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Risultati da 1 a 15 di 33

Discussione: Mou nel Real

  1. #1
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    Mou nel Real

    Chi non vorrebbe essere l'allenatore del Real Madrid? Mourinho ha vinto tutto quest'anno e in Italia non voleva più stare. Ha fatto bene a trasferirsi.

    Non capisco invece le scelte della società spagnola. Cambia un allenatore a stagione da 7 anni. Anche negli anni '90 identica cosa. Non è una questione di vittorie, perchè di Capello e del suo gioco pratico non vedevano l'ora di liberarsene, malgrado due campionati vinti. Peggio con Del Bosque, che aveva vinto tutto ma non poteva garantire quel gioco spettacolare (leggasi squilibrio) che l'arrivo di Beckham al posto di Makelele assicurava (!!??).

    Adesso si affidano all'ultimo dei "mohicani", forse il più bravo di sempre. Ma un tempo (l'altro ieri) le vittorie a Madrid non interessavano se non erano accompagnate dal gioco più bello del pianeta. Hanno cambiato idea? Pur di superare il Barcellona in classifica, forse sapendo che non potranno mai superarlo per qualità tattica e tecnica, si affidano al portoghese e alla sua capacità dialettica per trasformare un gioco privo di valore in oro colato?

    Seguiremo Mou nel Real per conoscere la risposta.

  2. #2
    Ecco, proprio per via del fatto che hanno sempre voluto un calcio spettacolare, non ho mai capito fino in fondo la volontà di ingaggiare Mou. O meglio, capisco la voglia di vincere e di tornare ai vertici, ma (come ad esempio hai scritto) se si cacciarono via allenatori che vinsero, senza gioco spettacolare, temo che il portoghese rischi di fare la stessa fine, specialmente se non riuscirà subito a conquistare almeno la Liga.

    Il Barcellona si sta rinforzando, e credo farà tesoro delle partite con l'Inter di Mou di quest'anno.
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    [RIGHT][I]L'ironia

  3. #3
    secondo me ha fatto una solita scenata delle sue!!

  4. #4
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Ha fatto bene ad andare. Meglio, da noi, non poteva certo fare....
    amate i vostri nemici

  5. #5
    Opinionista L'avatar di Albert.
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    Citazione Originariamente Scritto da Barrett Visualizza Messaggio
    Chi non vorrebbe essere l'allenatore del Real Madrid?
    Io.
    La campagana acquisti la fa il marketing, in difesa e a metacampo sono dei segoni.
    Forse la dirigenza ha capito che a comandare uno squadrone ci vuole un tecnico determinato e con le palle, non un uomo di paglia com'era Pellegrini, che non aveva voci in capitolo sulla costruzione del team.
    Adesso devono solo capire che non basta comprare 3-4 mezzepunte, ma servono anche giocatori che spezzino le trame altrui, basti vedere come s'
    [SIZE="3"][FONT="Palatino Linotype"][COLOR="RoyalBlue"][I]Capt. Jack Aubrey: Well, Stephen

  6. #6
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    Non mi trovi d'accordo per niente.
    Primo perchè la mia domanda era riferita agli allenatori professionisti....
    Secondo perchè il marketing impone le vittorie. Grandi giocatori senza grandi vittorie portano depressione.
    Il terzo motivo è quello più importante. Al Real hanno sempre inseguito il lato spettacolare del calcio, mai il risultato fine a se stesso. Con Mourinho stanno invece facendo un'operazione di marketing, quindi il contrario di quello che pensi tu; questo perchè il portoghese sa vendere il suo pessimo calcio come nessuno mai è riuscito a fare in passato. Se vince, saranno vittorie straordinarie, verranno celebrate come frutto dell'ingegno di un uomo superiore, manco fosse Napoleone.
    La verità è che Mourinho in questo momento è una star, come il più forte calciatore del mondo, e la sua presenza serve a superare una stagione pessima condotta da un allenatore invisibile. Quindi, considerando il loro passato e il trattamento che hanno riservato a Capello e Del Bosque, non capisco la loro scelta, se non dettata da una sorta di "colpo di scena".

    Per quanto riguarda la partita del Camp Nou, l'unica giustificazione a favore dell'Inter è rappresentata dal fatto di essere rimasti in dieci. Sennò c'era da vergognarsi. Non credo si possa essere fieri di giocare tutta un'intera partita con la squadra chiusa nella propria trequarti.
    Non credo che al Real sarebbero stati contenti di superare il turno giocando quel tipo di partita. Con o senza Mou.

  7. #7
    Opinionista L'avatar di Albert.
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    Vabbè ovvio che il Real prende solo professionisti eh, "io" era detto per ischerzo, suvvia c'è bisogno di specificare a chi era rivolta la domanda?

    E comunque, al di là del gioco spettacolare voluto dalla società, dei grandi nomi in attacco e del timoniere, al Real sanno tutti cosa manca: una difesa non dico eccellente, ma quantomeno degna.

    Mourinho al Chelsea aveva Terry e Carvalho, all'inter Samuel e Lucio.
    Al Real finora ha Pepe, Metzelder (infortunato cronico), Albiol e Garay, non so se mi spiego.

    Il dirigente del Real può prendere l'allenatore superstar attuale, può chiedergli spettacolo per il pubblico pagante, ma deve prima sapere costruire una squadra equilibrata.
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  8. #8
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    Albert mettiamola così.

    La tattica di Mourinho sarà più importante fuori che dentro il campo. Perchè dovrà convincere l'ambiente che la cosa più importante non è giocare il calcio più spettacolare (perchè lui è inadatto per questo obiettivo), ma battere il Barcellona.
    Ha già cominciato dicendo che Cristiano Ronaldo non è felice perchè quest'anno non ha vinto nulla. Andrà avanti così, a tamburo battente, dicendo che i blaugrana si sentono invincibili, che giocano il calcio più bello, che sono loro i campioni ecc. Le stesse cose che diceva a Milano. Se arriveranno le vittorie, gli perdoneranno il pessimo gioco. Al contrario gli danno un calcio nel sedere.

  9. #9
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    Prima di campionato e falsa partenza. Uno 0-0 abbastanza scialbo, ma si sapeva. Il Real ricorda molto l'Inter del primo anno. E' già aggressiva nella fase difensiva, ma davanti sembra non abbia qualità....Alla fine si butta in avanti ma Ronaldo e Ozil sbagliano facili occasioni.

  10. #10
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    cristiano ronaldo è un imbecille

  11. #11
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    L'autore di Trainspotting, ha scritto l'introduzione a un libro dedicato a Mourinho fornendo una lucida rappresentazione del suo fenomeno.

    "Ho fatto la conoscenza di José Mourinho durante un programma televisivo trasmesso prima della finale di Coppa Uefa 2003 a Siviglia. Mourinho aveva reso il Porto una squadra davvero competitiva, trasformando una compagine un po' in ombra in una rispettata forza europea. La differenza di comportamento tra lo «Special One» e Martin O'Neill, allora allenatore della squadra avversaria, il Celtic, non avrebbe potuto essere più netta.


    O'Neill, uno dei più loquaci e appassionati personaggi sportivi, appare in genere come un incrocio tra un prete gesuita e un avvocato (ha studiato per diventarlo), ed è solito dare giudizi ponderati ed equilibrati, spesso inclusi in una cornice filosofica, anche alla più trita domanda a proposito della prestazione dei giocatori. In breve era, ed è tuttora, una grande risorsa televisiva. A ogni modo, in quell'occasione fu messo in ombra dal giovane, bello e stiloso allenatore latino del Porto. I capelli di Mourinho non erano ancora bianchi allora, e sembrava più giovane di molti dei giocatori di entrambe le squadre. Con i suoi occhi d'acciaio vagamente sfuggenti e la bocca stretta in un malcelato sorrisetto, il suo sguardo in camera rivolto alla comunità calcistica globale diceva: «Sì, ora mi prenderò parte dei vostri stipendi e anche la verginità delle vostre figlie. Tutto quello che chiedo è la vostra eterna devozione». Capii che a Siviglia ci sarebbe stato un solo vincitore.


    Questo fatto fece balzare l'ex allievo di Bobby Robson al centro della scena calcistica internazionale, ma fu poca cosa rispetto a quanto avvenne la stagione seguente, quando il Porto mise in bacheca anche la Champions League, battendo il Monaco 3-0. Tutto ciò fu assolutamente epocale. Potrà mai succedere di nuovo che un club come il Porto vinca la Champions? Ne dubito.


    Il Chelsea e il suo nuovo proprietario, il miliardario russo Roman Abramovich, furono svelti ad aggiudicarsi i suoi servizi. Abramovich voleva che il Chelsea, tradizionalmente inferiore a club londinesi come Arsenal e Tottenham, diventasse la più grande squadra d'Inghilterra. C'era solo un uomo adatto a questo lavoro, ma come avrebbero potuto andare d'accordo Mourinho e il magnate russo? Il portoghese, forse presentendo come sarebbe andata a finire, decise di trovare alleati nei giocatori, nei media e nei fan, piuttosto che nella dirigenza.


    José Mourinho vinse due titoli consecutivi, cosa che mancava al Chelsea dal 1955, ma non riuscì a conquistare la Champions League. Forse fu per via delle pressioni per fare una campagna acquisti spettacolare, che non gli consentirono di costruire una squadra astuta come aveva fatto al Porto con i mezzi allora a disposizione. Come disse con una memorabile battuta: «Se Roman Abramovich mi aiutasse ad allenare finiremmo in fondo alla classifica, così come se io aiutassi lui negli affari, finiremmo in bancarotta». Ma c'era posto per uno soltanto, e Mourinho lasciò il Chelsea in un clima di amarezza, ma anche molto dignitosamente.


    Fu un'enorme perdita per il calcio inglese, e la sua partenza diede il via, in una Premiership guidata dal denaro e dai diritti tv, a un malessere in stile «L'imperatore-è-senza-vestiti». Dopo un anno sabbatico, Mourinho è riapparso all'Inter, la meno cool e meno vincente delle due squadre milanesi, in un campionato apparentemente in declino e sconvolto dalla corruzione, incapace di contendere la Champions alle squadre inglesi e spagnole.


    L'Inter partiva in vantaggio rispetto a Milan e Juve, le precedenti dominatrici, punite severamente dalle sentenze sportive, ma sotto la guida di Roberto Mancini diede inizio a un ciclo vincente in campionato che fu poi ulteriormente rafforzato dallo «Special One». A San Siro Mourinho fu in grado di fare quello che gli riesce meglio: costruire una squadra solida e competitiva che però non manchi di classe e originalità nei ruoli chiave, libera dalle influenze della dirigenza e da altri condizionamenti. Quest'anno l'Inter ha vinto lo scudetto per la quinta volta consecutiva, e, come tutti sanno, ha conquistato la Champions League, sconfiggendo, anche simbolicamente, il Chelsea di Abramovich (che ancora deve vincere il trofeo più importante).


    Ora Mourinho è andato al Real Madrid e sarà interessante vedere se gli sarà possibile formare una squadra vera, o ancora una volta dovrà fare i conti con un gruppo disomogeneo di star lussuose ed egocentriche. I rapporti dietro le quinte saranno nuovamente oggetto di intenso interesse da parte dei media sportivi. La rivalità tra le due maggiori squadre spagnole, e in particolare tra Mourinho e il Barcellona, nata diversi anni fa e acuita dalla semifinale di Champions di quest'anno, sarà portata sicuramente all'eccesso.


    Perché Mourinho è ancora, e forse rimarrà sempre, un gigantesco enigma. È ovvio che ami molto se stesso, ma è anche abbastanza consapevole di questa sua caratteristica per divertirsi un sacco, ma anche per usarla come un'arma. I giocatori del Chelsea, per esempio, hanno più volte affermato che le sue intemperanze mediatiche avevano lo scopo di distrarre l'attenzione pubblica dalle valigie piene di soldi della loro squadra, cosa che all'epoca in Inghilterra era ancora impopolare.


    Ricordo di avere assistito a un Roma-Inter molto teso allo stadio Olimpico durante la scorsa stagione. L'Inter stava perdendo, e c'era la concreta possibilità, con entrambe le squadre impegnate sul fronte europeo, che il campionato gli scappasse tra le mani. L'incontro stava per finire quando il pallone finì fuori proprio nel punto in cui Mourinho stava pattugliando la linea laterale. Invece di evitare il giocatore avversario che correva verso di lui nel vano tentativo di tenere in gioco il pallone, e invece di spingere perché il gioco continuasse per raggiungere un pareggio, lo «Special One» aprì le braccia, lasciando che il giocatore avversario gli venisse contro. Dopodiché, nel delirio dei 70 mila fan presenti allo stadio, i due improvvisarono un valzer insieme.


    È questo genere di joie de vivre che lo rende così popolare tra gli appassionati di calcio, anche quelli, come me, che in genere preferiscono la bellezza espansionista messa in atto dalle squadre dirette dai Guardiola o dai Wenger. Mourinho, a quanto ne sappiamo, potrà creare a Madrid l'ennesima dinastia conquistatrice, oppure questo si rivelerà essere il club sbagliato per lui, e in tal caso tornerà semplicemente a essere vincitore con una squadra meno sfarzosa, probabilmente mandando a monte i piani del Real e di tutti quelli che si mettono in mezzo.


    Irvine Welsh (traduzione di Mario Bonaldi) "

  12. #12
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    Stenta in un campionato che deve ancora conoscere, ma in Champions

  13. #13
    Palloso Spagnolesco Permaloso L'avatar di Churchil
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    IMHO sta facendo un po' il coglione. Prende in giro ai giornalisti, vabb

  14. #14
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Mourinho e' cosi': Prendere o lasciare.
    amate i vostri nemici

  15. #15
    Io prendo.
    [I]Aveva questo modo di proteggere i suoi sentimenti sotto strati di cinismo e ironia: a volte ci riusciva cos

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