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Discussione: Poesie

  1. #1981
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    (amnesie)

    Cazzo, abbiamo studiato, letto saggi e tesine,
    scritto dissertazioni, zeppe di citazioni e
    d'ironia edotte viaggiando in lungo e in largo

    abbiamo anche lottato per un posto in palestra
    per un look più adatto, fissati i punti g
    pianificati ombretti, prese tutte le pillole

    si è persino deciso: sedurre, quanto basta,
    abbandonando spesso, senza metterci il cuore
    senza il becco di un soldo, senza il lusso di figli,

    tutto per essere, insomma, una persona, cazzo,
    quello che sognavamo, anni di allenamento
    a diventare neutre, fidando noi in noi stesse

    mentre per tutti quelli intorno/addosso/sopra
    rimanevamo donne, nel cuore del problema
    che resta, ci hanno detto, se darla,
    a quale prezzo.

    Viola Amarelli
    (da Lenudecrude cose e altre faccende)
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

  2. #1982
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Un poème

    Bien placés bien choisis
    quelques mots font une poésie
    les mots il suffit qu’on les aime
    pour écrire un poème

    on ne sait pas toujours ce qu’on dit
    lorsque naît la poésie
    faut ensuite rechercher le thème
    pour intituler le poème

    mais d’autres fois on pleure on rit
    en écrivant la poésie
    ça a toujours kékchose d’extrème
    un poème.

    Raymond Queneau
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

  3. #1983
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Ode al carciofo

    Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
    ispida edificò una piccola cupola,
    si mantenne all’asciutto sotto le sue squame,
    vicino a lui i vegetali impazziti si arricciarono,
    divennero viticci,
    infiorescenze commoventi rizomi;
    sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
    la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,
    la verza si mise a provar gonne,
    l’origano a profumare il mondo,
    e il dolce carciofo lì nell’orto vestito da guerriero,
    brunito come bomba a mano,
    orgoglioso,
    e un bel giorno,
    a ranghi serrati,
    in grandi canestri di vimini,
    marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
    la milizia.
    Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
    gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi,
    file compatte,
    voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,
    ma allora arriva Maria col suo paniere,
    sceglie un carciofo,
    non lo teme,
    lo esamina,
    l’osserva contro luce come se fosse un uovo,
    lo compra,
    lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,
    con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
    entrando in cucina,
    lo tuffa nella pentola.
    Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo,
    poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta
    del suo cuore verde.

    Pablo Neruda
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

  4. #1984
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Mia figlia e la torta di mele

    È uscita dal forno da pochi minuti e lei
    me ne serve una fetta. Un po’ di fumo sale
    dagli spacchi sulla crosta bruciacchiata e
    ricoperta di zucchero e cannella.
    Ma porta un paio di occhiali scuri
    in cucina alle dieci
    di mattina – e ogni cosa bella –
    mentre mi osserva spezzarla
    e portarmela alla bocca,
    soffiandoci sopra. Nella cucina di mia figlia,
    d’inverno. Affondo la forchetta nella torta
    e mi dico di starne fuori.
    Dice di amarlo. Non c’è nulla
    di peggio.

    Raymond Carver (da Orientarsi con le stelle)
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

  5. #1985
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    „Il Sole, focolare di tenerezza e vita, |
    Versa amore bruciante alla terra estatica, |
    E stesi nella valle noi sentiamo |
    Che la terra è nubile e trabocca di sangue; |
    Che il suo seno immenso, gonfiato di un'anima, |
    È amore come Dio, è carne come donna, |
    E in sé racchiude, pregno di raggi e linfa,
    | Il vasto brulicare di tutti gli embrioni! |
    E tutto cresce, e tutto sorge! | –
    Venere, oh dea!“

    Arthur Rimbaud
    amate i vostri nemici

  6. #1986
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    Domus del poeta

    Vabbé, scrivete poesie, di solito degli altri, ma cos'una poesia ?

    Mi necessita indagare

    Il sostantivo poesìa deriva dall’antica parola greca póiēsis, e questa da poiêin, che significa ‘fare, produrre’, ma per estensione di significato anche creare, per esempio una poesia tramite l’arte di comporre versi, rime strofe.

    Cos’è la poesia ? E’ un elaborato di parole che il poeta usa per esprimere emozioni, sentimenti, pensieri.

    Il versificatore si serve delle parole più adatte per comunicare agli altri le sue visioni, speranze, disperazioni, attimi di felicità, l’amore, il passato il presente, la natura, ecc..

    Il poeta deve avere la capacità di suscitare emozioni e riflessioni in chi legge o ascolta la lettura delle sue poesie.

    La composizione di una poesia non è facile. Per realizzarla sono necessarie l’ispirazione e la tecnica, doti che a me mancano.

    Un’emozione, un ricordo, qualsiasi cosa può suscitare nel poeta l’immaginazione, l’ispirazione e la voglia di verseggiare. E’ a questo punto che entrano in gioco la tecnica e l’applicazione di regole che consentono all’autore di trasformare i suoi pensieri in parole, le parole in versi, i versi in strofe, le strofe in un componimento poetico.

    La metrica (dal greco “mètron” = misura) è l’insieme delle regole che organizzano la composizione di un testo poetico, la sua struttura, il raggruppamento dei versi. Le norme determinano le regole del ritmo, elemento fondamentale del linguaggio poetico.

    Conoscendo la metrica il poeta stabilisce la lunghezza dei versi e la loro tipologia; dà ai versi un ritmo, distribuendo gli accenti sulle parole e stabilendo le pause; crea rime ed effetti sonori.

    A differenza dei testi in prosa (romanzi, racconti, ecc.) nelle poesie le parole e le frasi non occupano tutta la pagina ma sembrano rincorrersi in un continuo andare a capo, perché sono scritte in versi (dal latino “vertere” = “tornare indietro”, “andare a capo”).

    Il verso è l'unità ritmica, costante o variabile, sulla quale è costruita una poesia ed è formato da una quantità determinata di sillabe. Nella scrittura di una poesia alla fine di ogni verso si va a capo.

    Il verso è scandito da un accento ritmico che aumenta l'intensità di alcune sillabe e determina il ritmo del verso.
    I principali versi italiani si dividono in imparisillabi (quelli composti di un numero dispari di sillabe di sillabe) e parisillabi (quelli formati da un numero pari di sillabe).

    L’utilizzo dei versi consente al poeta di comunicare meglio le sue emozioni, di isolare le parole, dando ad esse maggiore o minore rilievo.

    I versi possono essere lunghi o brevi. In entrambi i casi, per stabilire la misura (il metro) di un verso si devono contare il numero di sillabe di cui è composto. Infatti la sillaba è l’unità di misura del verso.

    La scansione in sillabe del verso è differente rispetto alla normale divisione sillabica, causa la presenza delle figure metriche: la sinalefe, la dialefe, la sineresi e la dieresi.

    Ah, adesso ho capito, sono le figure metriche che mi suscitano il tormento e l’estasi e mi rendono inadatto alla poesia.


    Per oggi vi ho tediato quanto basta. Ma se siete così eroici e masochisti di voler leggere altre norme, potrò continuare. Basta un vostro cenno, un sorriso, una celia.

  7. #1987
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Prova a scrivere senza badare alle istruzioni.
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

  8. #1988
    Opinionista
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    Senza istruzioni per l'uso non riesco a parlare di poesia

    Mi' madre, bon'anima, più de 'na vorta me disse: "falla finita, la poesia nun è pe te".

  9. #1989
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Io ho scritto "scrivere" non parlare
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

  10. #1990
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    La poesia non ha regole....

    amate i vostri nemici

  11. #1991
    Opinionista L'avatar di follemente
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  12. #1992
    Opinionista L'avatar di follemente
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    Dall'uovo di Pasqua

    Dall'uovo di Pasqua
    è uscito un pulcino
    di gesso arancione
    col becco turchino.
    Ha detto: Vado,
    mi metto in viaggio
    e porto a tutti
    un grande messaggio.
    E volteggiando
    di qua e di là
    attraversando
    paesi e città
    ha scritto sui muri,
    nel cielo e per terra:
    Viva la pace,
    abbasso la guerra.

    Gianni Rodari

  13. #1993
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Siamo diventate visioni.
    Noi due rattrappite nel fondo della terra
    il compost dell’anima.

    Ti avrei amata per sempre
    d’istinto
    ma ho il corpo rotto,
    è lento ormai
    procede pesante,
    è una petroliera.

    Se il mio rigetto ti offende
    sappi questo:
    carpa senz’acqua
    boccheggio a una pistola.


    Chiamami col mio nome - Viola Lo Moro
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  14. #1994
    Resumé
    (di Dorothy Parker)

    I rasoi fanno male,
    i fiumi sono freddi,
    l’acido lascia tracce,
    le droghe danno i crampi,
    le pistole sono illegali,
    i cappi cedono,
    il gas ha un odore nauseabondo…
    Tanto vale vivere.

  15. #1995
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    (ho spesso immaginato)

    Ho spesso immaginato che gli sguardi
    sopravvivano all'atto del vedere
    come fossero aste,
    tragitti misurati, lance
    in una battaglia.
    Allora penso che dentro una stanza
    appena abbandonata
    simili tratti debbano restare
    qualche tempo sospesi ed incrociati
    nell'equilibrio del loro disegno
    intatti e sovrapposti come i legni
    dello shangai.

    Valerio Magrelli
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

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