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Discussione: Le Donne-uomo Albanesi: Caste Come Vergini E Dure Come Guerrieri

  1. #1
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    Le Donne-uomo Albanesi: Caste Come Vergini E Dure Come Guerrieri

    In un accurato reportage pubblicato da Panorama, la giornalista Stella Pende si avventura sui monti dell'Albania, al confine con il Kosovo, per raccontare le vite ordinarie di quattro uomini fuori dal comune. Sono Qamile Stema, Dila Deda, Fatime Xhedia e Diana Rakipi: nati donne, il destino ed una amara tradizione li hanno costretti a cambiare la loro natura per sempre, costringendoli a diventare "vergini giurate" per poter vivere alla pari con i maschi.



    Quella delle burrnesh (dal termine albanese burr

    Ni sumisa ni devota, libre linda y loca!

    Nel tuo piccolo mondo, tra piccole iene, anche il sole sorge solo se conviene.

  2. #2
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    Estremamente interessante, soprattutto nel risvolto antropologico; il fatto che la cerimonia di conversione venga presentata come di derivazione tribale, e che gli albanesi discendano in parte dagli Avari (una delle popolazioni che ha contribuito, nella tarda antichità, al radicamento del mito delle Amazzoni) mi induce ad una serie di riflessioni e parallelismi storici decisamente intriganti: che non sono comunque pertinenti all'argomento "sesso e sentimenti", ma grazie mille per lo spunto.

  3. #3
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    In realt

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  4. #4
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    Non saprei, che sia vietato o meno quel che mi interessa è la possibilità di una conversione di stato da femminile a maschile, con quel che ne consegue al livello di pubblico riconoscimento da parte della comunità di prerogative tradizionalmente maschili come ad esempio il diritto di trasmissione ereditaria e di uso delle armi.

    P.S:

    Il mio interesse deriva dal fatto che, se accertato, un simile meccanismo concorrerebbe a dare una nuova interpretazione ad un nutrito numero di problematiche etno-storiche.
    Ultima modifica di Gloucester; 29-06-2008 alle 16:31

  5. #5
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    Vabb

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  6. #6
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    S

  7. #7
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    Ora ho capito cosa intendi. Molto interessante come riflessione.
    Se poi aggiungiamo una buona dose di etnocentrismo, che ci porta a considerare la cultura classica come la Cultura (ignorando, quindi, ogni altra forma culturale), possiamo capire perchè siamo arrivati al punto di considerare alcune pratiche culturali come assolutamente naturali.

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  8. #8
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    Sì, anche se ovviamente ho semplificato molto la questione. In linea di massima si parla di un rapporto di reciproca contaminazione culturale; se i cosiddetti "barbari" si fossero rivelati perfettamente assimilabili ed integrabili non si sarebbero verificati quei drastici mutamenti (in misura non trascurabile comunque già in atto all'interno della romanit&#224 che hanno portato alla fine del mondo antico. Vi fu anche una decisiva influenza culturale esercitata dai popoli germanici sulla cultura romana, sullo stesso cristianesimo; ma a me pare (bada comunque a prendere il tutto con beneficio di inventario, si tratta di una mia opinione personale) che questa influenza si sia limitata essenzialmente a quegli aspetti che, come nel caso dei valori guerrieri, non avrebbero potuto minacciare un assetto sociale, e in ambito giuridico, ed in ambito religioso, basato su di una netta distinzione dei generi ed un'altrettanto marcata predominanza del genere maschile. Non per nulla, successivamente, Duby ha parlato di un Medioevo sostanzialmente "maschio" (Mâle Moyen Age).

    Gli aspetti rimanenti delle originarie culture di quei popoli vennero espunti durante il processo di contaminazione e finirono per essere convogliati nell'ambito del mito. Ed infatti, se si guarda ai miti di fondazione, emergono indizi di spazi e ruoli dei generi molto differenti da quelli che sarebbero stati codificati a contatto col mondo greco-romano; il mito delle Amazzoni, ad esempio. Ovvero donne che, sostanzialmente, detengono tutte le prerogative tradizionalmente maschili (fra cui, cruciale, quella dell'esercizio delle armi), si atteggiano come uomini e si vestono come uomini. In molte delle saghe o dei miti di origine dei popoli in questione ricorre, come snodo cruciale nel processo di progressivo affinamento di un'identità etnica forte e condivisa, proprio il topos della vittoria del popolo di cui si cantano le gesta sulle Amazzoni; non è forse plausibile la decodificazione di tale luogo comune ricorrente come l'eliminazione di quegli eventuali scambi di genere, diffusi nell'originario assetto tribale, che dovettero avvenire con ben più marcata frequenza proprio a contatto col mondo greco-romano e risentendo dell'influenza della sua cultura, comunque riconosciuta come superiore e maggiormente raffinata ?

    Questo giusto per riportare un esempio; potrei dilungarmi ulteriormente parlando della toponomastica dei territori dell'antica Germania, della Dacia o della Scizia abitati dai "barbari", ove ricorrono insistentemente le città delle donne, come nel caso dell'odierna Magdeburg, il cui etimo è riconducibile a Mädchenburg: "città delle donne", appunto.

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