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Discussione: Poesie

  1. #1141
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    NOTTURNO
    Quando la terra � d'ombre ricoverta,
    E soffia 'l vento, e in su le arene estreme
    L'onda va e vien che mormorando geme,
    E appar la luna tra le nubi incerta;

    Torno dove la spiaggia � pi� deserta
    Solingo a ragionar con la mia speme,
    E del mio cor che sanguinando geme
    Ad or ad or palpo la piaga aperta.

    Lasso! me stesso in me pi� non discerno,
    E languono i miei d� come viola
    Nascente ch'abbia tempestata il verno;

    Ch� va lungi da me colei che sola
    Far potea sul mio labbro il riso eterno:
    Luce degli occhi miei, chi mi t'invola?

    U.Foscolo

    "I libri hanno gli stessi nemici dell'uomo:
    il fuoco, l'umidit�, il tempo e il proprio contenuto"

    -Paul Vel�ry

  2. #1142
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    L'albatros



    Io ero un uccello
    dal bianco ventre gentile,
    qualcuno mi ha tagliato la gola
    per riderci sopra,
    non so.
    Io ero un albatro grande
    e volteggiavo sui mari.
    Qualcuno ha fermato il mio viaggio,
    senza nessuna carit� di suono.
    Ma anche distesa per terra
    io canto ora per te
    le mie canzoni d'amore.

    Alda Merini
    amate i vostri nemici

  3. #1143
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    All�Italia
    Chi conosce la terra dove il cielo
    d�indicibile azzurro si colora?
    dove tranquillo il mar con l�onda sfiora
    rovine del passato?
    dove l�alloro eterno ed il cipresso
    crescon superbi? dove il gran Torquato
    cant�? dove anche adesso
    ne la notte profonda
    i canti suoi va ripetendo l�onda?
    la terra ove dipinse Raffaello,
    dove gli ultimi marmi
    anim� di Canova lo scalpello
    e Byron rude martire ne� carmi
    dolore, amore effuse e imprecazione?
    Italia, terra magica, gioconda
    terra d�ispirazione!

    -Puskin

    "I libri hanno gli stessi nemici dell'uomo:
    il fuoco, l'umidit�, il tempo e il proprio contenuto"

    -Paul Vel�ry

  4. #1144
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    Non solo il fuoco

    Ahi, s�, ricordo,
    ahi, i tuoi occhi chiusi
    come pieni dentro di luce nera,
    tutto il tuo corpo come una mano aperta,
    come un grappolo bianco della luna,
    e l'estasi,
    quando un fulmine ci uccide,
    quando un pugnale ci ferisce nelle radici
    e una luce ci spezza la chioma,
    e quando
    di nuovo
    torniamo alla vita,
    come uscissimo dall'oceano,
    come tornassimo feriti
    dal naufragio
    tra le pietre e l'alghe rosse.
    Ahi, vita mia,
    non solo il fuoco tra noi arde,
    ma tutta la vita,
    la semplice storia,
    l'amore semplice
    di una donna e d'un uomo
    uguali a tutti gli altri.

    -- Pablo Neruda
    amate i vostri nemici

  5. #1145
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    LA MIA SERA


    Il giorno fu pieno di lampi;
    ma ora verranno le stelle,
    le tacite stelle. Nei campi
    c'� un breve gre gre di ranelle.
    Le tremule foglie dei pioppi
    trascorre una gioia leggiera.
    Nel giorno, che lampi! che scoppi!
    Che pace, la sera!

    Si devono aprire le stelle
    nel cielo s� tenero e vivo.
    L�, presso le allegre ranelle,
    singhiozza monotono un rivo.
    Di tutto quel cupo tumulto,
    di tutta quell'aspra bufera,
    non resta che un dolce singulto
    nell'umida sera.

    E', quella infinita tempesta,
    finita in un rivo canoro.
    Dei fulmini fragili restano
    cirri di porpora e d'oro.
    O stanco dolore, riposa!
    La nube nel giorno pi� nera
    fu quella che vedo pi� rosa
    nell'ultima sera.

    Che voli di rondini intorno!
    Che gridi nell'aria serena!
    La fame del povero giorno
    prolunga la garrula cena.
    La parte, s� piccola, i nidi
    nel giorno non l'ebbero intera.
    N� io ... che voli, che gridi,
    mia limpida sera!

    Don ... Don ... E mi dicono, Dormi!
    mi cantano, Dormi! sussurrano,
    Dormi! bisbigliano, Dormi!
    l�, voci di tenebra azzurra ...
    Mi sembrano canti di culla,
    che fanno ch'io torni com'era ...
    sentivo mia madre ... poi nulla ...
    sul far della sera.

    -G.Pascoli

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    il fuoco, l'umidit�, il tempo e il proprio contenuto"

    -Paul Vel�ry

  6. #1146
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    L'assiuolo

    Dov'era la luna? ch� il cielo
    notava in un'alba di perla,
    ed ergersi il mandorlo e il melo
    parevano a meglio vederla.
    Venivano soffi di lampi da un nero di nubi laggi�;
    veniva una voce dai campi: chi� . . .

    Le stelle lucevano rare
    tra mezzo alla nebbia di latte:
    sentivo il cullare del mare,
    sentivo un fru fru tra le fratte;
    sentivo nel cuore un sussulto,
    com'eco d'un grido che fu.
    Sonava lontano il singulto: chi� . . .

    Su tutte le lucide vette
    tremava un sospiro di vento:
    squassavano le cavallette
    finissimi sistri d'argento
    (tintinni a invisibili porte che forse non s'aprono pi�? . . .);
    e c'era quel pianto di morte. . .
    chi� . . .

    G.PASCOLI
    amate i vostri nemici

  7. #1147
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    IL PASSERO SOLITARIO
    D'in su la vetta della torre antica,
    Passero solitario, alla campagna
    Cantando vai finch� non more il giorno;
    Ed erra l'armonia per questa valle.
    Primavera dintorno
    Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
    S� ch'a mirarla intenerisce il core.
    Odi greggi belar, muggire armenti;
    Gli altri augelli contenti, a gara insieme
    Per lo libero ciel fan mille giri,
    Pur festeggiando il lor tempo migliore:
    Tu pensoso in disparte il tutto miri;
    Non compagni, non voli
    Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
    Canti, e cos� trapassi
    Dell'anno e di tua vita il pi� bel fiore.
    Oim�, quanto somiglia
    Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
    Della novella et� dolce famiglia,
    E te german di giovinezza, amore,
    Sospiro acerbo de' provetti giorni,
    Non curo, io non so come; anzi da loro
    Quasi fuggo lontano;
    Quasi romito, e strano
    Al mio loco natio,
    Passo del viver mio la primavera.
    Questo giorno ch'omai cede alla sera,
    Festeggiar si costuma al nostro borgo.

    Odi per lo sereno un suon di squilla,
    Odi spesso un tonar di ferree canne,
    Che rimbomba lontan di villa in villa.
    Tutta vestita a festa
    La giovent� del loco
    Lascia le case, e per le vie si spande;
    E mira ed � mirata, e in cor s'allegra.

    Io solitario in questa
    Rimota parte alla campagna uscendo,
    Ogni diletto e gioco
    Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
    Steso nell'aria aprica
    Mi fere il Sol che tra lontani monti,
    Dopo il giorno sereno,
    Cadendo si dilegua, e par che dica
    Che la beata giovent� vien meno.

    Tu, solingo augellin, venuto a sera
    Del viver che daranno a te le stelle,
    Certo del tuo costume
    Non ti dorrai; che di natura � frutto
    Ogni vostra vaghezza.
    A me, se di vecchiezza
    La detestata soglia
    Evitar non impetro,
    Quando muti questi occhi all'altrui core,
    E lor fia v�to il mondo, e il d� futuro
    Del d� presente pi� noioso e tetro,
    Che parr� di tal voglia?
    Che di quest'anni miei? che di me stesso?
    Ahi pentirornmi, e spesso,
    Ma sconsolato, volgerommi indietro.

    -G.Leopardi

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    -Paul Vel�ry

  8. #1148
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    L'INFINITO

    Sempre caro mi fu quest'?ermo colle,
    e questa siepe, che da tanta parte
    dell?'ultimo orizzonte il guardo esclude.
    Ma sedendo e mirando, interminati
    spazi di l� da quella, e sovrumani
    silenzi, e profondissima quiete
    io nel pensier mi fingo; ove per poco
    il cor non si spaura. E come il vento
    odo stormir tra queste piante, io quello
    infinito silenzio a questa voce
    vo comparando: e mi sovvien l?eterno,
    e le morte stagioni, e la presente
    e viva, e il suon di lei. Cos� tra questa
    immensit� s'?annega il pensier mio;
    e il naufragar m?� dolce in questo mare.

    G.Leopardi
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  9. #1149
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    I PASTORI
    Settembre, andiamo. � tempo di migrare.
    Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
    lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
    scendono all'Adriatico selvaggio
    che verde � come i pascoli dei monti.

    Han bevuto profondamente ai fonti
    alpestri, che sapor d'acqua natia
    rimanga n� cuori esuli a conforto,
    che lungo illuda la lor sete in via.
    Rinnovato hanno verga d'avellano.

    E vanno pel tratturo antico al piano,
    quasi per un erbal fiume silente,
    su le vestigia degli antichi padri.
    O voce di colui che primamente
    conosce il tremolar della marina!

    Ora lungh'esso il litoral cammina
    La greggia. Senza mutamento � l'aria.
    Il sole imbionda s� la viva lana
    che quasi dalla sabbia non divaria.
    Isciacquio, calpestio, dolci romori.

    Ah perch� non son io c� miei pastori?


    -- Gabriele D'Annunzio

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    -Paul Vel�ry

  10. #1150
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    Tre fiammiferi accesi

    Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
    Il primo per vederti tutto il viso
    Il secondo per vederti gli occhi
    L'ultimo per vedere la tua bocca
    E tutto il buio per ricordarmi queste cose
    Mentre ti stringo fra le braccia.

    -- Jacques Pr�vert
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  11. #1151
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    AMO TUTTO CIO' CHE E' STATO.

    Amo tutto ci� che � stato,

    tutto quello che non � pi�,

    il dolore che ormai non mi duole,

    l�antica e erronea fede,

    l�ieri che ha lasciato dolore,

    quello che ha lasciato allegria

    solo perch� � stato, � volato

    e oggi � gi� un altro giorno.

    -Pessoa

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  12. #1152
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    Xenia

    Dicono che la mia
    sia una poesia d'inappartenenza.
    Ma s'era tua era di qualcuno:
    di te che non sei pi� forma, ma essenza.
    Dicono che la poesia al suo culmine
    magnifica il Tutto in fuga,
    negano che la testuggine
    sia pi� veloce del fulmine.
    Tu sola sapevi che il moto
    non � diverso dalla stasi,
    che il vuoto � il pieno e il sereno
    � la pi� diffusa delle nubi.
    Cos� meglio intendo il tuo lungo viaggio
    imprigionata tra le bende e i gessi.
    Eppure non mi d� riposo
    sapere che in uno o in due noi siamo una sola cosa.

    -- Eugenio Montale
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  13. #1153
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    Voglio che tu sappia
    Una cosa.
    Tu sai com�� questa cosa:
    se guardo
    la luna di cristallo, il ramo rosso
    del lento autunno alla mia finestra,
    se tocco
    vicino al fuoco
    l�impalpabile cenere
    o il rugoso corpo della legna,
    tutto mi conduce a te,
    come se ci� che esiste
    aromi, luce, metalli,
    fossero piccole navi che vanno
    verso le tue isole che m�attendono.

    Orbene,
    se a poco a poco cessi di amarmi
    cesser� d�amarti poco a poco.
    "Se d�improvviso
    mi dimentichi,
    non cercarmi,
    ch� gi� ti avr� dimenticata"

    Se consideri lungo e pazzo
    il vento di bandiere
    Che passa per la mia vita
    e ti decidi
    a lasciarmi sulla riva
    del cuore in cui ho le radici,
    pensa
    che in quel giorno,
    in quell�ora,
    lever� in alto le braccia
    e le mie radici usciranno
    a cercare altra terra.

    Ma
    se ogni giorno,
    ogni ora
    senti che a me sei destinata
    con dolcezza implacabile.
    Se ogni giorno sale
    alle tue labbra un fiore a cercarmi,
    ahi, amor mio, ahi mia,
    in me tutto quel fuoco si ripete,
    in me nulla si spegne n� si dimentica,
    il mio amore si nutre del tuo amore, amata,
    e finch� tu vivrai star� tra le tue braccia
    senza uscire dalle mie.


    (Pablo Neruda, Se tu mi dimentichi)

  14. #1154
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    Da brividi
    amate i vostri nemici

  15. #1155
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    LA NOTTE(1� cantore)

    Trista � la notte, tenebria s�aduna,
    tingesi il cielo di color di morte:
    qui non si vede n� stella n� luna,
    che metta il capo fuor delle sue porte.
    Torbido � �l lago, e minaccia fortuna;
    odo il vento nel bosco a ruggir forte:
    gi� dalla balza va scorrendo il rio
    con roco lamentevol mormorio.

    Su quell�alber col�, sopra quel tufo,
    che copre quella pietra sepolcrale,
    il lungo-urlante ed inamabil gufo
    l�aer funesta col canto ferale.

    Ve� ve�:
    fosca forma la piaggia adombra:
    quella � un�ombra:
    striscia, sibila, vola via.
    Per questa via
    tosto passar dovr� persona morta:
    quella meteora de� suoi passi � scorta.

    Il can dalla capanna ulula e freme,
    il cervo geme � sul musco del monte,
    l�arborea fronte � il vento gli percote;
    spesso ei si scuote � e si ricorca spesso.
    Entro d�un fesso � il cavriol s�acquatta,
    tra l�ale appiatta � il francolin la testa.
    Teme tempesta � ogni uccello, ogni belva,
    ciascun s�inselva � e sbucar non ardisce;
    solo stridisce � entro una nube ascoso
    gufo odioso;
    e la volpe col� da quella pianta
    brulla di fronde
    con orrid�urli a� suoi strilli risponde.

    Palpitante, ansante, tremante
    il peregrin

    va per sterpi, per bronchi, per spine,
    per rovine,
    ch� ha smarrito il suo cammin.

    Palude di qua,
    dirupi di l�,
    teme i sassi, teme le grotte,
    teme l�ombre della notte,
    lungo il ruscello incespicando,
    brancolando,
    ei strascina l�incerto suo pi�.

    Fiaccasi or questa or quella pianta,
    il sasso rotola, il ramo si schianta,
    l�aride lappole strascica il vento;
    eco un�ombra, la veggo, la sento:
    trema di tutto, n� sa di che.

    Notte pregna di nembi e di venti,
    notte gravida d�urli e spaventi!
    L�ombre mi volano a fronte e a tergo:
    aprimi, amico, il tuo notturno albergo.

    -Ossian

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    -Paul Vel�ry

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