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Discussione: Coscienza vera e falsa

  1. #1
    Opinionista
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    Coscienza vera e falsa

    Che cosa

  2. #2
    Opinionista
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    Il senso del nostro discorso è di non indurvi ad esaminare voi stessi se non per scoprire la realtà del vostro essere; e ciò può avvenire solo scoprendo i vostri comportamenti, le vostre intenzioni al fine di vedere chiaramente qual'è il vostro sentire.

    Così, quando siete irritati, quando provate dell'astio nei confronti degli altri, o addirittura odiate; quando desiderate qualcosa o qualcuno a tal punto che fareste di tutto per raggiungere l'oggetto del vostro desiderio; domandatevi quanto tutto questo sia frutto dei condizionamenti ambientali, l'efficacia dei quali voi rendete possibile con la mancanza di un vero sentire che vi sottragga alle lusinghe e ai richiami sensuali.

    Una tale deficienza non è una colpa, tuttavia il fatto che non lo sia non vi esime dall'adoperarvi per far fluire in voi un sentire più ampio, una coscienza un poco più ampia, senza che per questo dovete ritirarvi su un eremo in meditazione ascetica.

    Le strade che possono tanto sono, come minimo, due: lasciarsi trasportare, fino alla saturazione, dai richiami e dagli stimoli dell'ambiente credendo che siano ciò che si vuole e di cui si ha bisogno in senso vitale (Il Principe Siddharta insegna...); o rendersi consapevoli di essi e quindi sdrammatizzare il richiamo e il contenuto, sostituire la funzione stimolante e promovente che essi hanno con una visione, una concezione della vita più nobile e più vera.

    Di tutto ciò abbiamo già diffusamente parlato e non c'è bisogno che ci ripetiamo. Mi pare più utile invece riflettere un poco di più sul sentire, per esempio domandandosi come è possibile che la diversità porti all'unità.

    Ci spieghiamo meglio: non c'è dubbio che ogni essere, vivendo, ha delle esperienze che pure essendo analoghe a quelle di altri esseri della sua stessa specie sono tuttavia diverse in qualcosa.

    Tale differenza è ancora più apprezzabile se pensate agli esseri che stanno sperimentando lo stadio di vita umana, cioè a quegli esseri che sono fra sé spiccatamente diversi perché hanno personalità differenti. Ora, è chiaro che un essere posto in una determinata circostanza, cioè impegnato in una certa esperienza, ha delle reazioni; ossia sente, in senso lato, in funzione anche della sua personalità e dei suoi condizionamenti ambientali. Tali reazioni, tali sentire, sono quindi diversi da un essere all'altro che pure sperimentino analoghe esperienze. Ma se anche le condizioni esterne che concretizzano un'esperienza fossero eguali, cioè l'esperienza fosse meccanicamente identica, non c'è dubbio che la risposta a tale esperienza sarebbe diversa da un essere all'altro, posti nelle stesse circostanze, perché diverso è il loro intimo essere.

    Perciò sembrerebbe di poter concludere che gli esseri continuano a diversificarsi sempre di più nel sentire, o perlomeno tendono sempre a mantenere la reciproca diversità, sicché in un simile contesto l'unità potrebbe essere concepita solo come unione, non come comunione-identificazione. Ciò che è diverso fra un individuo e l'altro è il sentire in senso lato, mentre ciò che può identificarsi è il sentire di coscienza.

    Il sentire di coscienza, che impedisce in ogni occasione di uccidere, non è diverso fra gli individui che l'hanno raggiunto pure essendo state diverse le esperienze che li hanno condotti a raggiungerlo; pure essendo diverso anche l'attuale loro sentire in senso lato. Allora, una equipollenza di sentire di coscienza esiste, mentre non esiste per il sentire in senso lato.

    In conclusione, il sentire in senso lato di un essere, sentire che come abbiamo detto comprende le sensazioni, i desideri, i gusti, i pensieri, insomma tutti i moti dell'animo, non ha l'eguale in nessun altro essere. Può essere simile, analogo, della stessa natura, ma non di più. Il sentire di coscienza degli esseri può invece essere equipollente; questo perché tale sentire in sé non ha tutte quelle sovrastrutture che sono le sensazioni, i desideri, eccetera, e che sono motivo di differenziazioni. Il sentire di coscienza è un sentire di fondo che quanto più è ampio, intenso, tanto meno è diversificato.

    C'è allora un processo di "fusione" in cui un sentire si fonde in un altro sentire, due esseri divantano un essere unico in cui non c'è annullamento di nessuna delle due identità ma un arricchimento reciproco: sono le Comunioni dei Santi e appartengono ad una dimensione per voi ancora molto lontana.

    Naturalmente questo processo ha un termine allorché tatti i sentire raggiungono quella comunione e identificazione che ne fa un solo sentire: il Sentire Assoluto, la Coscienza Assoluta, DIO.

    Ma il termine non è fine del sentire: è fine della limitazione del divenire. E sentire non più in termini di successione, di divisione, ma in termini di Essere, di Eterno Presente, di Infinita Presenza, della intera Realtà Assoluta. E' essere non solo un sentire di coscienza che comprende tutti i sentire base di tutti gli esseri, ma anche tutti i sentire, in senso lato, di tutti gli esseri che costituiscono la molteplicità, il virtuale frazionamento dell'Uno Assoluto.

    Per questo la promessa, che non è Nostra, ma viene dall'Esistenza stessa, è che ogni essere, dal cristallo all'uomo più Santo, giunge alla fine di un percorso evolutivo ad identificarsi con l'Assoluto. Il viaggio dell'Essere è concluso nella sua più alta espressione: L'Essere Assoluto.

    Pace e Bene

  3. #3
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    Cos'e'? Siamo tornati al blog?

    Qui si discute, non si illustra nulla. Va bene i vari 3d "perche'-me-l'hanno-chiesto", ma non si puo' ogni volta che viene in mente un argomento, scriverne un trattato a riguardo.

    Apriti un blog, appunto.

    Chiudo.
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