LA NOTTE(1� cantore)
Trista � la notte, tenebria s�aduna,
tingesi il cielo di color di morte:
qui non si vede n� stella n� luna,
che metta il capo fuor delle sue porte.
Torbido � �l lago, e minaccia fortuna;
odo il vento nel bosco a ruggir forte:
gi� dalla balza va scorrendo il rio
con roco lamentevol mormorio.
Su quell�alber col�, sopra quel tufo,
che copre quella pietra sepolcrale,
il lungo-urlante ed inamabil gufo
l�aer funesta col canto ferale.
Ve� ve�:
fosca forma la piaggia adombra:
quella � un�ombra:
striscia, sibila, vola via.
Per questa via
tosto passar dovr� persona morta:
quella meteora de� suoi passi � scorta.
Il can dalla capanna ulula e freme,
il cervo geme � sul musco del monte,
l�arborea fronte � il vento gli percote;
spesso ei si scuote � e si ricorca spesso.
Entro d�un fesso � il cavriol s�acquatta,
tra l�ale appiatta � il francolin la testa.
Teme tempesta � ogni uccello, ogni belva,
ciascun s�inselva � e sbucar non ardisce;
solo stridisce � entro una nube ascoso
gufo odioso;
e la volpe col� da quella pianta
brulla di fronde
con orrid�urli a� suoi strilli risponde.
Palpitante, ansante, tremante
il peregrin
va per sterpi, per bronchi, per spine,
per rovine,
ch� ha smarrito il suo cammin.
Palude di qua,
dirupi di l�,
teme i sassi, teme le grotte,
teme l�ombre della notte,
lungo il ruscello incespicando,
brancolando,
ei strascina l�incerto suo pi�.
Fiaccasi or questa or quella pianta,
il sasso rotola, il ramo si schianta,
l�aride lappole strascica il vento;
eco un�ombra, la veggo, la sento:
trema di tutto, n� sa di che.
Notte pregna di nembi e di venti,
notte gravida d�urli e spaventi!
L�ombre mi volano a fronte e a tergo:
aprimi, amico, il tuo notturno albergo.
-Ossian