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Discussione: Poesie

  1. #1861
    Opinionista L'avatar di Tiberio
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    Canto

    Ti vidi nel tuo giorno nuziale
    e t'invase una vampata di rossore,
    quantunque felicità ti brillasse d'intorno
    e il mondo fosse tutto amore innanzi a te.

    E il baleno che s'accese nei tuoi occhi
    (quale ch'esso fosse per me),
    fu quando alla Beltà di più conforme
    potesse svelarsi alla mia vista dolente.

    Fu quel rossore, credo, pudore di fanciulla –
    e ben si comprende che così fosse.
    Ma un più fiero incendio quel baleno
    sollevò – ahimè! – nel petto di colui

    che ti vide nel tuo giorno nuziale,
    allorché ti sorprese quell'acceso rossore,
    quantunque felicità ti brillasse d'intorno
    e il mondo fosse tutto amore innanzi a te.

    Edgar Allan Poe
    "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".

  2. #1862
    Opinionista L'avatar di Tiberio
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    Elogio alla morte

    (ndr in realtà è un elogio alla vita)


    Se la morte fosse un vivere quieto,
    un bel lasciarsi andare,
    un'acqua purissima e delicata
    o deliberazione di un ventre,
    io mi sarei già uccisa.
    Ma poiché la morte è muraglia,
    dolore, ostinazione violenta,
    io magicamente resisto.
    Che tu mi copra di insulti,
    di pedate, di baci, di abbandoni,
    che tu mi lasci e poi ritorni senza un perché
    o senza variare di senso
    nel largo delle mie ginocchia,
    a me non importa perché tu mi fai vivere,
    perché mi ripari da quel gorgo
    di inaudita dolcezza,
    da quel miele tumefatto e impreciso
    che è la morte di ogni poeta.

    Alda Merini
    "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".

  3. #1863
    Opinionista L'avatar di Tiberio
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    Doppio
    "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".

  4. #1864
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    I RAGAZZI CHE SI AMANO

    I ragazzi che si amano si baciano in piedi
    Contro le porte della notte
    E i passanti che passano li segnano a dito
    Ma i ragazzi che si amano
    Non ci sono per nessuno
    Ed è la loro ombra soltanto
    Che trema nella notte
    Stimolando la rabbia dei passanti
    La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
    I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
    Essi sono altrove molto più lontano della notte
    Molto più in alto del giorno
    Nell'abbagliante splendore del loro primo amore

    JACQUES PREVERT
    amate i vostri nemici

  5. #1865
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    È una gran fortuna

    È gran fortuna
    non sapere esattamente
    in che mondo si vive.

    Bisognerebbe
    esistere molto a lungo,
    decisamente più a lungo
    del mondo stesso.

    Conoscere altri mondi,
    non fosse che per un confronto.

    Elevarsi al di sopra del corpo
    che non sa fare nulla così bene
    come limitare
    e creare difficoltà.

    Nell’interesse della ricerca,
    chiarezza della visione
    e di conclusioni definitive,
    trascendere il tempo
    dove ogni cosa corre e turbina.

    Da questa prospettiva,
    addio per sempre
    particolari ed episodi!

    Contare i giorni della settimana
    dovrebbe sembrare
    un’attività priva di senso,
    imbucare una lettera
    una stupida ragazzata

    La scritta "non calpestare le aiuole"
    Una scritta folle.


    W. Szymborska
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

  6. #1866
    Opinionista L'avatar di Escolzia
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    Le tre parole più strane


    Quando pronuncio la parola Futuro
    la prima sillaba va già nel passato.

    Quando pronuncio la parola Silenzio,
    lo distruggo.

    Quando pronuncio la parola Niente,
    creo qualche cosa che non entra in alcun nulla.

    (Wisława Szymborska)

  7. #1867
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    5 maggio

    Ei fu. Siccome immobile,
    dato il mortal sospiro,
    stette la spoglia immemore
    orba di tanto spiro,
    5 così percossa, attonita
    la terra al nunzio sta,
    muta pensando all’ultima
    ora dell’uom fatale;
    né sa quando una simile
    10 orma di piè mortale
    la sua cruenta polvere
    a calpestar verrà.
    Lui folgorante in solio
    vide il mio genio e tacque;
    15 quando, con vece assidua,
    cadde, risorse e giacque,
    di mille voci al sonito
    mista la sua non ha:
    vergin di servo encomio
    20 e di codardo oltraggio,
    sorge or commosso al subito
    sparir di tanto raggio;
    e scioglie all’urna un cantico
    che forse non morrà.
    25 Dall’Alpi alle Piramidi,
    dal Manzanarre al Reno,
    di quel securo il fulmine
    tenea dietro al baleno;
    scoppiò da Scilla al Tanai,
    30 dall’uno all’altro mar.
    Fu vera gloria? Ai posteri
    l’ardua sentenza: nui
    chiniam la fronte al Massimo
    Fattor, che volle in lui
    35 del creator suo spirito
    più vasta orma stampar.
    La procellosa e trepida
    gioia d’un gran disegno,
    l’ansia d’un cor che indocile
    40 serve pensando al regno;
    e il giunge, e tiene un premio
    ch’era follia sperar;
    tutto ei provò: la gloria
    maggior dopo il periglio,
    45 la fuga e la vittoria,
    la reggia e il tristo esiglio;
    due volte nella polvere,
    due volte sull’altar.
    Ei si nomò: due secoli,
    50 l’un contro l’altro armato,
    sommessi a lui si volsero,
    come aspettando il fato;
    ei fe' silenzio, ed arbitro
    s’assise in mezzo a lor.
    55 E sparve, e i dì nell’ozio
    chiuse in sì breve sponda,
    segno d’immensa invidia
    e di pietà profonda,
    d’inestinguibil odio
    60 e d’indomato amor.
    Come sul capo al naufrago
    l’onda s’avvolve e pesa,
    l’onda su cui del misero,
    alta pur dianzi e tesa,
    65 scorrea la vista a scernere
    prode remote invan;
    tal su quell’alma il cumulo
    delle memorie scese!
    Oh quante volte ai posteri
    70 narrar sé stesso imprese,
    e sull’eterne pagine
    cadde la stanca man!
    Oh quante volte, al tacito
    morir d’un giorno inerte,
    75 chinati i rai fulminei,
    le braccia al sen conserte,
    stette, e dei dì che furono
    l’assalse il sovvenir!
    E ripensò le mobili
    80 tende, e i percossi valli,
    e il lampo de’ manipoli,
    e l’onda dei cavalli,
    e il concitato imperio,
    e il celere ubbidir.
    85 Ahi! Forse a tanto strazio
    cadde lo spirto anelo,
    e disperò; ma valida
    venne una man dal cielo
    e in più spirabil aere
    90 pietosa il trasportò;
    e l’avviò, pei floridi
    sentier della speranza,
    ai campi eterni, al premio
    che i desideri avanza,
    95 dov’è silenzio e tenebre
    la gloria che passò.
    Bella Immortal! benefica
    Fede ai trionfi avvezza!
    scrivi ancor questo, allegrati;
    100 ché più superba altezza
    al disonor del Golgota
    giammai non si chinò.
    Tu dalle stanche ceneri
    sperdi ogni ria parola:
    105 il Dio che atterra e suscita,
    che affanna e che consola,
    sulla deserta coltrice
    accanto a lui posò.

    ALESSANDRO MANZONI
    amate i vostri nemici

  8. #1868
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    Ragazza in minigonna che legge la Bibbia davanti alla mia finestra

    domenica. sto mangiando
    un pompelmo. a ovest
    nella chiesa russa ortodossa
    è finita la funzione.
    lei è bruna
    d’origine orientale,
    i grandi occhi castani si alzano e si abbassano
    sulla bibbia, una piccola bibbia rossa
    e nera, e mentre legge
    le si muovono le gambe senza posa,
    fa un lento ballo ritmico
    leggendo la sua bibbia…
    lunghi orecchini d’oro;
    2 braccialetti d’oro su ogni polso,
    ed è, immagino, un minivestito,
    la stoffa le fascia il corpo,
    quella stoffa è la più lieve delle abbronzature,
    si torce di qua e di là,
    giovani gambe lunghe calde al sole…

    impossibile sfuggire alla sua esistenza
    impossibile desiderare…

    la mia radio suona musica sinfonica
    che lei non può sentire
    mai suoi movimenti coincidono esattamente
    con i ritmi
    della sinfonia…

    è bruna, è bruna
    e legge la parola di Dio.

    io sono Dio.

    Charles Bukowski

    Ultima modifica di Tiberio; 05-05-2020 alle 12:25
    "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".

  9. #1869
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    La cremazione

    Contro il sistema della cremazione
    Protestano con ira i collitorti
    I gesuiti ed i preti retrivi;
    Noi non cremiam che i morti,
    La Santa Inquisizione
    Preferì sempre di cremare i vivi.

    Antonio Ghislanzoni
    "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".

  10. #1870
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    Pater noster

    Padre nostro che sei cieli
    Restaci pure
    Quanto a noi resteremo sulla terra
    Che a volte è cosi bella
    Con tutti i suoi misteri di New York
    Seguiti dai misteri di Parigi
    Che valgon bene quello della Santa Trinità
    Con il suo piccolo canale dell’Ourcq
    E la sua grande muraglia Cinese
    Il suo fiume di Morlaix
    E le sue caramelle di Cambrai
    Con il suo oceano Pacifico
    E le sue vasche delle Tuileries
    Con i suoi buoni bambini e i suoi cattivi soggetti
    Con tutte le meravigliose meraviglie del mondo
    Che se stanno sulla terra
    Offerte a tutti quanti
    Sparpagliate
    Meravigliate anch’esse d’essere delle tali meraviglie
    Tanto che non ardiscono confessarlo a se stesse
    Come una bella ragazza nuda che mostrarsi non osa
    E con tutte le orribili sofferenze del mondo
    Che son legione
    Con i loro legionari
    Con i loro reziari
    Con i signori e padroni del mondo
    Ciascun padrone con i suoi predicatori i suoi traditori
    i suoi predatori
    Con le stagioni
    Con gli anni
    Con le belle ragazze e i poveri coglioni
    Con la paglia della miseria che marcisce nell’acciaio
    dei cannoni

    Jacques Prevert
    "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".

  11. #1871
    Opinionista L'avatar di Tiberio
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    Noi siamo i figli dei padri ammalati:
    aquile al tempo di mutar le piume,
    svolazziam muti, attoniti, affamati,
    sull'agonia di un nume.

    Nebbia remota è lo splendor dell'arca,
    e già all'idolo d'or torna l'umano,
    e dal vertice sacro il patriarca
    s'attende invano;

    s'attende invano dalla musa bianca
    che abitò venti secoli il Calvario,
    e invan l'esausta vergine s'abbranca
    ai lembi del Sudario...

    Casto poeta che l 'Italia adora, (*)
    vegliardo in sante visioni assorto,
    tu puoi morir!... Degli antecristi è l'ora!
    Cristo è rimorto !

    O nemico lettor, canto la Noia,
    l'eredità del dubbio e dell'ignoto,
    il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boia, il tuo cielo,
    e il tuo loto !

    Canto litane di martire e d'empio;
    canto gli amori dei sette peccati
    che mi stanno nel cor, come in un tempio,
    inginocchiati.

    Canto le ebbrezze dei bagni d'azzurro,
    e l'Ideale che annega nel fango...
    Non irrider, fratello, al mio sussurro,
    se qualche volta piango:

    giacché più del mio pallido demone,
    odio il minio e la maschera al pensiero,
    giacché canto una misera canzone,
    ma canto il vero!

    Emilio Praga

    * Manzoni
    "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".

  12. #1872
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    Il canto dell'odio

    poesie





    Quando tu dormirai dimenticata
    sotto la terra grassa
    e la croce di Dio sarà piantata
    ritta sulla tua cassa
    quando ti coleran marcie le gote
    entro i denti malfermi
    e nelle occhiaie tue fetenti e vuote
    brulicheranno i vermi,
    per te quel sonno che per altri è pace
    sarà strazio novello
    e un rimorso verrà freddo, tenace,
    a morderti il cervello.
    Un rimorso acutissimo e atroce
    verrà nella tua fossa
    a dispetto di Dio, della sua croce,
    a rosicchiarti l'ossa.
    Io sarò quel rimorso.
    Io te cercando
    entro la notte cupa
    lamia che fugge il dì, verrò latrando
    come latra una lupa;
    io con quest'ugne scaverò la terra
    per te fatta letame
    e il turpe legno schioderò che serra
    la tua carogna infame.
    Oh, come nel tuo core ancor vermiglio
    sazierò l'odio antico,
    oh, con che gioia affonderò l'artiglio
    nel tuo ventre impudico!
    Sul tuo putrido ventre accoccolato
    io poserò in eterno,
    spettro della vendetta e del peccato,
    spavento dell'inferno:
    ed all'orecchio tuo che fu sì bello
    sussurrerò implacato
    detti che bruceranno il tuo cervello
    come un ferro infuocato.
    Quando tu mi dirai: perché mi mordi
    e di velen m'imbevi?
    Io ti risponderò: non ti ricordi
    che bei capelli avevi?
    Non ti ricordi dei capelli biondi
    che ti coprian le spalle
    e degli occhi nerissimi, profondi,
    pieni di fiamme gialle?
    E delle audacie del tuo busto
    e dell'opulenza dell'anca?
    Non ti ricordi più com'eri bella,
    provocatrice e bianca?
    Ma non sei dunque tu che nudo il petto
    agli occhi altrui porgesti
    e, spumante Licisca, entro al tuo letto
    passar la via facesti?
    Ma non sei tu che agli ebbri ed ai soldati
    spalancasti le braccia,
    che discendesti a baci innominati
    e a me ridesti in faccia?
    Ed io t'amavo, ed io ti son caduto
    pregando innanzi e, vedi,
    quando tu mi guardavi, avrei voluto
    morir sotto ai tuoi piedi.
    Perché negare - a me che pur t'amavo -
    uno sguardo gentile,
    quando per te mi sarei fatto schiavo,
    mi sarei fatto vile?
    Perché m'hai detto no quando carponi
    misericordia chiesi
    e sulla strada intanto i tuoi lenoni
    aspettavan gli inglesi?
    Hai riso? Senti! Dal sepolcro cavo
    questa tua rea carogna,
    nuda la carne tua che tanto amavo
    l'inchiodo sulla gogna,
    e son la gogna i versi ov'io ti danno
    al vituperio eterno,
    a pene che rimpianger ti faranno
    le pene dell'inferno.
    Qui rimorir ti faccio, oh maledetta,
    piano a colpi di spillo,
    e la vergogna tua, la mia vendetta
    tra gli occhi ti sigillo.

    (Olindo Guerrini, alias Lorenzo Stecchetti)
    " L' uomo ha una tale passione per il sistema
    e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
    per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
    pur di legittimare la propria logica."

    Dostoevskij.

  13. #1873
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    Il Guerrini è estremo wow. La conoscevo comunque
    "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".

  14. #1874
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    William Butler Yeats

    Navigando verso Bisanzio

    I.

    Questo non è un paese per vecchi. I giovani
    L’uno nelle braccia dell’altro, gli uccelli sugli alberi
    – Quelle generazioni mortali – intenti al loro canto,
    Le cascate ricche di salmoni, i mari gremiti di sgombri,
    Pesce, carne, o volatile, per tutta l'estate non fanno che esaltare
    Tutto ciò che è generato, che nasce, e che muore.
    Presi da quella musica sensuale tutti trascurano
    I monumenti dell’intelletto che non invecchia.

    II.

    Un uomo anziano non è che una cosa miserabile,
    Una giacca stracciata su un bastone, a meno che
    L’anima non batta le mani e canti, e canti più forte
    Per ogni strappo nel suo abito mortale,
    Né v’è altra scuola di canto se non lo studio
    Dei monumenti della sua magnificenza;
    E per questo io ho veleggiato sui mari e sono giunto
    Alla sacra città di Bisanzio.

    III.

    O saggi che state nel fuoco sacro di Dio
    Come nel mosaico dorato d’una parete,
    Scendete dal sacro fuoco, discendete in una spirale,
    E siate i maestri di canto della mia anima.
    Consumate del tutto il mio cuore; malato di desiderio
    E legato a un animale mortale,
    Non sa quello che è; e accoglietemi
    Nell’artificio dell'eternità.

    IV.

    Una volta fuori dalla natura non assumerò mai più
    La mia forma corporea da una qualsiasi cosa naturale
    Ma una forma quale creano gli orefici greci
    Di oro battuto e di sfoglia d’oro
    Per tener desto un Imperatore sonnolento;
    Oppure posato su un ramo dorato a cantare
    Ai signori e alle dame di Bisanzio
    Di ciò che è passato, o che è, o che sarà.


    Bisanzio

    Si ritrae l’immagine spuria del giorno;
    Le truppe dell’Imperatore a letto ubriache;
    Si ritrae l’eco della notte, tema del nottambulo
    Dopo un grande scampanio di cattedrale;
    Una lucente cupola di stelle o di luna sdegna
    Tutto ciò che è l’uomo,
    Le sue mere complessità,
    La rabbia e il pantano dell’indole umana.

    Innanzi a me fluttua una figura, un’ombra o un uomo,
    Più ombra che uomo, più figura che ombra;
    Poiché Ade avvolto in fasce come una mummia
    Può sbrogliare un sentiero intricato;
    Una bocca senza saliva né respiro
    Richiama bocche simili;
    Salute al sovrumano;
    Lo chiamo morte-in.vita e vita-in-morte.

    Miracolo, uccello o dorato manufatto,
    Più miracolo che uccello o manufatto,
    Innestato al chiaro di stelle sul ramo dorato,
    Può cantare come i galli dell’Ade,
    O, amareggiato dalla luna, gridar disprezzo
    – In gloria dell’immutabile metallo –
    Al comune uccello o petalo
    Ed ogni complessità o pantano o sangue.

    A mezzanotte sul selciato dell’Imperatore sfavillano fiamme
    Non alimentate da fascina, né appiccate da acciarino,
    Né disturbate dai venti, fiamme generate da fiamma,
    Dove gli spiriti generati dal sangue vengono
    E tutte le complessità della rabbia se ne vanno,
    Muoiono danzando,
    Un’agonia di estasi,
    Un’agonia di fiamma che non brucerebbe una manica.

    Cavalcare pantano e sangue del delfino,
    Spirito dopo Spirito! I maniscalchi fendono l’onda.
    L’aurea mascalcia dell’Imperatore!
    I marmi della sala da ballo
    Fendono la rabbia amara delle complessità,
    Quelle immagini che ancora
    Partoriscono fresche immagini,
    Quel mare tormentato di delfini e gong.
    "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".

  15. #1875
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    Ad una in Paradiso

    Eri per me quel tutto, amore,
    per cui si struggeva la mia anima -
    una verde isola nel mare, amore,
    una fonte limpida, un'ara
    di magici frutti e fiori adornata:
    e tutti erano miei quei fiori.

    Ah, sogno splendido e breve!
    Stellata speranza, appena apparsa
    e subito sopraffatta!
    Una voce del Futuro mi grida
    "Avanti, avanti!" - ma è sul Passato
    (oscuro golfo!) che la mia anima aleggia
    tacita, immobile, sgomenta!
    Perché mai più oh, mai più per me
    risplenderà quella luce di Vita!
    Mai più - mai piu - mai più -
    (è quel che il mare ripete
    alle sabbie del lido) - mai più
    rifiorirà un albero percosso dal fulmine,
    né potrà più elevarsi un'aquila ferita.

    Vivo, trasognato, giorni estatici,
    e tutte le mie notturne visioni
    mi riportano ai tuoi grigi occhi di luce,
    laddove tu stessa ti porti e risplendi,
    oh, in quali eteree danze,
    lungo rivi che scorrono perenni.

    Edgar Allan Poe
    "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".

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