Risultati da 1 a 14 di 14

Discussione: Welcome to my Hell

  1. #1
    Lamhia
    Guest

    Welcome to my Hell

    E' stata fatta una patta. Che cazzo di patta è stata fatta?
    E' stato un dare ed avere. Che cazzo di dare ed avere?
    Molli tutto per una persona che ti si presenta in un modo, senza parlarti di una parte forte del suo passato, senza darti tutte le carte per poterti permettere di scegliere, conoscendo alcuni contro, ma di certo non tutti, e di certo non uno molto importante, perchè si è guardata bene dal rendertene partecipe.
    Poi scopri il grande segreto, ci arrivi, in un modo o nell'altro, forse perchè non sei così stupida, ma nel frattempo ti senti inutile, una fallita, colpevole, e prima ancora ti sei dimenticata di essere una donna perchè chi ti è accanto non ti tratta più come tale, non ti ci fa sentire, ed anche lì ti senti inadeguata. Poi scopri che c'era dietro altro, ma questo senso di colpa continua.
    Diventi la peggiore stronza di questo mondo, ti vedi guardare con odio da chi ami con tutta te stessa perchè gli stai togliendo quello che in quel momento brama, e non hai nessuno ad aiutarti, e ti senti persa, perchè non sai dove sbattere la testa, e devi essere forte per due quando tu stessa vorresti solo crollare. E' stata fatta una patta? E dove sarebbe questa cazzo di patta? Ti viene data la possibilità di andartene, di rifarti una vita, in fondo hai degli amici che sono disposti a sacrificare parte di uno spazio già ristretto pur di ritirarti su, con la possibilità anche di un nuovo lavoro, in un'altra città, ma tu resti, perchè non vuoi avere rimpianti. Fai una scelta, sì, ed è colpa mia, l'ho fatta, ma non mi venire a dire che è stata fatta una patta, perchè io non vedo patte. Frequenti posti dove non avresti mai pensato di entrare pur di cercare di capire, di risalire. Arrivi a fare cose che non hai mai fatto, e ti scordi cosa significhi uscire con gli amici, divertirsi con spensieratezza, fidarsi di chi ti sta accanto, e poter cedere perchè anche a te è concesso farlo. Dove cazzo sarebbe stata fatta una patta? Nessuno è perfetto, io non lo sono, non ho mai detto di esserlo, anzi, sarò sempre più critica con me stessa che con gli altri, sempre più dura, sempre più rompicoglioni col mio io, probabilmente perchè ancora non ho fatto pace con me stessa ed il mio passato, ma di certo in questo caso non ci sono state "patte", non c'è stata una parità, ma direi una bella disparità, e mentre tutti me lo dicevano, l'unica cogliona che non l'accettava ero proprio io. Ma che tu, proprio tu, abbia il coraggio di dirmi questo, continuando a pensare che niente di quello che è successo abbia influito su di me, no, questo non l'accetto proprio. Non avere i soldi per andare a fare degli esami perchè stavo male, per le condizioni in cui eravamo, e mi parli di fare patte? Rimandare quelli, rimandare tutto, per pensare a tirare su te, non un noi, e me ne rendo conto ora, ti sembra sia stata una patta? E sì, bella cogliona che sono stata, perchè il bello di tutto, è che la colpa, guarda un po', me l'attribuisco tutta, perchè in fondo ho accettato tutto questo, e questa è la tua forza, purtroppo. Il fatto che io abbia accettato e sia rimasta, nonostante tutto, e che sia io, ora, a sentirmi la fallita, e non tu. E questa sì, è la tua forza, indubbiamente, ma di certo non dovrebbe andare così, ma spesso le cose non vanno come si vuole che vadano. Dovrò fare una "patta" con questo, credo.
    Ultima modifica di Lamhia; 10-06-2010 alle 22:10

  2. #2
    Lamhia
    Guest
    Non so se leggerai, non so se sei entrato con un altro nick, il mio istinto mi dice di sì, ma forse leggerai quello che in tanti mi sconsiglierebbero, dandomi dell'idiota, di scriverti perchè non te lo meriti, ma francamente non mi interessa.
    Ho pianto quando ho saputo di tuo padre, nonostante tutto ho pianto. Ho pianto perchè ho pensato a quanto fosse forte la tua perdita, ho pianto perchè nonostante le incomprensioni, ho ricordato qualche gesto di affetto. Ho pianto anche i giorni a seguire, ma sopratutto ho pianto stamattina, dal medico, dopo la tua telefonata, perchè ho pensato che non potesse esserci una morte più assurda. Ho pianto perchè ho pensato a quanto l'ho desiderata io, cercata con tutta me stessa in questi giorni, al fatto che c'ero davvero vicino, e che ancora ora sono dispiaciuta che non sia andata a buon fine, ma soprattutto ho pianto perchè ho pensato che la vita non può essere così stronza, così grottescamente comica, e lasciare in piedi chi desidera con tutte le sue forze non starci più, e portarsi via chi invece al mondo ci stava bene.
    Ho pianto per questo, ho pianto per tanti motivi. Nonostante tutto ho sentito dolore per te e per quello che immagino tu stia provando, conoscendoti. Ho pianto perchè mi sento impotente, e lo sono, e non potrei e non vorrei fare niente, ora come ora. Ho pianto perchè mi sento inutile nei miei e nei tuoi confronti. Ho pianto perchè mi dispiace, e mi dispiace davvero. Credo tu abbia perso un pezzo di te in questi giorni, come io ho perso diversi pezzi di me in questi anni. Ho pianto, avrei voluto abbracciarti, per orgoglio non l'ho fatto, e probabilmente nemmeno lo farò. Ma ho pianto, anche se non avrei dovuto, anche se mi dicevano che era sbagliato. E le mie sono le solite seghe mentali, di chi è sinceramente dispiaciuta, sinceramente impotente, sinceramente inutile, sinceramente vuota, sinceramente tante cose, alcune che nemmeno ti posso dire. Sento il vuoto, in questi giorni credo di aver capito cosa si prova a volersi far scivolare tutto addosso. In questi giorni sono diventata te, e nemmeno te ne sei accorto, solo che per me è stato un precipitare, tutto frettoloso, nel giro di poco. Hai peso un altro pezzo di te, ci sentiremo vuoti in due, probabilmente, per motivi diversi, ma ci sentiremo vuoti entrambi.
    ...c'ho un po' di traffico nell'anima, non ho capito che ora è...ed è come volevo rimanere: stordita, non ricordare dov'ero, come ero arrivata dov'ero, stare su quel grande lettone col dvd che continuava ad andare, la mia bottiglia di rhum preferito accanto, ed andava bene così. Mi sono chiesta se per chi vuole smettere di vivere restare sia la sua punizione, e per chi ama la vita, invece, scada il biglietto prima del tempo, così, all'improvviso. Mi sto chiedendo tante cose, vorrei fare tante cose, come vorrei non fare niente. Vorrei pensare prima al mio dolore, ai miei pezzi persi per strada, ma per ora penso solo al tuo, perchè in fondo lo capisco, perchè la mia fottuta empatia mi frega e mi fregherà sempre. Non so più che dire, logorroica, ho lasciato libero sfogo alle dita. Dovrei dormire, ma non ci riesco, anche se lo vorrei tanto, e per tanto tempo.
    Solo notte, che tu mi legga o meno, prima o poi passerai di qui.
    Ultima modifica di Lamhia; 19-06-2010 alle 00:11

  3. #3
    Lamhia
    Guest
    Non sopporto più le pacchette sulla spalla, e tutti i "tu ce la puoi fare", tu sei una donna forte e ti alzerai, perchè ti sei sembre alzata. Mi viene il vomito ogni volta che la sento, non li reggo più. Ed il sentore di qualcosa che non è stato detto, non volutamente detto, è la cosa che trovo più difficile da mandar giù, terribilmente.
    Non sopporto più tutte le carinerie, tra il vero ed il costruito, ne ho la nausea, una fortissima nausea.

  4. #4
    Lamhia
    Guest
    Vorrei sentire un rimbombo,
    vorrei sentire un tocco,
    vorrei sentire un respiro,
    vorrei sentire un alito di vita,
    vorrei sentire un battito,
    ma l'unica cosa che sento è l'eco,
    l'eco del vuoto dentro l'anima.



  5. #5
    Lamhia
    Guest
    Puoi metterci kg di profumo sopra, puoi anche tentare di "fotografarla" in maniera artistica, ma la merda rimane merda,e prima o poi l'odore si sente!

  6. #6
    Lamhia
    Guest
    La bambina vide quella bambolina di porcellana e le si illuminarono gli occhi; era perfetta in ogni dettaglio, e la voleva ad ogni costo per aggiungerla alla propria collezione.
    La bambolina era in posizione seduta, come tante altre bamboline, era ben dipinta, con lunghi capelli castano scuro che le contornavano il bel visino arrotondato, le guance leggermente arrossate, labbra a forma di cuore, un'espressione dolce.
    Quella bambina decise che doveva portarsi a casa la bambola di porcellana quel giorno, e fece di tutto per convincere la mamma a prendergliela, facendo anche promesse che probabilmente già sapeva di non poter mantenere.
    La mamma adorava la figlia, e l'avrebbe accontentata in ogni modo possibile, quindi comperò alla bambina la bambola di porcellana, l'ennesima.
    La bambina, felice ed orgogliosa del nuovo "trofeo", appena arrivata a casa, lo espone in bella vista: tutti dovranno vedere, già dalla soglia della sua camera da letto, il nuovo e meraviglioso acquisto.
    Per un po' di tempo la bambina, felice per la sua nuova e bellissima bambolina di porcellana, la pettina ogni giorno, le parla, la accudisce, non permette ad un grammo di polvere di posarsi sul suo bel visino, ma passato il tempo, la bambina perde interesse per la bambolina, e le cure che le dedica cominciano ad essere sempre meno frequenti.
    Passano i mesi, i granelli di polvere cominciano a posarsi su quel viso arrotondato un tempo tanto luminoso ed ora così spento, i capelli della bambolina diventano crespi, ed il dolce sorriso di quelle labbra a cuore non sembra essere più così invitante.
    La bambina torna davanti al negozio dove è solita cercare i suoi nuovi "trofei", vede una nuova bambolina, così perfetta, così pulita, così radiosa.
    "Mamma, mamma, guarda quant'è bella, me la prendi?".
    "Ma ne hai già tante tesoro, non ti bastano quelle che hai?"
    "Mamma, ma guardala, questa è diversa, questa è davvero bella".
    La mamma, come al solito, non sa dire di no agli occhioni della sua, di bambolina, ed ecco il nuovo acquisto in bella vista, sopra la mensola dei "trofei", ad occupare il posto dell'altra bambola di porcellana, un tempo così desiderata, ed ora tenuta nascosta, inaccudita, impolverata e fragile, come tutte le belle bamboline di porcellana dimenticate e pronte a rompersi alla prima caduta.

    Ultima modifica di Lamhia; 06-07-2010 alle 11:22

  7. #7
    Lamhia
    Guest
    IL CONTRATTO

    Stava sfogando tutte le sue lacrime, pensando di non poterne più versare, quando si accorse che, tra un mancato battito ed un singhiozzo, stava sussurrando:"venderei la mia anima per non dover mai più sentirmi così". Lo stava sussurrando, singhiozzando, ma l'intenzione con cui pronunciava tale frase era reale e forte, così forte che qualcuno la ascoltò.
    Aveva cercato di offuscare la propria mente col suo rhum preferito, quando senza rendersene conto aprì gli occhi, e si trovò davanti un'ombra nera, suadente, affascinante. Riuscì a metterla a fuoco per un attimo, nel delirio della propria sofferenza, ed in quell'attimo ne percepì subito il magnetismo. Pensava fossero i fumi dell'alcol e la stanchezza; aveva passato le ultime cinque notti a dormire poco ed in compagnia di un incubo diverso per oscurità, quindi pensava fosse l'ennesimo sogno.
    "Sei sicura della tua richiesta" le disse l'Ombra "guardami donna, o quel che ne resta del tuo esser donna, sei sicura di quello che vuoi?".
    Helena lo guardò, almeno ci provò, ancora convinta di sognare, rispondendogli:"Chi sei? Sei il mio incubo venuto a farmi compagnia per questa notte?".
    L'Ombra la guardò di nuovo, porgendole la mano con eleganza d'altri tempi:"tu mi hai chiamato. Ho sentito il tuo dolore, era forte, urlante, io vivo di questo, e giungo solo da chi mi chiama con tanta intensità. Dimmi, donna, davvero venderesti l'anima al Diavolo? Perchè se ne sei convinta, puoi farlo, basta che tu lo voglia".
    Helena lo guardò, tra l'affascinata e lo stupita, in maniera sbeffeggiante gli chiese:" e tu saresti il Demonio? Beh, ti dirò, ti ho sempre immaginato peggio, quasi quasi potevi venire a trovarmi prima, saresti sempre stato meglio di quanto avuto fino ad ora".
    L'Ombra la guardò, le sorrise: un sorriso che era un bagliore, l'avreste mai detto? Il suo sguardo era quasi intenerito davanti a questa maschera di forza frantumata che cercava di sbeffeggiarlo. Lui, il Demonio, davanti ad un'inetta e sofferente umana che stava cercando di deriderlo, ma l'oscurità che c'era in lei era quasi tangibile, aveva addirittura un odore, il profumo della desolazione e dell'amarezza. Per lui era come odorare un giardino primaverile.
    "Sei quasi convincente, ma non sono qui per essere deriso. Se preferisci, possiamo finire di sorseggiare insieme quel buon rhum, e parlare di un contratto conveniente per entrambi. La tua anima, in cambio di quello che desideri. Che cosa vorresti, più di tutto, ora, Helena?".
    Che cosa vorrebbe Helena? Dimenticare gli ultimi quattro anni, poter tornare indietro e fare altre scelte? Oppure vorrebbe far soffrire pene ben più che infernali a chi l'ha portata dentro al proprio inferno?
    "Un contratto?" disse Helena - "se sei giunto fino a me per farti un goccio di rhum, ben venga, anche se stasera continuerei a bere volentieri da sola, ma se sei venuto a contrattare, caro il mio Signor Diavolo, mi spiace, ma hai scelto l'anima sbagliata. Non puoi contrattare un'anima che non c'è, ma se vuoi fare questo pessimo affare.... Pensavo fosse più intelligente, il Demonio, ed anche un po' più grosso, a dire il vero!".
    L'Ombra sogghignò, questa volta un poco spazientita, ma un diavolo ha classe, e non può perdere la pazienza davanti ai suoi "fornitori", altrimenti non porterebbe mai a buon fine il suo lavoro.
    "Tu credi che farei un pessimo affare? Lascia decidere a me; se così fosse, per te sarà tutto di guadagnato, non credi?".
    Helena riuscì a guardarlo finalmente negli occhi, gli rifilà uno dei suoi sorrisi più maliziosi, assumendo anche una posa quasi seducente nella sua veste autodistruttiva.
    "Il Diavolo, pensa chi si è scomodato tanto per le mie urla, l'ho sempre detto io che quando mi ci metto sono una grossissima rompicoglioni! Pensa, gli amici sono tutti impegnati, ma il Demonio in persona si scomoda per venire a contrattare con me. Ma siamo sicuri che tu non sia solo un suo "lavorante?".
    "Sono io, in persona, questo tu lo senti, e sono disposto ad offrire quello che vuoi per la tua anima. La sento, ne sento il profumo, ed ha un valore. Tu non la vuoi più, non ti è più utile, ma puoi barattarla per qualcosa che desideri intensamente, non mi sembra un brutto affare, non credi?".
    Helena lo guardò, sorrise di nuovo, con apparente fatica riuscì a sedersi mettendosi proprio di fronte a lui, sostenendo il magnetismo del suo sguardo.
    "Sei decisamente bello....impossibile resisterti, ed è vero, io non sento più un'anima, ho il vuoto dentro, perchè mai non dovrei accettare".
    Lei gli posò una mano sulla guancia, pensava di trovarla fredda glaciale, ma al contrario era calda. Il Demonio aveva una pelle calda, profumata. Per un attimo si sentì quasi inebriata, in quel piccolo contatto sentì, o almeno credette, non avendola mai provata, la botta di calore di un'overdose.
    "Accetto", disse Helena " e non ti chiedo molto in cambio: voglio un bacio. Voglio un bacio dal Demonio".
    Una fragorosa risata echeggiò nella stanza buia, spoglia e maleodorante di Helena:"tu, puoi chiedere tutto quello che vuoi, e l'unica cosa che chiedi è un mio bacio? Non so se sentirmi onorato, da tale richiesta, o riderne fino a star male. Ma accetto, mia dolce e persa creatura, ovviamente accetto".
    Il Demonio si avvicinà con fare voluttuoso a Helena, le due labbra stavano per sfiorarsi. Helena ne sentiva il calore, ne sentiva già il sapore sovrapporsi a quello del suo rhum preferito, ma accadde una cosa, in quell'abbraccio di dannazione: il Demonio sentì il gelo, il gelo assoluto. La sua Ombra si stava congelando, e non era in grado di staccarsi da lei. Helena lo stava accarezzando con dolcezza, ma il suo sguardo era vuoto, totalmente vuoto, con un chè di, sì, giusto termine, diabolico!
    "Povero Diavolo, ti avevo avvisato che sarebbe stato un brutto affare".
    Sul letto di Helena ora una statua di ghiaccio, una bellissima statua di ghiaccio di cui si scorgevano a malapena i bei lineamenti che la distinguevano, l'unica cosa molto chiara, ben scolpita, era lo sguardo sorpreso. Helena ne tracciò i lineamenti con le dita, lo guardò ancora per un po', finì di bere il suo adorato rhum, e sorridendo freddamente, schiantò la bottiglia contro quella statua. Il letto era fradicio, gelido. Lei tastò le lenzuola con le mani, si tagliò toccando un frammento della bottiglia,si spostò un po' più in là, si rannicchio con il viso sul cuscino macchiato del proprio sangue, le lacrime tornarono a scendere.
    "Io te l'avevo detto che era un pessimo affare", sussurò, addormentandosi.

    Ultima modifica di Lamhia; 07-07-2010 alle 12:11

  8. #8
    Lamhia
    Guest
    "La pazzia è come il paradiso: quando arrivi al punto in cui non te ne frega più niente di quello che gli altri possono dire, sei vicino al cielo!".
    - Jimi Hendrix -

  9. #9
    Lamhia
    Guest
    Per alcuni è stato facile giudicare, commentare, basandosi solo sulle parole di un povero incantatore, che incanta prima di tutto se stesso, perchè la realtà è fatta di responsabilità ed è dura da affrontare, come è anche più duro ammettere di avere dei problemi.
    E' stato facile dirmi che rimanevo legata al passato per quelle persone che da lui sapevano che ci eravamo separati da tempo, peccato che fosse una mera bugia, come quelle che raccontava a me, e di cui, avendone sentito l'odore, lui aveva già cercato di farmi sentire in colpa.
    E' stato facile recriminare senza sapere cosa c'era dietro, giudicare e commentare, pensare di conoscere tutto quando niente si conosceva. E' stato tutto molto facile per certe persone, come sempre è così.
    La maschera all'incantatore è stata levata, incantatore che incantava tutti, ed allo stesso disprezzava e rinnegava tutti, come è suo solito fare.
    E' stato facile, ma chi ne esce con le ossa distrutte è la persona per cui niente è stato facile, nemmeno essere stronza.

  10. #10
    Lamhia
    Guest
    Sensi...

    Effetto strano trovare qualcuno che passa di qua, dopo tanto tempo, solo per leggere un paio dei miei interventi, la cosa mi ha lusingata e sorpresa, anche onorata, se vogliamo... ritrovarmi a sentire qualcuno tutti i giorni e sentire che, ironicamente, è l'unica persona che in questo mio inferno riesce a farmi sorridere, star bene, farmi parlare, confidare, e tutto questo senza sentirmi per nemmeno un attimo giudicata o compatita. Tutto esce con naturalezza, risate comprese, prese per il culo, ed in qualche momento anche il giocare sui doppi sensi, anche se in questo ancora lancio il sasso, ma poi lo riprendo.
    Il tutto per ritrovarsi poi ad aver paura di questo, perchè non riesco a comprendere se sono io che in questo stato di mia fragilità posso attaccarmi troppo a qualcuno, e perchè non voglio più stare bene perchè c'è qualcuno, ma voglio star bene solo ed esclusivamente perchè così è, indipendentemente dalla presenza o meno di qualcuno nella mia vita. Diffidente anche nei confronti delle mie emozioni, oltre che di quelle altrui, e questo è quello che ora più che mai mi spaventa, ma in relatà era così già da anni, ed in realtà è la cosa che più mi ha provocato rabbia: essermi sviscerata, annullata, plasmata, e non aver tirato fuori la mia forza, il mio coraggio che in tanti riconoscono e che io per diverso tempo, ed anche ora, faccio fatica a sentire parte di me.
    Sensi...
    diffidenza, rabbia, paura...
    voglia di sentirmi indispensabile senza sentire indispensabile chi ho davanti..
    voglia di star bene solo perchè così deve essere e non perchè qualcuno può farmi star bene...

  11. #11
    Lamhia
    Guest
    Ok, i miei scritti di quei tempi bui si sono auto-ribellati?

    Gi

  12. #12
    A volte basta un poeta con la chitarra a dare un poco di sollievo, Lamhia, spero che questo ti tiri su:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Vic_Chesnutt



    Scomparso suicida pochi giorni dopo questa registrazione, il 25 dicembre.
    Ultima modifica di Full di Jack; 22-05-2012 alle 01:11
    A presto!

  13. #13
    Lamhia
    Guest
    Stasera, da casa, ascolto con calma. Certo che per tirarmi su lo scomparso suicida per

  14. #14
    [QUOTE=Lamhia;1362671]Stasera, da casa, ascolto con calma. Certo che per tirarmi su lo scomparso suicida per
    A presto!

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