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Discussione: Poesie

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  1. #11
    Opinionista L'avatar di Tiberio
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    La primavera hitleriana

    Né quella ch'a veder lo sol si gira. Dante (?) a Giovanni Quirini

    Hitler e Mussolini a Firenze. Serata di gala al Comunale. Sull'Arno una nevicata di farfalle bianche


    Folta la nuvola bianca delle falene impazzite
    turbina intorno agli scialbi fanali e sulle spallette,
    stende a terra una coltre su cui scricchia
    come su zucchero il piede; l'estate imminente sprigiona
    ora il gelo notturno che capiva
    nelle cave segrete della stagione morta,
    negli orti che da Maiano scavalcano a questi renai.

    Da poco sul corso è passato a volo un messo infernale
    tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso
    e pavesato di croci a uncino l'ha preso e inghiottito,
    si sono chiuse le vetrine, povere
    e inoffensive benché armate anch'esse
    di cannoni e giocattoli di guerra,
    ha sprangato il beccaio che infiorava
    di bacche il muso dei capretti uccisi,
    la sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue
    s'è tramutata in un sozzo trescone d'ali schiantate,
    di larve sulle golene, e l'acqua séguita a rodere
    le sponde e più nessuno è incolpevole.

    Tutto per nulla, dunque? – e le candele
    romane, a San Giovanni, che sbiancavano lente
    l'orizzonte, ed i pegni e i lunghi addii
    forti come un battesimo nella lugubre attesa
    dell'orda (ma una gemma rigò l'aria stillando
    sui ghiacci e le riviere dei tuoi lidi
    gli angeli di Tobia, i sette, la semina
    dell'avvenire) e gli eliotropi nati
    dalle tue mani – tutto arso e succhiato
    da un polline che stride come il fuoco
    e ha punte di sinibbio....
    Oh la piagata
    primavera è pur festa se raggela
    in morte questa morte! Guarda ancora
    in alto, Clizia, è la tua sorte, tu
    che il non mutato amor mutata serbi,
    fino a che il cieco sole che in te porti
    si abbàcini nell'Altro e si distrugga
    in Lui, per tutti. Forse le sirene, i rintocchi
    che salutano i mostri nella sera
    della loro tregenda, si confondono già
    col suono che slegato dal cielo, scende, vince -
    col respiro di un'alba che domani per tutti
    si riaffacci, bianca ma senz'ali
    di raccapriccio, ai greti arsi del sud...




    (La bufera e altro)
    Ultima modifica di Tiberio; 28-02-2020 alle 12:21
    "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".

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