Ti ringrazio, non lo sapevo. Sempre pensato fosse del grande poeta cileno. Equivoco, leggo, nel quale molti cadono.
Ti ringrazio, non lo sapevo. Sempre pensato fosse del grande poeta cileno. Equivoco, leggo, nel quale molti cadono.
amate i vostri nemici
A mio figlio
Abbi fiducia nella vita
e non nelle ideologie;
non ascoltare i missionari
di quest’illusione o quell’altra.
Ricorda che c’è una sola cosa
affermativa, l’invenzione;
il sistema invece è caratteristico
della mancanza d’immaginazione.
Ricorda che tutto accade
a caso e che niente dura,
il che non ti vieta di fare
un disegno sul vetro appannato,
né di cantare qualche nota
semplice quando sei contento;
può darsi che sia un bel disegno,
che la canzone sia bella:
ma questo non ha certo importanza,
basta che piacciano a te.
Un giorno morirai; non fa niente,
poiché saranno gli altri ad accorgersene.
Juan Rodolfo Wilcock
I
Sullo scuro rossore della collera
la risposta scortese
l’avversione per gli stranieri
si regge lo Stato.
Sui ruggiti del goal
le catapecchie intorno ai porti
l’alcol per i poveri
si regge lo Stato.
— Hermancja, se facendo girare il mio anello
sparissero quei quartieri che il nostro corteo
percorre in fretta, per non vedere gli occhi fissi nel vuoto,
se invece della costrizione quotidiana
o degli svaghi pelosi attinenti alla carnalità
tirata a lucido, fingendo di non puzzare affatto,
la gente a teatro rosicchiasse cioccolatini
e si commuovesse per l’amore del pastore Aminta
e di giorno leggesse la Summa, per fortuna troppo difficile,
nessuno sarebbe adatto alle caserme. Lo Stato crollerebbe.
II
Sì, è vero, il paesaggio è un po’ cambiato.
Dove c’erano boschi, ora ci sono pere di fabbriche e cisterne.
Avvicinandoci ai ponti alla foce d’un fiume ci tappiamo il naso,
la sua corrente trasporta nafta e cloro e composti di metile,
senza parlare delle secrezioni dei Libri delle Astrazioni:
escrementi, urina e sperma morto.
Una grande macchia di colore sintetico avvelena i pesci del mare.
Là dove il giunco e la canna coprivano il bordo della baia,
ora c’è la ruggine di macchine sfasciate, di ceneri e mattoni.
I poeti antichi ci parlavano del profumo della terra
e delle cavallette. Oggi scansiamo i campi.
Attraversa più in fretta che puoi l’area chimica degli agricoltori.
Sono estinti l’insetto e l’uccello. Lontano un uomo annoiato
trascina polvere col suo trattore, ha aperto l’ombrello da sole.
Chi stiamo piangendo? Chiedo. La tigre? Il leone? Lo squalo?
Abbiamo creato una seconda natura a somiglianza della prima,
perché non ci sembrasse per caso di vivere in paradiso.
CZESŁAW MIŁOSZ
IN RIVA AL MARE
Tirreno, anche il mio petto è un mar profondo,
E di tempeste, o grande, a te non cede:
L’anima mia rugge ne’ flutti, e a tondo
Suoi brevi lidi e il picciol cielo fiede.
Tra le sucide schiume anche dal fondo
Stride la rena: e qua e là si vede
Qualche cetaceo stupido ed immondo
Boccheggiar ritto dietro immonde prede.
La ragion de le sue vedette algenti
Contempla e addita e conta ad una ad una
Onde belve ed arene invan furenti:
Come su questa solitaria duna
L’ire tue negre e gli autunnali venti
Inutil lampa illumina la luna.
GIOSUE' CARDUCCI
amate i vostri nemici
Domande poste a me stessa
Qual è il contenuto del sorriso
e d’una stretta di mano?
Nel dare il benvenuto
non sei mai lontana
come a volte è lontano
l’uomo dall’uomo
quando dà un giudizio ostile
a prima vista?
Ogni umana sorte
apri come un libro
cercando emozione
non nei suoi caratteri,
non nell’edizione?
Con certezza tutto,
afferri della gente?
Risposta evasiva la tua,
insincera,
uno scherzo da niente,
i danni li hai calcolati?
Irrealizzate amicizie,
mondi ghiacciati.
Sai che l’amicizia va
concretata come l’amore?
C’è chi non ha retto il passo
in questa dura fatica.
E negli errori degli amici
non c’era colpa tua?
C’è chi si è lamentato e consigliato.
Quante le lacrime versate
prima che tu portassi aiuto?
Corresponsabile
della felicità di millenni
forse ti è sfuggito
il singolo minuto
la lacrima, la smorfia sul viso?
Non scansi mai
l’altrui fatica?
Il bicchiere era sul tavolo
e nessuno lo ha notato,
finché non è caduto
per un gesto distratto.
Ma è tutto così semplice
nei rapporti fra la gente?
Wislawa Szymborska
un po' di possibile, sennò soffoco.
G. Deleuze
Notizie sull'acqua
Sta nella nuvola e nel pozzo,
nella neve e nella noce di cocco,
negli occhi e nel fiume,
nell’arcobaleno e nel lago,
nel ghiaccio e nel vapore della pentola sul fuoco,
nella bocca.
È la maggioranza della superficie.
È la maggioranza del corpo.
Una persona è acqua che cammina, dall’acqua di placenta all’acqua del sudario.
In ebraico è plurale, màim, acque.
In francese è una vocale sola, eau, ô.
In greco e in tedesco è neutra.
In russo e nelle latine è femminile.
L’impero di Roma si costruì sull’acqua, fu idraulico.
Resiste più di altri manufatti la fabbrica di archi, gli acquedotti.
Dal fondo del pozzo avverte il terremoto.
Fa tremare il ramo scortecciato in mano al rabdomante.
La sua avventura chimica è prodigio, ossigeno più idrogeno,
ad accostarli, esplodono.
Spegne fuoco, anche quello dei vulcani.
Fa il pane, fa la pasta.
È nel bianco e nel rosso dell’uovo. È nella sua buccia.
È nella carta e nel vino, nelle ciliege e nelle comete.
Chi la spreca verrà assetato.
Ho visto città al buio andare coi secchi al fiume,
ho visto Mostar e Belgrado.
Ho visto il Danubio avvelenato dalle rovine di Pancevo.
Sobborgo di industrie distrutte da una guerra aerea.
Il Danubio in maggio ha avuto la più grande piena del secolo,
gli argini sono tracimati in alluvioni nel sud della Germania.
Il Danubio ha chiesto acqua al cielo per lavarsi e l’ha avuta.
Ma i banchi di aringhe che salgono dal Mar Nero no.
Chi sporca l’acqua verrà sporcato.
Secondo Geremia la voce di lod/Dio è chiasso di acque nei cieli.
Giusta sarà la sorpresa di chi ascolterà la prima domanda, appena morto:
«Quant’acqua hai versato?».
Ognuno di noi sarà pesato a gocce.
Erri De Luca
un po' di possibile, sennò soffoco.
G. Deleuze
Ogni bella giornata di novembre
è quasi sempre un’occasione persa.
La luce ha fretta
la luce di novembre non aspetta
ci pensi sopra e non è più in offerta.
E ci si illanguidisce alla promessa
di una felicità, ah, più che certa
se solo avessi avuto l’accortezza
di predisporre il giusto materiale:
un giro inconcludente in bicicletta
e labbra sfaccendate da baciare.
Patrizia Cavalli
un po' di possibile, sennò soffoco.
G. Deleuze
Due amanti felici
Due amanti felici fanno un solo pane,
una sola goccia di luna nell’erba,
lascian camminando due ombre che s’unisco,
lasciano un solo sole vuoto in un letto.
Di tutte le verità scelsero il giorno:
non s’uccisero con fili, ma con un aroma
e non spezzarono la pace né le parole.
È la felicità una torre trasparente.
L’aria, il vino vanno coi due amanti,
gli regala la notte i suoi petali felici,
hanno diritto a tutti i garofani.
Due amanti felici non hanno fine né morte,
nascono e muoiono più volte vivendo,
hanno l’eternità della natura.
PABLO NERUDA
amate i vostri nemici
Grazie, lo può fare chiunque e sicuramente anche meglio!
un po' di possibile, sennò soffoco.
G. Deleuze
San Martino
La nebbia agli irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir dè tini
Va l'aspro odor de i vini
L'anime a rallegrar.
Gira sù ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d'uccelli neri,
Com'esuli pensieri,
Nel vespero migrar.
Giosuè Carducci
amate i vostri nemici
Novembre
Gèmmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l'estate
fredda, dei morti.
Giovanni Pascoli
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".
Poesie per vivere e per non vivere
4
Come un uscio che aspetti e fuori è il male
Quest’uomo vedi e le staccate mani
Il tormento vitale senza fine
E un dolore di vita vesperale
E il suo languore di vuoto intestino
Stringere e a piedi e visi s’attaccare
E una lampada messa sul malore
Notturno le miserie senza nome
Tra i segni della camera evocate
Torcere arroventare dilatare
Lividezza di grazia lapidata
E’ dappertutto nell’immaginata
Violenza dei misteri delle vite
E la canaglia umana sui teatri
Del suo a rompere rovine darsi
Emette una colomba senza ali
Un bagno vivo di vita distrutta
Una miseria su tutte affacciata
Risposte oscure di vita scavata
Di male proprio nel male di tutti
Viso illunato in un velo sanguato
Stringendosi alla bocca di ogni buio
La luce dentro i corpi torturata
Disegna un malinconico bel viso
Col lungo sangue della sua ferita
E tu eri il suo rantolo infinito
Un gesto oscuro e vago della vita
La tortura di essere la vita
In una carne breve e sciagurata
Tutto il diabolico viso velato
In una camera senza uscita
E i testimoni delle solitudini
Gli occhi di tutto avulsi e sanguinosi
E le vesti sporcate e senza vita
Della bellezza e del terrore umano
Eccoli grande muta testa farsi
Il viso triste che patisce sparso
Tra i sigilli e gli arcani dolorosi
Col suo sangue alla bocca sempre nuovo
Per rovesciarlo in quei silenzi un uomo
Vedi da inutile zelo prostrato;
Dentro il cuore vivente delle ciglia
E’ una lettura di come cucite
Labbra che persero il cielo notturno
E il loro tendere parola muta
Tanto è pensiero d’abisso chiuso
Che lo vedi tramare, essere corpo
Tra le mute ali del contatto umano
Il suo letto d’amore e di tortura
Si disfà si rifà sotto la luna
E il curvo ho sete del piantato umano
Grida alla terra sciagura sciagura
Tu che vortichi vortichi sul piano
Ahi come dentro a con quanto dolore
La luce sfanga nel segreto umano
Vieni al mio espiante anelito creatura o creatura
Vieni inginòcchiati al mio tormento umano
10.
Con quali azioni invece di canzoni
Chiara faremo la tua notte nera
Terra che bruci, terra che dolori
Tristezza d’uomo, malattia d’uomo?
Fare dolore è tutto il vostro fare:
Se tu hai guardato in una faccio d’uomo
Non fare niente; fare bene è non fare
13.
La specie umana miserabile è matura
Da sempre per non essere mai chi suona
Stanotte nella carne – divino archetto
Su una schiena di cane ti strofini
Battuta a morte, magnetico ne sanguini –
Chi nella casa morta non muore?
Io, pietà e lutto dell’inconoscibile
Torso che lotta muto
Tra una ringhiera e uno steccato stretto
E ruota in un olivo livido
Che non ha rive, il cuore.
39.
Questo peso implacabile che attrista
Adorata vergogna di ciascuno
(La tua essenza nascosta è un lazzaretto
Una faccia rinchiusa di colpito)
La piaga sordida dell’io umano,
Gravezza di voragini in un solo
Scarso e solitudine di un nome,
Ricorderai che mai apriva il pugno?
Il grande orrore della faccia umana
E’ questa faccia dentro conficcata
Che con demoni e angeli si bacia;
L’ulcera lamentosa e sconosciuta
Nei corpi i cieli della tenerezza
Incide e slabra, un rigagnolo stinto
Sulla notte dell’anima sfinita
Testa le luci sacrificate
Ricorderai come era stretto il cuore?
In un’arida gola naufragata
Dall’alto era gettata una misura
Di chiaro e crudelmente si rompeva
Sul fondo che non toccano occhi umani.
E piangerai sul tuo feroce grumo
Quando avrai la le dita la strettura
Che è stato, ombra di un’ombra senza cosa?
71.
La porta era chiusa e nera. Dall’interno veniva
Un affannare d’anime che avvolgeva. Qualcuno apriva.
– chi vuol piegare alle lacrime, creatura
Inattesa? Perché ne torchi senza misura
Dai tuoi più di due occhi per darmi pena
E sudario, su un lenzuolo muto di cena? –
Tra un fitto fogliame di vecchie foto, nuda
La nullità erotica, la nostra vita cruda
Si spiava come una sete d’amare in un lenzuolo;
E palpebre fatte mute vidi in un tiepido scolo
Fare parlante il muro.
Nacque un dolcissimo benedire furtivo
Le stanze abitate da tanti accesi
Movimenti di carne e luce, e sognarli
Tutti morti non ne calmava il segreto
Agire di portatori d’impuro
A tutto, in cui era bello fermarli
Nella più misteriosa delle pitture.
E mentre benedicevo mi stupivo
Della mia voce che su tante nuche cadendo
Di dolorose bambole era attratta
In un combattimento senza fine
Tra gli emblemi del vivere e morire:
Lamettina di cataclisma sottile
Una carezza uscita dal grido
Li scorporava dell’apparire.
Oh inducible, suscitata
Da viste pure e impure
Vertigine rara del chiaroscuro!
Sul collo dell’anima cade, la testa vola
Felice, il filo bianco e il filo nero
Con presa di voragine inflessibile
Tra le sue labbra. Non era che una lampada
Su un tavolo, su abisso puro,
E il niente che chiede pane
Di nomi ancora alle sfinite mani
I polsi con più mistero mi succhiava.
72.
Vedo un canino stampo di colèra
Sul viso umano prosciugato, padre
Contratto che guarda fisso
Se c’è pietà, e lo sfregio divino
Brilla sul buio; a quel corpo di vinto
Portatore e cloaca di misteri
Una parola dilla, svegliata
Nelle vie della gola come un medico
Notturno, una foglia tenera
Di pianta umida sul passato
Suo turpe cada.
Guido Ceronetti
Ultima modifica di Tiberio; 31-10-2018 alle 09:49
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".
Bella! Anzi, direi quasi sublime.
Grazie Tiberio
amate i vostri nemici