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Discussione: paroleinutili.it

  1. #31
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    Citazione Originariamente Scritto da Kannon Visualizza Messaggio
    Su paroleinutili.it sono comprese tutte le conoscenze del passato in forma organizzata e intuitiva, con importanti riferimenti alla scienza più avanzata, dalla matematica all fisica alla psicologia. Per questo puoi trovarci concetti che esistono da millenni, ma mai li troverai in un qualcosa che li racchiuda tutti e li organizzi dando un senso in chiave di "evoluzione" del pensiero e delle intuizioni umane, degli insegnamenti antichi e di quelli più moderni.
    A mio modo di vedere, su parole inutili vi si può trovare tutto quello che vuoi, ma se non date l'importanza che si merita alla memoria e non sapete come essa sia nata, non sapendo neppur dare una definizione al pensiero, tutto il resto, per l'appunto, sono "paroleinutili." Perdonami Kannon, ma il mio esser così drastico non dipende da una mia personale presunzione ma, vi sono dei cammini scientifici cui ho partecipato, anche se indirettamente, che hanno valorizzato al massimo il concetto di memoria fisica e menmonica, arrivando a concludere che, senza di esse, non esisterebbe nulla, nemmeno quello che voi chiamate "l'assoluto". Per questo non mi avventuro nemmeno ad iniziare a leggere quello da te ed altri consigliato. Per altro, se dovesse postare e argomentare degli assunti che mi dimostrassero l'inesattezza di quello da me affermato, poiché seguo una strada relativistica e non assolutistica, come la vostra, prontissimo a cambiare idea...anche subito. Vedi come è bello seguire la strada scientifica della ragione e non quella della fede, per unire tutti gli uomini sulla via della verità?
    Ultima modifica di Bruco; 08-02-2010 alle 13:01
    [FONT="Lucida Console"][COLOR="Blue"]La fantasia

  2. #32
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    Citazione Originariamente Scritto da Bruco Visualizza Messaggio
    A mio modo di vedere, su parole inutili vi si può trovare tutto quello che vuoi, ma se non date l'importanza che si merita alla memoria e non sapete come essa sia nata, non sapendo neppur dare una definizione al pensiero, tutto il resto, per l'appunto, sono "paroleinutili." Perdonami Kannon, ma il mio esser così drastico non dipende da una mia personale presunzione ma, vi sono dei cammini scientifici cui ho partecipato, anche se indirettamente, che hanno valorizzato al massimo il concetto di memoria fisica e menmonica, arrivando a concludere che, senza di esse, non esisterebbe nulla, nemmeno quello che voi chiamate "l'assoluto". Per questo non mi avventuro nemmeno ad iniziare a leggere quello da te ed altri consigliato. Per altro, se dovesse postare e argomentare degli assunti che mi dimostrassero l'inesattezza di quello da me affermato, poiché seguo una strada relativistica e non assolutistica, come la vostra, prontissimo a cambiare idea...anche subito. Vedi come è bello seguire la strada scientifica della ragione e non quella della fede, per unire tutti gli uomini sulla via della verità?
    Anche io partecipo ai cammini scientifici e che trattano anche il concetto di memoria:

    Sulla Memoria

    Ricerche su antiche lingue hanno messo in evidenza le diverse "mappature" del linguaggio e del suo sviluppo nel pensiero, determinando differenze nell'intendere la realtà e, pertanto, un diverso percorso filosofico-religioso. Consideriamo, ad esempio, la frase: "prendiamo a martellate un chiodo" ed esprimiamo lo stesso concetto in quest'altro modo: "prendiamo un martello e con il martello colpiamo il chiodo". Nel secondo caso non c'è la possibilità di saltare un evento e, nell'analisi corretta dell'azione (con l'atto di prendere il martello), va specificato tutto. È un linguaggio diverso, che può creare pensieri filosofici completamente differenti. Queste sono ricerche agli albori.

    Attraverso anni di approfondimenti e lezioni abbiamo cercato di organizzare collegamenti tra più lingue. Con il lavoro su Patañjali in cinque lingue sono state ricondotte le parole a valori consoni ad una "mappatura" occidentale del cervello, diversa da quella orientale (vedi www.pluriversity.it sezione filosofia). Chi ha studiato, o studia, si collega intuitivamente al percorso evolutivo dell'umanità e legge con estrema "intuitività" queste parole inutili.

    Ricordare non è "mappare".
    La memoria è qualcosa di assolutamente trascurabile (per il percorso interiore), non è un insieme di cassetti da aprire e usare. Questo è uno degli errori più superficiali che si possano commettere. Tu sei ciò che sei, non quanto hai messo in memoria. Quello che hai messo in memoria è apparentemente più evidente, ma non sei tu. Ciò che non hai messo in memoria e si è spalmato nel tuo essere ed esistere, quello sei tu. Quanto conservi nel ricordo è il manifesto del film da attaccare per strada. Tu sei il film, non il manifesto.

    Ogni rappresentazione teatrale è unica ed irripetibile, non ce ne saranno mai due identiche, anche se i manifesti rimangono uguali.
    I manifesti che stampano le compagnie teatrali sono gli stessi per tutte le rappresentazioni, ma ogni spettacolo è diverso dagli altri: la prima volta un attore si è emozionato ed ha dimenticato alcune battute, la seconda ha litigato con la moglie, la terza una delle attrici ha lasciato il marito, la quarta una comparsa non è potuta venire perché stava male e ne è venuta un'altra, e così via... Gli attori cambiano continuamente. La memoria è il manifesto stampato all'inizio, sempre uguale. Le rappresentazioni, sempre diverse.

    Ciò che custodisci nei ricordi non è il teatro che vivi, sono i manifesti che attacchi intorno a te, ogni volta che ti muovi credendo di vivere per la memoria delle cose. Poi li devi ristampare, perché finiscono, e la memoria cambia, cambia il colore e a volte il soggetto del manifesto. Non vi confondete, non siete la memoria.

    La tutela della libertà dell'essere è la memoria che scompare, o la memoria che appare? Perché l'intelletto non riferisce le informazioni? Perché le nuove condizioni di pensiero, che di volta in volta acquisisci, mantengono un ricordo mentre un altro viene cancellato? Evidentemente c'è una strategia dell'intelletto nell'interazione. La strategia segue prima di tutto l'obbligo della libertà. La somma del sapere non è mai la Talità, altrimenti sarebbe costrizione. La somma del sapere non può essere obbligatoriamente la Talità, Tale e Quale È. Altrimenti sarebbe una forzatura alla libertà, che diverrebbe condizionata.

    Di ogni evento, una parte diventa memoria mentre un’altra viene nascosta: non l'hai percepita, non ti serviva; in quel momento non era importante per vari motivi. Per quale ragione viene messo in evidenza solo un aspetto? Perché ti deve "suonare" per un apprendimento futuro. Anche se sul momento può sembrarti un ricordo stupido in realtà non lo è: è una porzione di un mosaico i cui pezzi purtroppo non sai ancora mettere insieme, perché è presto. Non vedi il mosaico, ne hai solo una scheggia, colorata o sformata, che nemmeno ti interessa. Poi metti in piedi i vari frammenti senza apparente possibile connessione e ti accorgi che invece formano un disegno. Un aspetto della memoria costituito di cose apparentemente futili entra a far parte di un disegno più complesso, di cui vedi solo un pezzo e pertanto non comprendi. Questo è il Gioco tra mente ed intelletto.

    A volte, affinché tu vada incontro ad un destino che ti spetta, ti devi ottenebrare e compiere una serie di esperienze che in condizioni normali non faresti mai.
    L'intelletto non organizza tali esperienze da solo, le organizza in una interazione continua e complessa con l'intera rete di coscienza di tutto il sistema, sino alla Base. Se devi passare per una strada dove ti cadrà un vaso in testa, perché è necessario conoscere la tua risposta rispetto a quell’evento, allora può accadere che, nel momento in cui dovresti girare a sinistra, l’intelletto ti ottenebri e giri a destra. Tutti si ottenebrano, Realizzati e saggi compresi. Non c'è niente da fare, perché è l'interazione complessa di tutto l’universo ad obbligarti, e l'obbligo è l'intera coscienza! A quel punto, o ti arrabbi come una bestia o, all'estremo opposto, vai dalla signora che ha lasciato cadere il vaso e le dici: "signora, grazie per i fiori ma il vaso non era necessario..."

    Questo è il problema: se il sistema vuole da te una risposta non c'è niente da fare! L'ottebramento non è parziale è totale perché l'obbligo è vedere, in base all'esperimento della libertà della coscienza, la tua reazione. Evidentemente per sbadataggine, chissà quando, hai fatto cadere un vaso in testa a qualcuno che gentilmente te lo ha riportato dicendo la fatidica frase: "signora grazie per i fiori, ma il vaso non era necessario...". Dopo ti aspetta la tua risposta, che deve essere la stessa, altrimenti ti attende un altro vaso.

    La tua risposta deve essere uguale a quella che hai ricevuto, è l'apprendimento-coscienza-apprendimento: ti hanno riportato i fiori? Dopo tocca a te. Se per sbadataggine hai fatto cadere un vaso in testa a qualcuno, stai certo che quell'evento ti capiterà e la tua risposta dovrà essere la stessa, perché è l'apprendimento che ti è stato dato. Tuttavia sei anche libero di arrabbiarti.
    La risposta che devi dare dipende dalla coscienza acquisita per merito dell'altro. Dimostraci che hai appreso veramente. Quando la persona a cui avevi fatto cadere un vaso sulla testa ti ha riportato i fiori, hai sorriso e hai detto: “grazie… mi scusi” e lui se ne è andato con la spalla dolorante. Se hai pensato: “che persona!”, ti sei messo nei guai da solo. Ti sei organizzato per essere in quel modo.

    Hai ricevuto un insegnamento "a parole" ma hai prodotto un dolore "a fatti", quindi ti spettano i fatti. La risposta quale sarà? Quella che hai appreso, per coscienza, e consideri essere stata la migliore! Quale è stata la migliore risposta che hai ricevuto? Qualcuno che ti ha picchiato? No, qualcuno che ti ha risposto gentilmente, non ti ha fatto preoccupare e non ha sbraitato. Adesso sono problemi tuoi! Facci vedere se hai compreso.
    Hai ricevuto l'insegnamento. Te ne sei dimenticato? Non vuoi reagire allo stesso modo, amorevolmente e civilmente? Allora aspettati un altro vaso.
    Hai appreso la migliore risposta e, dentro di te, hai pensato: "Che bella persona! Tutti dovrebbero agire così! Voglio comportarmi allo stesso modo!". Questo vale anche se non l’hai ricevuta, quella risposta, ma l’hai sperata e la proponi nella tua vita. Ricordate che avete che fare con la Perfezione della Libertà. La Perfezione della Libertà consiste in una interazione molto complessa, e di certo dovete dare le risposte appropriate al livello.

    Io credo che la condizione migliore sia stare in pace, alla propria morte, con l'Assoluto. Non vedo una pace tra gli esseri, vedo di più una pace interiore con l'Assoluto. Quando i calcoli vengono fatti tra se stessi e l'Assoluto le cose si aggiustano. Se si dialoga con gli esseri l'illuminazione è scarsa e irrilevante: è la manifestazione dell'illusione e di tutte le deviazioni possibili. Se invece si ha un dialogo intimo con l'Assoluto, la deviazione è quasi impossibile perché più sei in buona fede più la risposta segue una logica di perfezione.
    Quando dialoghiamo con l'Assoluto, Lui non si organizza di certo per prenderci in giro, dentro Se stesso, con Se stesso. Si organizza, invece, per dare una risposta che sentiamo come una intuizione interiore: "questo evento è successo per questo motivo, funziona così, paga l'apprendimento...".

    Nello scritto “Sulla Causa-Effetto” ho spiegato che l'Assoluto è svincolato dal gioco della causa-effetto, così si può intuire la condizione concepibile nella dualità e al di là della dualità. È una questione ancora non sviluppata nella ricerca filosofica.
    Tutti gli eventi all'interno del sistema causa-effetto hanno una soluzione che si raccorda perfettamente con l’Assoluto, il quale non può essere inserito né come causa prima né come effetto ultimo (la causa prima è la Creazione e la causa ultima è l'ultimo effetto: la scomparsa dell'universo) perché non può essere riconducibile nessun evento all'interno del sistema (quello che accade, "il vaso in testa" e la vostra libert&#224 all'"obbligo" dell'Assoluto. Infatti, se Lo ponessimo come causa prima legheremmo necessariamente la Sua Causa al primo effetto, quindi alla fine, legheremmo a Lui il vaso che ci cade sulla spalla.
    "Perché Dio vuole questo?" la fatidica bestemmia, "Perché Dio permette ciò?", altra bestemmia. "Come può accadere questo in Dio?" altra bestemmia ancora… e così via con tutta la sequenza di frasi pronunciate, da religiosi e non, nel menzionare l'Assoluto come compartecipe del sistema causa effetto. Visto come Alfa e Omega, infatti, dovrebbe essere considerato la causa prima e l’effetto ultimo. Causa prima: creazione dell'universo; effetto ultimo: scomparsa dell'universo, non ce ne sono altre. Quindi, svincolando l'Assoluto anche da ciò che è in mezzo (gli eventi) che provengono da un effetto, cioè da una causa… trovate finalmente l'Assoluto libero dal sistema causa effetto, libero dall'alfa-omega e compartecipe in modo diverso, per essere libero anche in ciò che non è creato.

    Non possiamo vincolare ciò che non È Creato; Crea forse una cosa che non è creata?
    L'Increato gestisce l'Increato, crea attraverso l'Increato. L'impermanente è nato dal Permanente. Colui che Permane è l'Assoluto, Colui che Permane Crea ciò che Permane.
    Questo è stato un grande dilemma sin dall’antichità. Molti saggi hanno cercato di dare risposta, peccato fossero saggi e non folli. Ciò che Permane crea ciò che Permane, non può creare qualcosa che non permane, e lì caddero tutti, colpiti nel più profondo, solo la follia è la saggezza dell'OLTRE.
    La soluzione la trovate in quello che leggete!

    Nei tempi antichi si discuteva molto sul dover svincolare (liberare, separare), non trovando, tuttavia, quanto andava svincolato. Così nacque la Vacuità della Vacuità. La non esistenza di Dio?
    In realtà si “sconfortarono” per la mancata presenza di un Essere e, dovendo teorizzare il non-essere, errarono usando un linguaggio limitato ad una mappatura che non permetteva l'Oltre. Utilizzarono termini e parole che non consentivano la comprensione filosofica e religiosa dell'Oltre, pertanto, impedivano la comprensione reale del Non-Essere come contenitore dell'essere. Si ottenebrò, quindi, l'idea dell'Assoluto come Realtà oltre l'Essere ed il Non Essere.
    Ma questa è una logica all'interno della dualità, il proposito è riuscire a capire oltre la dualità. Il superamento delle dicotomie, di per sé, è permettere che esistano nella mente, chi non permette che esistano nella mente si ritrova con ciò che proviene dal Nulla. Il Nulla non contiene l'Assoluto se non in quanto Ne è un infinitesimo, perché è un concetto della dualità. La pentola vuota, la pentola piena, dentro la pentola non c'è nulla. Questo è l'errore che si costruisce con il tempo, mentre con la coscienza si afferma che nella pentola non c'è nulla ma ci abbiamo preparato ad esempio cinquemila minestroni, cinquemila universi… noi, che siamo esseri infinitesimali... pensa l'Assoluto che, nella Sua pentola vuota, mette infiniti minestroni, infiniti universi.

    Quindi il Suo Vuoto, la Sua Vacuità, è piena di infiniti "minestroni" che persero Dio perché Lo volevano ricondurre ad "essere". LasciaLo Non Essere, È pieno di infiniti… "essere"! Ne vedete una parte quando vi incontrate con gli Altri. Altri... Altri dell'Unico Non Essere. È facile, ma solo per una mente addestrata e allenata, che nelle parole legge attentamente se stessa. Se nelle parole cercate di leggere l'altro, fate un errore. Leggete voi stessi, state tranquilli, prima o poi Lo ritrovate. Dirai: "Ma no, mi ritrovo!". Dopo che ti sei trovato... Lo ritrovi! Ritrovi la pentola vuota, pur essendo un microbo dentro un atomo, dentro la pentola di un minestrone infinito. "Ma io da qui vedo poco, alzo gli occhi al cielo e vedo solo le stelle, chissà dove sono...".
    L'evento coscienza non è riconducibile al puntino sul puntino, nel puntino galassia, nel puntino universo. L'evento puntino cosciente è riconducibile all'interazione dell'intero universo con l'interazione del processo evolutivo dell'immane quantità di universi precedenti.
    Sei quello che sei per tutti gli "spaghetti" che hai mangiato più tutto il resto, contorni, secondi piatti, acqua, vino, ecc. Adesso, fisicamente, sei tutto questo e non vuoi esserlo in un processo dell'Eterno? Lui è Eterno, e tu? Anch'io, nelle varie forme e nei vari minestroni.

    Cosa resta alla fine di ogni universo? Un'immane quantità di bit, stranamente messi in fila (buco nero) in una Porta spazio temporale, chiamata la "porta cosciente terminale". Dove "porta" la Porta? Dove la coscienza continua il suo percorso. La reincarnazione è una barzelletta iniziale per "bimbi" che devono dare il valore, in modo graduale, ad un processo di coscienza che mai inizia e mai termina. Gli eventi e gli accadimenti all'interno di un sistema sono mezzi di apprendimento, qualunque essi siano. Apparentemente assumono gli aspetti di tutte le diverse coscienze; ogni coscienza gli dà un valore; ogni libertà determina il tipo di valore.

    Detto questo, si mostra la meraviglia della Libertà dell'Assoluto... la libertà di noi infinitesimi che, per somma adeguata, dovremmo essere una quantità consona al Produttore. Visto che il Produttore è Infinito, la quantità dei punti di coscienza infinitesimale deve essere logicamente infinita. Non è permesso limitare la Natura dell'Assoluto ad una creazione. Sarebbe come chiedere ad un falegname "vorrei un mobile a quattro ante... ", e sentirsi rispondere "sì, però ti do solo un atomo del legno, il mobile immaginalo!"
    Il falegname, attraverso le sue capacità, costruisce il mobile con un'enorme quantità di molecole. L'Assoluto costruisce la Sua coscienza, con cosa? Di certo non con pochi esseri su di una "pallina". L'Assoluto costruisce la Libertà della Sua Coscienza in infiniti universi, ogni volta rappresenti il percorso che hai fatto in mezzo a quegli infiniti universi. E per la legge delle probabilità ci rincontreremo tutti, ciascuno con quello che ha prodotto, come coscienza, con la sua libertà.
    Chi ricorda. Chi scorda, ed è meglio, e comunque procede. Per ricordare bisogna avere una necessaria condizione: essere sempre inalterabili. Altrimenti perdereste la vostra libertà e la fareste perdere anche agli altri. Non si può. È meglio procedere in maniera graduale, in caso contrario vi arrechereste danno.
    Molte volte non ci si fa male per se stessi, ma per non aver compreso la risposta di colui che ci ha riportato i fiori. Avendo dimenticato la sua gentilezza e il suo sorriso ci viene voglia di prendere il vaso e tirarlo in testa alla signora che lo ha lasciato cadere. Di certo è meglio non farlo.

    La saggezza è leggera come il vento e pesante come una montagna. Se la sai vivere, è leggera come il vento ma il vento, quando tira, sgretola anche le montagne.
    Se non la sai vivere, è pesante come una montagna e ti schiaccia.
    Ci vuole sempre la giusta dose di consapevolezza tra l'essere il vento e l'essere la montagna, altrimenti ci si trova a "disagio". Per svincolarti dalla pressione del monte, a volte lo tiri addosso agli altri perché, se c'è un peso che ti schiaccia, ti viene voglia di levartelo dalla schiena e caricarlo su quella altrui.
    Se il vento soffia tenue e ti senti leggero, ti viene voglia di averlo alle spalle per correre più facilmente, più velocemente. Altre volte ti prende la “foga” di dire: "andiamo controvento, ancora di più, ancora di più..." finché una folata ti ferma e tu stai facendo il massimo sforzo.

    Gli eventi, nella vita, sono questi, ma con il vento e la montagna sulle spalle, a volte ti stanchi. Però c'è un vantaggio: la montagna pesa e rende più stabili i tuoi passi. Quando le raffiche sono violente non ti viene voglia di portare dei pesi, invece conviene avere borse pesanti, quando tira un vento fortissimo.
    Peggiore di un ladro è il vento degli eventi, porta via tutto, anche la vita. Quindi, bisogna cercare di muoversi astutamente tra il peso da portare e il vento che soffia. Liberarsi è quasi da stupidi, non affrontarlo è da stupidi.

    Cercate di identificare sempre l'esperienza necessaria all'evoluzione contro l'ottenebramento: girando in una direzione dove non sareste mai andati; frequentando luoghi o persone che non avreste mai frequentato; usando la vostra esistenza, da una parte, con una determinazione, una volontà, e dall'altra (come tutti gli esseri) essendo sudditi della Legge dell'interazione universale.
    Se devi andare verso un certo tipo di esperienza, coscienza o necessità del tuo processo evolutivo, stai tranquillo che – anche se volevi girare da un’altra parte – l'intelletto ottenebra la mente: giri e vai verso il "vaso di fiori", nel senso di tutto ciò che accade nella vita. Poi ti chiedi: "Ma come mai sono passato da quella parte? Dovevo andare dall'altra!" Cosa ci vuoi fare? Se ti metti a completa disposizione degli eventi e della natura degli eventi, essi vanno come meglio è concertato. L'ottenebramento giunge, e può accadere per qualsiasi motivo: una caduta, un tumore, il diabete, un collasso, un infarto, una strada sbagliata, un errore mentale… Non è “errore”, non c'è l'errore, c'è l'obbligo della sperimentazione. Non c'è niente da fare. "Ah! Lo tsunami, il terremoto..." ma non vedete che... "foglie al vento", non c'è niente da fare.
    Attenzione, bisogna fare sempre attenzione. L'errore si tramuta in un “orrore” per chi non ha coscienza. Gli eventi, se sai vederli continuamente, sono il tentativo di ricordarti dove vai.

    L'errore, se così può chiamarsi, all'interno del sistema è solamente l'uso di se stessi ad un livello inferiore al proprio, sempre che non sia stato l'ottenebramento a produrre quella determinata risposta. È difficile identificare l'ottenebramento e la risposta errata. L'ottenebramento non è una risposta errata, è un pegno del passato. La risposta errata è la consapevolezza di saper reagire in maniera più elevata, più profonda e, determinatamente, non farlo. Cioè sapere che la risposta giusta sarebbe portare i fiori alla signora, rassicurandola con un sorriso e invece poi... salire le scale e prenderla a pugni. Tuttavia la coscienza deve essere capace di dire: "dovevo rispondere in un altro modo". È la reazione ad un livello inferiore il problema, ma deve essere cosciente.

    La creazione si chiama "Impermanente" (Permane nella ripetitività dell'Assoluto), Permane solo l'Assoluto Non Creato. La creazione si chiama "Impermanente" perché lì è la legge di causa-effetto.
    Nella creazione bisogna sostituire il "tempo" con la "coscienza". È la coscienza che crea il tempo, pur se composta da particelle senza tempo.

    L'abbandono è stato considerato in maniera erronea e ha prodotto non pochi problemi in chi faceva ricerca. Esso deve essere proporzionato a quella natura più sottile che cambia il valore del termine "abbandono", e diventa la simultaneità della Talità di chi sono, con la simultaneità della Talità del sasso che mi fa inciampare. Se hai la coscienza della Talità, l'”abbandono” non è più considerato un valore-parola.

    In realtà l'abbandono dell'essere cosciente è un errore, perché ha consapevolezza dell'"io", del "mio" e della separazione: si abbandona, inciampa e sbatte la faccia. Ma se la parola "abbandono" sfocia nell'identità con la Talità, allora l'Abbandono deve essere considerato in forma diversa: la Talità di ciò che sei.
    Quando si incontra il sasso, ossia la Talità del sasso, dell'evento che ti deve far inciampare, a quel punto la miglior reazione si avrà per Abbandono alla Talità, perché hai appreso coscientemente la Natura delle Cose, Tale Quale È. Essendo Tale Quale È la Natura delle Cose, l'apprendimento è terminato: non inciampi. Vivi l'Abbandono che non ti fa inciampare.
    Se invece l'abbandono è quello dello stolto, che si abbandona mantenendo la sua stupidità, la sua mancanza di identificazione con la Natura delle Cose e la Verità, a quel punto inciampa l'"io". L'"io" ha un volto, quel volto sbatte il "muso".
    Ecco la differenza tra l'Abbandono per Talità e l'abbandono mantenendo un "io".

    Un giorno un carrettiere diede un passaggio ad un ubriaco. Scordandosi di avere un carretto senza sponde correva nella campagna, prese una curva e l'ubriaco cadde. Ma avendo l'ubriaco perso ogni identità andò giù senza identità, rotolando come Talità e non si fece assolutamente nulla per la morbidezza con cui atterrò. Il carrettiere se ne accorse e pensò: "Anche gli ubriachi cadono e non si fanno niente" e un giorno, portando un amico nel pieno possesso delle sue facoltà, per fargli uno scherzo prese la curva nello stesso modo. Ma il suo amico nel rotolare si irrigidì per paura di farsi male e, nella sua rigidità, si ruppe un gomito e una gamba. Non è stato forse, in quel caso, l'io ad arrecare danno all'amico cosciente, il non io a salvare l'ubriacone?

    È difficile fare teorie, se non con esempi che sembra raccontino ma non è vero. Bisogna intuire, tra i vari esempi, qual è l'identità che inciampa sul sasso e sbatte a terra col volto che assume, con il suo io: l'amico del carrettiere, che si irrigidisce per paura e si rompe; l'ubriacone che, non avendo nessuna identità, cade senza subire danni (il morto non si fa male e quindi non si fece nulla); o colui che, Talità, Tale e Quale È, non si ferisce per il merito della coscienza acquisita. Si diceva dei Realizzati nel passato: percorrono, scalzi, tra rovi e sassi, il bosco e nessuna spina li graffia, nessun sasso taglia loro i piedi.
    Detto ciò chi beve uccidendosi dirà: “avevo ragione, è meglio essere alcolizzati”. Meno male che, da stolti, non leggono queste parole.

    Sono tre modi di apprendere. L’esatta dizione è: tre infiniti modi di apprendere. Se per ogni essere di questo sistema c’è un modo di apprendere, in un solo evento, per gli infiniti esseri saranno tre infiniti modi di apprendere. Ognuno si preoccupa e si rammarica del suo "unico modo". Sta lì a smaniare per “quattro” apprendimenti all’interno di due parentesi, chiamate vita e morte, che alla fine si sovrappongono lasciando uno spazio al centro così piccolo che, giustappunto, ci metti un puntino. Il tempo cancella il puntino, le parentesi scompaiono, sparisce anche il teatro e i personaggi non ci sono più, se non nella memoria presa dal Nulla.

    È interessante questo Nulla come dolore e tormento, con una montagna sulle spalle e controvento è naturale preoccuparsi!
    Di bello e meraviglioso c’è solo l’Ultima Identità, prima della scomparsa della parola stessa. E qui ci fermiamo, vi ho detto tutto.
    Una goccia del mare? Ognuno vive se stesso. Cari lettori, nerbo della futura coscienza…

    http://www.paroleinutili.it/contStd....g=it&idPag=494
    Cos'

  3. #33
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    Citazione Originariamente Scritto da Kannon Visualizza Messaggio
    Anche io partecipo ai cammini scientifici e che trattano anche il concetto di memoria:

    Sulla Memoria

    Ricerche su antiche lingue hanno messo in evidenza le diverse "mappature" del linguaggio e del suo sviluppo nel pensiero, determinando differenze nell'intendere la realtà e, pertanto, un diverso percorso filosofico-religioso. Consideriamo, ad esempio, la frase: "prendiamo a martellate un chiodo" ed esprimiamo lo stesso concetto in quest'altro modo: "prendiamo un martello e con il martello colpiamo il chiodo". Nel secondo caso non c'è la possibilità di saltare un evento e, nell'analisi corretta dell'azione (con l'atto di prendere il martello), va specificato tutto. È un linguaggio diverso, che può creare pensieri filosofici completamente differenti. Queste sono ricerche agli albori.
    Sincerità per sincerita? Il copia e incolla che posti, scusami, è solo prosopopea che non centra nulla: né con la scienza né con la ragione. Le cose stanno in modo completamente diverso e tu, non solo non hai risposto compiutamente al mio assunto ma, il problema non lo hai nemmeno sfiorato. Punto di domanda: perché non provi a rispondere con parole tue? Altrimenti continui a deragliare. Ti porto un esempio: se io affermo che la memoria sta alla base dell'evoluzione di tutto il mondo animale, vegetale e minerale, e tu mi rispondi che essa non ha nessuna influenza o importanza, dovresti spiegarmi il perché. Invece mi parti per la tangente "panteistica" saltando di pari passo l'assunto da me postato. Tra l'altro, il tuo copia e incolla già lo avevi postato - almeno in parte - ma non risponde nemmeno lontamente ai discorsi seri che si dovrebbero fare sulla memoria, sul pensiero e sulla loro importanza ai fini di tutto il resto. Ecco! Per esempio, mi potresti dare una tua definizione del pensiero? Almeno vediamo se riusciamo a parlare la stessa lingua. Ciao.
    Ultima modifica di Bruco; 08-02-2010 alle 20:15
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  4. #34
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    Citazione Originariamente Scritto da Bruco Visualizza Messaggio
    Sincerità per sincerita? Il copia e incolla che posti, scusami, è solo prosopopea che non centra nulla: né con la scienza né con la ragione. Le cose stanno in modo completamente diverso e tu, non solo non hai risposto compiutamente al mio assunto ma, il problema non lo hai nemmeno sfiorato. Punto di domanda: perché non provi a rispondere con parole tue? Altrimenti continui a deragliare. Ti porto un esempio: se io affermo che la memoria sta alla base dell'evoluzione di tutto il mondo animale, vegetale e minerale, e tu mi rispondi che essa non ha nessuna influenza o importanza, dovresti spiegarmi il perché. Invece mi parti per la tangente "panteistica" saltando di pari passo l'assunto da me postato..
    E' spiegato tutto su paroleinutili.it ... è un sito che non è per tutti però, ma solo per coloro che davvero hanno nel cuore la ricerca della conoscenza nella sua totalità.

    Citazione Originariamente Scritto da Bruco Visualizza Messaggio
    Tra l'altro, il tuo copia e incolla già lo avevi postato - almeno in parte - ma non risponde nemmeno lontamente ai discorsi seri che si dovrebbero fare sulla memoria, sul pensiero e sulla loro importanza ai fini di tutto il resto. Ecco! Per esempio, mi potresti dare una tua definizione del pensiero? Almeno vediamo se riusciamo a parlare la stessa lingua. Ciao.
    Il pensiero è una illusione creata dalla mente che permette la libertà/prigione dell'essere nella sperimentazione dei mondi fenomenici (universi). L'essere si identifica con il pensiero/i costruendone di continui con gli innumerevoli movimenti che la mente stessa permette di fare. Solo quando il pensiero si esaurisce può giungere l'intuizione che fa percepire per un attimo la Realtà Oggettiva (le leggi ad esempio che lo scienziato dopo tanto pensare scopre intuendo).
    Ultima modifica di Kannon; 09-02-2010 alle 07:36
    Cos'

  5. #35
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  6. #36
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    Vorrei sottolineare che sullo splendido sito www.paroleinutili.it ci sono continui aggiornamenti sull'avatar,ne posto uno: http://www.paroleinutili.it/contStd....g=it&idPag=565
    La connessione tra le nostre menti e le nostre coscienze e' sempre esistita:funziona da sempre.Sono molte le persone che,nel corso della loro vita,ne hanno esperienza.

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