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Risultati da 1 a 15 di 82

Discussione: Fato, Destino, Provvidenza o cosa?

  1. #1
    Nomade
    Guest

    Fato, Destino, Provvidenza o cosa?

    Cosa credete che "regoli" la nostra vita?
    O, meglio, cosa credete che regoli quel lato imponderabile della nostra vita?

    Che io sappia i credenti coinvinti pensano che la Divina Provvidenza sia l'intervento di Dio nella nostra vita, che si manifesta attraverso i fatti che accadono ogni giorno.
    Mi domandavo: ma non va in conflitto con il libero arbitrio? A me sembra una contraddizione bella e buona.

    Anche il Fato.. il Destino mi lasciano perplesso: se davvero esiste un ordine naturale prefissato dell'universo, allora non c'

  2. #2
    Nomade
    Guest

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da Nomade Visualizza Messaggio
    Che io sappia i credenti coinvinti pensano che la Divina Provvidenza sia l'intervento di Dio nella nostra vita, che si manifesta attraverso i fatti che accadono ogni giorno.
    Mi domandavo: ma non va in conflitto con il libero arbitrio? A me sembra una contraddizione bella e buona.
    No, la Divina Provvidenza agisce sul dipanarsi degli eventi, modifica il corso della storia che diviene secondo la prospettiva cristiana historia salutis, ovvero storia della salvezza; susseguirsi lineare degli avvenimenti che ha avuto un inizio, con la Creazione, ed avrà una fine con la Parusìa, ovvero l'avvento del Regno di Cristo in terra e la fine dei tempi. Secondo la dottrina cattolica, pertanto, l'azione della Provvidenza non si esplicita al livello personale; si estrinseca piuttosto nell'intervento, intangibile ed imperscrutabile, della mano di Dio affinché si compia il disegno della Salvezza nel quadro dell'intera storia universale. A tale Salvezza poi ciascun cattolico può partecipare esercitando il proprio libero arbitrio, ovvero la propria libera facoltà di sciegliere scientemente fra il bene ed il male, sicché non esiste contraddizione fra questo ed il concetto di Provvidenza.

    La concezione di un intervento diretto di Dio nella vita del singolo è piuttosto frutto della dottrina luterana (vedi il De servo arbitrio di Martin Lutero), quantunque i luterani non giunsero mai alla formulazione di quel concetto di predestinazione che costituisce invece il caposaldo della teologia calvinista; la posizione di Lutero in merito al libero arbitrio si ricollegava a quella formulata da Sant'Agostino nel V secolo, allorquando quest'ultimo aveva sostenuto la superiorità della Grazia, ai fini della Salvezza, sulla volontà personale che era invece esaltata dall'eresia pelagiana. Lutero, riprendendo il concetto agostiniano, fece della Grazia accordata da Dio il prerequisito essenziale della Salvezza, che richiedeva al fedele la semplice attestazione di Fede; con ciò svalutando l'importanza delle opere e rovesciando la proposizione paolina secondo la quale fides sine operibus mortua est.

  4. #4
    Nomade
    Guest
    [quote=Gloucester;860644]Secondo la dottrina cattolica, pertanto, l'azione della Provvidenza non si esplicita al livello personale; si estrinseca piuttosto nell'intervento, intangibile ed imperscrutabile, della mano di Dio affinch

  5. #5
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    Allora, iniziamo dalla Parus

  6. #6
    Nomade
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    Ottimo, e ti ringrazio

    Ancora un dubbio..
    assodato che il libero arbitrio non venga prevaricato dalla Divina Provvidenza in quanto la scelta tra bene e male che fa l'uomo determina solo la non-salvezza dell'individuo che sceglie il male, mi domando: gli uomini che scelgono il male, durante quei mille anni di regno in attesa del Giudizio Universale, come potrebbero vivere la condizione di beatitudine e perfezione terrena se hanno fatto l'altra scelta?

    E cosa ne pensi del Fato, o del Destino? (che secondo me son due cose diverse..)

  7. #7
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    I primi cristiani credevano soltanto nel ritorno di Cristo sulla terra, che credevano anzi imminente, e nell'instaurazione del suo Regno; ma a partire dal I secolo assistiamo ad una posposizione della Parusìa parallelamente al graduale prender forma, nell'ambito delle dottrine escatologiche, della credenza circa uno scontro finale con il male che avrebbe portato al definitivo incatenamento di Satana ed al ritorno, appunto, di Cristo. L'idea di uno scontro finale, quello che alcuni trattatisti cristiani chiameranno direttamente Armageddon od Armaghedòn (αρμαγεδδων), deriva tanto da dirette suggestioni bibliche, quanto da una reinterpretazione di alcune epistole paoline e del Vangelo di Giovanni alla luce dell'Apocalisse dello pseudo-Giovanni di Patmos, la cui data di composizione è incerta ma viene ipoteticamente collocata attorno agli anni del regno dell'imperatore Domiziano.

    Semplificando brutalmente, questo scontro finale teorizzato dai trattatisti cristiani, e che nell'Apocalisse è tutto incentrato sulla grande apostasia promossa da quella che lo pseudo-Giovanni chiama genericamente la Bestia, va progressivamente strutturandosi attorno alla figura del falso Cristo, od Anticristo, che a sua volta finisce per sovrapporsi alla Bestia pseudogiovannea. Sia in San Paolo, sia nel Vangelo di Giovanni, la qualifica di Anticristo è quantomai generica, tanto che si dovrebbe piuttosto parlare non di un Anticristo, ma di molti anticristo; ab origine anticristo è semplicemente chiunque si opponga al cristianesimo. Può essere un anticristo un imperatore romano come Nerone tanto quanto un polemista anticristiano come Celso, contro cui si scaglia Origene nel suo Contra Celsum. A partire dal II secolo, invece, si ha il lento passaggio da una qualifica generica ad un Nemico dei tempi finali che trova poi la sua definitiva consacrazione, al livello dottrinario, nell'Adversus haereses di Sant'Ireneo ove l'Anticristo ha assunto tutti quei caratteri peculiari che ritroviamo ancora oggi nell'escatologia cristiana. In definitiva, secondo le dottrine escatologiche progressivamente plasmatesi coloro che saranno stati guadagnati al male durante la grande apostasia ed avranno adorato la Bestia, verranno annientati proprio durante l'ultimo grande scontro fra Cristo tornato in terra per instaurarvi il regno millenario, e le forze dell'Anticristo. E tale millennio di beatitudine si configura essenzialmente come il regno dei giusti, coloro che durante il dominio dell'Anticristo che ha preceduto la Parusìa si sono mantenuti fedeli al vero Cristo.

  8. #8
    Nomade
    Guest
    Leggendoti (e per comprender bene mi ci vuole molta attenzione ed un dizionario), riflettendo e.. cercando (grazie, Wikipedia!) ho letto che San Paolo specifica: "Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovr

  9. #9
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    Per raggiungere la certezza che tutto è giustizia e amore nel Cosmo, dovete comprendere il principio generale del Karma. Nient' altro è importante. Non ha importanza il singolo Karma: se ciò fosse importante, l'uomo per primo ricorderebbe le sue trascorse esistenze, anche durante l'esistenza terrena ultima.

    Ma proprio il contrario deve essere: l'uomo non deve ricordare, nel momento che subisce l'effetto di una causa che ha mosso, quale è stato l'avvenimento per il quale, in tempi trascorsi, mosse quella causa.

    Se l'uomo ricordasse ciò che ha fatto, egli non commetterebbe certe azioni non perchè ha compreso ma perchè avrebbe paura delle conseguenze che quelle azioni recano con sè.

    Non si tratta di capire, dall'effetto che una creatura sta scontando, quale è la ragione che la fa soffrire, quale è la causa mossa in altre esistenze e che oggi arreca dolore. Anche questo può avvenire, ma non è questa la ragione del Karma, non questo il Karma deve dare durante la vita terrena: ma deve dare comprensione verso chi soffre, dare sentimento a chi soffre, in modo che verso i fratelli non si provi avversione ma amore.

    E quando la comprensione totale, che il Karma mira a dare, non è giunta nella vita terrena, giungerà senz'altro allorchè l'individuo potrà unire ciò che il suo essere interiore ha sentito, ha provato, ha percepito vivendo due vite diverse eppure così strettamente unite da quel filo che si chiama causa ed effetto, ovvero Legge del Karma.

    Inoltre voi ignorate o trascurate la grande unione che c'è fra tutti gli esseri.

    Per esempio, voi fate parte di questa civiltà, condividete volenti o nolenti certi principi, ma per la maggior parte volenti, o perlomeno non avete la forza di combattere neppure come opinione personale certe cose che non vanno bene, vi limitate a constatare che certe cose sono ingiuste però continuate a fare la vostra vita dimenticando quello che non va.

    Ecco, logicamente voi siete coinvolti nel Karma conseguente delle cose che non vanno, voi partecipate logicamente al Karma di questa società.

    Un altro esempio sono le persone che muoiono nello stesso aereo, nello stesso treno o nave perchè c'è tra loro un profondo legame. E' tutto un intreccio impossibile a seguirsi individualmente.

    E' bella l'immagine degli orientali secondo cui il Karma è come una corda formata da tanti, tantissimi fili, tantissime cause. E questo a livello individuale, a livello familiare, a livello di popolo, di nazione e via dicendo.

    Un esempio dl karma collettivo e quello in cui versa il popolo Ebraico.

    Ciò che ha fatto appuntare l'attenzione degli uomini sulle disavventure del popolo ebraico è dovuto al fatto che questo popolo è molto unito, e questo essere molto uniti pone in primo piano ciò che loro accade.

    E' vero che un Karma collettivo esiste: la loro razza dà vita e possibilità al consumarsi di un Karma collettivo. Poi, possono incarnarsi in questa razza - detto nel senso umano - più creature che hanno da scontare Karma collettivi che risalgono ad altre razze, Karma anteriori di molto, di molto, al dramma del Cristo: ma quello è un ambiente affinchè vi siano consumati particolari tipi di Karma collettivi.

    Il Karma degli ebrei è visto accentuato, per gli osservatori, grazie alla loro coesione. Non possiamo pensare che una determinata comunità, la quale abbia un particolare karma collettivo, duri per secoli e secoli a consumarlo. In realtà sono più razze che si danno il cambio in seno a questo popolo: più creature, più entità che si reincarnano, via via, e che trovano in questo popolo l'ambiente adatto per consumare un loro karma collettivo.

    Potreste essere voi, ammesso che quell'ambiente continuasse ad essere come è oggi, a reincarnarvi nel popolo ebraico e scontare un vostro Karma collettivo, che avete mosso assieme, ad esempio, ascoltando o non ascoltando i vostri maestri spirituali, o per altra causa.

    Esiste poi il problema del proprio libero arbitrio riguardo agli altri.

    Il libero arbitrio è una questione individuale. E' molto pericoloso dire questo, e lo diciamo sommessamente sperando che non sia inteso male: è chiaro che la tua libertà è per te e non tocca assolutamente quella di un tuo simile. Sarebbe ingiusto. A meno che questo tuo simile non debba, per una ragione karmica, essere toccato da te.

    Supponiamo che, per una ragione karmica, un individuo debba essere da te ferito. Tu hai la possibilità di scegliere: ferirlo o non ferirlo; tu hai questa variante, questa potenzialità, e scegli di non ferirlo; l'individuo, poichè per karma deve essere ferito, lo sarà anche contro la tua intenzione, e da te stesso. Vivrà qualcosa che lo ferirà. La tua scelta sarà a tuo vantaggio, e non a vantaggio di quell'individuo, che per karma deve subire questa ferita.

    Riflettete su questi concetti molto profondi e anche pericolosi, ripetiamo, perchè se intesi male possono portare a disinteressarsi degli altri. E ricordatevi cosa hanno detto i Grandi Maestri dell'Umanità: ognuno deve agire bene per l'agire bene in sè; anche se fosse solo nell'universo deve agire bene, deve aiutare gli altri, deve avere in sè il fuoco, l'intenzione, la volontà di aiutare gli altri, e non preoccuparsi di nient'altro - anche se l'aiuto non è efficace perchè, gli altri non debbono averlo.

    Nessuno può gioire o soffrire di una cosa che non gli sia dovuta. Nessuno può ingerirsi nella vita di un altro.

    Pace e Bene

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Nomade Visualizza Messaggio
    Leggendoti (e per comprender bene mi ci vuole molta attenzione ed un dizionario), riflettendo e.. cercando (grazie, Wikipedia!) ho letto che San Paolo specifica: "Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà essere rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio". (fonte)

    Quindi si riferisce a quanto scritto da te ora, e cioè all'anticristo.. giusto?
    Ciò che intendesse con precisione San Paolo non è dato sapere; sicuramente Sant'Ireneo e molti dopo di lui vi vollero vedere un chiaro riferimento a quella figura di Anticristo che pure era un prodotto delle loro stesse speculazioni dottrinarie, ma che aveva finito per dominare l'orizzonte escatologico cristiano. Ma è altrettanto possibile che il riferimento paolino potesse indirizzarsi agli stessi imperatori di Roma, dal momento che già Caligola prima di Nerone aveva preteso che gli si rendessero onori divini e che già con Augusto si era affermata la pratica a Roma di sacrificare al genio dell'imperatore. Dal momento che il potere degli imperatori romani aveva assunto una forte connotazione sacrale sin da Ottaviano Augusto (la radice di Augustus, AVG, è la stessa di augere, con significato di far prosperare e di augur, l'augure che trae gli auspicia, interpretando il volere degli dei; pertanto Augustus è colui che interpretando il volere degli dei, del cui mondo è compartecipe fungendo da intermediario fra le divinità ed il mondo terreno, è in grado di accrescere la prosperità della res publica), connotazione che poi andrà rafforzandosi sino alla stessa pretesa di Domiziano di essere venerato come dominus et deus, come interpretazione è tutt'altro che improbabile. Soprattutto perché San Paolo non poteva fare riferimento ad una figura escatologica, quella dell'Anticristo propriamente detto, che la teologia cristiana alla sua epoca non aveva ancora inventato.

    P.S.

    Peraltro è un indizio molto interessante ricordare come proprio l'imperatore Caligola avesse scatenato la prima sommossa ebraica imponendo che entro il Tempio di Gerusalemme venisse posta una propria statua cui gli ebrei avrebbero dovuto sacrificare: l'imperatore aveva avuto la pretesa di sedere nel tempio di Dio additando se stesso come Dio. E questo un ebreo come Saul-Paolo doveva ricordarlo molto bene.
    Ultima modifica di Gloucester; 17-05-2008 alle 16:14

  11. #11
    Nomade
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    Citazione Originariamente Scritto da Il Manu Visualizza Messaggio
    Per raggiungere la certezza che tutto è giustizia e amore nel Cosmo, dovete comprendere il principio generale del Karma. Nient' altro è importante. Non ha importanza il singolo Karma: se ciò fosse importante, l'uomo per primo ricorderebbe le sue trascorse esistenze, anche durante l'esistenza terrena ultima.

    Ma proprio il contrario deve essere: l'uomo non deve ricordare, nel momento che subisce l'effetto di una causa che ha mosso, quale è stato l'avvenimento per il quale, in tempi trascorsi, mosse quella causa.

    Se l'uomo ricordasse ciò che ha fatto, egli non commetterebbe certe azioni non perchè ha compreso ma perchè avrebbe paura delle conseguenze che quelle azioni recano con sè.

    Non si tratta di capire, dall'effetto che una creatura sta scontando, quale è la ragione che la fa soffrire, quale è la causa mossa in altre esistenze e che oggi arreca dolore. Anche questo può avvenire, ma non è questa la ragione del Karma, non questo il Karma deve dare durante la vita terrena: ma deve dare comprensione verso chi soffre, dare sentimento a chi soffre, in modo che verso i fratelli non si provi avversione ma amore.

    E quando la comprensione totale, che il Karma mira a dare, non è giunta nella vita terrena, giungerà senz'altro allorchè l'individuo potrà unire ciò che il suo essere interiore ha sentito, ha provato, ha percepito vivendo due vite diverse eppure così strettamente unite da quel filo che si chiama causa ed effetto, ovvero Legge del Karma.

    Inoltre voi ignorate o trascurate la grande unione che c'è fra tutti gli esseri.

    Per esempio, voi fate parte di questa civiltà, condividete volenti o nolenti certi principi, ma per la maggior parte volenti, o perlomeno non avete la forza di combattere neppure come opinione personale certe cose che non vanno bene, vi limitate a constatare che certe cose sono ingiuste però continuate a fare la vostra vita dimenticando quello che non va.

    Ecco, logicamente voi siete coinvolti nel Karma conseguente delle cose che non vanno, voi partecipate logicamente al Karma di questa società.

    Un altro esempio sono le persone che muoiono nello stesso aereo, nello stesso treno o nave perchè c'è tra loro un profondo legame. E' tutto un intreccio impossibile a seguirsi individualmente.

    E' bella l'immagine degli orientali secondo cui il Karma è come una corda formata da tanti, tantissimi fili, tantissime cause. E questo a livello individuale, a livello familiare, a livello di popolo, di nazione e via dicendo.

    Un esempio dl karma collettivo e quello in cui versa il popolo Ebraico.

    Ciò che ha fatto appuntare l'attenzione degli uomini sulle disavventure del popolo ebraico è dovuto al fatto che questo popolo è molto unito, e questo essere molto uniti pone in primo piano ciò che loro accade.

    E' vero che un Karma collettivo esiste: la loro razza dà vita e possibilità al consumarsi di un Karma collettivo. Poi, possono incarnarsi in questa razza - detto nel senso umano - più creature che hanno da scontare Karma collettivi che risalgono ad altre razze, Karma anteriori di molto, di molto, al dramma del Cristo: ma quello è un ambiente affinchè vi siano consumati particolari tipi di Karma collettivi.

    Il Karma degli ebrei è visto accentuato, per gli osservatori, grazie alla loro coesione. Non possiamo pensare che una determinata comunità, la quale abbia un particolare karma collettivo, duri per secoli e secoli a consumarlo. In realtà sono più razze che si danno il cambio in seno a questo popolo: più creature, più entità che si reincarnano, via via, e che trovano in questo popolo l'ambiente adatto per consumare un loro karma collettivo.

    Potreste essere voi, ammesso che quell'ambiente continuasse ad essere come è oggi, a reincarnarvi nel popolo ebraico e scontare un vostro Karma collettivo, che avete mosso assieme, ad esempio, ascoltando o non ascoltando i vostri maestri spirituali, o per altra causa.

    Esiste poi il problema del proprio libero arbitrio riguardo agli altri.

    Il libero arbitrio è una questione individuale. E' molto pericoloso dire questo, e lo diciamo sommessamente sperando che non sia inteso male: è chiaro che la tua libertà è per te e non tocca assolutamente quella di un tuo simile. Sarebbe ingiusto. A meno che questo tuo simile non debba, per una ragione karmica, essere toccato da te.

    Supponiamo che, per una ragione karmica, un individuo debba essere da te ferito. Tu hai la possibilità di scegliere: ferirlo o non ferirlo; tu hai questa variante, questa potenzialità, e scegli di non ferirlo; l'individuo, poichè per karma deve essere ferito, lo sarà anche contro la tua intenzione, e da te stesso. Vivrà qualcosa che lo ferirà. La tua scelta sarà a tuo vantaggio, e non a vantaggio di quell'individuo, che per karma deve subire questa ferita.

    Riflettete su questi concetti molto profondi e anche pericolosi, ripetiamo, perchè se intesi male possono portare a disinteressarsi degli altri. E ricordatevi cosa hanno detto i Grandi Maestri dell'Umanità: ognuno deve agire bene per l'agire bene in sè; anche se fosse solo nell'universo deve agire bene, deve aiutare gli altri, deve avere in sè il fuoco, l'intenzione, la volontà di aiutare gli altri, e non preoccuparsi di nient'altro - anche se l'aiuto non è efficace perchè, gli altri non debbono averlo.

    Nessuno può gioire o soffrire di una cosa che non gli sia dovuta. Nessuno può ingerirsi nella vita di un altro.

    Pace e Bene
    Quindi, secondo te, qualunque cosa facciamo è già prevista? E se per una qualsiasi ragione noi non "eseguiamo" quello che andrebbe fatto -che può esser anche ferire una persona- quella persona comunque avrà la sua ferita, anche da se stesso?

    Poi ti chiedo: ammesso che esista la reincarnazione, non sarebbe meglio conoscere quanto appreso dalle vite passate in modo da non commettere gli stessi errori? Se lo scopo della reincarnazione, e del Karma che ne consegue, è quello di migliorare un essere umano e di dare amore alle persone, sarebbe un grosso vantaggio, non credi?

    Riguardo a questa tua frase
    Inoltre voi ignorate o trascurate la grande unione che c'è fra tutti gli esseri.

    Per esempio, voi fate parte di questa civiltà, condividete volenti o nolenti certi principi, ma per la maggior parte volenti, o perlomeno non avete la forza di combattere neppure come opinione personale certe cose che non vanno bene, vi limitate a constatare che certe cose sono ingiuste però continuate a fare la vostra vita dimenticando quello che non va.

    Ecco, logicamente voi siete coinvolti nel Karma conseguente delle cose che non vanno, voi partecipate logicamente al Karma di questa società.
    sono d'accordo.. ma non è esatto che dimentichiamo quello che non va: ci conviviamo, lo accettiamo, partecipiamo.. ma non lo dimentichiamo.

  12. #12
    Nomade
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    [quote=Gloucester;860701]Ci

  13. #13
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    [QUOTE=Nomade;860704]Quindi, secondo te, qualunque cosa facciamo

  14. #14
    Opinionista L'avatar di acid75
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    Citazione Originariamente Scritto da Il Manu Visualizza Messaggio
    E prevista perchè VOI l'avete scritta! In questa vita o in una lontana nel tempo umano.
    Come fare a conciliare ciò che "ho scritto" io, con quello che "scrivono gli altri", che potrebbe interferire riguardo alla manifestazione (o non..) di un evento?
    Voglio dire...non sempre gli eventi dipendono unicamente da me...e non sempre dunque gli eventi scritti, poi si manifestano, influenzati anche da altri fattori esterni a me..

    Un casino...

    Grazie anticipatamente.
    Ultima modifica di acid75; 17-05-2008 alle 16:51

  15. #15
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    [QUOTE=Il Manu;860699] Supponiamo che, per una ragione karmica, un individuo debba essere da te ferito. Tu hai la possibilit

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