Figc Giancarlo Abete - Un uomo di sport che ha saputo vivere e interpretare il calcio serenamente, nella maniera giusta: lealta', valori da difendere, passione e carica agonis
Quando questo pomeriggio ho avuto la notizia dalla radio quasi in diretta,mi