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Risultati da 16 a 30 di 87

Discussione: il mondo che conosciamo cambier

  1. #16

  2. #17
    non ho pi L'avatar di nAn
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    Il rallentamento cinese vorrà dire in termini pratici, crescita ad una sola cifra, i più pessimisti la inquadrano nel 8-9%, diminuzione delle esportazioni del 29% in due anni.
    Se si cresce però vuol dire che l'economia funziona ancora e che il mercato interno copre grande parte del mancato gettito estero, poi l'economia Cinese ha un'avanzo pubblico mostruoso, per fare l'esempio di Stiglitz "Possono smettere di lavorare per 5 anni e lo stato ha un avanzo che li può consentire di mangiare, lavarsi e fare le vacanze"

    Esattamente l'opposto di Italia e Stati Uniti.
    In secondo luogo la Cina ha visto di buon occhio la crisi, poco in porta un leggero rallentamento quando le altre fragili economie crollano tutte, si prende il primato politico, che è più importante.
    Non solo, ha soldi in America e copre gran parte del debito vecchio e sta ancora investendo nel mercato Americano, li tiene per le palle.
    Come gli americani facevano pagare il debito di guerra ai Tedeschi i Cinesi nel giro di qualche anno avranno gli USA nel proprio patrimonio coloniale.

    L'Europa invece é completamente finita.

    A poi per divertirci valori crescita annua in media:
    Ultimi 10 anni Media Crescita paesi Capitalisti: 1,74%
    Ultimi 10 anni Media Crescita paesi Comunisti: 8,89%
    Ultimi 10 anni Media Crescita Altri Paesi: 3,93%

    E' inutile che Tremonti ora faccia a gara con D'Alema a chi é più Marxista:

    http://www.corriere.it/politica/08_o...4f02aabc.shtml

    Marx aveva ragione, sotto il 2% di crescita mondiale il capitalismo avrà "la crisi creditizia ed il crollo tendenziale del saggio di profitto"
    E' solamente matematica dell'unico grande sistema economico scientifico.
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  3. #18
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    ti ripeto per l'ennesima volta che il capitalismo è ben vivo e vitale. soprattutto il capitalismo è un sistema che contiene in sé il seme del cambiamento, dell'adeguamento a nuove realtà economiche e del superamento di momenti di crisi, anche grave. dopotutto nel '29 si era in una situazione molto più grave di quella attuale, eppure il sistema trovò in sé stesso la spinta verso il cambiamento. o no?

    secondariamente ti dico che io non penso affatto che la cina continuerà a crescere a dispetto del complessivo andamento dell'economia. la crescita cinese non è più sostenibile, e per più di un motivo. innanzitutto quel livello dei salari, il livello "cinese" dei salari non può rimanere invariato in eterno. con la crescita dell'economia e della ricchezza i cittadini cinesi cominceranno a reclamare quanto loro dovuto in termini di diritti economici, prima che civili e politici. in secondo luogo, in conseguenza delle rivendicazioni di maggiori diritti da parte della popolazione cinese, nella persona delle diverse etnie che popolano il paese e che da tempo sono mosse da fermenti indipendentistici, nonché dei tibetani, e come detto dei semplici lavoratori schiavizzati, il regime potrebbe risultare esposto ad una crisi politica che porterebbe con sé, come tutte le crisi politiche, una crisi economica e la necessità di sottoporre l'intero sistema politico ed economico cinese ad un' opera di rigovernamento che richiederebbe notevoli sforzi da parte del governo e della popolazione.

    infine ti dico che il marxismo non è una scienza. è una filosofia. lo dimostra il fallimento di precedenti esperienze politiche che si sono variamente richiamate a tale sistema di pensiero. il "capitale" è ormai un reperto archeologico e tale rimarrà per ancora un bel pezzo, almeno fino a quando le risorse, tutte le risorse, del sistema terra non si saranno esaurite. ma allora probabilmente si sarà individuato già da tempo un sistema economico in grado di assicurare il benessere di tutti al di là di comunismo e capitalismo, cioè al di là di categorie che cominciano a diventare, quando non sono già, obsolete.
    Ultima modifica di labutino; 06-10-2008 alle 22:27

  4. #19
    Oddio Labutino, il '29 fu una crisi basata su motivazioni ben diverse.
    I vari debiti di guerra, l'inflazione spinta dall'eccesso di moneta circolante, le speculazioni nella compravendita di azioni.

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  5. #20
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    [QUOTE=labutino;936972]ti ripeto per l'ennesima volta che il capitalismo
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  6. #21
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    Citazione Originariamente Scritto da Xilinx23 Visualizza Messaggio
    Oddio Labutino, il '29 fu una crisi basata su motivazioni ben diverse.
    I vari debiti di guerra, l'inflazione spinta dall'eccesso di moneta circolante, le speculazioni nella compravendita di azioni.
    .
    la crisi del '29 fu dovuta invece a motivazioni analoghe a quelle che caratterizzano la crisi attuale. il problema è, ora come allora, l'assenza di regole. nel '29 si scoprì che il libero mercato non poteva autogovernarsi. la crisi di sovrapproduzione che si era verificata, riconducibile a fattori concernenti l'eccessiva libertà della libera impresa, e soprattutto il livello dei salari eccessivamente basso, che impediva ai lavoratori di assorbire l'offerta di beni, gettò le basi dell'intervento dello stato nell'economia, cioè dell'aumento della spesa pubblica quale incentivo alla ripresa economica.

    oggi si è più o meno nella medesima situazione, con la differenza che oggi si conoscono già quali siano le politiche in grado di porre riparo alla crisi, mentre nel '29 ci fu necessità che il keynes di turno scrivesse una lettera a roosevelt.

    Citazione Originariamente Scritto da Xilinx23 Visualizza Messaggio
    Qui è proprio una crisi del sistema in se stesso, una crisi che investe anche chi aveva il compito di controllare il mercato. Non sono solo speculazioni che portano ad un crollo, ma una crisi di regole e sistemi che ormai sono saltati.
    non sono d'accordo. c'è una crisi, questo è vero. ma è una crisi di quelle che marx e lenin definivano "periodiche". è una crisi che può essere riassorbita se si comprende che la globalizzazione può seguire altre vie, oltre quella del laissez faire più estremo. bisogna reinventare regole che possano far fronte ai grandi rivolgimenti economici che oggi interessano l'intero pianeta e che vedono tre miliardi di persone avere le stesse esigenze di chi fino ad oggi rappresentava solo un sesto della popolazione mondiale.

  7. #22
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    Citazione Originariamente Scritto da labutino Visualizza Messaggio
    la crisi del '29 fu dovuta invece a motivazioni analoghe a quelle che caratterizzano la crisi attuale. il problema è, ora come allora, l'assenza di regole. nel '29 si scoprì che il libero mercato non poteva autogovernarsi. la crisi di sovrapproduzione che si era verificata, riconducibile a fattori concernenti l'eccessiva libertà della libera impresa, e sopratutto il livello dei salari eccessivamente basso, che impediva ai lavoratori di assorbire l'offerta di beni, gettò le basi dell'intervento dello stato nell'economia, cioè dell'aumento della spesa pubblica quale incentivo alla ripresa economica.

    oggi si è più o meno nella medesima situazione, con la differenza che oggi si conoscono già quali siano le politiche in grado di porre riparo alla crisi, mentre nel '29 ci fu necessità che il keynes di turno scrivesse una lettera a roosevelt.



    non sono d'accordo. c'è una crisi, questo è vero. ma è una crisi di quelle che marx e lenin definivano "periodiche". è una crisi che può essere riassorbita se si comprende che la globalizzazione può seguire altre vie, oltre quella del laissez faire più estremo. bisogna reinventare regole che possano far fronte ai grandi rivolgimenti economici che oggi interessano l'intero pianeta e che vedono tre miliardi di persone avere le stesse esigenze di chi fino ad oggi rappresentava solo un sesto della popolazione mondiale.
    Panebianco
    ''Spiegare l’ignoto attraverso il già noto, cercare di orientarsi di fronte agli eventi inattesi rifacendoci ai precedenti, alle nostre personali esperienze passate o alle esperienze di altri di cui siamo venuti a conoscenza, sono attività in cui tutti siamo continuamente impegnati, spesso anche inconsapevolmente. Si spiega anche così il fascino irresistibile che esercitano sempre le analogie storiche. L’analogia storica ha la rassicurante caratteristica di darci una spiegazione facile, di immediato consumo, di eventi che, in assenza del ricorso all’analogia, resterebbero incomprensibili, e dunque, proprio perché incomprensibili, ancora più spaventosi di quanto già non siano.

    Gli sconvolgimenti del mercato finanziario americano, il protrarsi e l’aggravarsi di una crisi della quale non si vede la fine, l’alternarsi di salvataggi (le agenzie finanziarie Fannie Mae e Freddie Mac e a quanto pare anche il colosso assicurativo Aig) e di clamorosi fallimenti (la grande banca d’affari Lehman Brothers), con tutte le conseguenze a catena che ne derivano, ha reso irresistibile per i mass media il riferimento al ’29 e alla Grande Depressione degli anni Trenta. Una crisi cominciata con il crollo di Wall Street e propagatasi a tutto il mondo con effetti economici catastrofici e immani sconvolgimenti politici. Quella crisi portò in America alla reazione del New Deal di Franklin Delano Roosevelt ma diede anche il colpo di grazia alla Repubblica di Weimar spianando la strada del potere a Hitler. E fece vacillare, e anche crollare, molti altri regimi politici. Non solo a quella crisi, ma anche a quella crisi, va fatta risalire la catena di eventi che finì per far precipitare il mondo nella Seconda guerra mondiale. Nonostante il fascino dell’analogia, il ’29 c’entra poco con ciò che sta accadendo. Lo ha spiegato benissimo Alberto Alesina (Il Sole 24 Ore di ieri). La Grande Depressione fu l’effetto di politiche radicalmente sbagliate adottate dalla presidenza Hoover e dalla Banca Federale (restrizione della liquidità, misure protezioniste, comportamenti punitivi nei confronti degli «speculatori &#187. Un insieme di risposte sbagliate che portarono al disastro sia l’America che il resto del mondo.

    Ci sono quindi due ottime ragioni per respingere l’analogia con il ’29. La prima è che la storia ci insegna più cose quando ce ne serviamo per evidenziare le differenze (fra ieri e oggi) e non soltanto le somiglianze. La seconda, di sostanza, è che gli ammaestramenti del passato pesano sull’oggi. La vera utilità del richiamo al ’29 e alla Grande Depressione è sempre consistita nel suo ruolo di spauracchio. Quel richiamo funziona come una profezia che si autofalsifica. Mette in moto comportamenti che ne assicurano la non evenienza. Come, ad esempio, mostrarono le reazioni efficaci alla gravissima crisi asiatica del 1997.

    Naturalmente, come tutti gli esperti ci dicono, la crisi continuerà a dispiegarsi per un certo tempo, mieterà ancora molte vittime e richiederà, come auspica il governatore di Bankitalia Mario Draghi, un’azione internazionale concertata di ridisegno di molte regole. Ma prima o poi finirà lasciandoci in eredità, sperabilmente, mercati finanziari in tutto o in parte risanati.

    Ciò che non è affatto chiaro è quali saranno le ricadute politiche della crisi. I «declinisti», i sostenitori della tesi secondo cui gli Stati Uniti sono una potenza ormai in declino, ne trarranno probabilmente la conclusione che questa crisi finirà per accelerare le dislocazioni di potenza già in atto nel sistema internazionale. Più la crisi finanziaria americana dura, maggiore è lo spazio di manovra politico a disposizione delle potenze emergenti. Alla fine, un’America ridimensionata dovrà cedere lo scettro di superpotenza e acconciarsi al ruolo di grande potenza in mezzo ad altre grandi potenze (Cina, Russia, India, e forse altre ancora). In un’altra, e opposta, interpretazione, la «distruzione creatrice» che è tipica (secondo l’economista Joseph Schumpeter) del procedere del capitalismo, eliminando ciò che non è più vitale, e risanando il sistema finanziario, finirà per dare rinnovato vigore alla potenza americana. A seconda di quale delle due interpretazioni risulterà corretta, la storia politica mondiale dei prossimi decenni prenderà una direzione o l’altra''.


    Un liberale parla, non uno come me insomma
    Eppure, cazzosanto, dice quello che dicono tutti, non c'entra una mazza con la crisi del 29.
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  8. #23
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    L'attuale crisi finanziaria non ha nulla a che vedere col crollo del '29. Allora la causa principale della crisi deriv

  9. #24
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Ok ma...riassumendo, tu cosa prevedi che avverrà, a breve, nelle economie occidentali?
    amate i vostri nemici

  10. #25
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    Dipende dal tipo di economia occidentale e dalle condizioni in cui versa.
    In generale probabilmente verranno approvate norme più severe e stringenti sul funzionamento dei sistemi finanziari e maggiori garanzie per i risparmiatori, con un graduale riaffacciarsi dello statalismo e di politiche neo-keynesiane.

    L'Italia è un paese guidato da un gruppo di mascalzoni e mezzi-criminali finanziari, quindi difficilmente si potrà perseguire una politica realmente moralizzatrice del sistema, in quanto bisognerebbe rivoltare totalmente il sistema e non conviene a nessuno (se non ad un pazzo esterno al sistema).

    Il neo-liberismo può funzionare solo se la classe politica che lo persegue è eticamente affidabile e coerente.
    Ultima modifica di Sousuke; 07-10-2008 alle 14:16

  11. #26
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    L'avevo chiesto a Gloucester.....(comunque prendo nota anche della tua analisi)
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  12. #27
    Stronzo chi legge!! L'avatar di EVOKar
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    Citazione Originariamente Scritto da nAn Visualizza Messaggio
    E' praticamente tutto falso ma a differenza di due anni fa dove dalla mia parte ci sarebbe stato Stiglitz e dalla tua Tremonti ora sono tutti dalla mia parte.
    L'analisi che ho fatto è un sunto di un'analisi di capitalisti.
    Mesi fa ho parlato di riforma comunista in America, tutti a non capire e a prendere in giro, una settimana fa ne ha parlato l'elite del capitalismo mondiale il New York Times, ohlala, diceva esattamente la mia cosa con tanto di vignetta.
    Poi sulle banche, non cadono tutti a dire sentendo i giornali Italiani, sono cadute tutte, alcune salve per soldi immessi nelle banche centrali per il lato solamente finanziario, soldi bruciati in un giorno.

    Il capitale è una riflessione recentissima, citano tutti Marx oggi, da Tremonti a Padoa Schioppa, da Barroso a Brown da Zapatero al galletto Sarko.
    Poi hai una concezione di capitalismo come TUTTO, frutto di una propaganda Reganiana che non c'è più da nessuna parte...da dove la tiri fuori?
    Cmq è semplice il gioco, io investo in bot cinesi tu in Italiani? Ci stai? Vediamo tra 10 anni chi ha vinto?

    Si fa un gran chiaccherare su un pericolo di crescita a 9% della Cina, cazzo, sono veramente nella merda, nel 2009 il capitalismo rischia di crescere il 0,9%, ma ce l'abbiamo duro e alla fine noi popoli evoluti vinceremo.

    Da una delle tante fonti:

    VIGNETTA BUSH “COMUNISTA” - Così una vignetta, un’inserzione a piena pagina sul New York Times di martedì, ha infatti raffigurato il presidente, il ministro del tesoro Henry Paulson e il governatore della Riserva federale Ben Berkanke. In essa, in divisa sovietica, la troika infila una bandiera con la falce e il martello sovrimposti alle stelle e strisce nelle tombe del capitalismo e dell’impresa privata.
    Sulla bandiera campeggiano le scritte Grandi assicurazioni, Auto di Detroit e Banche di Wall Street.
    L’allusione è chiara: dando i soldi dello stato alle società, e tradendo così il mercato, la troika ha abbracciato il comunismo. La vignetta, che ha destato scalpore, è dovuta a un capitalista di ventura, William Perkins III, di Houston nel Texas, la culla di Bush. I giorni scorsi, in piena tempesta finanziaria, Perkins guadagnò 1 milione e 250 mila dollari acquistando i titoli della banca d’affari Goldman Sachs mentre calavano e rivendendoli mentre salivano proprio grazie all’intervento del governo.
    Ma il colpo di fortuna, compiuto nel crollo delle borse, infuriò l’investitore invece di rallegrarlo: “Comprai le azioni perché ero convinto che la Goldman Sachs riprendesse da sola” ha spiegato Perkins “non perché mi aspettavo un sussidio pubblico. Sono un liberista, e credo che chi rischia debba sapere perdere, non solo guadagnare”. La troika era già stata accusata di “socialismo” dai repubblicani ma Perkins ha voluto andare oltre.
    Si è rivolto a uno studio di disegnatori neri di Houston, Otabenga Jones (Ota Benga fu un pigmeo messo in mostra a uno zoo di New York un secolo fa), specializzato in satira politica.
    E questi si sono ispirati al famoso monumento di Iwo Jima, dei marines che piantano la bandiera sul monte conquistato in Giappone nella seconda guerra mondiale.


    E tale Perkins comprò uno spazio sul giornale americano per pubblicare la vignetta. La provocazione non ebbe origine dalla linea editoriale del giornale, figurarsi.
    Nan, riporti notizie in maniera falsa e tendenziosa.
    Rigiri teorie e pensieri economici di esponenti illustri dell'etablishment finanziario globale come se fosse farina del tuo sacco. Un esempio? Sei così sicuro che Stiglitz sia tout court contro la globalizzazione così come da te esposto?
    Sei troppo forte
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  13. #28
    Evo, visto che mi pare tu abbia fatto degli studi in questo campo, perch
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  14. #29
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    L'ha espressa molto bene Labutino. Sono in disaccordo solo sulla similitudine tra La Grande Depressione del '29 e l'attuale crisi, non economica (si badi bene), ma finanziaria.
    Sta tuttta qui la differenza.
    Molto brevemente, la crisi del '29 si caratterizz
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  15. #30
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    Citazione Originariamente Scritto da EVOKar Visualizza Messaggio
    Da una delle tante fonti:

    VIGNETTA BUSH “COMUNISTA” - Così una vignetta, un’inserzione a piena pagina sul New York Times di martedì, ha infatti raffigurato il presidente, il ministro del tesoro Henry Paulson e il governatore della Riserva federale Ben Berkanke. In essa, in divisa sovietica, la troika infila una bandiera con la falce e il martello sovrimposti alle stelle e strisce nelle tombe del capitalismo e dell’impresa privata.
    Sulla bandiera campeggiano le scritte Grandi assicurazioni, Auto di Detroit e Banche di Wall Street.
    L’allusione è chiara: dando i soldi dello stato alle società, e tradendo così il mercato, la troika ha abbracciato il comunismo. La vignetta, che ha destato scalpore, è dovuta a un capitalista di ventura, William Perkins III, di Houston nel Texas, la culla di Bush. I giorni scorsi, in piena tempesta finanziaria, Perkins guadagnò 1 milione e 250 mila dollari acquistando i titoli della banca d’affari Goldman Sachs mentre calavano e rivendendoli mentre salivano proprio grazie all’intervento del governo.
    Ma il colpo di fortuna, compiuto nel crollo delle borse, infuriò l’investitore invece di rallegrarlo: “Comprai le azioni perché ero convinto che la Goldman Sachs riprendesse da sola” ha spiegato Perkins “non perché mi aspettavo un sussidio pubblico. Sono un liberista, e credo che chi rischia debba sapere perdere, non solo guadagnare”. La troika era già stata accusata di “socialismo” dai repubblicani ma Perkins ha voluto andare oltre.
    Si è rivolto a uno studio di disegnatori neri di Houston, Otabenga Jones (Ota Benga fu un pigmeo messo in mostra a uno zoo di New York un secolo fa), specializzato in satira politica.
    E questi si sono ispirati al famoso monumento di Iwo Jima, dei marines che piantano la bandiera sul monte conquistato in Giappone nella seconda guerra mondiale.


    E tale Perkins comprò uno spazio sul giornale americano per pubblicare la vignetta. La provocazione non ebbe origine dalla linea editoriale del giornale, figurarsi.
    Nan, riporti notizie in maniera falsa e tendenziosa.
    Rigiri teorie e pensieri economici di esponenti illustri dell'etablishment finanziario globale come se fosse farina del tuo sacco. Un esempio? Sei così sicuro che Stiglitz sia tout court contro la globalizzazione così come da te esposto?
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    Incredibile come un laureato in Economia cerchi in blog per rispondere senza motivare nulla ad un utente:

    http://www.reset-italia.net/2008/09/...new-communist/

    Mentre qua non c'é fonte e la vignetta campeggiava accanto lo spazio opinioni del new york times con articolo da titolo simile.
    Io ho il giornale A differenza di te che smerci blog per trovare una giustificazione, in terzo luogo se tu avessi una conoscenza dell'inglese decente avresti letto gli articoli del W.Post, NYT e Guardian che ho postato in vari topic che dicevano la stessa identica cosa.
    Quarto e ultimo luogo, le inserzioni del NYT hanno un vaglio satirico per indirizzo politico e la famosa Mand Many, non c'è pubblicazione senza condivisione editoriale.

    Ma basta soltanto un'altra cosa, ho preso esattamente tutti i pronostici sulla situazione mesi prima mentre tu dicevi cose che venivano sbugiardate dai fatti, se vuoi possiamo confrontare la situazione delle banche Italiane, una ad una, vediamo chi ci prende. Anche adesso. Le notizie ci sono:

    Partiamo? Banca Intesa.
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