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Risultati da 61 a 75 di 77

Discussione: Sei militari morti questa mattina a Kabul

  1. #61
    Banana L'avatar di Ailis
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    Ora è anche saltato fuori che uno dei morti nell'attentato era iscritto a un gruppo Facebook chiamato "partito nazional fascista"...
    Non mi smentisco, non vedo perchè devo provare sgomento per un militare che muore in guerra..."guerra" poi...
    "Nulla si sa, tutto si immagina"
    Federico Fellini

  2. #62
    Eterodosso L'avatar di N3m0
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    quelli della folgore sono al 99% tutti fanatici fascisti e/o nazi-fascisti, non è una novità nè un mistero.
    [URL="http://n3m0.splinder.com/"][size=1][color=red]Il problema degli uomini non

  3. #63
    whatever.. L'avatar di Misterikx
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    [QUOTE=N3m0;1039441]quelli della folgore sono al 99% tutti fanatici fascisti e/o nazi-fascisti, non
    " Non siamo in un salotto borbonico col mignolo sollevato e l'inchino obbligatorio. Qui siamo tutti uguali. Non ti aspettare in un forum cose difficili da trovare pure tra amici e parenti." Nahui

  4. #64
    Opinionista L'avatar di acid75
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    Pensate sia un fake?

  5. #65
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    [QUOTE=N3m0;1039441]quelli della folgore sono al 99% tutti fanatici fascisti e/o nazi-fascisti, non

  6. #66
    Il Magnifico L'avatar di mat
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    Ho seguito in diretta su Sky i funerali di stato dei soldati morti (funerali di stato come a Mike Bongiorno) il 21 settembre.
    Che dire?
    La cerimonia è stata suggestiva e commovente, solenne...però, che informazione è quella che ci propone in questi casi sempre e solo il dolore dei famigliari e dei commilitoni?
    Perchè nessuno, ma proprio nessuno ha trovato quasi surreale che rendessero omaggio ai morti le frecce tricolori appena rientrate dagli onori resi a Gheddafi (personaggio quantomeno ambiguo nei suoi rapporti con movimenti vicini a chi ha fatto a pezzi con una bomba i militari italiani)?
    Ma l'Italia esattamente da che parte sta?
    Ci fosse stato nella bara ciò che resta di un mio amico o un mio parente mi sarei incazzato come una bestia...
    La manifestazione nazionale sulla libertà di stampa del 19.9. a Roma era stata annullata dagli organizzatori e tutti giù a dire "bene", "bravi", "non è il momento delle polemiche" ecc. ecc. e io intanto che vedevo scorrere immagini di figli, vedove e genitori in lacrime mi chiedevo: ma nessuno davvero sa che nelle guerre la verità è la prima a morire?
    Due di manifestazioni ne avrebbero dovuto fare!
    Magari un'informazione più libera e indipendente si sarebbe chiesta anche perchè dei sei morti il più settentrionale era di Orvieto.
    Si sarebbe chiesta perchè ancora oggi nel 2009 chi muore nelle "missioni di pace" o preso a sassate e sprangate in testa ad una cretinissima partita di calcio sono sempre e solo i figli del Sud...
    Alla faccia delle casette di Onna e della già annunciata nuova cassa del mezzogiorno...
    Questo pensavo e mi veniva il vomito a vedere sempre i soliti stronzi in prima fila che facevano finta di essere commossi, come fai a commuoverti per la morte di una persona quando sei stato tu a mandarla a morire?
    Misteri della politica.
    Misteri dell'informazione...
    Ultima modifica di mat; 24-09-2009 alle 16:52
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  7. #67
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    L'hai letto l'articolo di Saviano sui ragazzi del Sud? E' a pag.3 del topic...
    amate i vostri nemici

  8. #68
    Il Magnifico L'avatar di mat
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    Adesso sì.
    Più o meno abbiamo pensato le stesse cose.
    Lui però le scrive meglio...
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  9. #69
    Eterodosso L'avatar di N3m0
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    Citazione Originariamente Scritto da Misterikx Visualizza Messaggio
    cazzo sto pensando a quel povero 1% vittime del nonnismo...

    OT;

    ueeeee ma che fine hai fatto?
    ..ti hanno dato la condizionale?
    ... ho in famiglia un ufficiale della folgore, una pecora nera che non hai idea edit: doppia battuta

    che fine ho fatto? mi son rotto le @@ di ripetere sempre le stesse cose ad un muro
    [URL="http://n3m0.splinder.com/"][size=1][color=red]Il problema degli uomini non

  10. #70
    pensatore dei 2 millenni L'avatar di falcopellegrino
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    [QUOTE=The Evil Twin;1038045]http://www.lastampa.it/redazione/cms...7423girata.asp

    Sei morti, quattro feriti gravi, un'autobomba in centro ed i talebani che rivendicano l'attentato.
    Dovevano andare via, dovevamo ritirare le nostre truppe.
    Ma Berlusconi & co sono vicini alle vittime, ribadiscono che bisogna restare, che bisogna mostrare l'orgoglio italiano, che
    l 'importante

  11. #71
    Opinionista L'avatar di exhile
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    [QUOTE=falcopellegrino;1040324]ca un mese fa in afghanistan il 50 % della popolazione ha sfidato i taleban andando a votare
    se ci ritirassimo ora i taleban farebbero un eccidio
    Dobbiamo restare e permettere a quel popolo di consolidare polizia esercito servizi segreti non ch

  12. #72
    pensatore dei 2 millenni L'avatar di falcopellegrino
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    [QUOTE=exhile;1040326]a me sembra che uccidendo i civili le forze nato stiano consolidando i talebani; un esperto (credo un generale americano ai tempi del vietnam) sosteneva che ogni volta che per uccidere un guerrigliero si uccide per sbaglio un civile, di fatto si creano almeno 4 nuovi guerriglieri - amici, parenti ecc. del civile ucciso - se ci
    l 'importante

  13. #73
    Opinionista L'avatar di exhile
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    [QUOTE=falcopellegrino;1040338]sai che

  14. #74
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Controllo del mercato dell'oppio, controllo dei gasdotti.....c'e' molto altro che passa dall'afghanistan e da questa sporca guerra. Venirne fuori sarà un'impresa.
    amate i vostri nemici

  15. #75
    Il Magnifico L'avatar di mat
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    Se avete tempo e voglia leggete questo intervento.
    Mi trova completamente d'accordo:
    I CADUTI IN AFGHANISTAN E IL CUOCO DI GIULIO CESARE, 23.9.2009
    a chiunque abbia tempo e voglia di combattere per un’altra causa persa.
    Cari Amici,
    se lo domandava molto tempo fa il vecchio Bertolt Brecht: Giulio Cesare ha conquistato tutta la Gallia: ma non aveva nemmeno un cuoco? Gli fece eco, anni piu radi, il nostro Lucio Dalla in Itaca: “Capitano, che hai negli occhi – il tuo splendido destino – pensi mai al marinaio – a cui mancan pane e vino? – Capitano, che hai trovato – principesse in ogni porto, - pensi mai al rematore – che sua moglie crede morte?”.

    E’ una bella canzone, questa di Dalla: un po’ vecchia ormai, ma adatta a chi corre l’avventura in paesi lontani. Chissà se la conoscono, i nostri parà in Afghanistan. Fra l’altro, farebbe molto al caso loro: e al nostro.

    Lo dico perché anch’io ho seguito, il 20 aprile, il rientro dei nostri ragazzi caduti. Sono un vecchio ex ufficiale d’aeronautica, i parà li conosco e li amo. Quelli, poi, avrebbero potuto per età essere miei figli. E avrei potuto essere nonno di Simone Valente, il bambino di due anni figlio del sergente maggiore Roberto: uno dei cinque tornati a casa forse proprio secondo la descrizione di un altro nostro poeta e musicista, Fabrizio de André, le salme avvolte nelle bandiere “legate strette perché sembrassero intere”.

    I politici e i loro gregari gestori dei mass media, che – ne siano consapevoli o no – ce li hanno sulla coscienza, si sono sgolati chiamandoli “vittime”, “eroi”, “martiri”. No: niente di tutto ciò. Un soldato che cade durante un combattimento o un incidente di guerra e, appunto, un caduto: non è una “vittima”, perché tale appellativo spetta agli inermi, agli indifesi che avrebbero dovuto restare estranei ai fatti d’arme, laddove i soldati stanno in uniforme e in armi perché di tali fatti sono coprotagonisti. Non è né un “martire”, né un “eroe” perché, al di là della retorica facile perché gratuita, tali termini spettano a chi in qualche modo ha compiuto qualcosa di straordinario e di esemplare. E i cinque parà, strettamente parlando, non sono caduti nemmeno nell’adempimento del loro dovere, in quanto erano in Afghanistan per una loro libera volontaria scelta. Essi sono caduti nell’esercizio delle loro funzioni, facendo il loro lavoro: in una circostanza tragica, ma che faceva parte purtroppo della loro condizione professionale. E che ne facesse parte ciascuno di loro lo sapeva benissimo. Poiché il loro lavoro aveva ed ha una valenza pubblica, onoriamoli. Ma non infanghiamone la memoria contaminandola con la retorica. Per un soldato, la morte – lo diceva benissimo José Antonio Primo de Rivera, che lo provo con i fatti – “è un atto di servizio”.

    Ecco perché è grottesco che il ministro La Russa dichiari che quei parà sono morti “per la Patria”. In Italia, se si vuol restare fedeli alla costituzione le armi s’imbracciano soltanto per difendersi; e il teorema della “difesa preventiva”, secondo il quale l’occupazione dell’Afghanistan servirebbe a tutelare le nostre città e le nostre case dalla possibilità di attacchi terroristici, prima di essere infame e ridicolo. La guerra al terrorismo si fa con l’intelligence, con l’infiltrazione e soprattutto con l’eliminazione delle ragioni sociali e politiche suscettibili di far guadagnare simpatie ai terroristi: non con i bombardamenti aerei e con i carri armati. L’occupazione dell’Afghanistan ha avuto tra le sue conseguenze quella di diffondere a macchia d’olio il terrorismo e la simpatia per esso. Lorsignori hanno mandato i nostri soldati a morire per far piacere alla superpotenza statunitense e nel nome di un demenziale teorema geopolitico; ed essi hanno accettato il rischio, al di là delle varianti personali, perche cio faceva parte della loro condizione professionale. Il che non vuol affatto dire che i nostri ragazzi siano morti invano: al contrario. Quando a troppi italiani sarà caduto dagli occhi il malefico velo della propaganda che ora intralcia loro la vista, apparirà chiaro che quelle vite sacrificate sono state altrettanti passi sulla via della pace e della giustizia: la quale passa per forza attraverso il riconoscimento che l’avventura in Afghanistan e stata tanto infame quanto assurda.

    E non è meno grottesco Umberto Bossi, quando ammettendo di aver votato per mandare in Afghanistan i nostri soldati, precisa che non aveva alcuna intenzione di “mandarli a morire”. Non so se Ella abbia fatto il soldato e ignoro quanto Ella sappia di storia, Signor Ministro: ma lasci che Le confidi in un orecchio un piccolo segreto. In guerra ci si muore.

    D’altronde, la gaffe di Bossi è comprensibile. Ma proprio questo la rende più repellente. Le guerre in Iraq e in Afghanistan, come troppi conflitti che oggi insanguinano il mondo dalla Palestina all’Africa, vedono confrontarsi forze armate “regolari” e superarmate contro avversari in condizione militarmente inferiore, a parte le vittime civili e i caduti sotto “fuoco amico” e a causa di “danni collaterali”, che in genere si degnano appena di una distratta menzione. E’ sottinteso che molti pensano che, in una guerra del genere, i “nostri” data la loro superiorita militare siano invulnerabili e che il morire tocchi solo agli altri. Così come nessuno storico si è mai piegato sui problemi e magari i dolori del cuoco di Cesare, che pure era in fondo un uomo come lui e come noi, assistiamo oggi a una terribile ingiustizia, che aggiunge all’orrore del sangue versato l’offesa del disprezzo e della noncuranza.

    Dei nostri cinque parà, anche se a pochi giorni dal loro sacrificio essi stanno gia purtroppo entrando nell’oblio (sono queste le regole della societa-spettacolo), finché facevano notizia ci hanno detto tutto: ne abbiamo visti i volti, ne abbiamo letti i profili biografici, ne conosciamo i nomi e quelli delle loro mogli, delle loro fidanzate, dei loro figli. Qualcuno di loro avrebbe forse preferito un po’ piu di riserbo, di silenzio: di pudicizia. Ma in fondo è forse giusto che sia stato così: erano soldati del nostro esercito, gente nostra. I prossimi, gli affini, i familiari ci sono ovviamente e naturalmente sempre piu cari di chi ci sta piu lontano.

    Ma non sarebbe né umano, né cristiano continuar a ignorare le vittime degli “altri”, a tenere nell’ombra e nel silenzio quelli “dell’altra parte” (se è un’altra parte: e non lo e, perche con loro non siamo in guerra, e comunque perche condividiamo con loro la condizione umana, la vera patria comune): come le decine di poveri afghani, fra cui donne vecchi e bambini, trucidati non troppi giorni fa da un barbaro disumano e inutile attacco aereo mentre cercavano di alleviar la loro miseria drenando un po’ di benzina da un camion sventrato. Era “complicita col terrorismo”, quel povero gesto? Era un “atto di guerra”, d’una guerra non dichiarata, quella strage barbarica, che teneva dietro a un numero ormai spaventosamente alto di analoghe stragi tutte impunite? Ed è umano, è degno della “nostra civiltà occidentale”, continuar a trattare come dei semplici numeri tutti i poveri morti che giornalmente affollano le cronache distratte di quelle guerre lontane – in Afghanistan come in Iraq, come in Palestina, come in Africa, come nel sud-est asiatico, come nell’America latina, anzi che sovente vengono taciuti del tutto perche “non fanno notizia”?

    Ecco: umanità e giustizia vogliono che anch’essi facciano al contrario notizia; che cessino di essere aridi e anonimi numeri su un bollettino o su una statistica. Perche pesano sulla nostra coscienza. E sono un peso intollerabile soprattutto per noi che all’insensata e infame avventura afghana siamo sempre stati contrari, e nondimeno non siamo riusciti a fermarla.

    Mi chiedo: esiste chi possa raccogliere queste righe e farle proprie? Ed esiste in Italia un giornale che abbia il coraggio di dedicar alle vittime afgane innocenti ogni giorno cinque brevi necrologie, tante quanti erano i nostri parà caduti?

    Sarebbe necessario e doveroso specchiarsi in quei volti, imparar a fare i conti con chi è morto anche per colpa del nostro silenzio e della nostra acquiescenza; con quelli della cui uccisione siamo stati complici, e lo abbiamo fatto a cuor leggero perché erano “lontani”, perche erano “diversi”, perche non hanno nessuno che li difenda e ne rivendichi la memoria e il rispetto. Dovremmo meditare sulle loro sembianze e sulla loro vite spezzate, noialtri che non riusciamo a opporci abbastanza efficacemente alle canaglie nostrane, ai mascalzoni che con arroganza ci vanno ripetendo che invadere un paese altrui e bombardare degli inermi da duemila metri è un normalissimo – e perfino “eroico” - atto di guerra per quanto la guerra non sia dichiarata, mentre difendere la propria terra con le armi di cui dispone un popolo che non ha né aerei, né elicotteri, né missili aria terra, né mezzi corazzati, è un atto “infame” e “vile”.
    Il vostro sarebbe disposto a questo tipo di testimonianza?

    http://www.francocardini.net/
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