Incontro
Nella brumoso limbo untuoso ed incerto del turbamento mentale, ove le grandezze fisiche perdono significato ed i contorni delle coscienze di intelligenze diverse sfumano nella consapevolezza inconscia dell’unico assoluto dell’essere, incontrai una Regina.
Me la trovai seduta accanto nell’etereo sedile di nulla mentre lasciavo scorrere le mie fantasie ontologiche di generose alcoliche libagioni, e subito lei, la Regina, mi apparve ancor più desolata di come fosse lo stesso spirito mio dolente.
Intesi di lei e della sua angoscia per le innumerevoli figlie sorelle affidate al suo potere dispotico e totale, quello che non sentiva più di poter reggerne la responsabilità.
Riconobbi immediatamente che lei... stava molto peggio di me.
Il suo mondo, l’unico di cui avesse coscienza e conoscenza, andava disfacendosi fra le mani, senza colpa e senza speranza di redenzione; quelle mani che sole avrebbero potuto reggerlo e plasmarlo. La Regina desolata piangeva la propria impotenza.
Ben diversamente io, miserrima pedina solo stufa del proprio universo sublimemente affidato ad un dio superno, con angeli a sostenermi, cherubini a confortarmi e demoni da maledire come colpevoli delle mie colpe.
La mia angoscia, solo un modesto fastidio personale.
Mi fu dato di comprendere la differenza fra la solitudine senza limite del potere supremo, quello della Regina, e la decisamente comoda condizione di me schiavo, servo umile e prezioso, coccolato e garantito dalla misericordia di un dio onnipotente.
Compresi la Regina, e le sue lacrine, e la straziante pena. Ne ebbi pietá e segretamente, nel fondo dell’anima mia mesta, perdutamente l’amai.
Lucio Musto 20 aprile 2010
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