Originariamente Scritto da
Il Manu
Esistono Verità che non hanno un colore politico o religioso, ovvero non possono essere reclamate da questa o quella confessione religiosa, ma sono le più universali possibili.
Vediamo quindi queste Verità che possono mettere d'accordo il religioso con il laico e financo con l'ateo che osservi comunque una visione morale dell'esistenza.
Osserviamo allora il mondo che ci circonda e non possiamo che scoprirvi lacrime e dolore. Ecco che il nostro essere ne è turbato, e noi stessi ne soffriamo. In questo turbamento, la nostra anima si sofferma e pare che il creato altro non sia che l'opera mostruosa di un dolore senza fine.
Chi prova questo turbamento è già avvantaggiato rispetto a chi non lo prova affatto. Si dice che chi rimane insensibile al dolore è crudele, mentre chi soffre del dolore altrui è nella giusta posizione: vorrei esaminare se ciò corrisponde alla realtà e, soprattutto, se è fattivo.
Vi sarete più volte chiesti se i Maestri, coloro che sono giunti alla libertà del loro essere, soffrono del dolore di chi è ancora avvinto dai ceppi della schiavitù. Vi sarete domandati se chi ha raggiunto la più alta beatitudine in Dio può godere di questa immensa, celestiale esistenza, pensando che i suoi fratelli giacciono ancora nel dolore e nella densità della materia
Se è vero che l'insensibilità al dolore altrui può essere segno di crudeltà, è altresì vero che l'eccessivo soffermarsi sul dolore degli altri, che l'eccessivo timore del dolore, non sono affatto costruttivi. Quando vedete un creatura che giace ammalata, certo non fate in modo di ammalarvi anche voi per aiutarla. Quando vedete una creatura travolta dalle ruote di un veicolo, non fate certo in modo di essere anche voi travolti.
Così, è inutile soffermarsi sul dolore degli altri senza cercare di estirparne la ragione.
Il dolore non deve essere visto come una cupa condanna, ma come mezzo di salvezza. Il dolore deve essere annullato alle sue stesse radici.
Se vedete un mendicante che vi chiede l'elemosina, forse in un impeto di generosità vorreste donargli tutto ciò che avete per aiutarlo, ma in effetti che cosa avreste fatto? Non avreste risolto la situazione del mendicante, avreste solo e transitoriamente risolto la manifestazione di un essere intimo che determina quella situazione.
Così, non serve risolvere temporaneamente le manifestazioni di queste situazioni intime: occorre agire alla radice dell'individuo per estirparne le vere cause. Non serve togliere ciò che appare delle intime brutture: occorre togliere le intime brutture, risalire fino alla causa, all'origine.
Udendo queste parole, subito l'uomo le prende a giustificazione della propria crudeltà e forse, d'ora in poi, si sentirà autorizzato a sorvolare sulle altrui sciagure. Ma non è questo che noi vogliamo significare. Voi dovete sì comprendere, amare i vostri fratelli che giacciono nel dolore, ma non essere da questo dolore annientati.
Dovete comprendere che quel dolore è a loro utile, e dovete cercare di alleviarlo non solo agendo su ciò che è al di fuori ma soprattutto sulle ragioni che lo determinano. E laddove non aveste questa potestà, ricordate quale è il dovere dell'individuo: quello di liberare se stesso, giacché l'umanità è fatta di individui e dalla nostra liberazione scaturisce la liberazione dell'umanità tutta.
Ma significa liberare se stesso, direte voi?
Pace e Bene