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Discussione: Destinazione Francoforte. (ricordi di un viaggio rimasto nel cuore)

  1. #16

    Destinazione Francoforte - Cap. 4

    Destinazione Francoforte - Cap. 4° - Natale 1988 (Quarta parte)


    Il Giorno libero


    L’indomani venne Giovanni. Parlò con me e poi con Michele. Alla fine tutto si risolse con le solite raccomandazioni. Io gli dissi che non volevo più lavorare a Konigstein, preferivo tornare a lavorare Francoforte. Mi promise che passato il capodanno, mi avrebbe ripreso a lavorare con lui. Si trattava di pazientare ancora qualche giorno. Mi suggerì di svagarmi un po’, di approfittare del giorno libero per divertirmi, di raggiungere Francoforte in treno, che era semplice. La città offriva molto divertimento. Mi diede anche un anticipo dello stipendio e disse a Riccardo se poteva farmi da guida, visto che lui era già pratico della zona.

    Così il giorno di chiusura, io, Riccardo ed un suo amico, un ragazzo che lavorava in un altro ristorante italiano, sempre a Konigstein , decidemmo di andare a Francoforte per trascorrere il nostro giorno libero. Prendemmo il treno e dopo circa venti minuti arrivammo alla stazione di Francoforte. Trascorremmo la mattinata nei grandi magazzini. Mi comprai un walkman, l’ultimo Lp degli U2, Rattle and Hum che era uscito due mesi prima, nell’ Ottobre del 1988, e l’ultimo Lp dei Dire Straits, Money for Nothing. Pranzammo in un ristorante greco, il “Thessaloniki”. Si trovava nel quartiere a luci rosse, nella zona della Kaiser Strasse, appena di fronte la stazione, ed era aperto 24 ore su 24, perché quel quartiere era frequentato a qualsiasi ora del giorno e della notte. Si mangiava bene e ricordo in particolare un tipo di formaggio molto soffice e dolce, simile al Philadelphia, ma decisamente molto più buono. Nel pomeriggio continuammo a girare per le vie di Francoforte.



    Di sera ci recammo in uno dei tanti sexy show che si trovavano nel quartiere. Non appena entrammo notai molta confusione. C’erano tanti uomini, di tutte le età. Appesa ad una parete si trovava una grande bacheca con il programma del giorno. Le varie esibizioni delle ragazze erano elencate per fasce orarie. Accanto al nome, una foto della ragazza dava subito l’idea del soggetto che si sarebbe esibito. L’esibizione era a ruota, cioè le stesse ragazze si esibivano più volte durante la serata, a orari diversi. Generalmente si esibivano in una stanzetta rotonda, circondata da una dozzina di cabine, dove i clienti guardavano lo spettacolo. Dentro ogni cabina, inserendo una moneta, si azionava l’apertura di una finestrella che dava sulla camera centrale dove le ragazze, su un palco girevole, si esibivano.

    Entrai in una di queste cabine ed inserii una moneta da un marco. Subito si alzò la finestrella e vidi due ragazze completamente nude che a ritmo di musica, ballavano e si toccavano tra loro. Il palco girevole, consentiva a tutti coloro che erano nelle cabine di guardare integralmente lo spettacolo. Neanche il tempo di rendermi conto, che subito la finestrella si abbassò. Così misi la mano in tasca per prendere un'altra moneta e ne tirai fuori una da cinque marchi. Senza farci caso inserii la moneta e questa volta la finestrella rimase aperta per un bel pezzo, tanto che tutte le finestre degli altri “clienti” si abbassarono e le ragazze finirono per esibirsi solo per me, toccandosi sempre tra loro e simulando piacere. Appena mi resi conto che ero rimasto praticamente l’unico a guardare e di essere quindi oggetto delle loro attenzioni, provai un certo imbarazzo.

    Scaduto il tempo uscii dalla cabina e mi guardai intorno. Tra la gente alcune donne si occupavano delle pulizie. Le vidi che entravano ed uscivano da altre cabine. Mi avvicinai ed entrai in una di queste. Di fronte a me c’èra una poltrona e subito sopra la poltrona, un video. Chiusi la porta e mi accorsi che dietro di essa era posizionato uno specchio grande. Inserii un marco e apparve subito un’immagine al video che lo specchio rifletteva proprio davanti alla poltrona. In tutto la cabina era poco più che due metri quadrati. Una coppia ci stava dando dentro in una tipica posizione da Kamasutra. Chissà che mi credevo. In basso, vicino alla poltrona, notai che c’era un porta fazzolettini, delle salviettine ed un cestino. Capii subito allora la presenza costante delle donne delle pulizie. Ogni dieci minuti infatti, facevano il giro delle cabine per svuotare i cestini e pulire. Rimasi di stucco. Praticamente la gente si masturbava mentre assisteva alle scene pornografiche.

    Pensavo fosse normale che ci si possa masturbare vedendo immagini porno, ma se sei solo, in intimità con te stesso. Farlo lì, in una cabina di un sexy show, in quel modo, dove magari esci e tutti immaginano quello che hai appena fatto, e dove subito dopo entra qualcuno per pulire ciò che hai lasciato, questo mi inquietò parecchio. Io mi sarei vergognato a fare una cosa del genere in un posto frequentato da altre persone. Non ne sarei mai stato capace. Invece era una cosa normale, tanto che forse ero solo io che mi creavo questo tipo di problemi.

    A quel punto andai a riguardare dentro le cabine dove le ragazze si esibivano. Ero curioso e infatti c’era un porta salviettine e un cestino per la bisogna che prima non avevo notato. Assurdo. Anche perché quando si apriva la finestrella, insieme alle ragazze che si esibivano, potevi guardare anche le facce degli altri “clienti” che si trovavano nelle cabine di fronte la tua … e immaginavo l’espressione assunta in certi momenti "particolari", mentre non solo sei guardato dalle ragazze, ma anche da altre persone che magari stanno facendo la stessa cosa. Mi venne da sorridere e allo stesso tempo la pelle d’oca, nell’immedesimarmi in certi atteggiamenti.

    I miei amici nel frattempo si erano persi, così continuai a girare dentro al locale. Vidi un settore più intimo dove le cabine erano più grandi e di fronte alla poltrona dove sedeva il cliente, vi era un palco, separato da un vetro che in alcune parti aveva dei fori dove era possibile inserire una mano o altro. Riccardo poi mi disse che quella era la zona dove in esclusiva una ragazza, scelta tra quelle esposte in bacheca, poteva esibirsi per un solo cliente. La cifra naturalmente era da concordare prima, così come il tempo dell’esibizione e quei fori servivano per determinati “contatti”. Mi immaginai la scena, dicendomi che perlomeno era qualcosa di intimo e quindi diverso da ciò che avevo visto prima.




    Uscimmo dal locale che oramai era sera. I ragazzi mi chiesero come era andata ed io, cercando di essere più indifferente possibile, risposi che era tutto ok, ma in realtà non avrei certo immaginavo qualcosa di simile, se non l’avessi visto con i miei occhi. Cenammo in un Mac Donald’s e ci avviammo verso la stazione per rientrare, ma al contrario di quello che pensavo io, non era ancora finita.
    I ragazzi mi dissero che ci saremmo recati in un bordello, prima di rientrare.

    Fine quarta parte.
    Ultima modifica di bumble-bee; 03-06-2010 alle 10:09
    Bambol utente of the decade

  2. #17

    Destinazione Francoforte - Cap. 4

    Destinazione Francoforte - Cap. 4° - Natale 1988 (quinta parte)


    Il Giorno libero

    Di fronte la Stazione, si trovava il quartiere a luci rosse, che ospitava i principali bordelli della città. Fuori, sul marciapiede, alcuni uomini attiravano l’attenzione delle persone, distribuendo buoni per una consumazione, in modo da invogliare la gente ad entrare. Uno di loro ci diede dei buoni omaggio e indicandomi l’ingresso del locale mi disse: “eine hübsches Mädchen fur disch, herein” (una bella ragazza per te, la dentro).


    Era un palazzo grande, di cinque o sei piani, pieno di luci e insegne colorate. Entrammo. Al pian terreno si trovava una specie di pub. Le luci erano soffuse e dentro c’era molta gente. Una cappa di fumo avvolgeva il locale. In un angolo si trovava un palco dove alcune ragazze seminude si esibivano ballando. Di tronte al palco si trovavano dei tavoli dove i clienti, guardavano lo spettacolo e dialogavano con delle ragazze, anch’esse poco vestite, consumando le ordinazioni. Delle cameriere, vestite in modo sexy e con tanto di grembiulino, giravano per i tavoli, distribuendo birra e altre bevande. Dietro un bancone, altre ragazze servivano da bere. Ci sedemmo ad un tavolo ed una cameriera si avvicinò per prendere le nostre ordinazioni. Ordinammo tre birre alla spina e osservammo anche noi le ragazze che si esibivano. Tutto era surreale, la musica ad alto volume rimbombava nella testa. C’erano uomini di tutte le età, dai ragazzi, come noi, fino ai sessantenni. Alcuni erno molto euforici, magari mezzi ubriachi e applaudivano le ragazze che si esibivano. Bevuta la birra, Riccardo mi indicò un angolo dove si trovava un corridoioe dove prima noi, altri uomini si erano diretti. Il passaggio ci condusse verso una scalinata che portava ai piani superiori. Di fronte le scale si trvavano i bagni e lungo il corridoio vi erano delle macchinette automatiche che distribuivano preservativi di varie marche. Alle pareti erano anche appesi dei quadri che raffiguravano ragazze in pose sexy. Salimmo al primo piano e notai un corridoio centrale con diverse stanze, stile camere d’albergo. Alcune stanze erano chiuse, altre erano aperte. Affacciandomi da una di queste, notai una ragazza che, stesa su un letto matrimoniale che leggeva una rivista.



    Indossava un baby doll rosso ed era abbastanza carina. Lei alzò lo sguardo, sorrise e mi invitò ad entrare. Riccardo però mi disse di proseguire e guardare il più possibile, per poter scegliere quella che mi avrebbe attratto di più. Proseguimmo salendo al secondo piano. Le ragazze indossavano tutte dei baby doll di diverso colore. Erano uno più carina dell’altra, giovani, tutte sorridenti e disponibili, naturalmente. L’altro ragazzo che era con noi, fatta la sua scelta, prima di entrare, ci disse che ci saremmo ritrovati fuori dal locale. Riccardo ed io proseguimmo, salimmo ancora un piano. Mi disse che cercava una ragazza in particolare, molto carina. Una ragazza italiana che era la sua preferita. ben presto la trovò e nel congedarsi da me, mi rinnovò l’appuntamento fuori dal locale.

    Rimasi solo. Proseguii ancora per i corridoi. Le ragazze erano tutte molto carine e tutte e alcuine mi invogliavano ad entrare. Sentivo una certa eccitazione. Poi, una ragazza, si avvicinò mi accarezzò il viso e mi fece cenno di seguirla. Era molto bella, un po’ più alta di me, i capelli biondi, fisico slanciato … “Komm, Komm”, vieni, vieni, mi diceva. Ebbi un attimo d’esitazione, da una parte avevo voglia di seguirla, dall’altra qualcosa mi bloccava. Non passò un attimo che all’improvviso, un altro uomo entrò al posto mio. La ragazza mi guardò per un istante, facendomi una smorfia come per dire : “peccato, hai perso l’attimo, arà per la prossima volta”, chiudendo nel frattempo la porta.

    Ci rimasi male, non posso negarlo, ma allo stesso tempo mi sentii sollevato. Pensai che io o un altro, per lei era lo stesso. Rimasi ancora un po’ incerto sul da farsi. In realtà sapevo bene che non avevo il coraggio di entrare. Non mi interessava avere un rapporto mercenario. Mi trovavo lì perché avevo seguito i miei compagni. Fossi stato da solo non ci sarei andato, mi dicevo. A quel punto non aveva più senso rimanere. Altre ragazze mi sorridevano, mi salutavano, ma io presi la via delle scale deciso ad uscire fuori dal locale. Mentre scendevo, in un angolo vidi una ragazza, tutta vestita di pelle. Indossava degli stivali fino a quasi il ginocchio. In una mano teneva una frusta, nell’altra una cornetta del telefono. Mentre parlava mi guardò, come a dire “vieni che ti faccio vedere io” ma aveva indubbiamente scelto il soggetto sbagliato. Il sadomaso non mi interessava. continuai a scendere le scale e uscii dal locale.

    Aspettai in strada i miei amici. Pensai a tutte quelle ragazze carine e disponibili, a pagamento certo, ma disponibili e belle. Mi sentivo a disagio con me stesso. Ora non mi rimanevano che due alternative : mentire ai compagni, sostenendo di essere entrato, oppure dire la verità e sottopormi alle loro inevitabili critiche. Avrei detto la verità, a costo di essere preso in giro. In realtà non me ne fregava nulla. Se non me la sentivo, non ero obbligato ad entrare no? Non passò più di mezz’ora da quando avevo lasciato i miei compagni, che questi mi raggiunsero. Furono sorpresi di vedermi lì :

    “Come sei rimasto l’ultimo e ti sei già sbrigato?” mi disse Riccardo. “E voi, avete già finito?”, domandai io. Mi chiesero com'era andata ed io dissi tranquillamente che non ero entrato. Rimasero ancora sorpresi : “Come non sei entrato? Sei scemo? Hai visto quante belle ragazze c’erano? Non sarai mica …? ” “No” risposi, ”Non lo sono. Non sono entrato. Tutto qui. Non me la sono sentita.” Risero di me, come mi aspettavo, del resto. Poi mi raccontarono i particolari dei loro incontri. Prima del rapporto queste ragazze lavavano le parti intime dei clienti, indossavano il profilattico e quindi i si cominciava. In media il rapporto durava una quindicina di minuti, al massimo venti.

    "Ho fatto bene a non entrare” Conclusi io. Ma riccardo ribattè : “Guarda che si tratta di una scopata. Quanto tempo pensi che ti tengano? Altrimenti non riuscirebbero a lavorare, non credi? “E’ proprio questo il punto. Non mi piace. Non mi va di avere un rapporto sbrigativo, senza nessuna emozione, solo per toglierti l’eccitazione che hai al momento. Insomma è tutto finto”, conclusi. A quel punto il nostro comune amico intervenne e disse: “No, no, io ho goduto veramente, non per finta”. E su questa battuta si fecero una entrambi una risata.

    Smettemmo di parlarne e proseguimmo per la stazione che si trovava ad appena un isolato da noi. Si erano fatte le undici di sera ed era giunta l’ora di rientrare a Konigstein. Prendemmo il treno e arrivammo dopo circa quaranta minuti. Usciti dalla stazione, salutammo il nostro amico e con Riccardo rientrai alla pensione. Appena entrati in stanzaq, notammo due lettini, al posto del letto matrimoniale. Il "veccchio", il proprietario della pensione, finalmente aveva provveduto alla sostituzione. Ne fui particolarmente contento, come se questa cosa, davvero banale, fosse l'unica nota positiva della giornata. Feci una doccia e mi andai a coricare, pensando alla giornata trascorsa e a tutto ciò che avevo visto.

    fine quinta parte
    Ultima modifica di bumble-bee; 08-06-2010 alle 18:42
    Bambol utente of the decade

  3. #18
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  4. #19
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    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  5. #20

    Destinazione Francoforte - Cap. 4

    Destinazione Francoforte - Cap. 4° - Natale 1988 (sesta parte)

    Capodanno


    La sera del 31 Dicembre, ancora una volta, il ristorante si riempì. Molte coppie prenotarono un tavolo per due, pochi invece furono i gruppi, composti da quattro o sei persone, al massimo. La serata fu molto impegnativa, anche perché il menù era molto particolare. Vi erano molte pietanze flambé da preparare, portate di pesce da pulire e servire ai tavoli, altre pietanze particolari da servire …

    Naturalmente quella sera non poteva mancare anche la coppia di clienti da me preferita, con il loro inseparabile pastore tedesco, Johannes, che come al solito, se ne stava accucciato sotto il tavolo, accanto al suoi padroni, immobile, senza dare alcun fastidio. Quella sera la coppia era accompagnata da un’altra coppia loro amica. Lei era molto elegante, particolarmente bella, quella sera e soprattutto molto gioviale, come sempre. Sorrideva spesso, dialogando col marito e gli amici, nel ringraziarmi ogni qual volta mi avvicinavo al loro tavolo per servirli … confesso che rimasi molto affascinato dai suo modo di fare. La serata proseguì senza intoppi, ne particolari problemi con Michele, che dopo quella mia reazione, si guardava bene dal provocarmi senza motivo. Evidentemente l’intervento di Giovanni fu efficace. Scoccata la fatidica ora, tutti brindarono al nuovo anno, il 1989. Anno davvero speciale per me, ma soprattutto per la Germania ed i tedeschi in particolare, per come poi si concluse.

    Anche noi del ristorante brindammo con i clienti e ci scambiammo gli auguri : "Gutes Neues Jahr” , buon anno, si sentiva ripetere in sala. Nonostante l’aria di festa però, tutti i clienti mostravano una certa compostezza, una certa eleganza. Erano allegri, ma non euforici o scatenati, come mi sarei aspettato di vedere. Poi iniziarono a danzare, per l’occasione era stato ingaggiato un gruppo musicale che intrattenne molto bene i clienti, coinvolgendoli nelle danze.




    Ad un certo punto, mentre mi stavo recando in cucina, dietro di me comparve lei. Si stava dirigendo verso i bagni, che si trovavano poco prima della cucina, in fondo ad un piccolo corridoio sulla destra. Non ricordo se fui lei ad attirare la mia attenzione o se fui io a percepire la sua presenza alle mie spalle, fatto sta che mi voltai all’indietro e la vidi. Ci guardammo negli occhi un istante e lei, sorridendomi ancora una volta, mi fece l’occhiolino ed aprendo la porta dell’anticamera che l’avrebbe condotta ai bagni delle donne, sparì dalla mia vista, lasciando la porta aperta.

    Rimasi un attimo sorpreso, poi percorsi anch’io il breve corridoio e notai che la porta del bagno delle donne era aperta. Sentii un brivido lungo la schiena. Come interpretare questo gesto? Era un invito a seguirla? Possibile? Oppure era un’ennesima dimostrazione della sua simpatia nei miei confronti? O peggio, uno scherzo della mia mente, offuscata dai miei ormoni impazziti, che in quel momento sembravano fischiare come un treno a vapore a folle velocità?

    Sembrava che il tempo si fosse fermato. Io lì immobile a pensare cosa fare, come agire, se rischiare … lei dentro, quand’ ecco che all’improvviso una voce dietro di me, chiedeva libero accesso. Mi trovavo davanti l’ingresso del bagno delle donne e impedivo l’accesso ad una anziana signora che mi chiedeva gentilmente di farla passare. Mi ripresi all’istante, “svegliandomi” dal sogno ad occhi aperti che stavo facendo. Mi scusai con la signora, mi feci da parte visibilmente imbarazzato, come se fossi stato preso in castagna ed entrai nel bagno degli uomini, che si trovava proprio di fronte, fingendo di aver sbagliato direzione, per poi uscire immediatamente da li.

    Presi il cappotto e andai fuori in cortile a prendere una boccata d’aria. Mi ci voleva proprio. Ripensai alla scena appena vissuta e cercai di persuadermi che la mia mente mi aveva giocato un brutto scherzo. La signora era sempre carina nei miei confronti e magari anche in quel momento, mi aveva dimostrato il suo “affetto”. Sicuramente mi ero lasciato trasportare dalla fantasia. La sua bellezza ed il suo fascino mi aveva offuscato la mente. Non osavo immaginare a ciò che sarebbe potuto accadere, qualora fossi entrato … chissà quale urlo si sarebbe sentito in sala. Sicuramente sarei sprofondato per la vergogna, come minimo. Quando rientrai in sala, lei era lì che ballava con il marito, sorridente gioviale come sempre. Feci finta di nulla e girai per i tavoli, riprendendo il mio lavoro.

    All’alba tutti andarono via. La “mia” signora si accinse a salutarmi e fu in quel momento che le dissi che molto probabilmente non ci saremmo più visti, dato che presto avrei ripreso servizio a Francoforte. Per un istante rimase sorpresa, subito dopo mi abbracciò, rinnovandomi gli auguri e dicendomi che era certa che il mio soggiorno in Germania, mi avrebbe dato tante soddisfazioni. Strinsi la mano al marito, persona estremamente cortese ed educata, accarezzai Johannes, il loro affezionatissimo cane e li ringraziai per tutta la considerazione e l’affetto che mi avevano dimostrato durante il mio servizio a Konigstain, augurando loro ogni bene possibile e rinnovando i miei migliori auguri per il nuovo anno. Li accompagnai al parcheggio, aprii lo sportello dell’auto alla signora per farla accomodare, la salutai nuovamente e rimasi ad osservarli fin quando andarono via. Ebbi un magone … e quei pensieri, che per un attimo mi sfiorarono la mente, si dissolsero per sempre.



    Chiudemmo il locale, finalmente. Erano circa le cinque del mattino, io e Riccardo ci dirigemmo verso la pensione, sfiniti. Attraversammo un viale e fu in quel momento che accadde qualcosa di molto triste. Avevamo da qualche istante attraversato il viale, lasciandoci alle spalle il ristorante, per imboccare quindi la via principale che ci avrebbe condotto alla pensione, quando all’improvviso, dietro di noi, un’auto a forte velocità, proveniente da una via in discesa, andò a schiantarsi contro un muro. Facemmo in tempo a girarci verso l’auto, poiché sentimmo il forte sibilo delle ruote, alle nostre spalle, pertanto assistemmo allo schianto che avvenne quasi di fronte a noi.

    Il boato generato dall’impatto contro il muro echeggiò per tutto il quartiere, mettendo fine alla quiete che regnava. Tutta la parte frontale dell’auto, una golf nera, era praticamente distrutta. Immediatamente attraversammo la strada, avvicinandoci alla vettura e aprimmo lo sportello. Il conducente giaceva immobile, con il capo completamente insanguinato e riverso su un lato. Il parabrezza era frantumato, in corrispondenza del volante. Una scena agghiacciante, indimenticabile, tanto che ancora oggi la ricordo nei minimi particolari. Riccardo indietreggiò impressionato da quella scena, io anche lo ero, ma cercavo di capire se il conducente fosse ancora vivo. Provai a chiamarlo, senza toccarlo naturalmente, nel frattempo gli altri colleghi arrivarono ed insieme ad essi, qualcuno uscì dalle abitazioni, richiamati dal frastuono provocato dall’incidente. Michele chiamò un’ambulanza e pochi minuti dopo arrivò anche la polizia.

    L’uomo era sempre immobile e non dava segni di vita. Raccontammo alla polizia ciò che avevamo visto, presumendo che l’autista fosse stato vittima di un colpo di sonno o di un malore, poiché non avevamo notato alcun tentativo di frenata o un improvviso e disperato tentativo di cambiare direzione. Si era schiantato alla parete come un missile che aveva seguito la sua traettoria prestabilita.

    Il tutto era accaduto improvvisamente ed era stato un miracolo che non ci avesse investiti, poiché pochi istanti prima, avevamo attraversato la strada. Nel frattempo, l’ambulanza arrivò. Non ci misero molto a capire che il conducente era morto. Deposero il corpo su una barella e si diressero verso il più vicino ospedale. Poi io e Riccardo, abbastanza traumatizzati e scossi, ci avviammo finalmente verso la pensione. Mi distesi sul lettino, con tutti i vestiti addosso, ma non riuscii a chiudere occhio.

    fine capitolo.
    Ultima modifica di bumble-bee; 18-06-2010 alle 15:20
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  6. #21
    preso L'avatar di mariomac
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    [COLOR="DarkRed"][I]"Frank... d

  7. #22
    Citazione Originariamente Scritto da mariomac Visualizza Messaggio
    questo è finito tristemente...

    ma continuerà, vero?

    si si. Ho ancora tanto da raccontare...

    la guerra con i topi a Francoforte...

    il Giudice omosessuale che si propose.. una sera che aveva bevuto un pò...

    l'amazzone... una donna sulla quarantina che sapeva il fatto suo..

    Franco... l'investigatore privato, originario di Messina che aveva due fidanzate... che poi si incontrarono tutti nel ristorante...

    la scuola per stranieri che ho frequentato

    la compagna di classe filippina

    Kutrona... la ragazza tedesca un pò matta

    ll bisessuale... che vestiva mezzo da uomo e mezzo da donna

    l'inaugurazione del negozio di biancheria intima con tanto di modelle (alte quasi 2 metri) che sfilavano in biancheria intima e che mi chiedevano da bere..


    insomma... hai voglia ancora!!


    Mi serve solo un pò di tempo per mettere tutto in ordine perchè tutto quanto è ancora nella mia testa e va ordinato per bene.


    un pò di pazienza dunque. Riprenderò presto.
    Ultima modifica di bumble-bee; 28-07-2010 alle 18:15
    Bambol utente of the decade

  8. #23
    preso L'avatar di mariomac
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    ottimo, ottimo.

    ma la padrona del cane l'hai più vista?
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    [COLOR="DarkRed"][I]"Frank... d

  9. #24
    [quote=mariomac;1220154]ottimo, ottimo.

    ma la padrona del cane l'hai pi
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  10. #25

    Destinazione Francoforte - Cap. 5

    Destinazione Francoforte - Cap. 5° - Ritorno in Città (1° parte)

    Dopo il periodo natalizio, come promessomi da Giovanni, ritornai a lavorare con lui a Francoforte. Per evitare di farmi viaggiare tutti i giorni, mi diede il suo mini appartamento che teneva in affitto sopra il ristorante, che nel frattempo si era liberato. Così raccolsi le mie cose, salutai Riccardo, l'unico amico che avevo in quel periodo, ripromettendoci di vederci ogni tanto, quando sarebbe stato possibile, e aspettai che Giovanni mi venisse a prendere. Arrivati a Francoforte, mi mostrò l'appartamento. Era composto da una grande stanza, suddivisa in una zona giorno, con un cucinino, un tavolo ed un divano a due posti. In un angolo la Tv ed uno stereo. Sul lato opposto, vi era un letto matrimoniale. Una tendina separava le due zone. Da un gran finestrone, si accedeva al balcone che dava sulla strada, la Stiftstrasse. Infine il bagno con tanto di vasca, che avrei usato anche per lavare gli indumenti. Era carino e abbastanza comodo. La sera avevo bisogno di chiudere le tende, perchè gli uffici del Frankfurter Algemaine Zeitung, erano sempre accesi e la luce mi entrava in camera.

    Ricominciai dunque a lavorare freneticamente. A mezzogiorno aprivamo e subito il locale si riempiva, poi si svuotava dopo una mezz'ora, per poi riempirsi nuovamente fino alle 15:00. Praticamente, l'80% dei clienti della mattina erano tutti impiegati del giornale. Le pietanze, come al solito erano pronte in cinque minuti. Gli indiani che lavoravano nelle cucine, doevano muoversi come delle trottole, ma ancora non capivo come la pasta riuscisse ad essere pronta in così poco tempo. Prima o dopo l'avrei scoperto.

    Durante la pausa pomeridiana, sempre più spesso giravo per il centro. Sempre molto frequentato e soprattutto pieno di musicisti, cantanti e altri "street performers" che intrattenevano i passanti. Uno spettacolo!I giorni passavano e la monotonia del lavoro cominciava a farsi sentire. Dissi a Giovanni che volevo frequentare una scuola, un corso per imparare meglio il tedesco. Così lui mi disse che avrei dovuto rivolgermi ad una sua amica, che frequentava il locale "Tangerine", non molto distante dal nostro. Era una ragazza portoghese che insegnava tedesco alla "Volksshule".

    Mi scrisse il nome su un foglio e la sera stessa mi recai al locale. Era un locale per omosessuali e lo scoprii non appena entrai. "Che stronzo Giovanni", pensai. "Poteva dirmelo". Era pieno di gente, alcuni anche sulla sessantina, con la barba "di tre giorni", quella classica barba incolta che fa (o faceva) moda, alcuni vestiti con pantaloni neri e aderenti e con solo un gilet sul dorso nudo. C'erano anche delle ragazze ai tavoli. Mi senti osservato. Tanti si erano girati verso di me che, in giacca e cravatta, avanzavo incerto verso il bancone, cercando con gli occhi qualcuno dello staff a cui rivolgermi. Una musica ritmica rimbombava, impedendoti di sentire ogni altra cosa. Avvicinai una persona al quale mostrai il biglietto, chiedendo se per caso quella ragazza si trovava nel locale. Lui rispose che in quel momento non c'era, ma che veniva spesso, allora lo pregai di dirle, non appena fosse venuta, se poteva recarsi al ristorante "Ciao Italy", da Giovanni, per un colloquio. Mi assicurò che l'avrebbe fatto, così ringraziai ed uscii.

    Giunto al ristorante Giovanni non appena vide la mia faccia si piegò in due dalle risate, "Cavolo" gli dissi, potevi anche dirmelo" E lui, continuando a ridere: "E perchè avrei dovuto?, non sai come ho riso immaginandoti lì dentro". "Bla, bla, bla" ribattei io.

    Dopo un paio di giorni la ragazza venne al locale. Giovanni mi presentò e le anticipò il mio intento di frequentare la scuola dove lei insegnava. Lei fu davvero gentile, parlammo un pò e alla fine mi scrisse l'indirizzo della sede amministrativa, dove mi sarei dovuto presentare per iscrivermi e per effettuare un test iniziale per accertare il mio livello di conoscenza della lingua.

    L'indomani mi presentai in segreteria, dove un'impiegata mi aiutò a compilare il modulo d'iscrizione e poi mi fece accomodare in un aula dove altre persone stavano effettuando un test. Mi diede dei moduli e mi disse di compilarli senza fretta. alla fine mi sarei dovuto ripresentare da lei. Avevo studiato tre anni il tedesco, cosi mi fecero accedere al corso di livello 2. Il corso durava un anno ed era serale. Tre volte la settimana dalle 16:00 alle 19:00. La scuola si trovava lontano rispetto a dove risiedevo io, pertanto mi muovevo in metropolitana. Il primo giorno accadde un episodio divertente. Poiché dopo l'orario delle lezioni, sarei dovuto rientrare a lavorare al ristorante, mi presentai a scuola in giacca e cravatta. Mi fecero accomodare in aula e, in attesa che arrivasse l'insegnante, mi sedetti sfogliando il libro che mi diedero in dotazione.

    Arrivarono tre ragazze filippine che si presentarono a me scambiandomi per l'insegnante. Ci mettemmo tutti a ridere quando dissi che ero uno studente come loro. Ben presto arrivò la vera insegnante, una ragazza di 25 anni, carina, che si presentò a tutti noi e ci accolse molto bene, chiedendoci da dove venivamo e che lavoro svolgevamo lì. Eravamo una ventina di studenti, alcuni erano francesi, un paio inglesi, molti orientali, filippini, indiani. Due erano argentini, padre e figlio. Il padre però era originario di Ragusa, pertanto parlava un po’ il dialetto siciliano. Era curioso perché io e lui parlavamo in dialetto, quando parlavo con il figlio però, lui parlava spagnolo e io rispondevo in italiano. Le lezioni erano interessanti e l'insegnante molto capace. Riusciva a farti comprendere tutto senza tante difficoltà.

    Mi piaceva frequentare le lezioni. Erano un ottimo svago alla monotonia del lavoro in ristorante ed inoltre, mi davano l'opportunità di conoscere altre persone, altre culture.

    Allegato : primo piano, 5° da sinistra, il mio appartamento in Stiftstrasse
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    Ultima modifica di bumble-bee; 29-07-2010 alle 10:34
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  11. #26
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  12. #27

    Destinazione Francoforte - Cap. 5

    Destinazione Francoforte - Cap. 5° - Ritorno in Città (2° parte - Pasqua 1989 e "l'amazzone")

    I giorni passavano e tra il lavoro e la scuola, ero sempre molto impegnato. Il lavoro era sempre lo stesso, solita folla dei dipendenti durante la pausa pranzo e la sera, dalle diciotto a mezzanotte, pienone di gente che passavano ore e ore a mangiare e bere cappuccini e sambuca fino a tardi, tanto che alle volte eravamo costretti a “buttarli fuori” perché altrimenti non se ne andavano mica.

    A scuola invece mi distraevo, facevo amicizia con i compagni di corso ed era in effetti l'unica distrazione che avevo, dato che lavoravo in media dodici ore al giorno. Ben presto arrivò il mese di Marzo (1989) e le giornate sembravano già un pò più lunghe e meno fredde, anche se di poco. Ero in Germania da tre mesi e in effetti cominciavo a sentire un pò la mancanza dei miei amici, della mia famiglia. La Domenica ero libero ma oramai ero stufo di girare per Francoforte. Avevo visto tutto in centro … avevo bisogno di fare amicizie, di parlare con qualcuno.

    Ogni tanto ricevevo delle lettere dei miei amici e dei compagni di scuola. Il rapporto con Giovanni, il proprietario era cordiale, ma cominciavo a sentirmi prigioniero in quel posto. Comunque cercavo di non pensarci e di tirare avanti.

    Per Pasqua ricevetti una sorpresa. I mie zii che risiedevano a Lugano vennero a trovarmi per passare Pasqua e pasquetta con me. Fui molto contento. Giovanni gli prenotò un alberghetto vicino al ristorante. Li accompagnava anche mia cugina, la loro unica figlia, mia coetanea. Visitammo la città, pranzammo in qualche locale caratteristico e fummo ospiti di Giovanni un paio di sere, prima che ripartissero. Fu una cosa davvero positiva per il mio morale che in quei giorni di festa era piuttosto basso.

    I giorni ripresero sempre con lo stesso ritmo, ma una sera che c'era poco lavoro, chiesi a Giovanni se potevo assentarmi per fare due passi. Avevo voglia di camminare. Dopo circa una ora rientrai e ripresi servizio. Notai una cliente che già avevo visto un paio di volte con la quale avevo un minimo di confidenza. Era sulla quarantina, snella, mora, con i capelli legati. Una lunga coda di cavallo. Quella sera era vestita tutta di nero, con pantalone aderente che risaltava le sue curve. Era una tipa che sapeva in fatto suo. Molto carina e dotata di sex appeal. La prima volta che la conobbi, Giovanni mi disse che la conosceva bene e sapeva che ogni tanto, con le persone giuste, poteva anche accettare di prostituirsi, tant'è che mi disse che voleva parlarle per me! Provai un forte imbarazzo e gli dissi apertamente di non provarci assolutamente!

    In verità era davvero una bella donna e vestita in quel modo non passava certo inosservata. Sembrava una guerriera amazzone .Comunque, riprendendo i discorso, lei era seduta sola ad un tavolo e quando mi vide mi salutò con un sorriso davvero particolare, tanto che vi venne un colpo pensando che magari Giovanni, in mia assenza, avesse avuto l'occasione di parlarle per quel suo progetto...

    Ad un tavolo distante, sedeva un cliente, anche lui sulla quarantina, capelli un poco brizzolati, lunghi e dall'aspetto signorile. Beveva una tazza di tè. Dopo un pò, mi chiamò. Mi chiese se parlassi inglese ed io risposi che un pò lo parlavo, così mi chiese di dare un bigliettino che teneva in mano alla "amazzone", la nostra affezionata cliente.

    Senza battere ciglio presi il bigliettino e lo consegnai alla donna, dicendole che era da parte del signore seduto in fondo. Lei lo lesse e girandosi verso l'uomo, le fece cenno di avvicinarsi. L'uomo non se lo fece ripetere, si alzò e con la sua tazza di tè di sedette al tavolo di lei. Cominciarono a dialogare in inglese.

    Passò una mezz'ora e i due erano già in confidenza. Parlavano, ridevano, all'improvviso lui ordinò una bottiglia di champagne. Il titolare ne prese una delle più care e me la diede. Presi due bicchieri e versai lo champagne agli ospiti. Il tempo passava, i due bevevano e parlavano. La prima bottiglia finì presto.

    Ne ordinarono un'altra e nel frattempo ordinarono la cena. Per farla breve, arrivarono a mezzanotte avendo ordinato ben sette bottiglie di champagne che oramai veniva offerto a tutti i clienti, soprattutto a due ragazze che in un tavolo vicino, scambiavano anche loro quattro chiacchiere con l'inglese e l' "amazzone".

    L'inglese era a questo punto praticamente ubriaco. Aveva bevuto molto e anche io alla fine bevvi un paio di bicchieri di champagne da lui ordinato. L' "amazzone" invece era sobria, praticamente era come se non avesse bevuto nulla. In effetti mi accorsi che tutto lo champagne ordinato, era stato bevuto oltre che dall'inglese, dagli altri clienti, dalle due ragazze al tavolo vicino, da me, ma pochissimo dall' "amazzone".

    Venne in momento di pagare. La donna parlò brevemente con Giovanni e, seguita dalle due ragazze del tavolo accanto, si diressero tutte in bagno. Nel frattempo Giovanni presentò il conto all'inglese, che in un istante diventò pallidissimo.

    Infatti il conto era di ben 900 marchi. L'inglese provò a protestare, ma i conti erano esatti. Ogni bottiglia era stata pagata quasi 100 marchi (70.000 lire dell'epoca), più la cena.
    Dopo qualche discussione e minacce di chiamare la polizia, da parte di Giovanni, questi pagò. Nel frattempo mi chiese dove fossero le ragazze. Infatti, dal momento che andarono in bagno, non si videro più. Erano uscite dalla porta sul retro e l'inglese non intendeva alzarsi dal tavolo senza la sua "conquista". Poverino dopo quella batosta, voleva almeno concludere la serata positivamente.

    Giovanni lo costrinse ad andar via e questi, gridando, si piazzò fuori dal locale, ubriaco. Urlava e chiamava l'"amazzone" e le altre due ragazze. Si fecero le due di notte. Noi chiudemmo il locale e finalmente l'inglese bestemmiando si allontanò barcollando e reggendosi ai lampioni della luce.

    L'indomani l'amazzone venne al locale e appartandosi con Giovanni, si prese la sua parte, ben 300 marchi per quello scherzetto fatto all'inglese. Uscendo dalla stanza, si avvicinò e mi diede un bacio nella guancia salutandomi tutta sorridente, felice e facendomi l'occhiolino. Un brivido mi percorse la schiena. Giovanni le aveva parlato e infatti dalla porta lo guardai incavolato e lui con un gesto come per dire "che ci vuoi fare", mi sorrise beffardo. Ad ogni modo, non la rividi mai più!


    Ultima modifica di bumble-bee; 30-07-2010 alle 21:44
    Bambol utente of the decade

  13. #28
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Ahahah, bella sta storia dello scherzo. Ecco cosa succede a voler fare gli splendidi per conquistare una che neppure si conosce.
    Spero continuerai presto!
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  14. #29
    già..

    alcune foto :

    - Giovanni ed io che fumiamo un toscanello;
    - Angelica, la proprietataria del negozio di lingerie (episodio da raccontare - la foto è sfocata purtroppo);
    - l'ingresso del ristorante (al centro, l'insegna è abbagliata dal sole) e accanto il sexy shop
    e il negozio "Histeria". Colui che guarda verso l'obbiettivo è il proprietario (pirla) del negozio che
    esponeva dei capi fuori, sul marciapiede e ogni tanto qualcuno gliene fregava uno;
    - io e Pasquale, il cuoco mio concittadino.
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    Ultima modifica di bumble-bee; 02-08-2010 alle 20:03
    Bambol utente of the decade

  15. #30
    mi spiace Dark, ma credo che non continuer
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